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Tag: Sanità

Semaglutide, farmaco per diabetici, quasi introvabile anche in Piemonte

Sempre più giovani assumono questo principio attivo per perdere peso, un uso – improprio se privo della necessaria prescrizione e supervisione medica – che non solo aggrava l’attuale penuria, ma può avere conseguenze sulla salute.

Alcuni contenuti, virali su TikTok e altre piattaforme, stanno inducendo molte persone ad assumere, per dimagrire, farmaci contenenti semaglutide, principio attivo finalizzato in primis alla cura del diabete. Questo uso – improprio al di fuori di prescrizione e supervisione medica – può comportare effetti collaterali e rischia di contribuire a una carenza che, secondo l”AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), potrebbe far sentire i suoi effetti per tutto l’anno in corso e oltre. Domani si discuterà in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema, per chiedere soluzioni alla Giunta.

Ozempic e Rybelsus: questi sono i nomi commerciali dei farmaci contenenti il principio attivo della semaglutide, fondamentale per la cura del diabete. Entrambi, in queste settimane, risultano difficili e talvolta difficilissimi da trovare per le persone che soffrono di questa patologia. Il Piemonte non fa eccezione a questa tendenza nazionale. 

Contenuti diffusi sui social network, TikTok in primis, stanno inducendo sempre più persone, giovani soprattutto, a un uso improprio del farmaco. Con un Quetion Time appena presentato chiederò alla Giunta, domani a Palazzo Lascaris, quali misure stia mettendo in campo affinché sia garantito alle persone affette da diabete un idoneo approvvigionamento dei farmaci necessari al fine di evitare possibili conseguenze cliniche, che possono essere gravissime. Chi utilizza il farmaco con finalità improprie non solo mette a rischio la propria salute (con effetti collaterali talvolta molto gravi di nausea e vomito), ma contribuisce a rendere più grave la carenza, sul mercato, di un principio attivo vitale per chi soffre di diabete. La semaglutide appartiene al gruppo degli analoghi del peptide-1 simil-glucagone (GLP-1) e si può acquistare con ricetta medica ripetibile con rimborso dal Servizio Sanitario Nazionale.

Ospedale alla Pellerina, si faccia in fretta

Le uniche priorità dei Moderati sono la salute dei cittadini, il loro diritto alle cure e il diritto di medici, infermieri e personale sanitario di lavorare in un contesto finalmente adeguato al loro livello professionale. Avremmo voluto che la ThyssenKrupp bonificasse a sue spese e regalasse l’area alla Città di Torino, dopo il dramma del 6 dicembre 2007: così non è stato, adesso si velocizzino i tempi per la realizzazione di un progetto non più rimandabile.

Sindaco di Torino e Presidente della Regione avrebbero potuto chiedere che l’area fosse bonificata a spese della ThyssenKrupp e donata alla Città di Torino, dopo i drammatici fatti del 6 dicembre 2007: questo non è avvenuto, anche se la nostra speranza è che si arrivi in futuro a simili esisti, in nome della concordia istituzionale. La sola priorità è dunque, ora, avere in tempi brevi nell’area nord ovest di Torino un ospedale finalmente all’altezza per struttura, connessione e livello tecnologico, fondamentale per garantire ai cittadini il diritto alla cura e alla salute e ai professionisti un contesto adeguato.

Per convincersi che questa sia al momento l’unica cosa che conta basta ascoltare la voce di chi al Maria Vittoria e all’Amedeo di Savoia quotidianamente lavora. A queste persone dobbiamo fornire risposte, oppure accettare da parte loro scelte professionali legittimamente diverse e lontane da questi presidi. Non possiamo rischiare di perdere l’ennesima occasione di dotare il territorio di un’infrastruttura adeguata nell’attesa di trovare condizioni ideali che, semplicemente, non esistono. Il dibattito, per sua stessa definizione, a un certo punto deve chiudersi. Politica è fare delle scelte e prendere decisioni non solo nei modi, ma anche nei tempi più utili alla cittadinanza. Abbiamo necessità di un’infrastruttura all’avanguardia per struttura, tecnologia e connessione, i cui reparti siano confacenti alle esigenze del contesto demografico di una popolazione che invecchia e subisce gli effetti, fisici e psicologici, di questa fase post-pandemica.

«Fino a tre anni per un intervento di cataratta»

Giusta la preoccupazione dei cittadini in merito alle lunghe liste d’attesa nell’oculistica piemontese, domani il mio Question Time per chiedere soluzioni.

Cittadini e Associazioni lanciano l’allarme, la Giunta è chiamata a rispondere per ridurre tempi d’attesa che, per quanto riguarda l’oculistica, arrivano ai 36 mesi anche per interventi, quali la cataratta, ormai considerati di routine. Domani discuterò sul tema un Question Time appena presentato in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere una sensibile riduzione delle attuali tempistiche. Proprio per evidenziare una situazione percepita come critica, l’Associazione Cittadinanzattiva ha proclamato la mobilitazione permanente “Urgenza Sanità”, per chiedere una Sanità accessibile e universale, dove “accessibile” significa anche in grado di garantire tempistiche ragionevoli. Concorre a creare una situazione di difficoltà il numero ridotto di pediatri e medici di medicina generale, fattore che comporta talvolta la necessità, da parte di famiglie e pazienti, di rivolgersi alle strutture ospedaliere. Il massimale di 1.800 pazienti per ogni medico di famiglia risulta in molti casi di difficile gestione, soprattutto per coloro che non possono contare sul sostegno di assistenti di studio, di una segreteria e di professionisti sanitari di supporto. Dando atto alla Giunta dei primi risultati ottenuti con il Piano Straordinario di Recupero delle Liste d’Attesa, chiediamo ulteriore impegno per garantire tempi ragionevoli per visite e interventi anche in oculistica, fatto che significherebbe garantire ai pazienti piemontesi un immediato effetto positivo sia sulla loro salute sia sulla loro qualità della vita e, per il Sistema Sanitario stesso, un risparmio di risorse già sul medio periodo. La stessa Regione Piemonte dichiara come suoi obiettivi la riduzione delle liste d’attesa per le visite e gli esami, l’assunzione di personale medico e infermieristico, l’incremento delle borse di studio per i medici specializzandi e una maggiore integrazione con il privato, con governance del pubblico.

Fibromialgia, ora serve un cambio di passo

Da troppi mesi la situazione non si sblocca, la prima bozza molto generica del documento “PSDTA Fibromialgia” è solo un primo passo, che dovrà essere ulteriormente sviluppato. Ci aspettiamo il coinvolgimento di tutte le Associazioni nella prossima convocazione del 15 maggio e una definizione più specifica dell’impiego dei fondi, tema sul quale ho appena discusso un Question Time in Consiglio Regionale. Sei mesi sono già passati dall’identificazione delle cinque aziende capofila: ora i piemontesi che soffrono di fibromialgia si aspettano risultati concreti.

Dopo mesi di stallo, si registrano i primi, timidi segnali dal fronte della fibromialgia. Registriamo come buona notizia – in risposta al Question Time appena discusso in Aula sul tema “Fondi finalizzati allo studio, diagnosi e cura della fibromialgia: come saranno spesi?” – che si sia iniziato a lavorare su un documento “PSDTA Fibromialgia”. Ma occorre ora accelerare, perché molti mesi sono passati e i pazienti, per i quali la fatica è quotidiana, attendono ancora vere ed efficaci risposte. Durante la convocazione di ieri alla presenza delle ASL piemontesi e della rappresentanza dei pazienti (AISF) il documento presentato e discusso in tema di PSDTA si è confermato davvero soltanto una bozza. Ci aspettiamo che questa traccia sia sviluppata con un focus specifico sull’imprescindibile presa in carico multidisciplinare della persona fibromialgica. Nella prossima convocazione, prevista per il prossimo lunedì per l’elaborazione di documenti operativi, ci aspettiamo il coinvolgimento di tutte le Associazioni e della rappresentanza di tutti gli attori che dovrebbero essere coinvolti nella presa in carico multidisciplinare dei pazienti fibromialgici. Ringraziamo la Giunta per aver voluto elencare gli ambiti di impiego dei fondi, già impegnati ma non ancora liquidati alle Aziende: abbiamo tuttavia la consapevolezza che, con risorse non illimitate, non basta elencare una serie di ambiti (nello specifico, gestione operativa dei pazienti affetti da fibromialgia primaria e miglioramento del processo di presa in carico, sviluppo metodologico del PSDTA, formazione specifica degli operatori sanitari, messa in atto di sistemi informativi per la raccolta dati, attività di audit e di miglioramento) e occorrerà individuare obiettivi precisi e specifici. Il target non dovrà essere solo la fibromialgia primaria, ma anche i casi di comorbidità.

Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Tra i sintomi più gravi si segnalano dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, sintomi extrascheletrici come astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive) e sintomi di tipo psicologico (ansia, depressione, attacchi di panico). La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali. Non essendo a oggi questa sindrome riconosciuta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i costi sono ancora – fatto che consideriamo non più accettabile e non più sostenibile – a carico del paziente.

Una speranza per chi soffre di fibromialgia in Piemonte? Ci sarà, se i 375mila euro destinati alla nostra Regione saranno impiegati al meglio

Con un Question Time appena presentato chiedo alla Giunta come saranno spese queste risorse, pari al 7.35% dei 5 milioni totali messi a disposizione dal Ministero della Salute, finalizzate allo studio, alla diagnosi e alla cura di questa patologia sul territorio regionale.

Diversi mesi sono passati dall’emanazione del decreto del Ministero della Salute e dall’individuazione delle Aziende Sanitarie destinatarie, in Piemonte, delle risorse: chiediamo ora come saranno spesi questi fondi. Sul tema, ho appena presentato un Question Time che sarà discusso domani in Consiglio Regionale: l’obiettivo è avere informazioni aggiornate e puntuali su come le strutture sanitarie abbiano deciso di spendere i fondi diretti alla Regione Piemonte. La speranza di tutte e tutti coloro che soffrono di questa patologia è che si arrivi finalmente a una vera presa in carico e una vera tutela dei pazienti. Attendiamo inoltre la convocazione del Tavolo di Lavoro e restiamo convinti che una Legge Regionale su questo tema, come da proposta dei Moderati, serva più che mai.

Torno su questo tema dopo la mia precedente interrogazione a risposta immediata dello scorso dicembre e una mia richiesta di accesso agli atti. Le aziende individuate sono le seguenti: AOU “Città della Salute e della Scienza di Torino”, AO “Mauriziano Umberto I di Torino” per l’area Torino Ovest, AOU “Maggiore della Carità di Novara”; AO “Santa Croce e Carle di Cuneo” e AO “SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo” di Alessandria. Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Tra i sintomi più gravi si segnalano dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, sintomi extrascheletrici come astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive) e sintomi di tipo psicologico (ansia, depressione, attacchi di panico). La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali. Non essendo a oggi questa sindrome riconosciuta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i costi sono ancora – fatto che consideriamo non più accettabile e non più sostenibile – a carico del paziente.