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Tag: Sanità

Cefalea cronica invalidante, raggiunto l’accordo per l’attivazione dei progetti regionali

L’intesa è stata sancita ieri in Conferenza Stato Regioni. Un mio Ordine del Giorno approvato in Consiglio Regionale lo scorso gennaio aveva impegnato la Giunta a sollecitare presso il Governo l’emanazione dei decreti attuativi della Legge sulle “Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale”. Per il biennio 2023-2024 sono stati stanziati, per le Regioni, 10 milioni di euro.

Buona notizia per i 6 milioni di italiane e italiani che soffrono di cefalea: sono state ufficialmente adottate le linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali finalizzati alla sperimentazione di metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cronica. L’intesa è stata sancita ieri in Conferenza Stato Regioni. Anche il Piemonte ha, così, tempo fino al 31 dicembre per la presentazione del proprio progetto. La Giunta Regionale era stata impegnata dal mio Ordine del Giorno, approvato all’unanimità a Palazzo Lascaris lo scorso gennaio, a sollecitare l’emanazione dei Decreti attuativi relativi alla Legge 81 del 14 luglio 2020. Alle Regioni vanno 5 milioni di euro per l’anno in corso e altrettanti per il 2024. Quasi un italiano su due, tra quelli che soffrono di questa patologia, attende oltre 5 anni prima di ricevere un trattamento efficace: conseguenza immediata è un significativo peggioramento della qualità della vita di queste persone, con inevitabili ripercussioni sociali, lavorative e familiari. Da parte nostra, l’impegno non mancherà affinché la nostra Regione produca una progettualità efficace e siano garantiti risultati quali l’inserimento della Cefalea Cronica nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), la garanzia di accesso tempestivo ai Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) e in generale tutte quelle misure in grado di far sentire meno sola la persona che soffre di cefalea o di emicrania cronica.

Bene il raddoppio dei fondi “Vita Nascente”

Una misura che – lungi dal limitarla – aumenta la possibilità di scelta per le donne: l’aumento dei fondi a un milione di euro va nella direzione che i Moderati in Consiglio Regionale da sempre auspicano per questo progetto.

Di una cosa siamo certi: la libertà di una persona cresce se crescono le possibilità e le opzioni reali a sua disposizione. Ecco perché accogliamo come una buona notizia l’aumento a un milione di euro dei fondi per il progetto “Vita Nascente”, misura che tra l’altro va nella direzione auspicata fin dal primo momento dai Moderati in Consiglio Regionale. Si ha vera libertà soltanto quando ogni strada è davvero percorribile. Francamente non vediamo – come vorrebbe qualche Collega in Consiglio – come questo aumento di risorse, misura del successo del primo bando di Vita Nascente, possa «demolire le conquiste della 194». Il fattore economico è spesso una variabile decisiva nella scelta da parte di una donna o di una coppia di non portare a termine una gravidanza e da sempre siamo favorevoli a ogni iniziativa seria in grado di garantire davvero la libertà di scelta. L’Articolo 5 della Legge 194 prevede esplicitamente margini di intervento, quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, affinché si possano identificare soluzioni ai problemi proposti. Proprio il sostegno alle famiglie e alle donne che, nonostante le difficoltà economiche, intendono portare avanti la propria gravidanza è stato il fine, negli scorsi mesi, di due Ordini del Giorno da noi proposti e approvati dal Consiglio Regionale del Piemonte: anche il Fondo Vita Nascente è espressione, ci pare, dello stesso principio.

Moderati: a Torino sempre più quartieri senza pediatri, Mirafiori Sud compreso

Si è appena registrato in Circoscrizione 2 l’ennesimo caso di ritiro non sostituito. La nostra proposta: dalle Istituzioni spazi gratuiti per i professionisti disponibili ad aprire uno studio nelle zone sguarnite.

Dopo l’ultimo ritiro dall’attività registrato sul territorio, anche Mirafiori Sud (Circoscrizione 2) entra nell’elenco dei quartieri torinesi nei quali è difficile o impossibile trovare un pediatra. Un problema serio per le famiglie, costrette a lunghi spostamenti o a rivolgersi a una consulenza privata che risulta anche essere, spesso, costosa. Barca, Bertolla, Madonna di Campagna, Vanchiglia, Vanchiglietta, Falchera sono, tra le altre, le zone presso le quali si riscontra questa criticità e nelle quali i pediatri attivi scarseggiano o mancano del tutto.  All’indomani dell’ennesimo e più recente caso di pediatra non sostituito al momento del suo ritiro dall’attività, proponiamo come Moderati ad Atc, Comune e Circoscrizioni di ipotizzare, strutturare e lanciare un progetto sperimentale che consenta di mettere a disposizione gratuitamente spazi, alloggi, studi e strutture non utilizzati per i professionisti che intendano insediare la loro attività in aree cittadine attualmente “scoperte”. Si otterrebbero in questo modo due risultati: la valorizzazione di spazi altrimenti inattivi e l’incentivo ai professionisti potenzialmente in grado di assicurare un servizio fondamentale ai territori che ne hanno esigenza. A Torino risiedono circa 90mila cittadini under 14  e i medici pediatri di libera scelta sono una sessantina. Ci sono quartieri nei quali ogni pediatra deve teoricamente assistere oltre 1.400 bambini.  L’attuale situazione penalizza le famiglie piemontesi e i cittadini più giovani, il cui diritto alla cura rischia di essere messo a repentaglio dalla scarsità di pediatri.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
Simone Fissolo – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale di Torino.
Ivana Garione – Vice Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale di Torino.
Alessandro Nucera – Capogruppo Moderati, Circoscrizione 2 Torino.

Suicidio assistito? Non firmerò

Prima, si costruisca una società in grado di accompagnare davvero ogni persona in maniera caritatevole e dignitosa nelle ultime fasi della propria esistenza, garantendo cure palliative e hospice in quantità sufficiente.

Prendiamo atto dell’invito al Presidente della Regione e al Sindaco di Torino, da parte dei coordinatori dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, a sottoscrivere la Proposta di Legge sul suicidio assistito; prendiamo atto dell’intenzione del Sindaco Lo Russo di prendere del tempo per valutare se accogliere o meno l’invito. Io non firmerò. Se i Radicali ripetono la formula “Torino capitale dei diritti” al raggiungimento delle mille firme raccolte, aggiungiamo da parte nostra l’auspicio che Torino e Piemonte siano capitali della dignità e del sostegno a chi soffre. La priorità è per noi un serio piano programmatico e di investimenti affinché siano messi a disposizione dei piemontesi più luoghi di accoglienza e ricovero per malati verso il termine della vita, garantendo a tutti cure palliative, sostegno medico, psicologico e spirituale, nonché interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali. 

Parkinson, l’Osservatorio non c’è ancora, il Corso di Laurea per formare anche in Piemonte Terapisti Occupazionali non c’è più: si rimedi subito

Al momento la misura della diffusione della malattia nel nostro Paese è affidata a stime e proiezioni; il Corso di Laurea di Moncrivello (Vercelli) per formare Terapisti Occupazionali sarà chiuso dopo 17 anni. Eppure entrambi i servizi sono fondamentali: chiediamo siano implementati al più presto.

Mancano strumenti per determinare, nel nostro Paese, le esatte dimensioni della diffusione del Parkinson, non essendo attivo un Osservatorio sul tema; manca da quest’anno, in Piemonte, un Corso di Laurea specifico per formare Terapisti Occupazionali, figure fondamentali nell’assistenza e nella consulenza quotidiana delle persone con una diagnosi di Parkinson. Entrambi i fatti sono emersi poco fa in Commissione Sanità, in occasione dell’audizione dei rappresentanti delle Associazioni Parkinsoniane a Palazzo Lascaris.

È urgente implementare entrambi i servizi e chiediamo con forza, come Moderati, che ciò avvenga. Con l’Osservatorio sarà possibile quantificare il fenomeno della diffusione del Parkinson in maniera scientifica: numeri esatti, corretti e affidabili sono una precondizione per progettare qualsiasi azione e qualsiasi politica sensata. Attualmente, le cifre in nostro possesso (250mila malati in Italia, 22mila in Piemonte, 7mila a Torino e provincia) sono stime e proiezioni, per quanto significative. Quanto alla terapia occupazionale, essa non è soltanto prevista per legge: ha dimostrato di essere efficace alla prova dei fatti. Il fabbisogno annuale si è assestato, in Piemonte, oltre i 15 posti annuali: ma da quest’anno non formeremo più terapisti di questa specializzazione, vista la chiusura, da parte dell’Università Cattolica, del Corso di Laurea dedicato a Moncrivello (VC). Si allargherà la forchetta con il Lazio (Roma forma 70 professionisti l’anno), con la Lombardia (4) e con la Sicilia (30). In questi anni siamo stati in grado di coprire, come Piemonte, la richiesta di Val d’Aosta e Liguria oltre alla nostra: ora, la più vicina Università per gli studenti piemontesi sarà Pavia. Il corso di Moncrivello (Vercelli) è stato chiuso dall’Università Cattolica per scarsa richiesta e previsione di poche iscrizioni.

I terapisti occupazionali sono 30 ogni 100mila persone in Francia, più di 100 ogni 100mila abitanti nei Paesi scandinavi, appena 4, invece, in Italia e in Piemonte. Questa situazione non si è prodotta per caso, ma quale naturale e immediato esito di una mancanza strutturale. Chiediamo che le Istituzioni si impegnino anche economicamente per potenziare una figura che garantisce assistenza quotidiana alle persone malate, assicura ottimizzazione dei processi e permette un risparmio economico al sistema. Allocare risorse per questo fine non è una spesa, ma un investimento.

Una buona definizione di Terapista Occupazionale è “professionista che si occupa di far sì che la persona malata o con disabilità possa fare al meglio quello che vuole e quello che deve nella sua quotidianità”. Il fine è garantire sempre il massimo dell’autonomia e della soddisfazione della persona seguita. La professione esiste da meno di trent’anni, essendo stata istituzionalizzata nel 1997. Nel comparto pubblico, c’è forte carenza di queste figure: nelle ASL di Torino e di Alessandria, per citare un dato soltanto, non ci sono terapisti occupazionali assunti (il che significa che la funzione è svolta da professionisti senza una competenza specifica o che, semplicemente, il servizio non è garantito). Per tutte queste ragioni e anche per evitare di “regalare” laureati al comparto privato è fondamentale che la politica faccia la sua parte nella valorizzazione di questa figura. 

I Moderati

Al centro della visione politica della lista civica per la quale mi sono candidato ci sono la persona, la libertà e la dignità di ogni essere umano, la centralità della famiglia e del lavoro, la solidarietà sociale e il rispetto per l’ambiente.

#AppendinoDoveSei

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