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Tag: Regione Piemonte

I Volontari tornino nei reparti ospedalieri: subito, ovunque e senza restrizioni

A pandemia finita, non c’è più ragione di limitare l’accesso in corsia delle Associazioni. Buona notizia quella riferita dalla Giunta, rispondendo poco fa al mio Question Time, sul prossimo avvio di un monitoraggio da parte della Direzione Sanità: parta al più presto e si torni quanto prima alla normalità pre-pandemica. A tutti i Volontari la nostra gratitudine e il nostro grazie.

I fatti sono evidenti e la stessa Giunta li ha riconosciuti, rispondendo poco fa al mio Question Time: i Volontari svolgono un ruolo importantissimo in ambito ospedaliero e non c’è più ragione, a pandemia finita, di non aprire alle Associazioni le porte dei reparti e delle corsie di tutti gli Ospedali del Piemonte. Ho dovuto portare questo tema all’attenzione della Giunta a causa di una situazione ancora poco uniforme su tutto il territorio regionale, con limitazioni tuttora presenti in diverse strutture. Non c’è ragione di attendere ancora: accogliamo come buona notizia l’intenzione, riferita dalla Giunta rispondendo al mio interrogativo, di avviare un monitoraggio in merito alle modalità operative attivate dalle diverse strutture per l’accesso dei Volontari, allo scopo di fornire indirizzi per la gestione uniforme delle importantissime attività di volontariato nelle Aziende del territorio. Ci auguriamo che si proceda in fretta e ci assicureremo che così sia. Ai Volontari ribadiamo tutta la nostra gratitudine e il nostro ringraziamento. L’umanizzazione delle cure non può prescindere dalla presenza delle Associazioni nei reparti. Il valore, l’utilità, la forza della presenza dei Volontari nelle strutture piemontesi deve poter andare ben oltre la mera e quasi burocratica funzione informativa e di accoglienza. Si torni in fretta, anche da questo punto di vista, alla normalità pre-Covid 19.

Le mie riflessioni sul blocco stradale a Chivasso da parte di Ultima Generazione

Atto buono per farsi pubblicità, dannoso per i cittadini, controproducente per la causa ambientale.

Il risultato di 24 minuti di blocco della strada provinciale 11 Padana Superiore Torino Chivasso? Ritardi e disagi causati a privati cittadini, difficoltà a raggiungere il posto di lavoro e – magari – i luoghi di cura, un quarto d’ora di celebrità per gli autori e qualche titolo di giornale. Azioni di questo tipo non guadagnano una sola persona alla giusta causa ambientalista e non ritardano di un minuto nessuno dei punti di non ritorno climatici che tanto ci angustiano. Condanna assoluta nei confronti di questa iniziativa, che è peggio che inutile: è dannosa.

La riorganizzazione dei servizi in ambito reumatologico in Piemonte? Non è più rimandabile

Ho ottenuto l’inserimento nell’ordine del giorno dell’odierna seduta del Consiglio Regionale del Piemonte del mio OdG sul tema: chiediamo l’apertura di un Tavolo con la partecipazione delle Associazioni e misure puntuali per garantire più efficacia, sostenibilità e uniformità dei servizi. Lunghe liste d’attesa e mobilità extra-regionale sono le principali criticità.

Una rete in grado di garantire a tutti i piemontesi lo stesso accesso alle cure e un servizio all’altezza: sono urgenze assolute per tutti quei piemontesi che soffrono di malattie reumatologiche. È in questo senso fondamentale permettere al Consiglio Regionale di esprimersi su questo tema: ho dunque chiesto e ottenuto, in apertura dell’odierna seduta, l’inserimento nell’ordine del giorno del mio atto in merito. In particolare, con il mio Ordine del Giorno chiedo un’accelerata nello sviluppo della della rete reumatologica piemontese, dando seguito al progetto sul tema dei “Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali in Reumatologia: sviluppo della rete reumatologica piemontese”. Chiedo inoltre ai colleghi Consiglieri di impegnare la Giunta a istituire un Tavolo per le patologie reumatologiche, come già fatto con successo in altre Regioni italiane, dall’Emilia Romagna al Lazio, dalla Puglia al Veneto: riteniamo necessario, in questo senso, il coinvolgimento delle Associazioni dei pazienti con malattie reumatologiche e dei rappresentanti della medicina generale. Con il mio atto chiedo inoltre l’introduzione di misure che garantiscano l’uniforme e omogeneo accesso alle cure per i pazienti residenti su tutto il territorio regionale e la sostenibilità del nostro Sistema Sanitario, con una riduzione dei costi sociali per i pazienti e per lo stesso Sistema. Le malattie reumatiche colpiscono, anche in Piemonte, una persona su dieci; sono tre volte più diffuse tra le donne che tra gli uomini. L’incidenza di questo tipo di patologie è in preoccupante aumento. Le patologie reumatologiche rappresentano una delle cause più frequenti di interruzione dell’attività lavorativa: il 17% circa delle richieste di invalidità sono dovute a tali patologie. Il 63% delle Associazioni ha ricevuto segnalazioni relative a licenziamenti, mancati rinnovi di contratti lavorativi o interruzioni del rapporto di lavoro della persona con malattia cronica e rara, proprio a causa della propria patologia. L’allungarsi delle liste d’attesa in seguito alla pandemia ha ulteriormente aggravato la condizione dei pazienti reumatologici. Non più rimandabile è un impegno efficace per una migliore distribuzione di questa specialità sul territorio, eliminando al massimo la mobilità extra-regionale e garantendo l’appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche, terapeutiche, di ricovero e riabilitative.

Pandemia finita anche per l’OMS: ora i Volontari tornino in tutti i Reparti dei nostri Ospedali

Lo chiederò domani alla Giunta con un Question Time appena presentato.

L’emergenza pandemica è ufficialmente terminata (tale è stata dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso 5 maggio), eppure in molti Reparti degli Ospedali piemontesi i Volontari non hanno ancora accesso. Ho appena presentato un Question Time per chiedere come intenda intervenire la Giunta per permettere nuovamente ai Volontari, in maniera uniforme in tutte le strutture ospedaliere regionali, di essere presenti e attivi nei Reparti. Diverse Associazioni segnalano di non avere ancora ottenuto il permesso di tornare a svolgere la propria attività in alcuni dei Reparti ospedalieri della nostra Regione, sul territorio della quale – sempre secondo le testimonianze delle Associazioni – si registra una certa disomogeneità: se strutture come l’Ospedale di Rivoli e il Regina Margherita di Torino sono tornate, per esempio, ad ammettere i Volontari non solo presso l’Area Accoglienza, come anche presso i singoli reparti, nei reparti di altre strutture piemontesi l’ingresso ai Volontari non risulta ancora consentito. Siamo convinti che, dopo oltre tre anni, esistano tutte le condizioni affinché i Volontari possano tornare a essere presenti in corsia a dare quel conforto e quel calore umano così necessari.

Superbonus, 25mila posti di lavoro a rischio in Piemonte a causa della crisi dei “crediti incagliati”

Ma la Regione può avere un ruolo decisivo, convocando un tavolo di confronto con i soggetti interessati per facilitare la compravendita dei crediti.

I fatti, in breve: il blocco della monetizzazione dei crediti prevista dalla Legge 77/2020 ha, di fatto, comportato il blocco dell’intero sistema del Superbonus. Risultato: 25mila cantieri edili fermi nel solo Piemonte, migliaia di aziende a rischio di chiusura, 25mila posti di lavoro in bilico, proprietari che si trovano con gli immobili inagibili. Facciamo convintamente nostre, come Moderati, le richieste avanzate poco fa dai rappresentanti delle imprese e dei committenti auditi in Commissione: sia convocato subito un Tavolo di Confronto, con la partecipazione di piccole e grandi aziende, banche e soggetti interessati, come luogo di incontro tra domanda e offerta dei crediti. Molte delle aziende in crisi sono in questa situazione per mancanza di liquidità, a fronte di bilancio talvolta in attivo, vista l’impossibilità di incassare il dovuto. A rischio chiusura potrebbe essere una percentuale vicina al 10% delle aziende, che non incassano da mesi. L’impegno della Regione è necessario per evitare una catastrofe sociale che avrebbe costi sociali (e, per le casse regionali, economici) altissimi e, anche, per prevenire il moltiplicarsi delle cause e delle controversie.