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Tag: Regione Piemonte

Tre misure urgenti contro la carenza di infermieri in Piemonte: assunzioni, adeguamento degli stipendi, equipollenza dei titoli esteri

Senza investimenti e senza una progettualità lungimirante lo stesso Osservatorio Regionale, la cui introduzione è stata riferita dalla Giunta in risposta al mio Question Time discusso in Aula poco fa, rischia di non bastare. L’attuale situazione, aggravata dal crescente fenomeno delle dimissioni, vede una carenza di almeno 4mila professionisti in Piemonte.

Prendiamo atto dell’avvio della progettualità, riferita poco fa dalla Giunta Regionale in risposta al mio Question Time sulla carenza di infermieri, dell’Osservatorio Regionale, con la partecipazione della Presidenza, dell’Assessorato alla Sanità, della Direzione Sanità, dell’Azienda Zero e delle Organizzazioni Sindacali. Anche questo nuovo soggetto potrà essere utile a superare una situazione che vede – si stima – tra le 4mila e le 5mila unità la carenza di infermiere e infermieri (attualmente 21mila nella nostra regione) rispetto al reale fabbisogno della nostra regione. Il fenomeno sempre più evidente delle dimissioni (in media una al giorno in campo infermieristico a livello nazionale, con il Piemonte che non fa eccezione rispetto alla tendenza) rende lo stato dell’arte ancora più preoccupante. Compito dell’Osservatorio è il monitoraggio dei trend occupazionali del personale del Servizio Sanitario Regionale. Ma il solo Osservatorio – è evidente – non è sufficiente: servono investimenti per nuove assunzioni e per un adeguamento degli stipendi di professionisti che, scegliendo di andare a lavorare nel Settore Privato o all’estero, possono arrivare a guadagnare più del doppio rispetto alla retribuzione media di 1.400 euro. Poter contare su un numero sufficiente di infermiere e infermieri non significa soltanto garantire a questi professionisti una turnazione sostenibile, ma anche tutelare i pazienti. Altrettanto urgente è un ragionamento, a livello di Governo, sull’equipollenza dei titoli conseguiti in Paesi extra UE: attualmente, coloro che hanno conseguito il titolo in un Paese extra Ue devono sottoporsi al giudizio del Ministero della Salute, che può equiparare il titolo oppure decretare che il riconoscimento dello stesso sia subordinato al superamento di una misura compensativa da svolgersi in un polo formativo universitario. È fondamentale poter assumere in tempi rapidi personale adeguatamente formato, con un titolo riconosciuto e in grado di svolgere al meglio e fin da subito il proprio compito.

Una “dimissione” al giorno: la Sanità piemontese ha bisogno di infermieri

Domani si discute il mio Question Time affinché si possa invertire la tendenza.

L’Ordine degli Infermieri stima, in Italia, dimissioni di infermieri dalla Sanità Pubblica nell’ordine di un caso al giorno e il Piemonte non fa certamente eccezione. Anzi: la tendenza aggrava ulteriormente una situazione già problematica, che vede stimata tra le 4mila e le 5mila unità la carenza di infermiere e infermieri (attualmente 21mila nella nostra regione) rispetto al reale fabbisogno. Escludiamo che questa criticità possa essere affrontata con l’assunzione di personale non adeguatamente formato e privo di una laurea riconosciuta. Chiederemo alla Giunta soluzioni efficaci, da applicarsi in tempi brevi, anche considerando che sono spesso i professionisti più qualificati ad abbandonare – per il settore privato o per un’esperienza lavorativa all’estero (soprattutto Germania, Inghilterra e Svizzera) – il loro posto di lavoro nella Sanità Pubblica. Il Sistema Sanitario piemontese non può prescindere da un adeguato numero di infermiere e infermieri opportunamente formati.

Una Legge sulla fibromialgia in Piemonte? Oggi l’obiettivo è più vicino

Svolte questa mattina in Commissione Sanità le prime determinazioni sulla mia PDL in tema di “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia”, presto al via un Gruppo di Lavoro per unificare le tre PDL attualmente presentate (la mia e quella di due colleghe Consigliere): una Legge Regionale di qualità su questo tema è fondamentale per dare speranza a chi soffre di questa sindrome. Audiremo nei prossimi mesi Associazioni e professionisti del settore affinché sia il testo migliore possibile.

Lo diciamo da tempo: urge, in Piemonte, una Legge sulla Fibromialgia. La giornata di oggi rappresenta un passo avanti verso il raggiungimento di questo obiettivo: si sono svolte questa mattina in Commissione Sanità, infatti, le prime determinazioni sulla mia Proposta di Legge sul tema delle “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia”. Sarà al più presto costituito un Gruppo di Lavoro per l’unificazione dei tre testi presentati (quelli di due colleghe Consigliere e il mio). Chiediamo il riconoscimento della fibromialgia quale sindrome invalidante, l’istituzione di un Tavolo di Lavoro con la partecipazione delle Associazioni, programmi di formazione e aggiornamento per il personale medico e campagne di sensibilizzazione presso i cittadini. La Legge prevede inoltre l’istituzione del Registro Regionale della Fibromialgia per la raccolta e l’analisi dei dati clinico-sociali. Ringrazio le due colleghe che, in Consiglio Regionale, hanno presentato a loro volta testi su un tema non più rimandabile. Chiederemo di audire, nei prossimi mesi, le Associazioni e i professionisti del settore, affinché il testo sia il migliore possibile.

Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive), ansia, depressione, attacchi di panico sono tra i sintomi più diffusi. La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali. Non essendo a oggi questa sindrome riconosciuta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i costi sono ancora – fatto che consideriamo non più accettabile e non più sostenibile – a carico del paziente.

Ospedale di Settimo, l’esigenza di garantire la continuità assistenziale non si trasformi in una lenta agonia

All’indomani della nuova asta andata deserta e in risposta al mio Question Time, la Giunta ribadisce che spetta ai liquidatori trovare soluzioni utili a superare l’attuale impasse: siamo d’accordo, ma ricordiamo che anche la Politica deve fare la sua parte per garantire la continuità delle attività sanitarie e l’interesse pubblico, che sono, per quel territorio, necessità immediate.

Accogliamo la risposta formalmente ineccepibile della Giunta al nostro Question Time sul tema del futuro dell’Ospedale Civico Città di Settimo all’indomani della nuova asta andata deserta: è naturalmente vero che, citando letteralmente, «spetta ai liquidatori individuare e proporre con tempestività ulteriori soluzioni tecniche» dopo due aste andate deserte; ma ci permettiamo di aggiungere che è altrettanto fondamentale che la Politica faccia la sua parte in maniera attiva, immaginando per prima soluzioni ed evitando che l’esigenza di garantire la continuità assistenziale si trasformi in una lenta agonia. Il territorio di Settimo e delle zone limitrofe non solo non potrebbe permettersi una riduzione dell’attuale offerta sanitaria, ma si aspetta un potenziamento degli spazi e dei servizi attualmente erogati dall’Ospedale. Il nuovo piano e la nuova organizzazione dovranno tenere conto delle esigenze demografiche e del contesto sociale della zona, così come delle esigenze di questa fase post-pandemica. Cruciali sono e saranno, tra gli altri, i servizi di neuropsichiatria e di geriatria. Con il mio atto ho chiesto quali siano, dopo la nuova asta andata deserta, le intenzioni e i piani della Giunta affinché sia garantito un futuro all’Ospedale Civico Città di Settimo, dopo due aste che non hanno visto partecipanti disposti a offrire la somma richiesta di 50 milioni di euro. Gli stessi dipendenti chiedono chiarezza e sicurezza del proprio futuro professionale. Settimo e il suo territorio hanno bisogno di un servizio pubblico di qualità, a maggior ragione in una fase delicata come quella che stiamo vivendo. Dopo la decisione di cedere la struttura chiediamo garanzie per i cittadini.

Un fondo di garanzia per studenti stranieri che cercano alloggio

Questo strumento renderebbe più facile agli universitari provenienti da altre nazioni fornire al proprietario le garanzie richieste: ne chiedo l’introduzione con un OdG il cui inserimento all’ordine del giorno del Consiglio Regionale ho ottenuto poco fa in Aula. La misura sarebbe particolarmente utile in una Regione come il Piemonte, nei cui Atenei la percentuale di iscritti stranieri (l’8,5%) è decisamente superiore alla media italiana (5,5%) e in linea con i dati europei.

Immaginare, come già avviene in altri Paesi, fondi di garanzia per gli studenti stranieri che frequentano i nostri Atenei e che cercano casa: lo chiedo con un OdG il cui inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio Regionale ho appena ottenuto. Questa strada è già percorsa con successo in altri Paesi, con vantaggi sia per i proprietari sia per gli inquilini. Se approvato dal Consiglio, il mio Ordine del Giorno impegnerà la Giunta a interloquire con il Governo per la pronta convocazione di Tavolo di Lavoro con le Fondazioni Bancarie al fine di realizzare un fondo di garanzia apposito per studenti universitari in arrivo da Paesi esteri senza la possibilità di avere un garante in Italia. La mia richiesta si inserisce nella discussione sul caro affitti e prova a introdurre una soluzione concretamente utile.

L’Italia attrae studenti soprattutto da Albania, Cina, India, Iran, Marocco, Turchia, Ucraina e Perù. Gli Atenei del Piemonte si distinguono da molti anni per la crescente attrattività nei confronti degli studenti stranieri. Ciò ha portato il sistema universitario piemontese a discostarsi dalla media nazionale (5,5%) e a raggiungere un’incidenza dell’8,5% di iscritti stranieri, allineandosi così alla media europea. Negli ultimi diciannove anni il numero di studenti con cittadinanza straniera iscritti all’Università e al Politecnico di Torino sono passati complessivamente da 1.415 nell’Anno Accademico 2002/03 a quasi 10.000 nell’Anno Accademico 2020/21. Il proprietario, oltre a richiedere allo studente la documentazione relativa all’identità o al permesso di soggiorno, a maggiore garanzia può chiedere delle referenze o delle garanzie bancarie (nella maggior parte dei casi tali garanzie sono richieste ai genitori dello studente, che tuttavia vivono nel Paese di origine). Gli studenti stranieri incontrano difficoltà peculiari nella ricerca di un appartamento da affittare, dalla burocrazia fino alle garanzie da fornire al proprietario: anche garantendo adeguate misure di tutela, quali appunto le garanzie prestate da fondi costituiti da fondazioni bancarie e agevolazioni fiscali mirate, è possibile rendere vantaggiosa, per un privato o una famiglia, l’ipotesi di affittare agli studenti stranieri un proprio immobile e farlo a prezzi vantaggiosi.