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Tag: Sanità

Accesso anticipato e gratuito al programma Prevenzione Serena se c’è un caso di tumore al seno in famiglia

Approvato all’unanimità il mio Ordine del Giorno che lo chiede: un risultato importante, proprio nella giornata nella quale il Consiglio Regionale sostiene la campagna “Life is Pink” di Candiolo. Una forma su cinque di neoplasia al seno è definibile “familiare”, mentre il 5-10% è dovuto a una predisposizione ereditaria: per queste ragioni è fondamentale consentire l’immediato accesso al programma alle figlie di donne con questa diagnosi.

Il Consiglio Regionale dice sì: è stato approvato all’unanimità, con 37 voti a favore su 37, il mio Ordine del Giorno che impegna la Giunta ad adoperarsi per garantire l’accesso gratuito al programma “Prevenzione Serena” anche prima della fascia d’età prevista per tutte le figlie di donne alle quali sia stato diagnosticato un tumore della mammella: il 20% circa di tutte le diagnosi, infatti, può definirsi “forma familiare”, mentre fino a una diagnosi su dieci è attribuibile a una predisposizione ereditaria. Significativo che il mio atto sia stato approvato proprio oggi, a pochi giorni dalla “Giornata Internazionale contro il Cancro al Seno” e in concomitanza con il sostegno espresso dall’intero Consiglio Regionale a “Life is Pink”, campagna di prevenzione, sensibilizzazione e raccolta fondi per la lotta contro i tumori femminili promossa dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, tema al quale è dedicato l’intero mese “rosa” di ottobre. Un ottimo risultato su un argomento che ha sempre visto l’impegno del Gruppo Consiliare dei Moderati.

Aumentare l’impegno e le risorse in tema di prevenzione è fondamentale, dal momento che è proprio grazie alla diagnosi precoce che si sono registrati dati in miglioramento dalla fine degli anni ’90 a oggi, con una continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8% annuo). Deve essere affrontato il tema del recente calo, in Piemonte, delle percentuali di adesione agli screening della mammella, scese dal 55% del 2018 al 43% del 2022.

Anticipare il momento di inizio delle eventuali cure è importantissimo in un campo nel quale la tempestività è una variabile cruciale. Prevenzione Serena è il programma organizzato di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon-retto messo a punto dalla Regione Piemonte: si rivolge attualmente alle donne di età compresa tra 45 e 75 anni.

Tumore al seno nella madre? Accesso anticipato per le figlie al programma Prevenzione Serena

Una forma su cinque di neoplasia al seno è definibile “familiare”, mentre il 5-10% è dovuto a una predisposizione ereditaria: da qui la mia proposta, che porterò in Aula con un nuovo atto dopo l’interlocutoria risposta ricevuta, poco fa, al mio Question Time sugli elementi da migliorare in tema di diagnosi precoce in Piemonte.

Chiederò di prevedere l’accesso al programma “Prevenzione Serena” anche prima della fascia d’età prevista per tutte le figlie di donne alle quali sia stato diagnosticato un tumore della mammella: il 20% circa di tutte le diagnosi, infatti, possono definirsi “forme familiari”, mentre fino a una diagnosi su dieci è attribuibile a una predisposizione ereditaria. Porterò in Consiglio un nuovo atto, con questa proposta, dopo la risposta piuttosto interlocutoria appena ricevuta in Aula al mio Question Time.

Ritengo fondamentale aumentare l’impegno e le risorse in tema di prevenzione. dal momento che è proprio grazie alla diagnosi precoce che si sono registrati dati in miglioramento dalla fine degli anni ’90 a oggi, con continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8% annuo). Deve essere affrontato il tema del recente calo, in Piemonte, delle percentuali di adesione agli screening della mammella, scese dal 55% del 2018 al 43% del 2022 e mi auguro che la Giunta non lesini impegno in questo senso nei prossimi mesi, così come nella ricerca di soluzioni per altre criticità emerse, dall’attesa per una mammografia di routine che può arrivare ai 12 mesi ai ritardi che si registrano in tema di risonanze magnetiche, refertazione degli esami istologici, test genomici e trasmissione dei referti tra le strutture.

Ritardare il momento di inizio delle cure può avere conseguenze gravi, a maggior ragione in un ambito nel quale la tempestività è una variabile cruciale. Prevenzione Serena è il programma organizzato di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon-retto messo a punto dalla Regione Piemonte: si rivolge attualmente alle donne di età compresa tra 45 e 75 anni.

Prevenzione dei tumori al seno, due priorità: aumentare le adesioni, diminuire i tempi d’attesa

Si discute domani in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema della diagnosi precoce.

Senza una prevenzione efficace e diffusa, non si sarebbero registrati dati in miglioramento dalla fine degli anni ’90 a oggi, con continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8% annuo). Deve dunque essere affrontato il tema del recente calo, in Piemonte, delle percentuali di adesione agli screening della mammella, scese dal 55% del 2018 al 43% del 2022. Ho presentato, sul tema, un Question Time, per chiedere alla Giunta soluzioni per questa e per altre criticità: si stima che l’attesa per una mammografia di routine possa, in Piemonte, arrivare ai 12 mesi; si registrano ritardi in tema di risonanze magnetiche, refertazione degli esami istologici, test genomici e trasmissione dei referti tra le strutture. Ritardare il momento di inizio delle cure può avere conseguenze gravi, a maggior ragione in un ambito nel quale la tempestività è una variabile cruciale. Sono attualmente attive in Piemonte 16 Breast Unit, Centri di Senologia specializzati nella cura dei tumori al seno. Per le donne tra i 45 e i 75 anni è attivo il programma Prevenzione Serena. Risultano in aumento le donne che si rivolgono ai centri privati per i controlli. Prevenzione Serena, Regione Piemonte e la Rete oncologica hanno programmato una campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione piemontese.

Carenza di infermieri, la Giunta sta provando a fare la sua parte: ma il problema deve essere affrontato dal Governo

La scarsità di queste figure professionali è un fenomeno di portata nazionale e deve essere contrastato allo stesso livello istituzionale. Urge inoltre un ragionamento sui gettonisti, modalità di esternalizzazione dei servizi che spesso si traduce in maggiori costi per la nostra Sanità. Ci sono Regioni che hanno ridotto al minimo questo fenomeno: il Piemonte può fare lo stesso. Con un Question Time appena discusso in Aula, ho portato questi temi all’attenzione dell’Assessore.

Numeri che parlano da soli: solo presso la Città della Salute di Torino, si quantifica in 500 unità la carenza di infermiere e infermiere. Considerando l’intera regione, il dato va aumentato di un ordine di grandezza o quasi, come già evidenziato da Nursind e Nursing Up. Riconosciamo alla Giunta e l’impegno e il tentativo – consistente, per quanto perfettibile – di mitigare la criticità in Piemonte, con misure organizzative (esaurimento delle graduatorie disponibili, nuove procedure concorsuali centralizzate, processi di reinternalizzazione), con le politiche di nuove assunzioni, con la stabilizzazione dei precari e con l’impiego a questo fine di parte 175 milioni di euro del progetto “Rilancio della Sanità Pubblica”. Valuteremo l’efficacia della Governance delle Risorse Umane in Sanità. Ma serve di più (ci sono Ospedali in particolare difficoltà dai tempi della pandemia) e ci aspettiamo che il Governo stesso provi a dare risposte. Occorre inoltre affrontare il fenomeno, in crescita, delle dimissioni dalle Aziende Sanitarie e dai presidi ospedalieri della Sanità Regionale di un numero crescente di infermieri altamente specializzati, che poi in molti casi riprendono l’attività quali liberi professionisti “gettonisti”, presso quelle stesse agenzie esterne chiamate a lavorare in appalto proprio presso le ASL e presso gli Ospedali, con costi decisamente maggiori per la Sanità della Regione. Ci sono alcune Regione che hanno ridotto al minimo l’impiego dei gettonisti ed è una strada che, pensiamo, anche il Piemonte dovrebbe seguire. Una misura sensata potrebbe essere l’innalzamento dell’età pensionabile su base volontaria.

Città della Salute, servirebbero altri 500 infermieri

Nursind lancia l’allarme, mercoledì sarà discusso a Palazzo Lascaris il mio Question Time che chiede soluzioni.

Pensionamenti non sostituiti, dimissioni sempre più frequenti, maternità e altre tipologie di congedo lungo: ha diverse cause l’attuale carenza di infermieri, che si stima in oltre 500 unità nella sola Città della Salute di Torino, ma che si riscontra in diversi altri contesti, sia a livello regionale sia nazionale. Urgono misure efficaci, senza le quali sarà sempre più difficile garantire ai pazienti un’assistenza adeguata e al personale in organico carichi di lavoro e turni tollerabili. Nursind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, chiede pronte ed efficaci risposte, alla luce delle stime che parlano di circa 300 infermieri non assunti dal 2018 a oggi a copertura del turnover e di 200 assenze dovute a lunghi congedi (i dati si riferiscono alla Città della Salute). Porterò il tema nel prossimo Consiglio Regionale, in calendario mercoledì, con un Question Time appena presentato, per chiedere alla Giunta soluzioni nel breve termine in grado di garantire, in tutti gli ospedali che facciano registrare simili criticità, un numero di infermiere e infermieri in organico compatibile con condizioni e ritmi di lavoro sostenibili e con un’assistenza adeguata nei confronti dei pazienti. La Regione Piemonte ha già sottoscritto un accordo per 2.000 nuove assunzioni entro il 2024 e concluso le trattative per la stabilizzazione di 500 precari, ma un ulteriore sforzo è evidentemente necessario.