Skip to main content

Tag: Sanità

Rinnovo patenti, il grande ingorgo

Il grande intasamento dei rinnovi delle patenti diventa giorno dopo giorno più intricato: le visite richiedono tempi biblici non solo all’ASL To4, ma, verosimilmente, anche in altre ASL piemontesi, con appuntamenti fissati dopo la fine dell’estate e talvolta ancora più tardi. Ho portato il tema in Consiglio Regionale con un Question Time appena discusso.

Anche in questo ambito, in questa Regione, le liste d’attesa sono interminabili. Sono molti gli automobilisti che, non volendo aspettare tanto e dovendo utilizzare l’auto per questioni personali o professionali indifferibili, scelgono di rivolgersi, a pagamento, ai centri di scuola guida autorizzati. La Giunta ha provato a ridimensionare il problema, ma la risposta secondo la quale “il servizio riscuote il favore dell’utenza, pur tra qualche difficoltà” di certo non consola gli automobilisti, recentemente, si sono sentiti suggerire dagli stessi operatori di «rivolgersi a una Scuola Guida per espletare la pratica», ovviamente a pagamento. I tempi di attesa sono spesso più lunghi dei due mesi indicati dalla Giunta e spesso non sono migliorati rispetto al 2021 (anno particolarmente negativo). Altro fatto grave: non possiamo accettare che, per i cittadini, anche solo ricevere risposta a un’email diventi un’impresa impossibile e l’abbiamo esplicitamente fatto notare a verbale. Faremo un approfondimento in Commissione per verificare quali siano le reali tempistiche sul territorio regionale e se sia eventualmente necessario assumere personale per tornare a tempistiche più consone alle esigenze e alle aspettative degli automobilisti della nostra regione. La Giunta ha identificato tre cause per l’attuale situazione di criticità: le nuove procedure nazionali, la concomitante cessazione delle proroghe delle patenti al 30 giugno 2022 e il maggior afflusso di utenti a livello regionale.

No a ulteriori rinvii: ora la piscina riabilitativa dell’USU del CTO di Torino deve riaprire

La struttura è da tempo funzionante, riscaldata e monitorata, ma mai aperta agli utenti dopo la pandemia: i pazienti con lesioni midollari si stanno già rivolgendo ad altre strutture, talvolta fuori regione o a pagamento. Domani il mio Question Time per chiedere una rapida soluzione al problema.

Si riapra subito la piscina dell’Unità Spinale Unipolare del CTO di Torino: lo chiediamo da tempo e nel primo pomeriggio di domani ribadiremo la richiesta, come Moderati, discutendo in Consiglio Regionale un Question Time sul tema. Da troppo tempo il secondo piano di degenza di via Zuretti 24 a Torino è stato chiuso e la struttura lavora dunque a ritmo ridotto. In particolare i pazienti attualmente ricoverati non usufruiscono pienamente di un pilastro della riabilitazione midollare, l’acquaticità, poiché da oltre un anno la piscina per la riabilitazione in acqua è chiusa. Compito dell’USU torinese, alla quale fanno riferimento cittadini da tutto il Piemonte, è seguire i pazienti lungo tutto il percorso di vita. A oggi la riabilitazione in acqua non è ancora possibile poiché la piscina, nonostante sia perfettamente funzionante, riscaldata, puntualmente monitorata e costantemente manutenuta, non è accessibile agli utenti. Moltissimi pazienti stanno iniziando a rivolgersi ad altre strutture pubbliche dotate di piscine riabilitative, talvolta fuori Regione o private a pagamento. Domani chiederò alla Giunta come intenda attivarsi per permettere la riapertura in tempi brevi della piscina riabilitativa, garantendo così la continuità e qualità delle cure ai pazienti con lesioni midollari.

Potenziamento Servizi NPI: decisione che va nella direzione da noi richiesta

Ma il lavoro da fare è ancora molto.

Il potenziamento in Piemonte dei servizi territoriali e ospedalieri di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza è necessario, urgente e da noi richiesto da tempo: accogliamo dunque con soddisfazione, come Moderati, l’approvazione, appena resa nota dalla Giunta, delle indicazioni necessarie per procedere in questo senso. Chiediamo da tempo (è stato discusso a fine giugno il nostro più recente Question Time sul tema) risposte all’altezza di numeri sempre più preoccupanti e di singole situazioni sempre più gravi. Manterremo alta l’attenzione per assicurarci che alle parole seguano i fatti e che si giunga a un reale ed efficace potenziamento dei servizi per la riduzione delle liste d’attesa. Chiederemo in particolare di prolungare oltre la data prevista (31 dicembre 2022) la possibilità per le aziende del Servizio sanitario nazionale di utilizzare forme di lavoro autonomo per il reclutamento di professionisti sanitari e di assistenti sociali. Da tempo ci battiamo in Consiglio Regionale affinché i Reparti di Psichiatria e di Neuropsichiatria Infantile siano adeguatamente potenziati sul territorio regionale per far fronte a una situazione drammatica, chiedendo un sostanziale ripensamento del modello della psichiatria regionale e la volontà di cambiare quanto, in questo ambito, ancora non funziona o non è adeguato per tipologie di strutture, numero di posti letto, risorse umane e risorse finanziarie messe a disposizione.

Disturbi Alimentari, da oggi il Piemonte può contare sulla migliore Legge a livello nazionale

Gioia e soddisfazione per l’approvazione, appena avvenuta in Consiglio Regionale, del testo unificato della Legge sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, con il quale sarà possibile cambiare la vita delle ragazze e dei ragazzi colpiti da queste patologie e delle loro famiglie. Sostegno alle famiglie stesse, domiciliarità (con l’approvazione di un Ordine del Giorno specifico), prevenzione, uniformità della rete di servizi su tutto il territorio, formazione dei medici e presso le scuole sono alcuni degli elementi peculiari del testo: ci assicureremo che la Giunta e la Direzione Sanitaria mettano in campo tutte le misure, anche finanziarie, previste dalla Legge.

Passa oggi in Consiglio Regionale quella che è, in questo momento, la Legge più avanzata a livello nazionale in tema dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione: la soddisfazione è grande, sia per la qualità del lavoro svolto in collaborazione con le altre forze politiche sia, soprattutto, per il risultato raggiunto. Siamo stati i primi, come Moderati, a presentare a giugno 2021 una Proposta di Legge sul tema della “Prevenzione, diagnosi e cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare e misure di sostegno per le famiglie coinvolte”, seguiti poi da tre altre forze politiche di Minoranza e di Maggioranza. Il risultato è un testo – quello unificato delle Proposte di Legge numero 148, 149, 162 e 167 sul tema delle “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e per il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”, appena votato e approvato – capace di rispecchiare le esigenze e le richieste delle Associazioni, con le quali la collaborazione è stata costante, e di rappresentare un sostegno reale non solo alle ragazze e ai ragazzi con disturbi dell’alimentazione, ma alle loro famiglie, che con i disturbi dell’alimentazione hanno quotidianamente e drammaticamente a che fare.

Questa Legge si concentra sull’urgenza di una diagnosi precoce, della prevenzione, della formazione del personale medico e infermieristico, di percorsi di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, del sostegno alle ragazze, ai ragazzi e alle famiglie anche dopo la fase acuta. Abbiamo sottolineato con forza che, tra i luoghi di cura, va inserita a tutti gli effetti la fase della domiciliarità, nei casi in cui le condizioni materiali e ambientali lo consentano. Sappiamo quanto cruciale sia, da questo punto di vista, l’assistenza al pasto, momento delicato nel quale i ragazzi e le famiglie non devono essere lasciati soli. Proprio in tema di domiciliarità, con un Ordine del Giorno approvato all’unanimità abbiamo voluto sottolineare questo aspetto e quello, strettamente connesso, del sostegno alle famiglie: l’atto impegna la Giunta a inserire nel Piano di progetto biennale la domiciliarità delle cure per i soggetti con DNA come linea di azione principale del Piano, sostenendo tale intervento con le adeguate risorse finanziarie a valere sul Fondo DNA.

Decisiva la scelta, che rivendichiamo con forza e che abbiamo proposto dall’inizio, di prevedere risorse economiche consistenti e specifiche per questa Legge. Ci assicureremo che la Giunta e la Direzione Sanitaria impieghino tutte le misure della Legge e le risorse economiche nazionali in arrivo anche sul Piemonte. Abbiamo voluto prevedere una Rete di Servizi uniforme su tutto il territorio, dal momento che non è tollerabile che il reddito familiare e il luogo di residenza siano variabili dalle quali finisca per dipendere l’esito di un percorso di cura. Anche su questo dovremo aprire un ragionamento dialogando con il Privato Sociale.

Abbiamo a oggi flussi enormi di turismo sanitario su questi temi: i numeri sono drammatici e in ulteriore aumento dopo due anni di pandemia. Ogni anno sono diagnosticati in Piemonte 260 nuovi casi di anoressia e 450 di bulimia, dati nei quali non confluisce il cosiddetto “sommerso”. Secondo Eurispes, oltre 2 milioni di ragazzi tra i 12 e i 25 anni soffrono, a livello nazionale, di disturbi del comportamento alimentare. Al dato quantitativo, di per sé impressionante, si aggiunge il fatto che questo fenomeno, anche quando riconosciuto come tale, è spesso sottovalutato sia da chi ne soffre che dai familiari. I DNA non sono un fenomeno che scompare con la fine dell’adolescenza, ma possono cronicizzarsi e continuare anche in età adulta. Farsi carico delle ragazze e dei ragazzi con disturbi del comportamento alimentare è compito dell’intera comunità. Fondamentale è la collaborazione con il Terzo Settore e con le Associazioni, ambiti nei quali le famiglie possono trovare aiuto e darsi reciprocamente sostegno nell’ambito di un percorso comune. Siamo convinti che, anche in questo ambito, debba essere rispettato il principio del “Niente su di noi senza di noi”.

I piemontesi con patologie reumatologiche chiedono una svolta

Preoccupante il ritardo, su molti fronti, del Piemonte: con un’interpellanza appena presentata chiederò alla Giunta aggiornamenti, tra gli altri temi, sullo stato di avanzamento del progetto PDTA, sullo sviluppo della rete reumatologica e sull’istituzione di un Tavolo Tecnico. Non c’è solo un gap con le altre Regioni da colmare, ma condizioni migliori e speranze per i 400mila piemontesi coinvolti da queste patologie (e per le loro famiglie) da garantire.

In tema di Reumatologia, per il Piemonte ci sono tre assolute priorità: adeguarsi agli standard del resto d’Italia, migliorare la qualità di vita dei malati reumatologici e conseguentemente ridurre costi sociosanitari elevatissimi. Faccio convintamente miei questi obiettivi: ho pertanto presentato un’interpellanza a Palazzo Lascaris per provare a iniziare un percorso.

Il progetto relativo al “Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) in Reumatologia: sviluppo della rete reumatologica piemontese” si è concluso? Se sì, con quali risultati? Questi i primi due quesiti del mio atto, con il quale chiederò inoltre se esista una piattaforma informatica dedicata alla rete reumatologica e se tale tecnologia permetta o meno lo scambio di informazioni tra le varie strutture regionali, nonché – dal momento che esiste in altre Regioni – se anche in Piemonte sia attivo un Tavolo tecnico, con quale periodicità e alla presenza di chi si riunisca.

In Piemonte, di fatto, non risultano attivi PDTA validati e condivisi per le patologie reumatiche, mentre non risulta che la rete reumatologica sia progredita oltre l’obiettivo minimo del censimento delle strutture (non suddivise in hub, spoke e ambulatori). Decisamente più avanti sono, da questo punto di vista, Regioni quali Emilia Romagna, Lazio, Puglia e Veneto. Anche in Piemonte le malattie reumatiche – seconda causa più frequente di disabilità dopo le malattie cardiovascolari – colpiscono quasi un decimo della popolazione. Queste patologie fanno peraltro registrare preoccupanti dati di crescita e diffusione. Il 63% delle Associazioni ha ricevuto segnalazioni relative a licenziamenti, mancati rinnovi di contratti lavorativi o interruzioni del rapporto di lavoro della persona con malattia cronica e rara, proprio a causa della propria patologia.

La realizzazione di un PDTA per le malattie reumatiche infiammatorie e auto-immuni nasce dalla necessità di standardizzare criteri condivisi per la diagnosi, terapia e assistenza dei pazienti. Il PDTA consente di identificare gli attori responsabili e i rispettivi ruoli all’interno del percorso di cura, uniformare le modalità delle cure prestate, garantire cure precoci, ridurre i tempi di attivazione delle procedure, abbattere le liste di attesa e – non ultimo – ridurre i costi impressionanti che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale dovuti alla diagnosi tardiva delle malattie reumatiche. Per poter arrestare la malattia ai primi stadi è necessario ottenere una diagnosi e una terapia precoce, quindi il malato reumatico deve poter disporre di una organizzazione sanitaria integrata sul territorio di residenza.