Skip to main content

Tag: Sanità

Ancora aggressioni nei Pronto Soccorso del Piemonte: subito presidi per garantire l’incolumità di operatori e pazienti

All’indomani dell’ennesimo episodio (un operatore sociosanitario aggredito in reparto a Ivrea), torno a chiedere la presenza di Forze dell’Ordine o di guardie giurate nei Pronto Soccorso e nei DEA piemontesi, a partire dai servizi più a rischio e specialmente nelle fasce orarie notturne.

Da una recente (maggio 2023) stima di Simeu (Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza) emerge un dato inequivocabile: chiunque lavori in Pronto Soccorso, presso un DEA o nel 118 ha subito o subirà almeno una volta, nel corso della sua carriera, un’aggressione fisica e verbale. Quanto appena accaduto a Ivrea (aggressione in reparto a un operatore sociosanitario, che ha riportato a causa di un calcio la frattura di una mano e al quale esprimiamo totale solidarietà) è solo l’ennesimo episodio di una serie troppo lunga. Ribadisco la mia richiesta, già espressa in Consiglio Regionale negli scorsi mesi: la Regione porti il tema ai Tavoli Prefettizi del Piemonte e si arrivi a garantire la costante presenza di Forze dell’Ordine o di guardie giurate con collegamento diretto alle stesse Forze dell’Ordine presso tutti i servizi di emergenza e urgenza del territorio regionale. Ci auguriamo di non dovere attendere episodi ancora più drammatici per vedere finalmente garantita l’incolumità dei nostri professionisti della Sanità e degli stessi pazienti. A livello nazionale i dati dell’Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario sono in media 1.600 l’anno. Secondo i dati dell’Asl Città di Torino, tra il personale sanitario il 54,3% ha dichiarato di aver subito aggressioni.

Immunizzazione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) per tutti i bambini nati in Piemonte dal prossimo ottobre

Lo chiedo con un Ordine del Giorno appena inserito all’ordine dei lavori in Consiglio Regionale: le immunizzazioni avvengano entro il primo anno di vita. Il Virus Respiratorio Sinciziale è la principale causa di infezioni respiratorie pediatriche e la seconda causa di morte entro il primo anno di età a livello globale.

Tutti i bambini nati da ottobre 2024 siano immunizzati, entro il primo anno di vita, contro il Virus Respiratorio Sinciziale: lo chiedo in Consiglio Regionale del Piemonte con un Ordine del Giorno appena inserito tra i temi da trattare. Mi auguro che il mio atto possa ricevere il voto favorevole del Consiglio, in modo da poter garantire la copertura, su tutto il territorio piemontese, dei nuovi nati contro la principale causa di infezioni respiratorie pediatriche e la seconda causa di morte entro il primo anno di età a livello globale. Attualmente, oltre il 60% dei bambini contrae il virus nel primo anno di età e quasi il 100% entro il secondo anno. In Italia, nel periodo post pandemico, l’impatto del RSV è stato particolarmente rilevante nella popolazione sotto i 2 anni, con il 50% dei campioni positivi per RSV (dati del sistema InfluNet & RespiVirNet). A oggi non esistono trattamenti antivirali per la cura della malattia da RSV, ma l’anticorpo monoclonale Nirsevimab conferisce una protezione immediata e diretta per tutta la stagione RSV. Tale anticorpo è inoltre in linea anche con la nuova politica di immunizzazione del Ministero della Salute. Con il mio Ordine del Giorno impegno inoltre la Giunta a chiedere alle strutture competenti quanto necessario per coprire il fabbisogno dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab e procedere a indire una regolare gara in tempi coerenti l’immunizzazione dei nuovi nati per la prossima stagione autunnale anche in assenza di Circolare Ministeriale (non obbligatoria alla attivazione della campagna di immunizzazione contro RSV).

Insufficienza pancreatica, in arrivo dalla Francia 30mila confezioni di Creon 10000: quali modalità di distribuzione?

Buone notizie per i pazienti piemontesi alle prese con la perdurante penuria di questo farmaco salvavita: la Regione ha ordinato dosi sufficienti per la copertura del fabbisogno di alcuni mesi. Ho presentato un Question Time per conoscere dalla Giunta le esatte modalità di distribuzione sul territorio.

Continua l’impegno dei Moderati a sostegno dei pazienti piemontesi con carenze pancreatiche: chiederò domani alla Giunta, con un Question Time appena presentato, quali esattamente siano i criteri e le procedure di distribuzione nelle farmacie, e dunque ai pazienti, delle confezioni di Creon 10.000 in arrivo dalla Francia, grazie a un accordo sottoscritto dalla Regione alla luce della perdurante situazione di penuria anche nelle farmacie del nostro territorio. Il farmaco Creon 10.000 surroga le funzioni di un pancreas asportato o ridotto. Questo farmaco salvavita è assunto dai pazienti che soffrono di insufficienza pancreatica, neoplasie o tumori del pancreas. Sono migliaia, in Piemonte, i pazienti ai quali questo medicinale, incluso nell’elenco di medicinali carenti stilato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è prescritto. L’assunzione quotidiana della dose prescritta di Creon 10.000 è necessaria ai pazienti per alimentarsi senza effetti collaterali gravi o gravissimi e comunque incompatibili con una qualità della vita accettabile. Non esistono, al momento, farmaci alternativi o generici con il quale sostituirlo.

La nostra richiesta: PSDTA per le malattie neuromuscolari attivi in Piemonte entro la fine della Legislatura

Appena discusso il mio Question Time sull’argomento: bene che l’Assessore Icardi si sia impegnato a seguire l’iter personalmente, come Moderati ci assicureremo che i tempi siano rispettati. Chiediamo con forza che sia lo stesso Assessore a incontrare quanto prima la Consulta, insieme ai dirigenti, per accelerare i tempi quanto più possibile.

La gravità della patologia e il numero di piemontesi interessati impongono di raggiungere l’obiettivo della redazione e della compiuta applicazione dei PSDTA per le Malattie Neuromuscolari in Piemonte entro la fine della Legislatura: su questo tema ho appena discusso un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte. Chiedo inoltre che la Giunta, nella persona dell’Assessore Icardi, si impegni a incontrare al più presto e personalmente, insieme ai dirigenti, la Consulta per le Malattie Neuromuscolari.

Patologie quali l’atrofia muscolare spinale (SMA), la distrofia muscolare, la miastenia grave, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica (CIDP) e la malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) riguardano circa 7.500 persone in Piemonte e Valle d’Aosta. L’introduzione di PSDTA per le singole patologie – strumento mirato a uniformare l’approccio clinico e riabilitativo rispetto aspecifiche patologie attraverso linee guida utili a sistematizzare e a rendere più omogenea emirata la presa in carico – è urgente alla luce della complessità delle malattie neuromuscolari, che richiede che i pazienti siano seguiti da un team di specialisti di diverse discipline e settori, e della frammentazione dei servizi offerti a livello regionale da centri di riferimento e ASL rende difficile, in alcuni casi, una presa in carico uniforme, efficace e organizzata. La Consulta ha già prodotto, in collaborazione con un team di medici esperti, e inviato bozze di PSDTA redatte sulla base delle linee guida indicate nel documento della Consulta Ministeriale del 2009: migliaia di persone attendono ora di vedere il risultato e ci assicureremo che l’obiettivo sia raggiunto nei tempi previsti.

Un’assoluta priorità: riconoscere la specificità della sordocecità quale disabilità complessa (a prescindere dall’età della sua insorgenza)

Questo sarebbe un passo fondamentale per garantire alle persone sordocieche i dovuti diritti e le necessarie tutele: il mio Ordine del Giorno che chiede la revisione dei parametri per il riconoscimento della condizione di persona sordocieca e l’inserimento nei LEA delle protesi acustiche, oltre a un’integrazione economica regionale al contributo disposto dal SSN, è stato appena inserito nell’ordine dei lavori del Consiglio Regionale del Piemonte.

A oggi nessuna persona divenuta sorda e cieca dopo l’età evolutiva è riconosciuta come sordocieca: il riconoscimento della sordocecità quale disabilità distinta sarebbe tuttavia fondamentale per garantire nei fatti pieni diritti e tutele alle persone sordocieche. Se approvato dal Consiglio, il mio Ordine del Giorno appena inserito tra i temi da trattare in Consiglio Regionale impegnerà la Giunta ad attivarsi presso la Conferenza Stato Regioni affinché siano rivisti i parametri per il riconoscimento della condizione di persona sordocieca e a inserire nei LEA la voce “protesi acustiche” per le persone che, in condizioni di disabilità uditiva totale o parziale, siano riconosciute cieche assolute o parziali. La Giunta sarà inoltre vincolata a introdurre, tramite una specifica e nuova normativa, un’integrazione economica al contributo disposto dal Sistema Sanitario Nazionale per l’acquisto di protesi acustiche. Nel nomenclatore tariffario vigente la voce “ausili per persone sordocieche” non è attualmente prevista.

Il prossimo 1° aprile ricorreranno i vent’anni dall’approvazione della “Dichiarazione sui diritti delle persone sordocieche”, con la quale il Parlamento Europeo ha riconosciuto la sordocecità quale disabilità distinta, invitando gli Stati membri a riconoscerne la specificità. La normativa italiana riconosce in via teorica la sordocecità come disabilità specifica, senza però superare, a livello pratico, la prassi secondo la quale non sono attualmente considerate sordocieche le persone che, non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno di età o che, senza alcuna disabilità sensoriale, siano diventate sordocieche dopo il dodicesimo anno di età. Alle persone con disabilità deve essere garantito il diritto di integrarsi in ogni ambito della società, di accedere a tutti i servizi, di non essere discriminate e di potersi autodeterminare. Occorre sollecitare, a tutti i livelli, interventi volti a correggere i limiti del nostro sistema di welfare, promuovendo un nuovo paradigma basato sulla presa in carico delle persone sordocieche e con disabilità psicosensoriali plurime, tramite percorsi personalizzati che tengano conto, da un lato, dei loro bisogni specifici di assistenza e cura, dall’altro delle condizioni e del contesto ambientale in cui esse vivono.