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Tag: Regione Piemonte

Emergenza abitativa, tre urgenze: regia regionale, coerenza dei dati, impegno della politica

Senza il driver costituito da dati aggiornati, uniformi e affidabili (che non sempre ci sono) sviluppare politiche sensate sull’edilizia popolare è impossibile. Occorre evitare che, in seguito a operazioni non necessarie di vendita o permuta degli appartamenti, il numero totale di unità disponibili si riduca. Una supervisione “sovrana” della Regione è necessaria. Con un’interpellanza, ho portato in Consiglio il caso di San Mauro, significativo di altre situazioni analoghe sul territorio regionale. Il tema va affrontato in Commissione, alla presenza della Giunta e dei soggetti proprietari degli alloggi.

Un caso specifico, quello di San Mauro, è significativo di un fenomeno più vasto: la crisi economica connessa alla pandemia sta aggravando anche nel comune collinare l’emergenza abitativa. Nel più recente Bando Casa pubblicato dal Comune di San Mauro (2018), risultano sul territorio del Comune 49 nuclei familiari in graduatoria, mentre altri 23 attendono di esservi inseriti (72 famiglie in totale attendono una casa). Risultano attualmente liberi, nelle disponibilità di ATC, diversi appartamenti in attesa di ristrutturazione: vogliamo sperare che siano consegnati al Comune di San Mauro in tempi brevi e che la possibilità di assegnare queste unità abitative ai cittadini in graduatoria sia presa in considerazione, ai sensi della Legge regionale n. 3 del 17 febbraio 2010 articolo 22 bis, senza vendite o permute non necessarie. Ho appena discusso, sul tema, un’interpellanza in Consiglio Regionale del Piemonte.

Questi i fatti. Ecco, invece, i problemi: la prima criticità, emersa anche in fase di discussione del mio atto, è la difficoltà a ottenere dati omogenei e certi su appartamenti liberi, appartamenti a disposizione e appartamenti da ristrutturare. ATC ha dichiarato che sono 13 gli appartamenti liberi, 9 dei quali in attesa ristrutturazione, sul territorio del Comune di San Mauro. L’Ufficio Casa ha dato una risposta diversa alla medesima domanda: 8 alloggi non sono attualmente disponibili in quanto inseriti nei casi di cambio / vendita. Che alla stessa richiesta ATC e un Comune diano risposte diverse è di per sé assurdo. Senza dati omogenei realizzare politiche efficaci è impossibile. Evitare di vendere o permutare beni che, con piccoli interventi e spesa limitata, potrebbero essere messi a disposizione dei cittadini è a sua volta un tema urgente. È assolutamente da evitare che, tra vendite e acquisti, il saldo risulti negativo.

Le possibili soluzioni: sia la Regione, con la sua regia, a tenere le fila della questione, coordinando ATC e i Comuni. Si convochi in Commissione l’Assessora Caucino e i soggetti proprietari delle unità abitative. Che scelte non coordinate da un’unica regia finiscano per creare una riduzione dei posti disponibili è un’eventualità da scongiurare assolutamente. Garantire una casa alle famiglie in difficoltà è una condizione necessaria per assicurare loro una seconda chance. Chiedo con forza che si apra la discussione in Commissione e che si affronti il tema in maniera seria prima che sia troppo tardi. La regia regionale sia sovrana e lavori per supportare chi non è in grado di pagare un affitto sul mercato ordinario.

L’Ospedale Civico di Settimo sia acquisito dal Servizio Sanitario Nazionale

I Moderati lo chiedono in Consiglio Regionale del Piemonte, facendosi carico a Palazzo Lascaris anche delle preoccupazioni a più riprese espresse dall’Amministrazione di Settimo, con una Mozione appena presentata: sventare l’eventualità di una privatizzazione è l’unico modo per garantire a quel territorio, assolutamente strategico, il mantenimento e anzi l’incremento dell’attuale livello di prestazioni sanitarie.

La Giunta Regionale ha più volte espresso l’intenzione di non cedere al privato l’Ospedale Civico di Settimo Torinese: poiché però alle dichiarazioni non sono sempre corrisposte le azioni politiche, i Moderati hanno presentato a Palazzo Lascaris una Mozione per chiedere azioni concrete per la conclusione in tempi certi della liquidazione con conseguente acquisizione della struttura e dell’attività da parte del Servizio Sanitario Nazionale.

Solo in questo modo si potrà garantire al territorio di Settimo e Comuni limitrofi il mantenimento prima e l’incremento poi dell’attuale livello delle prestazioni sanitarie.

L’Ospedale di Settimo è stato messo in vendita lo scorso dicembre: né il metodo, con la pubblicazione della manifestazione di interesse sul sito della società subito prima di Natale e dopo l’ultima seduta del Consiglio, né il merito, dal momento che abbiamo sempre chiesto che la cessione fosse evitata, eventualità peraltro più volte negata a verbale dalla Giunta Cirio, ci avevano convinto. Abbiamo più volte espresso il timore che le rassicurazioni potessero essere vuote parole. Il termine di presentazione delle domande per la partecipazione all’avviso pubblico è scaduto ieri.

Settimo e il suo territorio hanno bisogno di un servizio pubblico di qualità, a maggior ragione in una fase delicata, anzi drammatica, come quella che stiamo attraversando. Negli scorsi mesi abbiamo presentato come Moderati, sul tema, tre atti in Consiglio Regionale: oggi ci auguriamo che i colleghi Consiglieri votino compatti a favore della Mozione e pretendiamo chiare indicazioni circa il futuro del presidio ospedaliero, anche in ragione dei tanti operatori, sanitari e non solo, che vi prestano la loro attività e che, ormai da troppo tempo, vivono in una situazione di estrema incertezza.

Dalla parte degli infermieri che manifestano: ora tocca alla politica

Chiediamo un contributo economico a questa categoria professionale: adesso, dopo aver recentemente ottenuto la disponibilità da parte della Giunta Cirio, ci assicureremo che alle parole seguano i fatti e che i fondi siano adeguati per quantità e tempistiche. In due anni di pandemia, infermiere e infermieri hanno profuso uno sforzo incredibile, in termini di fatica e di rischi: i loro stipendi restano, tuttavia, tra i più bassi d’Europa; la loro categoria è tra le pochissime a non avere mai ricevuto un sostegno economico dai Governi.

Oggi gli infermieri sono in piazza per chiedere riconoscimenti salariali e nuove assunzioni. Si definiscono “Spremuti come limoni e dimenticati”. Non soltanto riteniamo sacrosante le loro richieste, ma garantiamo, come Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte, il nostro massimo impegno per la loro causa.

Ci fa piacere l’apertura della Giunta in merito alla possibilità di sostenere economicamente infermiere e infermieri: una richiesta che i Moderati hanno espresso con un Question Time recentemente discusso a Palazzo Lascaris. L’Assessore Icardi intende erogare un contributo una tantum: ci assicureremo che alle parole seguano i fatti e che questi fondi siano congrui ed erogati in tempi brevi.

Da due anni in prima linea nella battaglia contro la pandemia, il personale infermieristico chiede a gran voce supporto e sostegno: abbiamo raccolto, come Moderati in Consiglio Regionale, queste richieste di aiuto, considerandole più che giustificate dai fatti. In questi 24 mesi, all’aumento dei carichi di lavoro, della pressione e dell’orario non è corrisposto un aumento delle paghe sul territorio italiano, che restano tra le più basse a livello continentale. Con il mio Question Time ho chiesto alla Giunta come intenda sostenere la professione infermieristica, sia in relazione al compenso spettante ai lavoratori del comparto sia in riferimento alle attuali condizioni di lavoro.

I Moderati da sempre sostengono il comparto infermieristico ed esprimono gratitudine per il grande sforzo profuso dalle infermiere e dagli infermieri durante l’emergenza pandemica, ringraziando questi lavoratori sia con l’impegno nelle Aule istituzionali sia, per esempio, con una recente campagna di affissioni.

Bus GTT nuovi, problemi vecchi: nella metà dei casi gli annunci di fermata non funzionano, se necessario si cambino le regole

I passeggeri con disabilità sensoriale pagano il prezzo più alto se i messaggi vocali e visivi non sono attivi. Inaccettabile che, in un numero rilevante di casi, siano stati in passato proprio gli autisti a disattivare il servizio, per evitare il “fastidio” di sentire gli annunci vocali. Ho presentato un’interpellanza per chiedere la pronta risoluzione del problema e un aggiornamento sul numero di penali comminate.

Pretendiamo che, a maggiore sui mezzi di ultima generazione, gli annunci testuali e sonori di prossima fermata funzionino. Non ci sembra di chiedere troppo: ma attualmente non succede. A questo proposito, ho appena protocollato un’interpellanza in Consiglio Regionale, dopo il Question Time discusso lo scorso novembre, per chiedere la risoluzione del problema.

In particolare proponiamo, se necessario, una modifica strutturale alla Legge Regionale, introducendo l’obbligo della formazione aziendale per tutti gli addetti ai servizi di trasporto pubblico locale e specifiche sanzioni in caso di assenza o di non funzionamento dei servizi e delle dotazioni di bordo: indicatori interni visivi e sonori compresi, necessari ai passeggeri con disabilità e non solo a loro. Chiederò inoltre e in particolare alla Giunta quali penali contrattuali l’Agenzia della Mobilità Piemontese abbia applicato, nel corso degli ultimi tre anni, a carico di GTT con particolare riferimento al mancato funzionamento degli annunci di prossima fermata.

Le tratte urbane e sub-urbane gestite a Torino da GTT con i nuovi bus Mercedes Benz Conecto sono, per le persone non vedenti o ipovedenti, per gli anziani e per i passeggeri con disabilità cognitiva o uditiva, una sorta di lotteria: funzionerà o non funzionerà, a bordo, il servizio “Infobus” di annuncio interno di fermata, sia visivo che vocale?

I dati parlano chiaro: in più di un caso su due, no. Lo ha riferito la stessa Giunta, rispondendo lo scorso novembre in Consiglio Regionale al mio Question Time. Dalle verifiche effettuate lo scorso agosto, risulta in particolare che, su 107 apparati infobus controllati, solo 52 erano attivi e funzionavano correttamente, mentre i restanti o erano stati disattivati dagli autisti (16 gravissimi casi) oppure non erano attivi a causa di guasti (13 casi) o deviazioni di percorso. E che dire rispetto a quanto accade nel resto del Piemonte?

Non è questo il modo con il quale ci aspettiamo che sia garantito un servizio adeguato a tutti i passeggeri, compresi quelli con disabilità. Ci preoccupa che su mezzi nuovi quali i bus Mercedes Benz Conecto si verifichino guasti così frequenti. Tra il “fastidio” dell’autista che sceglie di disattivare il servizio per evitare di sentire i messaggi sonori e il diritto di tutti i passeggeri di conoscere il momento di scendere dal mezzo, sosterremo sempre il secondo.

Gli annunci di fermata sono fondamentali per garantire un adeguato orientamento a coloro che viaggiano sugli autobus (pendolari, viaggiatori occasionali, turisti) e possono essere di grande supporto alle persone non vedenti, ipovedenti e agli anziani. Anche garantendo la piena funzionalità di simili servizi si difendono i diritti delle persone con disabilità e si compiono passi verso l’obiettivo di una piena ed effettiva accessibilità. Anche l’Unione Italiana Ciechi Ipovedenti di Torino sta chiedendo la pronta risoluzione di questa criticità. 

Caos DAD? Ecco che cosa si può fare fin da subito

I Moderati propongono alla Giunta Regionale quattro misure – semplici e immediatamente applicabili – per rendere la vita più facile a studenti, famiglie e alle stesse scuole.

Le suggerisce il buonsenso, le chiedono le famiglie: i Moderati propongono, accogliendo le osservazioni pervenute dai cittadini, alcune intuitive misure relative a DAD e quarantena per rendere meno complessa la situazione e l’organizzazione della quotidianità per mamme, papà, studenti, dirigenti scolastici e insegnanti sul territorio piemontese.

Chiediamo, anzitutto, che il tampone negativo permetta sempre di evitare la quarantena per i bimbi della Primaria. Se è vero che la Circolare Regionale del 20 gennaio permette di effettuare i tamponi T0 e T5 anche presso centri privati (per esempio, farmacie), è anche vero che una nota dell’ASL pubblicata il giorno dopo impone la quarantena automatica per i bambini della Primaria entrati in contatto con un soggetto positivo, senza possibilità di effettuare il tampone. Dovremmo far sempre prevalere il criterio della Circolare.

Chiediamo quindi il rispetto senza eccezioni di quanto previsto dal Decreto Ministeriale dello scorso 20 dicembre e confermato dalla Circolare Regionale: i bambini vaccinati o guariti da meno di 120 giorni possono interrompere la quarantena. Attualmente, però, una nota dell’ASL ha previsto che un bambino appena vaccinato o guarito dal Covid sia equiparato a un bambino non vaccinato, dovendo essere nuovamente sottoposto a quarantena in caso di contatto con un positivo.

Chiediamo, ancora, che siano sempre cinque (e non dieci) i giorni di quarantena per i ragazzi vaccinati da più di 120 giorni. Per quanto riguarda la Scuola Secondaria di Primo Grado, in caso di contatto con un positivo, i ragazzi vaccinati da più di 120 giorni devono generalmente osservare 5 giorni di quarantena prima di “liberarsi” con un tampone negativo: ci sono tuttavia scuole che chiedono una quarantena di 10 giorni prima del tampone. Anche qui, si uniformi dove possibile la prassi al primo criterio.

Chiediamo, infine, un regime di semplice sorveglianza (non di quarantena) per gli alunni vaccinati e guariti: la differenza è minima, ma potrebbe fare la differenza per molte famiglie, garantendo agli alunni vaccinati o guariti dal Covid di seguire le lezioni in DAD da ambienti diversi da casa propria (per esempio, l’ufficio dei genitori o la casa dei nonni), naturalmente con mascherina FFP2 e rispettando la distanza interpersonale.

L’atto di fiducia e di responsabilità dei genitori che decidono di vaccinare i propri figli sia in qualche modo riconosciuto. Penalizzare gli studenti vaccinati quanto quelli non vaccinati è una politica perdente, che oltre tutto rischia di frenare la stessa campagna vaccinale nelle fasce più giovani. Non è concepibile né accettabile che siano famiglie e scuole a pagare il conto della difficoltà delle ASL di effettuare tamponi in numero sufficiente.