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Tag: Regione Piemonte

I nostri infermieri sono i meno pagati d’Europa: la Regione faccia la sua parte per sostenerli

Da due anni sul personale infermieristico grava gran parte del peso della pandemia, tra turni massacranti e stipendi che non crescono: con un Question Time (che si discuterà domani alle ore 14.00) chiederò alla Giunta di fare la sua parte.

Da due anni in prima linea nella battaglia contro la pandemia, il personale infermieristico chiede ora a gran voce supporto e sostegno: raccogliamo, come Moderati in Consiglio Regionale, queste richieste di aiuto, considerandole più che giustificate dai fatti. In questi 24 mesi, all’aumento dei carichi di lavoro, della pressione e dell’orario non è corrisposto un aumento delle paghe sul territorio italiano, che restano tra le più basse a livello continentale. Ho presentato un Question Time che, sul tema, sarà discusso domani alle ore 14.00 a Palazzo Lascaris. Con il mio interrogativo chiederò alla Giunta come intenda sostenere la professione infermieristica, sia in relazione al compenso spettante ai lavoratori del comparto sia in riferimento alle attuali condizioni di lavoro.

Da marzo 2020 gli infermieri – incessantemente e in un contesto di scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro, carenze di personale – si sacrificano per salvare vite. Una parte rilevante del peso della recente impennata dei contagi e degli errori della politica grava proprio sugli infermieri. Ai maggiori sacrifici richiesti, alle accresciute responsabilità e all’incremento dell’orario di lavoro non ha fatto da contraltare un equivalente e congruo aumento della corresponsione economica. Uno sciopero nazionale degli infermieri e degli operatori sanitari è stato indetto per venerdì 28 gennaio.

DAD, la Regione sta scaricando sui Presidi tutta la responsabilità

L’incapacità di garantire un numero adeguato di tamponi fa sì che vi siano classi della Scuola Secondaria che attivano la didattica a distanza con un solo positivo. La gestione attuale, che potremmo definire a macchia di leopardo, non sta funzionando: quanto dovremo ancora aspettare per vedere una gestione comune e funzionale? La Giunta si scuota dal suo immobilismo.

Attività scolastica in piena quarta ondata pandemica: anche a seguito della Commissione e delle audizioni di questa mattina in Consiglio Regionale del Piemonte, che la gestione a macchia di leopardo sia deficitaria è sempre più evidente. Servirebbe invece una gestione comune, come abbiamo avuto modo di ribadire a verbale, ma siamo attualmente ben distanti dal vederne una. La Giunta faccia la propria parte per evitare ulteriori disagi e danni ad allievi, famiglie e personale scolastico. La gestione da parte dell’Assessorato è a oggi totalmente inefficiente: ma non abbiamo sentito mezza parola su come la Giunta intenda cambiare la situazione. Lasciare ai Presidi tutta la responsabilità di scegliere se attivare la DAD è iniquo e non consente una regia organica sul territorio. Che gli studenti finiscano in DAD perché la Regione non è in grado di garantire un numero adeguato di tamponi è inaccettabile.

L’attivazione della didattica a distanza anche senza il raggiungimento del numero minimo di alunni positivi indicato dalle normative nazionali è una possibilità garantita: se diventa la norma, tuttavia, non può che rappresentare un’implicita ammissione di non essere in grado, da parte del Sistema Sanitario Regionale, di assorbire la richiesta di tamponi che la quarta ondata, da più parti prevista, ha inevitabilmente portato con sé. La soluzione al problema non può essere il caricare i dirigenti scolastici di nuove responsabilità, il privare gli studenti delle lezioni in presenza e il gravare le famiglie di ulteriori difficoltà nell’organizzazione della propria vita quotidiana.

Da indicazioni ministeriali, presso le Scuole Secondarie di Primo e di Secondo Grado al primo positivo è prevista come prassi usuale l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene SarsCov-2 alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto (Circolare del Ministero della Salute 0060136 del 30/12/2021). La DAD per tutti si attiva al terzo positivo.

TV, dopo la risintonizzazione dei canali a Torino ovest si capta il TGR Lombardia

Intervenga l’azienda per non vanificare il lavoro di giornalisti e tecnici e per garantire il servizio ai cittadini.

Numerose le segnalazioni che lo confermano: in alcune zone di Torino, per esempio a Santa Rita, e in alcuni comuni della prima e della seconda cintura, il TG Regionale che si capta sul terzo canale dopo la risintonizzazione non è quello del Piemonte, ma quello della Lombardia. Mi aspetto che l’azienda intervenga urgentemente perché non sia vanificato l’ottimo e costante lavoro svolto sul territorio dai giornalisti e dai tecnici della RAI piemontese e per non escludere tanti nostri concittadini dalla quotidiana informazione del TGR Piemonte. Per i piemontesi quello con il TGR Piemonte è un appuntamento fisso e un canale imprescindibile di aggiornamento e informazione su quanto succede sul territorio. Lo switch-off, cioè il passaggio alle nuove frequenze del digitale terrestre, è avvenuto lo scorso lunedì, 11 gennaio 2022: il problema di ricezione riguarderebbe soprattutto i televisori meno recenti. Si segnalano anche casi non isolati di ricezione delle frequenze dell’Emilia-Romagna.

Scuola Secondaria, classi in DAD con un solo contagiato

Diverse segnalazioni giunteci in merito: vi sono ASL, vedi la ASL TO3, che interpretano in senso restrittivo la normativa nazionale (DAD al terzo contagiato), chiedendo ai dirigenti di attivare la didattica a distanza al primo positivo. Ancorché consentite dalla circolare regionale, iniziative di questo tipo da parte delle ASL mettono in difficoltà i dirigenti, gli studenti e le famiglie. Verificheremo se anche altre Aziende si stiano muovendo in questa stessa direzione. Che la quarta ondata, prevista da tutti, avrebbe comportato un picco nella richiesta di tamponi era ovvio e ci chiediamo come sia stato possibile farsi prendere alla sprovvista. Una tale prassi sarebbe un’ammissione di fallimento: ci auguriamo un cambio di rotta.

La ASL TO3 ha scelto – ci riferiscono alcune segnalazioni – di interpretare in senso restrittivo la normativa nazionale, chiedendo ad alcuni dirigenti scolastici del proprio territorio di attivare la didattica a distanza già al primo, e non al terzo, studente positivo al COVID-19 in ogni classe. Una possibilità che è sì consentita dalla Regione Piemonte, come specificato nella circolare della Direzione Sanità e Welfare sulle “Nuove modalità di gestione dei casi di positività”, ma che di per sé rappresenta un’implicita ammissione di non essere in grado, da parte del Sistema Sanitario Regionale, di assorbire la richiesta di tamponi che la quarta ondata, da più parti prevista, ha inevitabilmente portato con sé. La soluzione al problema non può essere il caricare i dirigenti scolastici di nuove responsabilità, il privare gli studenti delle lezioni in presenza e il gravare le famiglie di ulteriori difficoltà nell’organizzazione della propria vita quotidiana.

Da indicazioni ministeriali, presso le Scuole Secondarie di Primo e di Secondo Grado al primo positivo è prevista come prassi usuale l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene SarsCov-2 alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto (Circolare del Ministero della Salute 0060136 del 30/12/2021).

Ci auguriamo che la ASL TO3 (ed eventuali altre sul territorio piemontese) torni sui propri passi, non abdicando al proprio ruolo nei confronti dei cittadini e delle Scuole.

I cittadini chiedono a gran voce servizi sanitari, ma la Giunta non li vuole ascoltare

Nessuna speranza di un pronto ripristino delle prestazioni erogate presso gli ambulatori di via Gorizia e via del Ridotto a Torino, come da noi chiesto con un Question Time appena discusso in Consiglio Regionale: non possiamo accettare che visite cardiologiche, neurologiche e di neuropsichiatria infantile siano considerate “prestazioni procrastinabili”. La Giunta identifica nella scarsità di personale la principale ragione dell’interruzione dei servizi presso le due strutture, momentaneamente riconvertite, rispettivamente, in hub per le vaccinazioni infantili e per tamponi molecolari: verificheremo a questo punto le modalità di impiego dei fondi erogati dal Governo per le nuove assunzioni.

Un “no” secco è la risposta della Giunta alla nostra richiesta, tramite Question Time appena discusso in Consiglio Regionale, di ripristinare le attività sanitarie ordinarie, attualmente sospese causa riconversione in hub per tamponi e in hub vaccinale infantile, presso i poliambulatori di via del Ridotto e di via Gorizia a Torino. Se comprendiamo in parte la difficoltà di garantire le prestazioni procrastinabili in questa fase di recrudescenza della pandemia e di scarsità di personale disponibile, comprendiamo decisamente meno come certe tipologie di esami e interventi possano non essere considerate urgenti e dunque garantite.

In via del Ridotto in particolare si erogavano, tra le altre, imprescindibili prestazioni di tipo cardiologico, neurologico e si effettuavano terapie anticoagulanti; in via Gorizia si garantivano essenziali servizi di neuropsichiatria infantile. Secondo un’indagine appena pubblicata e promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano sugli effetti psicologici della pandemia sui più giovani, il 17,3% degli adolescenti ha pensieri suicidi o autolesionistici.

Verificheremo scrupolosamente se, come e in che misura siano stati impiegati i fondi arrivati da Roma per le assunzioni a tempo determinato da impiegare nel comparto sanitario. Ci saremmo aspettati, inoltre, interlocuzioni con le Circoscrizioni di riferimento (la 5 e la 2 nello specifico) e con il Comune di Torino per l’identificazione di altri spazi utili: interlocuzioni che non ci sono mai state.

I due ambulatori oggetto del mio atto rappresentavano presidi essenziali in particolare per prelievi e visite specialistiche: le prestazioni, quando non completamente cancellate, sono state ora trasferite in altri centri, talvolta non agevolmente raggiungibili se non con i mezzi pubblici, il cui uso in questa fase di aumento dei contagi dovrebbe essere il più possibile limitato. Il danno per i cittadini è gravissimo.