Torino e Comuni limitrofi: nei primi 30 giorni del 2022 già tante richieste di sfratto quanti furono gli sfratti eseguiti in totale nel 2021
“Tempesta perfetta” in arrivo causa fine del blocco dei provvedimenti di sfratto: nei prossimi mesi rischiamo una sorta di tsunami e i dati dimostrano che l’onda si sta già alzando. A Torino e provincia si erano registrati, in tutto il 2021, 721 sfratti: le richieste di sfratto, al 3 febbraio di questo 2022, sono già 671. Sia il diritto all’abitare sia il sostegno ai piccoli proprietari, per i quali gli introiti dei canoni rappresentano un’integrazione del reddito e servono per vivere, devono essere tutelati. La politica dia risposte.
Sfratti: nei prossimi mesi saremo travolti da una sorta di tsunami. L’onda, provocata dal fine del blocco dei provvedimenti di sfratto, si sta già alzando: i dati comunicati in Commissione, su mia richiesta, dall’Assessora Caucino, lo confermano. Sono migliaia le famiglie che, sul territorio piemontese, potrebbero trovarsi senza casa nel giro di poche settimane. Nel 2020, più recente dato disponibile, furono eseguiti 603 sfratti a livello regionale su 3.031 provvedimenti emessi e 2.640 richieste esecutive. La politica regionale, anche in assenza di competenze e deleghe strettamente afferenti al tema, deve fare la sua parte.
Secondo l’Ufficio UNEP della Corte d’Appello di Torino nelle prime cinque settimane del 2022 sono pervenute 671 richieste di esecuzione di sfratto a Torino e Circondario: quantità comparabile al numero totale degli sfratti eseguiti durante tutto il 2021 (721). Numeri preoccupanti, per quanto naturalmente non tutte le richieste si trasformino in sfratti eseguiti. Il trend di crescita emerge anche in rapporto con il triennio 2017-2019 (pre-blocco degli sfratti causa COVID), quando la media superava di poco le 350 richieste di sfratti esecutivi ogni mese.
Una tendenza che ci preoccupa e che, temiamo, potrà avere gravi conseguenze non solo in termini di pressione sul sistema pubblico e sul numero complessivo di richieste di assegnazioni di alloggi per emergenza abitativa, ma in termini assoluti di tenuta sociale. La politica regionale deve fare la sua parte nel contrastare questa emergenza. Finalmente la questione, ignorata per troppo tempo, approda, su mio impulso, a Palazzo Lascaris.
Il tema deve essere affrontato nella sua doppia dimensione, sia come difesa del diritto all’abitare dei cittadini in emergenza abitativa sia come sostegno a quei proprietari per i quali l’affitto della seconda casa costituisce una parte irrinunciabile del reddito mensile, quale integrazione, per esempio, di una pensione minima.