Skip to main content

Tag: Regione Piemonte

Vita Indipendente per le persone con disabilità, chiediamo uniformità e più risorse affinché i progetti siano davvero per tutti

Ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere alla Giunta più fondi per estendere la platea degli aventi diritto e per eliminare le disuguaglianze, in termini economici e di linee guida, che attualmente si riscontrano a livello regionale: a oggi l’accesso ai progetti di Vita Indipendente è limitato a causa di risorse insufficienti che non consentono di coprire i costi reali.

“Zona del Piemonte che vai, Vita Indipendente che trovi”: non può e non deve essere questo il criterio, nella nostra Regione, relativo ai progetti che garantiscono autonomia e autodeterminazione per le persone con disabilità. Ho presentato in Consiglio Regionale del Piemonte un Ordine del Giorno per chiedere alla Giunta di introdurre linee guida uniformi, criteri economici omogenei e parità di trattamento economico su tutto il territorio piemontese. Con il mio atto, oltre a impegnare la Giunta a colmare le forti disuguaglianze sorte nel tempo nell’ambito del territorio regionale, chiedo l’allocazione di risorse sufficienti a garantire l’accesso ai progetti di Vita Indipendente a tutte le persone con disabilità che ne fanno richiesta, allargando se possibile la platea.
Fondamentale sarebbe l’introduzione della possibilità di incrementare, su richiesta motivata dell’interessato, il supporto economico dei singoli progetti personalizzati per assicurare la continuità lavorativa dei propri assistenti personali.

Si riscontrano attualmente rilevanti disuguaglianze nell’ambito del territorio regionale: i cittadini ricevono un diverso trattamento, anche dal punto di vista economico, a seconda del luogo in cui risiedono. Le differenze interpretative sulla richiesta di compartecipazione tramite l’ISEE limitano o addirittura impediscono l’accesso alle prestazioni. Le risorse economiche a sostegno dei progetti di Vita Indipendenti sono attualmente insufficienti a coprire i costi reali che devono sostenere le persone con disabilità per pagare gli assistenti personali. Le risorse statali dedicate sono a oggi iscritte nei capitoli dedicati, ai quali si deve aggiungere un cofinanziamento, da parte della Regione, per una quota non inferiore al 20% dell’importo complessivo.

I progetti di Vita Indipendente sono misure utili a garantire alle persone con disabilità autonomia e controllo sulla propria vita, con la massima espressione possibile della propria autodeterminazione e con una funzione fondamentale anche nella preparazione di un futuro “dopo di noi”, quando cioè la persona con disabilità non avrà più il riferimento rappresentato dalla famiglia d’origine. Il primo riconoscimento nazionale alla Vita Indipendente trova fondamento nella Legge 162/98. La Regione Piemonte promuove progetti di Vita Indipendente sulla base di progetti personalizzati all’interno o all’esterno della famiglia e dell’abitazione di origine, nonché servizi per l’abitare basati su progetti personali che garantiscano il protagonismo della persona con disabilità.

Nel giorno del convegno sul tema, rilanciamo l’appello: la Regione si doti di una delega alla Cybersecurity

Gli attacchi informatici recentemente subiti da diversi e importanti Enti sono la prova dell’urgenza della questione: si discuta al più presto in Consiglio Regionale la mozione dei Moderati che chiede di aggiungere la delega alla Sicurezza Informatica in capo all’Assessorato competente in materia.

“Cybersecurity 4.0 – Il futuro della sicurezza informatica è ora”: è questo il titolo dell’interessante incontro organizzato questa mattina dalla Regione Piemonte. Un’importante occasione di confronto e aggiornamento sulla sicurezza informatica di Amministrazioni ed Enti. 

Ma i convegni da soli non bastano, se poi gli atti dei Consiglieri rimangono fermi per mesi all’ordine del giorno: è dello scorso novembre la mia mozione in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere di introdurre la funzione di sicurezza informatica (cybersecurity) aggiungendo una nuova delega in capo all’Assessorato competente in materia.

Gli attacchi informatici ai danni della rete della Pubblica Amministrazione comportano danni ingenti sia alle Istituzioni che le subiscono, sia ai cittadini che devono relazionarsi con gli Uffici. 

Il processo di digitalizzazione di aziende ed Enti, a tutti i livelli, procede rapidamente ed è irreversibile. Gli attacchi hacker che hanno recentemente colpito Enti (per esempio ATC), Comuni (Comune di Torino) e Regioni (Lazio) hanno comportato danni ingenti e richiesto mesi per il ritorno alla piena e normale operatività.

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) è attiva da qualche mese ed è un ulteriore elemento che prova quanto urgente sia la necessità di avere una strategia anti-hacker accompagnata da un percorso di aggiornamento e consapevolezza dell’utente relativamente alla corretta valutazione del rischio, permettendogli di reagire in modo corretto alle situazioni potenzialmente pericolose. 

Mi auguro e chiedo che non soltanto il mio atto sia al più presto discusso in Consiglio Regionale, ma che trovi il sostegno di tutte le forze politiche a Palazzo Lascaris.

Di fronte al dramma della disoccupazione giovanile, la Regione Piemonte deve fare la sua parte

Come Moderati vigileremo sull’efficacia delle misure presentate dalla Giunta, nonché sull’adeguatezza delle somme economiche allocate per portarle avanti: solo con scuola e formazione di qualità – e non con i sussidi – si costruisce il futuro professionale dei più giovani.

Non lavora un giovane piemontese su quattro e il dato arriva al 58% considerando la sola popolazione femminile nella fascia d’età 15-24: la situazione è tragica. Ho appena discusso, sul tema, un Question Time in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta politiche in grado di cambiare le cose. La situazione in Piemonte è particolarmente grave in un contesto, quello europeo, nel quale il tasso di occupazione tra i giovani (cioè la percentuale di occupati rapportata al totale della popolazione raffrontabile di età compresa tra i 15 e i 24 anni) è invece in progressivo aumento. L’imprenditoria crea lavoro e per questo deve essere sostenuta; la scuola forma cittadini maturi e consapevoli e a quel lavoro prepara. Le persone, con buona pace delle proposte politiche di qualcuno, non chiedono sussidi, ma possibilità, prospettive e, appunto, lavoro. Sta alla politica lavorare per garantire tutto questo, senza dimenticare il futuro, rappresentato dai giovani. Saranno le nuove generazioni, infatti, a sostenere non solo l’economia, ma le pensioni alle generazioni più anziane oggi, domani e in un futuro meno prossimo.

Ci serve una scuola di qualità, unico strumento per costruire una vera alternativa al reddito di cittadinanza. Due anni di pandemia hanno inevitabilmente abbassato il livello, che deve tornare ai valori precedenti. Come Moderati, sproneremo la Giunta affinché tutte le misure elencate rispondendo al nostro Question Time siano applicate fino in fondo e in tempi brevi. La scuola deve tornare a valorizzare i talenti e con la formazione continua dobbiamo fornire gli strumenti affinché i giovani che hanno un’occupazione non la perdano. 

Le politiche della Regione indirizzate ai giovani e non solo (per esempio il modello delle “Academy di filiera”, le politiche per l’orientamento e i corsi “Macro Ambito 3”), sia in termini di formazione che di inserimento nel mondo del lavoro, saranno oggetto della nostra attenzione: ne valuteremo attentamente l’efficacia. E valuteremo se i fondi allocati siano o meno sufficienti, a partire dai 38 milioni di euro per avviare un nuovo modello di formazione contro la disoccupazione.

Torino, sui nuovi bus GTT gli avvisi sonori di fermata non funzionano in un caso su due: è ora che la Regione sanzioni

Appena discussa la mia interpellanza per chiedere alla Giunta Cirio di introdurre ammende in caso di malfunzionamento o volontaria disattivazione dei segnali visivi e sonori di fermata. I passeggeri con disabilità sensoriale pagano il prezzo più alto se tale tecnologia non è attiva. Inaccettabile che, in un numero rilevante di casi, siano stati in passato proprio gli autisti a disattivare il servizio, per evitare il “fastidio” di sentire gli annunci vocali. Molto parziale la risposta della Giunta: ora la battaglia dei Moderati continua in Consiglio e in Commissione.

Più di un pullman su due (il 51,4% dei controlli effettuati a Torino) senza segnali audio-video di fermata: e non perché i mezzi siano vecchi e sprovvisti di una tale tecnologia, ma perché – in 16 casi – la funzione è stata volontariamente disattivata sui (nuovissimi) bus Mercedes-Benz Conecto. Succede nel capoluogo della nostra Regione. Il tema è stato da me appena portato in Consiglio Regionale con un’interpellanza.

Parziale la risposta della Giunta: non una parola, per esempio, sull’ipotesi da me avanzata di modificare la Legge Regionale 1/2000, prevedendo specifiche sanzioni pecuniarie in caso di mancata presenza o mancato funzionamento di dotazioni e servizi di bordo in grado di garantire l’accessibilità del mezzo. Con la mia interpellanza chiedevo inoltre di introdurre l’obbligo della formazione aziendale per tutti gli addetti ai servizi di trasporto pubblico locale, altro elemento eluso nella replica a verbale.

Questa situazione non può essere ignorata: mi occuperò, dunque, di proporre io stesso una modifica della Legge, affinché le sanzioni siano previste, siano certe e siano congrue. I troppi casi di mancato funzionamento (e, peggio ancora, di volontario spegnimento) degli indicatori interni visivi e sonori di prossima fermata non sono accettabili. Dobbiamo dotarci, finalmente, degli strumenti normativi per sanzionare chi sbaglia, a maggior ragione alla luce dei fondi erogati dalla Regione per l’acquisto dei mezzi. 

I cittadini con disabilità devono poter contare su mezzi pubblici accessibili davvero, perché questo richiede un elementare senso di civiltà e perché, oltre tutto e banalmente, conviene rispetto ad altre più costose e meno sostenibili soluzioni di mobilità. Le denunce dell’Unione Italiana Ciechi di Torino si sono dimostrate più che fondate e ora è compito della politica cambiare la situazione.

Disoccupato un giovane piemontese su quattro

Il dato arriva al 58% considerando la sola popolazione femminile nella fascia d’età 15-24: la situazione è drammatica. Ho presentato un Question Time in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta politiche in grado di cambiare le cose.

Il 24% dei giovani piemontesi nella fascia d’età 15-24 non lavora; una percentuale che arriva al 58% considerando solo le ragazze, elemento che di per sé rappresenta una rilevantissima differenza di genere. Questi dati drammatici (fonti: Istat, Eurostat) rendono la situazione in Piemonte particolarmente grave in un contesto, quello europeo, nel quale il tasso di occupazione tra i giovani (cioè la percentuale di occupati rapportata al totale della popolazione raffrontabile di età compresa tra i 15 e i 24 anni) è invece in progressivo aumento.

Con un Question Time appena presentato a Palazzo Lascaris chiederò alla Giunta, nella seduta di domani del Consiglio Regionale, quali misure urgenti si intendano attuare a favore dell’occupazione giovanile in Piemonte. Aiutare i giovani a entrare – e a rimanere – nel mercato del lavoro è una parte essenziale delle politiche che promuovono la crescita economica e migliorano le condizioni di vita di un territorio, in questo caso quello della nostra regione. Da qualche anno è attivo, in Piemonte, il programma “Garanzia Giovani”, rivolto ai giovani NEET (acronimo per “Not in Education, Employment or Training”, cioè persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione: 135 mila in Piemonte), costituito da una rete di operatori specializzati dei Centri per l’impiego e delle Agenzie accreditate, che accompagna i giovani nel mondo del lavoro. Ma, a fronte di questi numeri e di questi dati, servono altri e ancora più efficaci strumenti.