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Tag: Regione Piemonte

Investire sul futuro dei cinema significa investire sul territorio

Riconosciamo, come Moderati, l’impegno della Giunta, pur restando convinti che si possa sempre fare di più e meglio. Garantiamo impegno e attenzione massimi su un tema, oggetto dell’interpellanza appena discussa, per noi fondamentale.

I cinema sono sempre un luogo di aggregazione e cultura, ma in alcuni casi assumono un’importanza particolare e un ruolo di presidio: per esempio nelle periferie, nei piccoli comuni, nelle aree interne. Investire sul futuro delle sale cinematografiche significa investire sulla sicurezza e sul futuro del territorio. Le sale devono continuare a essere un punto di riferimento per i cittadini: la mia interpellanza appena discussa è stata presentata sulla base di questa convinzione. La storia dice che il Piemonte è particolarmente legato a questo settore, dai tempi del primo film proiettato a Torino nel 1896, un anno dopo appena dell’invenzione dei fratelli Lumière. Riconosciamo, sul tema, l’impegno della Giunta (dai Tavoli al Programma Triennale per la Cultura, dai 260mila euro annui del Bando Triennale 2022-24 ai 350mila euro annui destinati, nello stesso triennio, al sostegno delle sale cinematografiche), sempre nella convinzione che fare più e meglio sia possibile. Serve un patto di leale collaborazione tra istituzioni e soggetti che gestiscono e promuovono i cinema, che sono una preziosa ricchezza per il Piemonte (nel quale sono attive 165 sale per 353 schermi in 99 comuni, con 3,45 milioni di ingressi nel 2022). Sul tema, il nostro impegno e la nostra attenzione sono e resteranno massime.

Sì al coinvolgimento del Piemonte nelle Olimpiadi 2026 per il bob

Soluzione sensata e vantaggiosa per tutti.

Lo diciamo da sempre, lo ribadiamo ora: un coinvolgimento del Piemonte nelle Olimpiadi Invernali 2026 sarebbe uno scenario vantaggioso per tutti. L’esperienza del passato insegna che la valorizzazione delle strutture esistenti è la strada giusta da percorrere. Le strutture non solo possono essere utilizzate in maniera utile anche dopo l’evento olimpico, ma possono diventare un volano di sviluppo. Austria, Germania e Lettonia lo dimostrano, avendo costruito attorno a una struttura o una pista non soltanto un movimento sportivo, ma un punto di riferimento per la vita turistica di una comunità, tra manifestazioni culturali e appuntamenti. Ci fa piacere che il Presidente Cirio si sia detto possibilista. Ogni decisione dovrà dipendere dalla valutazione della sostenibilità strategica ed economica e dall’interlocuzione con le Amministrazioni locali, ma di certo una soluzione già pronta all’interno dei confini nazionali sarebbe ragionevole e sensata.

Città della Salute, servirebbero altri 500 infermieri

Nursind lancia l’allarme, mercoledì sarà discusso a Palazzo Lascaris il mio Question Time che chiede soluzioni.

Pensionamenti non sostituiti, dimissioni sempre più frequenti, maternità e altre tipologie di congedo lungo: ha diverse cause l’attuale carenza di infermieri, che si stima in oltre 500 unità nella sola Città della Salute di Torino, ma che si riscontra in diversi altri contesti, sia a livello regionale sia nazionale. Urgono misure efficaci, senza le quali sarà sempre più difficile garantire ai pazienti un’assistenza adeguata e al personale in organico carichi di lavoro e turni tollerabili. Nursind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, chiede pronte ed efficaci risposte, alla luce delle stime che parlano di circa 300 infermieri non assunti dal 2018 a oggi a copertura del turnover e di 200 assenze dovute a lunghi congedi (i dati si riferiscono alla Città della Salute). Porterò il tema nel prossimo Consiglio Regionale, in calendario mercoledì, con un Question Time appena presentato, per chiedere alla Giunta soluzioni nel breve termine in grado di garantire, in tutti gli ospedali che facciano registrare simili criticità, un numero di infermiere e infermieri in organico compatibile con condizioni e ritmi di lavoro sostenibili e con un’assistenza adeguata nei confronti dei pazienti. La Regione Piemonte ha già sottoscritto un accordo per 2.000 nuove assunzioni entro il 2024 e concluso le trattative per la stabilizzazione di 500 precari, ma un ulteriore sforzo è evidentemente necessario.

Sei una persona con disabilità e utilizzi un cane per assistenza? Il tuo animale non è riconosciuto dalla legge

I cani guida per persone non vedenti o ipovedenti sono invece tutelati da una specifica Legge dello Stato: ho presentato un Ordine del Giorno affinché sia colmato, sia a livello regionale che nazionale, questo divario (il mio atto è stato inserito nell’ordine del giorno della seduta in corso del Consiglio Regionale del Piemonte).

Il loro contributo è fondamentale, eppure la Legge non li riconosce e non li tutela: sono i cani per assistenza. Tanti e diversi i loro compiti: alcuni sono addestrati per recuperare oggetti caduti, accendere e spegnere gli interruttori, aprire porte e chiudere cassetti; altri, che assistono persone con disabilità uditiva, avvisano il padrone se squilla il telefono, se il bambino piange o chiama, se suona un allarme; altri ancora chiedono aiuto se la persona con diabete o epilessia ha bisogno di un intervento urgente oppure assistono persone con autismo; i cani d’allerta medica sono in grado di segnalare una crisi medica imminente e, in caso di necessità, avvisare altre persone. Sarebbe sufficiente sostituire le parole “persona con disabilità o particolari patologie assistite da un cane a questo scopo addestrato” alle parole “privo di vista” al primo Comma dell’Articolo unico della Legge 37/1974 per estendere la normativa e colmare l’attuale divario. Se approvato dall’Aula il mio atto di indirizzo, inserito all’ordine del giorno della seduta in corso del Consiglio Regionale, impegnerà la Giunta a promuovere tutte le iniziative necessarie affinché siano equiparati nella normativa, sia a livello regionale che nazionale, i cani d’assistenza per le persone con disabilità o particolari patologie e i cani d’allerta medica ai cani guida per le persone non vedenti e ipovedenti.

Accelerare sulla domiciliarità: non solo per non perdere i fondi del PNRR, ma per rendere più umano e sostenibile il sistema sanitario

Ho chiesto alla Giunta, con un Question Time appena discusso in Aula, di porre in essere tutte le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo, fissato dal Ministero della Salute, del 9% degli over 65 presi in carico in regime di Assistenza Domiciliare Integrata entro il 31 dicembre. In gioco ci sono fondi vincolati del PNRR pari a 34 milioni di euro e il futuro del nostro Sistema Sanitario e Assistenziale.

Potenziare l’assistenza domiciliare assistenziale e sanitaria, rendendola il luogo privilegiato per rispondere ai bisogni delle persone anziane non autosufficienti, è una obiettivo fondamentale e rappresenta un passo decisivo per la creazione di un nuovo modello assistenziale, nel quale la durata e l’intensità dell’assistenza siano stabilite e dettate non già da vincoli di spesa, ma dai bisogni e dalle necessità della persona assistita. Per raggiungere l’obiettivo, il primo passo è arrivare, a fine anno, alla soglia, fissata dal Ministero della Salute, del 9% degli over 65 presi in carico in regime di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata).

Sul tema, ho appena discusso un Question Time per chiedere alla Giunta di porre in essere tutte le misure utili in questo senso, non solo perché la Regione non può permettersi di perdere i fondi del PNRR pari a 34 milioni di euro e vincolati al raggiungimento dell’obiettivo, ma anche perché investire sulla domiciliarità significa investire sull’umanità e sulla sostenibilità del Sistema Sanitario e Assistenziale. Risultati degni di nota sono già stati raggiunti in questi primi nove mesi del 2023, passando dal 2,48% di over 65 presi in carico in regime di ADI dello scorso gennaio all’attuale 7,51%, ma occorre ancora uno sforzo. 

Prima raggiungiamo l’obiettivo e prima si sbloccano le risorse. Il Sistema che abbiamo in mente è sempre meno centrato sulle strutture e sugli ospedali e sempre più basato sulla telemedicina e sulla domiciliarità: valuteremo con attenzione l’efficacia delle misure citate dalla Giunta in risposta al nostro interrogativo, dal gruppo di lavoro interaziendale al nuovo cruscotto di monitoraggio, dagli obiettivi definiti azienda per azienda agli esiti dell’applicazione del documento sulle “Cure domiciliari in Piemonte”. L’obiettivo di un over 65 su 10 preso in carico in ADI, da centrare entro il 2026, non è eccessivamente ambizioso, dal momento che rappresenta la media attuale delle migliori prassi europee (mentre la media calcolata tra le diverse Regioni italiane non raggiunge il 5%). Fondamentale, per non fallire, sarà una reale collaborazione tra tutti i settori, a partire dal coinvolgimento dei medici di base.