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Tag: Comune di Torino

Monopattini abbandonati come trappole, indegno di una città civile

Eccoci a commentare l’ennesimo caso di persona con disabilità che inciampa su un mezzo in sharing posteggiato come capita. E la Giunta? Tante parole e ancora nulla di fatto. Presenterò in Consiglio Comunale una nuova interpellanza per chiedere controlli, regole certe, sanzioni inesorabili.

Monopattini e biciclette in sharing sono una realtà cittadina da mesi e mesi, eppure siamo ancora qui a chiederci che cosa stia facendo la Giunta per limitare, controllare e prevenire il loro uso non congruo. Perché se è vero che la principale responsabilità è ascritta al senso civico degli utenti è altrettanto vero che il compito della gestione e della supervisione spetta alle Istituzioni.

Dalla mia precedente interpellanza in Sala Rossa, nulla di fatto o quasi. Avevamo chiesto interlocuzioni con le Associazioni e il posizionamento di stalli: a che punto siamo?

A fare le spese del “posteggio selvaggio” di questi mezzi di mobilità dolce sono, ancora una volta, le persone con disabilità motoria o sensoriale, che si trovano a fare i conti con una nuova e insidiosa tipologia di barriera architettonica.

Presenterò immediatamente una nuova interpellanza in Consiglio Comunale per chiedere alla Giunta tempi, dati, numeri e strategia per arginare un fenomeno che non è più accettabile in una città come Torino. La situazione è, se possibile, peggiorata durante le settimane di lockdown.

L’ultimo incidente occorso al 63enne Giovanni Spataro, nostro concittadino non vedente, è l’ennesima prova che le cose devono cambiare. In fretta. Urgono regole semplici, chiare e applicabili, con sanzioni inesorabili per chi trasgredisce. La Giunta faccia la sua parte prima di dover commentare un nuovo e più grave incidente.

Le ATP Finals diventino volano di sviluppo per Torino e siano il segnale che qui si può investire con successo

Ospitare questo grande evento è di per sé un bel risultato, ma perché il successo sia completo occorre che il Comitato lavori per “agganciare” all’evento sportivo appuntamenti e congressi: il mondo torni a guardare alla nostra città come a un punto di riferimento e a un contesto nel quale creare sviluppo e lavoro.

Ospitare le ATP Finals è, lo ribadisco, un grande risultato per Torino. Mi auguro, a questo punto, che il Comitato, lungi dal trasformarsi nell’ennesimo salotto buono del quale non sentiamo il bisogno, possa annoverare al proprio interno le migliori intelligenze cittadine e lavori affinché le ATP Finals diventino “l’amo” per “agganciare” tanti altri eventi e congressi internazionali: tecnologia e medicina, intelligenza artificiale e manifattura, innovazione e farmaceutica. Facciamo passare il messaggio che il nostro è un territorio nel quale è possibile investire con successo, creando sviluppo e lavoro. Abbiamo di fronte a noi cinque anni sotto i riflettori: lavoriamo per portare a Torino altri appuntamenti, da calendarizzare subito prima o subito dopo l’evento tennistico, per trasformare la città in un punto di riferimento e un polo di attrazione.Trasformiamo il risultato – ottimo, ma di per sé non decisivo – di essere diventati la sede delle ATP Finals per fare in modo che il mondo torni a guardare a Torino come punto di riferimento. Se sapremo fare questo avremo ottenuto una vittoria totale. 

Niente Nonni Vigile? Chiediamo una mano ai percettori del RdC

Poco fa in Consiglio la mia proposta alla Giunta (secondo la quale ripristinare i Nonni Vigile è tecnicamente difficile): per garantire la sicurezza dei bimbi che entrano ed escono da scuola possiamo fare affidamento sui tantissimi torinesi che percepiscono il pieno reddito di cittadinanza. Sarebbe una misura utile e una giusta forma di restituzione. Sul tema specifico della Scuola Lessona: la “zona car-free” serve al più presto, a prescindere dall’emergenza pandemica.

Se ripristinare i Nonni Vigile proprio non si può (certe volte, tuttavia, volere è potere…), la soluzione potrebbe essere chiedere una mano ai tanti torinesi che percepiscono la piena cifra del Reddito di Cittadinanza: questa la mia proposta alla Giunta per assicurare, per esempio, l’ingresso e l’uscita da scuola in piena sicurezza per i bambini torinesi. Ho dato questo suggerimento alla Giunta poco fa, discutendo in Consiglio la mia interpellanza sull’urgenza di intervenire per rendere “car-free” il tratto di corso Regio Parco di fronte alla Scuola Lessona nelle fasce orarie di entrata e di uscita degli studenti.

La Giunta afferma che non vi siano le condizioni normative, al momento, per reintrodurre la figura del Nonno Vigile: abbiamo tuttavia, a Torino e provincia, quasi 40mila beneficiari di Reddito di Cittadinanza, molti dei quali residenti nel capoluogo. Perché non affidare a loro il compito? Questo dato colloca la nostra città ai piani alti di questa classifica a livello nazionale. I 37.367 percettori rappresentano un incremento del 17,62% rispetto al dato del 2019. 

Spero davvero che l’Amministrazione voglia accogliere la mia proposta. Resto convinto che, a fronte delle cifre non irrilevanti di un Reddito di Cittadinanza pienamente percepito e, in molto casi, integrato con altre forme di sostengo, forme e misure di restituzione da parte del cittadino beneficiato ci possano e ci debbano essere. I Nonni Vigile hanno dato in passato una grande mano, dimostrandosi utilissimi.

Quanto al tema specifico dell’interpellanza, continuo a pensare che un intervento per limitare il traffico di fronte alla Scuola Lessona nelle fasce orarie di entrata e di uscita dall’istituto sia necessario, non solo per questi mesi di emergenza con gli ingressi scaglionati, ma per il futuro. Un anno fa la Giunta affermava di voler effettuare, in questo senso, una sperimentazione: quando si farà? Introdurre un divieto di accesso e transito (“zona car-free”) su corso Regio Parco tra corso Verona e corso Palermo tra le ore 8.00 e le ore 9.00 e tra le ore 16.00 e le ore 17.00 garantirebbe maggiore sicurezza per gli alunni.

Libero Scambio, la campagna elettorale è iniziata

Siamo di nuovo alle prese con una politica che vive di slogan. Da sempre mi batto contro le storture del suk: abusivismo, microcriminalità, degrado. Una gestione diretta da parte della Città è l’unica modalità in grado di assicurare un minimo di funzionamento. Pensiamo davvero che il Libero Scambio sia una risposta alla povertà? Benissimo, allora si abbia il coraggio di pensare a una modalità a rotazione su diverse zone della città. La Circoscrizione 7 ha già dato.

A fronte di una politica che, quando si parla di Libero Scambio, va sempre troppo poco nel merito e troppo si affida, di contro, agli slogan, proviamo a porre qualche punto fermo.

Primo: la Circoscrizione 7 ha, come si suol dire, già dato. Tra Canale Molassi e via Carcano, il suk negli ultimi anni ha sempre gravitato sulle stesse zone della città. Chiedere ai residenti di Borgo Dora e Vanchiglietta che cosa questo abbia significato il suk in tutti questi anni in termini di degrado, disagi, microcriminalità, caos, furti negli appartamenti, crollo del valore degli stessi.

Secondo: da rivedere di sana pianta sono la gestione, le regole di ingaggio, il numero di persone ammesse (e relativi controlli). I molti sequestri da parte dei nostri Vigili confermano i dubbi sulla provenienza della merce.Da sempre chiediamo che sia la Città di Torino a gestire direttamente il Libero Scambio, senza passare da soggetti terzi, così come chiediamo controlli sugli ingressi e la necessità, da parte degli espositori, di certificare il proprio Isee. 
Se davvero pensiamo, come peraltro sostenuto anche dall’Arcivescovo Monsignor Cesare Nosiglia, che il Barattolo sia una misura di sostegno a chi è in difficoltà economica, allora dobbiamo anche avere il coraggio di pensare a una formula a rotazione su base semestrale o annuale, che coinvolga tutte le zone di Torino, con relativa road map. Tutto il resto è solo sterile polemica, da una parte e dall’altra.

La vergognosa fuga di Lapietra

L’Assessora fa rinviare la discussione della mia interpellanza sulla pedonalizzazione di via San Francesco da Paola, dimostrando di non avere neanche il coraggio di difendere di fronte al Consiglio Comunale le proprie scelte, che stanno uccidendo una via del centro di Torino. E i danni che in zona stanno subendo i commercianti? Chi li paga? La stessa Lapietra?

Nemmeno il coraggio di rispondere. Neanche il coraggio di difendere e motivare le proprie scelte strategiche e politiche di fronte alla Sala Rossa. L’Assessora Lapietra preferisce la più clamorosa delle fughe. Non si discuterà dunque, lunedì in Consiglio Comunale, la mia interpellanza sulla pedonalizzazione di via San Francesco da Paola, via Des Ambrois e via Fratelli Vasco: una misura che sta letteralmente uccidendo tante attività, rendendo la vita impossibile ai residenti, penalizzando gli uffici dei professionisti. L’Assessora, che oggi si rifugia dietro la formula standard della “necessità di ulteriori integrazioni” (il mio atto è stato protocollato un mese fa: quattro settimane non sono bastate? Di quali altre “integrazioni” abbiamo bisogno?), rinvia dunque il momento in cui dovrà rendere conto di una pedonalizzazione che è un vero e proprio insulto a commercianti, residenti ed esercenti. Questa pedonalizzazione altro non è che un’operazione studiata a tavolino con qualche ristoratore della zona che evidentemente, forse vicino al Movimento Cinque Stelle, pensava di aumentare i propri incassi. So di attività che hanno visto crollare il proprio fatturato del 75% da quando la pedonalizzazione è in vigore, come se il COVID-19 non fosse abbastanza. Conosco personalmente un’officina che si è dovuta trasferire e che ora paga doppio affitto, senza nemmeno aver ricevuto, da questa Amministrazione, una pur minima proposta di compensazione. Il degrado aumenta, l’illuminazione è insufficiente, certe soluzioni in termini di dehors paiono oggettivamente incompatibili con lo stile urbanistico e architettonico di una via aulica del centro. Di fronte a tutto questo, una Giunta inadeguata dal punto di vista politico e amministrativo dimostra di non avere neanche il coraggio di mettere la faccia di fronte al Consiglio e dunque di fronte ai torinesi per rivendicare le proprie scelte.