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Tag: Sanità

Tamponi quindicinali nelle RSA: saranno davvero necessari anche a vaccinazioni concluse?

Discusso il mio question time sull’argomento: per ora e almeno fino alla fine della campagna vaccinale, secondo la Giunta, la prassi non cambierà; poi, si potranno valutare modifiche. Molti degli ospiti (delle RSA e di altre strutture residenziali) stanno cominciando a mostrare le conseguenze (epistassi e altri sintomi) di operazioni di screening così invasive e frequenti.

Si arriverà, speriamo presto, alla conclusione del percorso vaccinale presso le RSA e altre strutture residenziali: quali linee guida si seguiranno, a quel punto, per quanto riguarda i tamponi anti-COVID per ospiti e personale? Il tema è fondamentale e decisamente sentito, dal momento che non solo si tratta di operazioni macchinose e frequenti (lo screening si ripete ogni 15 o 30 giorni a seconda del rischio), ma che tanti degli ospiti stanno mostrando gli effetti di questi ripetuti interventi (sintomi quali epistassi). Si stanno diffondendo le prime segnalazioni di un peggioramento della qualità dei tamponi, che rischiano di spezzarsi, lasciando residui nella parte più interna della radice. La vaccinazione garantisce alla persona vaccinata l’immunità al COVID (anche se – va detto – è ancora oggetto di dibattito se annulli o meno anche la contagiosità); il tampone rileva l’eventuale positività, ma non la tipologia di variante del virus. Rispondendo al mio quesito, l’Assessore Icardi ha garantito che, se al momento non c’è intenzione di modificare la normativa (che prevede l’obbligo di screening per ospiti e personale delle strutture ogni due o quattro settimane), alla conclusione della campagna vaccinale si potranno valutare altre modalità. Sul tema, mantenere alto il livello di allerta è doveroso; cominciare a pensare a nuove modalità e diverse tempistiche relativamente ai controlli è comunque possibile e utile.

Vaccini prioritari ai Volontari del socio-assistenziale e al clero, Icardi possibilista

Appena discusso in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema: adesso la Giunta porti questa giusta istanza in Conferenza Stato-Regioni e sui tavoli di Governo.

Se il criterio è dare priorità vaccinale anti-COVID alle categorie più esposte al contagio, a maggior ragione mi auguro che, nella Fase 2, non si dimentichino i Volontari attivi nel campo socio-assistenziale e gli appartenenti al mondo del Clero. Ho portato questa proposta in Consiglio Regionale con un Question Time appena discusso: lo stesso Assessore Icardi ha definito la mia proposta, rispondendo al mio atto, “condivisibile”. Mi fa piacere che la Giunta sia possibilista sull’ipotesi di vaccinare i rappresentanti di due categorie costantemente in prima linea e mi auguro che adesso queste istanze siano portate in Conferenza Stato-Regioni e sui tavoli di Governo. Il Volontariato non porta il proprio inestimabile contribuito soltanto nelle Organizzazioni di Soccorso, sulle ambulanze e nelle Organizzazioni di Protezione Civile, ma anche nelle mense, nell’assistenza agli anziani e alle persone con disabilità, nella consegna di cibo e farmaci, nei servizi di ascolto telefonico e in altre e varie attività; sacerdoti e suore non sono attivi soltanto nella loro attività pastorale, ma anche in attività di solidarietà, nel sostegno alle persone in difficoltà e verso i più bisognosi.

DDL 128 sui ristori alle RSA, così non è sufficiente: torniamo piuttosto a mettere al centro la persona

Misura che prova a dare un segnale, ma sulla base di un puro calcolo economico: le risorse sono un fatto positivo soprattutto per le realtà più piccole, ma in generale come Moderati siamo molto critici. Necessario far scorrere le liste d’attesa sgravando così le famiglie. Chiediamo subito un tavolo con la partecipazione degli operatori del comparto e del Terzo Settore per provare a ripensare il sistema mettendo al centro la persona e la sua famiglia fino a costruire una nuova dimensione di comunità.

Aiuti alle RSA in difficoltà economica per il Covid: come Moderati siamo molto critici nei confronti del DDL 128, una misura che non tiene conto della totalità della partita in gioco, ma solo di alcune esigenze, e che parte da presupposti di tipo esclusivamente economico nell’intento di dare un segnale. Positiva, certo, l’erogazione di risorse, soprattutto per le realtà più piccole. Servirebbe però anche un cambio di rotta e di paradigma: chiediamo subito un tavolo con la partecipazione di una pluralità di soggetti, degli operatori del comparto e del Terzo Settore. Far scorrere le liste d’attesa sgravando così le famiglie è necessario, inserendo chi è in lista d’attesa e utilizzando la quota sanitaria. I dati statistici, che sono dati di realtà, ci parlano di una popolazione che invecchia e di una denatalità sempre più evidente. Da più voci, per esempio dal Presidente dell’Istat, si alza il grido di allarme per il futuro. Le famiglie hanno bisogno di Istituzioni in grado di sostenere la domiciliarità. Ancora di più, hanno bisogno di essere messe al centro del ragionamento politico. Tutto il sistema delle tariffe è da rivedere: il rischio è ritrovarci, in un futuro prossimo, ad avere strutture di serie A e altre di serie B, con tempi di cura per ciascun ospite, in queste seconde, ridotti al minimo. La misura della Giunta non porta con sé un vero cambio di marcia. Serve una nuova prospettiva volta a tornare a costruire comunità, mettendo al centro – come da storica tradizione della regione dei Santi Sociali e dei grandi imprenditori del Terzo Settore – la persona e la sua famiglia e non il mero dato contabile.

Casa della Salute Valdese, sicuri sicuri che non si voglia chiudere il Servizio Odontoiatrico?

Solo qui si registrano “difficoltà nella sanificazione dei materiali” (nelle altre strutture nessun problema simile): possibile? Quali sono, esattamente, queste difficoltà? Mai riaperto da quasi un anno a questa parte il presidio di via Silvio Pellico: discussa poco fa in Consiglio Regionale la mia interpellanza sul tema.

Tutti riaperti dopo il lockdown, i Servizi Odontoiatrici sul territorio: tutti tranne uno, quello della Casa della Salute Valdese. Perché? L’ho appena chiesto alla Giunta Regionale con un’interpellanza: l’Assessore Icardi ha riferito che il ritardo è dovuto a problemi relativi alla sanificazione dei materiali. Problemi che, tuttavia, si stanno verificando soltanto in via Silvio Pellico a Torino: non ne risultano in altre strutture, né private né pubbliche.

Se c’è un problema di sanificazione dei riuniti, perché c’è solo qui? Qual è, esattamente, questo problema? Verrebbe quasi da pensare l’intenzione sia chiudere il Servizio Odontoiatrico del Valdese: è così? Ho espresso chiaramente la mia preoccupazione durante il mio intervento a verbale.

Questo Servizio, da troppo tempo non attivo, è invece fondamentale. Spesso chi si rivolge alla Case della Salute per le proprie cure odontoiatriche non ha le disponibilità economiche per scelte diverse. Lo scorso 8 settembre l’Assessore Icardi aveva previsto una riapertura imminente, che non si è mai verificata. I pazienti che chiamano per avere informazioni ricevono risposte vaghe e confuse. Le fasce di utenza con minore possibilità economiche sono dunque le più penalizzate. Il personale, pagato dalla Regione, è attualmente fermo. A oggi, i pazienti in lista d’attesa per prestazioni odontoiatriche sono 34, dei quali 5 prenotati nella sede di via Cavezzale e 29 nel Poliambulatorio di via Monginevro. Ci risulta almeno un caso di una paziente che, avendo già pagato la prestazione, non è poi stata ricontattata: perché l’Assessore non l’ha citata nella sua risposta (“Tutti e sette i pazienti in attesa sono stati contattati telefonicamente”)? Questo elemento di discrepanza ci costringe a chiederci se ve ne siano altri nella risposta dell’Assessore e a farci domande sulla qualità e affidabilità delle risposte predisposte dagli Uffici dell’Asl.

Chiedo a questo punto la più assoluta chiarezza sul futuro: se c’è l’intenzione di chiudere, questa scelta politica sia esplicitamente rivendicata. L’attuale situazione di vero e proprio mistero è un danno per tutti.

Tamponi a prezzi calmierati, la Sala Rossa ha detto sì

È passato all’unanimità il mio Ordine del Giorno sui test rapidi anti-Covid: misura utile non solo per scongiurare speculazioni a danno della salute dei cittadini, ma anche per ridurre i tempi di attesa. Risultato importante: ora la Giunta Comunale interloquirà con la Regione Piemonte con l’obiettivo di identificare strutture ambulatoriali private in grado di effettuare test a prezzi equi e omogenei. 

Approvato ieri pomeriggio, con voto unanime in Consiglio Comunale, il mio Ordine del Giorno sui tamponi rapidi a prezzi calmierati: la Giunta Comunale dovrà ora iniziare interlocuzioni con la Regione Piemonte per l’individuazione, sul territorio, di strutture private in grado di effettuare test antigenici a prezzi equi e omogenei. Tante realtà più o meno professionali si sono, recentemente, specializzate in questa attività: anche chi, prima dell’emergenza pandemica, faceva tutt’altro. I cittadini hanno l’esigenza di conoscere velocemente e con certezza la propria condizione di salute: i piemontesi si stanno scontrando però, troppe volte, con una realtà molto diversa. I prezzi dei test rapid variano molto, raggiungendo non raramente cifre esorbitanti (anche oltre i 100 euro). Il voto unanime della Sala Rossa è un risultato che accolgo con soddisfazione: ringrazio i colleghi Consiglieri che hanno votato compattamente a favore del mio atto. Ora si trovino accordi con realtà del territorio sensibili a questo fattore: la sicurezza e la salute non possono essere questione di disponibilità economica e ogni forma di speculazione sulla salute dei cittadini è da combattere con forza. Il mio atto potrà essere utile in questo senso.