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Tag: Sanità

ASL di Torino, servizi odontoiatrici chiusi causa pandemia e non ancora ripristinati

Particolarmente grave la situazione presso la Casa della Salute Valdese, dove questo servizio è inattivo addirittura da marzo 2020: ho presentato un’interpellanza in Consiglio Regionale per chiedere la pronta risoluzione del problema.

Sospese i primi di marzo 2020 a causa del primo lockdown, le cure odontoiatriche presso la Casa della Salute Valdese non sono mai state ripristinate; poco migliore la situazione presso altre strutture della ASL di Torino, riattivate per poche settimane lo scorso autunno e poi a loro volta sospese in concomitanza con l’ingresso del Piemonte in Zona Rossa. Una sospensione che dura tutt’ora. Situazione che non si riscontra altrove in Piemonte: le altre ASL del territorio provinciale (vedi per esempio Pinerolo e Rivoli) e regionale, infatti, avevano riattivato le prestazioni odontoiatriche già dal maggio dello scorso anno. A Torino, le visite odontoiatriche sono attualmente le sole visite specialistiche che non si possono prenotare tramite il CUP. Una situazione che penalizza soprattutto le fasce di utenza con minori possibilità economiche, per le quali il privato è economicamente proibitivo. Ci sono persone che da mesi rinunciano a curarsi e a risolvere i propri problemi odontoiatrici, con conseguenze anche gravi. Rilevanti sono inoltre le ripercussioni sulle liste d’attesa, già attualmente molto lunghe. Lo scorso 8 settembre l’Assessore alla Sanità e la Direzione Generale dell’ASL Città di Torino avevano annunciato la riapertura dei servizi di odontoiatria pubblica presso gli ospedali e gli ambulatori, annunciando per il 14 settembre 2020 la riapertura delle sedi di corso Corsica, di corso Toscana, di via Monginevro, di via del Ridotto, di via Cavezzale e, successivamente, di via Pacchiotti e della Casa della Salute di via Silvio Pellico. Questo provvedimento è stato attuato in misura solo parziale e i due ambulatori poi effettivamente riaperti (corso Corsica e via Monginevro) sono stati nuovamente chiusi il 3 novembre 2020. Da allora nessun ambulatorio odontoiatrico ha ripreso, a nostra conoscenza, l’attività. La Regione Piemonte ha reso possibile la riapertura delle odontoiatrie sia private che pubbliche con l’utilizzo delle procedure e delle protezioni adeguate. Con la mia interpellanza chiederò alla Giunta quando riprenderanno le cure odontoiatriche presso le strutture dell’ASL Città di Torino e in particolare presso la Casa della Salute di via Silvio Pellico e per quale motivo a oggi non sia possibile programmare una visita odontoiatrica presso le strutture torinesi.

Consentire pienamente le visite dei familiari presso le strutture residenziali? Una questione di umanità, ma la Maggioranza in Regione dice no

Bocciato, con parere negativo della Giunta, il mio Ordine del Giorno che avrebbe impegnato la Giunta stessa a rivedere il protocollo per la ripresa in sicurezza delle visite.

Insensata bocciatura, poco fa in Consiglio Regionale, del mio Ordine del Giorno che chiedeva, attraverso un protocollo aggiornato, la piena ripresa in sicurezza delle visite dei familiari all’interno delle strutture residenziali, sociosanitarie e socioassistenziali: una misura di umanità alla quale questa Giunta ha dato parere negativo e rispetto alla quale i colleghi di Maggioranza hanno dato voto contrario. Le strutture e gli hospice che non consentono un accesso completo ai familiari sono ancora troppi. Sarà nostra cura segnalare le strutture che non vogliono dare piena applicazione alla normativa. Sappiamo bene che la responsabilità ultima grava sui direttori sanitari, ma alla stessa maniera ci auguriamo che si rendano conto dei danni che crea l’impossibilità di incontrare i propri cari. L’impatto negativo dell’assenza di interazioni umane e affettive sulla salute e sulle condizioni della persona è unanimemente riconosciuto. Una ricerca della Società Italiana di Neurologia dimostra che alcune forme di demenza sono peggiorate in 6 casi su 10 dopo un solo mese di chiusura delle strutture. Per mesi e mesi anziani e persone con disabilità hanno potuto vedere, se fortunati, i loro cari solo in videochiamata o dietro divisori di plexiglass. Attualmente, oltre il 96% delle RSA piemontesi è Covid-free. Il Ministero della Salute consente le visite dei familiari se tutti gli ospiti sono stati vaccinati e i visitatori sottoposti a tampone. Le RSA devono garantire una programmazione degli accessi nell’arco della giornata con modalità utili a evitare gli assembramenti, preferibilmente in spazi all’aperto. 

Defibrillatori, serve un totale cambiamento culturale

Questi dispositivi possono salvare vite umane: dalla discussione in Consiglio Regionale della mia interpellanza sul tema, emerge chiaramente la necessità di cambiare l’approccio, passando da un sistema in cui registrazione, manutenzione e controlli sono spesso lasciati all’iniziativa del soggetto proprietario a una piena supervisione istituzionale. Controlli di mera forma non sono sufficienti, il numero totale dei DAE sul territorio ci sfugge perché non tutti sono registrati, non ha senso che i soggetti proprietari di questi dispositivi non abbiano obblighi precisi riguardo la loro manutenzione. Il defibrillatore deve diventare, nella prassi e nella percezione, uno strumento pienamente “quotidiano”, come l’estintore o la cassetta di primo soccorso.

I defibrillatori – per svolgere al meglio il loro compito, che è salvare vite umane – devono entrare a pieno titolo nella “quotidianità”: esattamente come gli estintori e le cassette di primo soccorso. Quanto lontani siamo da un simile obiettivo è emerso con chiarezza dalla risposta che ho ricevuto poco fa a Palazzo Lascaris alla mia interpellanza sul tema. 

Serve un cambio culturale: la responsabilità del controllo deve essere pienamente in mano alle Istituzioni. Disseminare dispositivi sul territorio, di per sé, non basta, se poi non siamo in grado di sapere esattamente dove questi si trovino e se siano nelle condizioni di essere usati. Non bastano controlli solo formali; serve invece un nuovo approccio sistematico, che preveda la gestione da parte istituzionale e obblighi precisi da parte dei soggetti possessori dei dispositivi.

Al momento, non sappiamo esattamente quanti siano i defibrillatori disponibili sul nostro territorio, dal momento che, per esempio, quelli non registrati sfuggono a questa contabilità. Il monitoraggio sulle condizioni delle batterie e sulla manutenzione dei dispositivi non può essere lasciato alla libera iniziativa di chi detiene il possesso del dispositivo.

Quanto al 118, riteniamo che la Centrale debba, e non solo possa, in tutti i casi di emergenza fornire indicazioni precise sulla collocazione dei defibrillatori. Non ci risulta che questo accada sempre e vorremmo avere una statistica precisa a riguardo. Urge inoltre una mappatura dei defibrillatori nelle scuole e un controllo sistematico di quelli presenti negli impianti sportivi. Le volanti delle Forze dell’Ordine con un defibrillatore a bordo dovrebbero essere allertate ogni volta che si verifica un’emergenza. Non ci risulta che l’app attualmente in uso in Piemonte, FlagMii, geolocalizzi questi dispositivi sul territorio. Non vogliamo più scoprire, dopo una tragedia, che c’era un defibrillatore disponibile nel raggio di poche decine di metri.

Finché questo cambio di mentalità e di approccio non si sarà completato, non potremo dirci pienamente protetti e garantiti e le potenzialità della rete di defibrillatori sul nostro territorio non saranno pienamente sfruttate. 
NUMERIA oggi risultano registrati 2.272 dispositivi, dei quali 20 figurano “in manutenzione” e 37 “attualmente non disponibili”. La morte cardiaca improvvisa rappresenta circa il 10% delle morti totali in Italia. Il tasso di sopravvivenza in assenza di manovre salvavita è bassissimo (circa il 5%), ma la defibrillazione precoce può triplicare la possibilità di sopravvivenza.

La mia richiesta in Regione: screening gratuiti per la malattia di Chagas

Con i flussi migratori questa parassitosi originaria ed endemica in America Latina, in alcuni casi mortale, è da anni presente anche in Italia: la sua trasmissibilità materno-fetale rende a maggior ragione fondamentale la diagnosi precoce, volta a prevenire la trasmissione e a curare i neonati colpiti. Il tasso di guarigione a seguito del trattamento si avvicina al 100% nei primissimi anni di età, per poi ridursi sensibilmente nelle età successive. Sul tema, ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale per chiedere che il Piemonte segua l’esempio di Toscana e Lombardia introducendo per questa malattia screening gratuiti nei propri protocolli sanitari. 

Si introduca nei protocolli sanitari del Sistema Sanitario Regionale lo screening gratuito per la malattia di Chagas: lo chiedo alla Giunta Regionale con un Ordine del Giorno che ho depositato a Palazzo Lascaris. A causa dei movimenti migratori della popolazione latinoamericana verso altri continenti, la malattia di Chagas è comparsa anche in aree non endemiche, tra le quali diversi Paesi europei, Italia compresa. Altre Regioni (Toscana, Lombardia) si sono già mosse nella direzione di un’azione di prevenzione e screening della malattia di Chagas.   
Se la malattia di Chagas è spesso asintomatica nella prima fase e nella fase latente successiva (della durata di anni), circa il 30% delle persone infette sviluppa in seguito complicazioni debilitanti quali la cardiopatia di Chagas e disfunzioni del tratto gastrointestinale. La causa più comune di morte legata al Chagas negli adulti è lo scompenso cardiaco. Si stima che circa 8 milioni di persone siano colpite da questa parassitosi, con più di 10 mila morti ogni anno.  

L’Italia è, a livello europeo, il secondo Paese per popolazione di origine latinoamericana. Sono circa 400mila le persone di origine latinoamericana residenti nel nostro Paese; i residenti in Piemonte di origine latinoamericana sono circa 25mila. Anche in una fase di pandemia come quella che stiamo vivendo è fondamentale mantenere alta l’attenzione sulle patologie diverse dal Covid, malattia di Chagas compresa.

Tamponi anti-Covid a prezzi calmierati anche in Piemonte, finalmente ci siamo

Vittoria dei Moderati: la Giunta ha appena riferito di aver incontrato questa mattina Federfarma e Assofarm per discutere dei prezzi massimi dei test, che si potranno acquistare a 25 euro se effettuati dal farmacista e a 30 euro se effettuati alla presenza del medico. I Moderati, primi a porre il tema in Consiglio Regionale, lo chiedevano da tempo: finalmente siamo stati ascoltati. Positivo anche che, come da noi richiesto con un Question Time appena discusso a Palazzo Lascaris, ci sia l’intenzione di estendere anche alle Superiori il progetto “Scuola sicura”. I test sono una misura irrinunciabile per il contrasto del contagio e per uscire il prima possibile da una crisi che dura da troppo tempo.

Tamponi anti-Covid in strutture private a 25 euro se effettuati dal farmacista, a 30 euro se effettuati in presenza del medico: la Giunta ha finalmente dato ascolto alle nostre richieste e lo stesso Assessore Icardi ha appena riferito, rispondendo in Aula a un mio Question Time sul potenziamento del progetto “Scuola sicura”, di aver incontrato nelle scorse ore Federfarma e Assofarm per un accordo sul prezzo massimo per i test anti-Covid effettuati presso strutture private. 

Questa è una grande vittoria dei Moderati, i primi a porre il tema in Piemonte, presentando un Ordine del Giorno lo scorso novembre e discutendo la scorsa settimana un Question Time sull’argomento. Il dibattito che ne è nato, in Aula e sui media, ha portato frutto. Questa notizia dimostra che quanto chiedevamo era ragionevole e che scendere sotto una certa cifra, evitando rincari immotivati, è possibile. Ringraziamo la Giunta per averne finalmente preso atto. Adesso si faccia in fretta: stiamo parlando di tutelare professionisti che devono spostarsi tra regioni per lavoro, di candidati che devono muoversi sul territorio nazionale per sostenere concorsi, di famiglie che non possono spendere 45 euro e più a componente prima di mettersi in viaggio, di un turismo interno che deve ripartire dopo mesi di stop. Sulla salute e sul lavoro non accettiamo balzelli.

Seconda notizia positiva di giornata: la Giunta si è detta d’accordo a estendere il progetto “Scuola sicura” agli studenti delle Superiori. Attualmente l’iniziativa si rivolge ai soli studenti di seconda e terza media. Il progetto prevede test mensili volontari presso le Scuole aderenti. Vigileremo perché i tempi dell’estensione promessa siano rapidi, non avendo comunicato Icardi, rispondendo al mio quesito in Aula, date precise. Regioni quali Trentino Alto Adige, Lazio e Sicilia si sono già mosse nella direzione da noi auspicata. Verosimilmente passeranno ancora mesi prima che i giovani possano accedere al vaccino contro il COVID-19. Un recente studio dell’Università di Yale ha dimostrato quanto un efficace contenimento dell’infezione nella fascia specifica degli under 16 sia fondamentale per evitare la recrudescenza della pandemia e dunque il rischio di una quarta ondata. Il contagio tra i più giovani è detto “silenzioso” perché molto spesso asintomatico: rappresenta dunque un veicolo di contagio particolarmente insidioso.