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Tag: Sanità

Suicidi, triplicate le richieste di aiuto nel primo semestre del 2021

E il Sistema Sanitario Nazionale fa registrare un aumento del 30% dei pazienti presi in carico per questioni di salute mentale dall’inizio della pandemia: il protrarsi dell’emergenza sta avendo conseguenze drammatiche anche da questo punto di vista. I Servizi di Salute Mentale del Piemonte sono strutturati in maniera tale da rispondere efficacemente e tempestivamente a questa situazione? Sono all’altezza? Sul tema, sarà discusso domani a Palazzo Lascaris il mio Question Time.

“Salute Mentale del Piemonte: carenze strutturali e professionali, come porre rimedio?”

Questo il titolo del Question Time da me appena presentato in Consiglio Comunale: sarà discusso domani a Palazzo Lascaris alle ore 14.00. Porto all’attenzione della Giunta, con questo mio quesito, un tema di assoluta urgenza, dal momento che 18 mesi di pandemia hanno effetti devastanti anche sulla salute mentale della popolazione. Nei primi sei mesi del 2021 quasi tremila persone si sono rivolte al Telefono Amico Italia perché attraversate da pensieri autolesionistici o perché preoccupate dal possibile suicidio di un proprio caro: il dato è triplo rispetto al periodo pre-Covid. “Il Sole 24 Ore” (aprile 2021) stima che il dato relativo ai pazienti presi in carico dal Sistema Sanitario Nazionale per questioni di salute mentale sia aumentato almeno del 30% (1 milione di pazienti in più) dall’inizio della pandemia. Che la nostra Regione sia carente di neuropsichiatri infantili e di strutture idonee per la cura dei disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti è un dato evidenziato anche da recenti articoli giornalistici. Conoscere nel dettaglio l’esatta situazione in cui versano attualmente i servizi di Salute Mentale del Piemonte è fondamentale: domani chiederò alla Giunta come intenda porre rimedio alle carenze strutturali e professionali dell’assistenza psichiatrica piemontese eventualmente emerse dalle verifiche effettuate.

Donna per quindici giorni al Pronto Soccorso del Mauriziano: caso di una gravità inaudita, ci auguriamo che non si ripeta mai più

La carenza di rapporti tra RSA e Ospedali rischia di diventare un problema sistemico. Perché la struttura di origine della paziente non disponeva del personale sanitario necessario ad assisterla? Perché, data questa assenza, la donna non è stata trasferita in reparto, rimanendo due settimane presso il DEA? La questione è sanitaria: non possiamo accettare che vi siano malati di serie A e malati di serie B (nello specifico, quelli non autosufficienti, come questa paziente cinquantenne tetraplegica). Ho portato il tema in Consiglio Regionale con un Question Time appena discusso.

Il caso, assurto agli onori delle cronache, della cinquantenne tetraplegica trattenuta presso il Pronto Soccorso del Mauriziano per due settimane dopo una gastrostomia percutanea endoscopica è di una gravità assoluta. Ci auguriamo di non dover più vedere e commentare vicende simili. Ho portato il tema in Consiglio Regionale con un Question Time appena discusso a Palazzo Lascaris.

Due i termini della questione: perché la RSA presso la quale soggiornava la donna non aveva in organico il personale infermieristico in grado di garantirle adeguata assistenza e dunque un pronto ritorno in struttura dopo l’operazione? Perché, vista l’impossibilità di tornare presso la RSA, l’Ospedale Mauriziano non ha trasferito la paziente in reparto, trattenendola presso il Pronto Soccorso? La Giunta ha garantito di voler approfondire e noi manterremo altissima l’attenzione sul tema: ci attendiamo risposte convincenti.

Fare rete tra aziende ospedaliere e i servizi sanitari territoriali deve essere il primo obiettivo, che garantirebbe in primo luogo risposte appropriate ai malati e, in secondo luogo, anche un’ottimizzazione delle risorse. I malati non autosufficienti non possono essere considerati malati di serie B, quasi fossero un peso o un fastidio per il resto della Sanità. La mancanza di rapporti e interlocuzioni tra RSA e strutture ospedaliere sta diventando un problema sistemico. Non è accettabile che vi siano RSA prive del personale necessario ad assicurare un livello minimo di cure.

Una migliore gestione del percorso dei pazienti a livello territoriale e la semplificazione degli aspetti burocratici sono fondamentali per garantire continuità, accessibilità e integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria sul territorio piemontese.

I nostri Pronto Soccorso facciano i Pronto Soccorso, non le strutture di supplenza sociale

Domani, sul tema, il mio Question Time in Consiglio Regionale.

Punti di Pronto Soccorso in Piemonte: sono reparti di emergenza e urgenza o si richiede loro di svolgere un ruolo di supplenza sociale? Domanda retorica, risposta ovvia: la loro principale e naturale funzione dovrebbe essere, in teoria, quella di reparti dedicati ai casi di emergenza e urgenza. Non sfugge, tuttavia, come – soprattutto negli ultimi tempi – i punti di Pronto Soccorso del nostro territorio siano gravati nella pratica anche da funzioni che dovrebbero spettare a strutture di altra tipologia e natura. Il tema è salito agli onori delle cronache in occasione di un caso recente e macroscopico: quello occorso a una donna cinquantenne tetraplegica giunta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino per una gastrostomia percutanea endoscopica urgente (con possibile dimissione dopo 48 ore) e poi trattenuta presso il Dipartimento di Emergenza e Attivazione per due settimane, nell’impossibilità della RSA presso la quale la donna risiedeva prima del ricovero di accoglierla nuovamente dopo l’intervento, non avendo la struttura nel proprio organico infermieri in grado di garantirle adeguata assistenza. Ho presentato, sul tema, un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte: domani in Aula chiederò alla Giunta quali misure intenda mettere in atto per permettere ai Pronto Soccorso del territorio piemontese di svolgere pienamente e principalmente la propria funzione peculiare e precipua di reparti di emergenza, sgravandoli il più possibile da funzioni diverse.

QUESTION TIME – Come sgravare i Pronto Soccorso del territorio regionale dall’eccesso di funzione di supplenza sociale, valorizzando così la loro principale e naturale funzione di reparti d’emergenza?

Premesso che:

  • il Pronto Soccorso è un’unità operativa dell’ ospedale  dedicata ai casi di emergenza-urgenza;
  • presso il Pronto Soccorso si effettuano le operazioni di diagnosi e cura e si garantisce la prima valutazione dei pazienti;
  • presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino è attivo uno dei principali Pronto Soccorso di Torino e del Piemonte.

Rilevato che:

  • è recentemente assurto agli onori delle cronache cittadine il caso della donna rimasta per 15 giorni presso il Pronto Soccorso del Mauriziano di Torino, quando avrebbe potuto essere dimessa in 48 ore;
  • in un articolo pubblicato sull’edizione di “Repubblica” di domenica 1° agosto (“Disabile ‘parcheggiata’ due settimane al pronto soccorso per colpa della burocrazia“) si racconta nel dettaglio la vicenda occorsa a una cinquantenne con tetraplegia accolta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino per una gastrostomia percutanea endoscopica urgente e poi trattenuta presso il DEA per due settimane, nell’impossibilità della RSA presso la quale la donna risiedeva prima del ricovero di accoglierla nuovamente dopo l’intervento, non avendo la struttura nel proprio organico infermieri in grado di garantirle adeguata assistenza;
  • sono state necessarie due settimane per trovare una sistemazione alternativa adatta;
  • il fatto che il Mauriziano sia un’Azienda Ospedaliera – senza, dunque, i contatti diretti di una ASL – ha reso ulteriormente complessa l’operazione;
  • nello stesso articolo si afferma che “la vicenda della donna tetraplegica può essere considerata un caso emblematico di come i Pronto Soccorso si siano progressivamente trasformati in luoghi chiamati a risolvere problemi sociali dopo aver superato quelli sanitari”.

Considerato che:

  • le lungaggini burocratiche si ripercuotono anche sui conti della nostra Sanità;
  • l’eccessiva permanenza in ospedale è un fattore che pesa sui bilanci;
  • un letto in Pronto Soccorso ha un costo che può superare gli 800 euro al giorno;
  • un ricovero in lungodegenza o in struttura ha, evidentemente, costi molto più bassi.

Considerato soprattutto che:

  • i posti letto presso i Pronto Soccorso dovrebbero essere riservati a pazienti in fase acuta.

Sottolineato che:

  • la funzione di supplenza sociale svolta dai Pronto Soccorso è una delle ragioni per le quali spesso i reparti di emergenza entrano in affanno.

INTERROGA l’Assessore competente per sapere quali misure intenda mettere in atto la Giunta Regionale per permettere ai Pronto Soccorso del territorio piemontese di svolgere pienamente e principalmente la propria funzione peculiare e precipua di reparti di emergenza, sgravandoli da quel ruolo di supplenza sociale che spetta a strutture di altra tipologia e natura.

INTERPELLANZA – Attività di onicotecnico

Premesso che:

  • l’onicotecnica è – nel campo dell’estetica e della cura del corpo – la specializzazione nella ricostruzione delle unghie per pura finalità estetica. L’attività comprende ogni prestazione artistica eseguita ad esclusivo scopo decorativo o di miglioramento estetico della superficie di unghie di mani e piedi, tramite l’apposizione di prodotti che consentano l’allungamento/estensione delle unghie naturali;
  • la figura professionale dell’onicotecnico è riconosciuta in tutta Europa e generalmente risulta essere ben distinta da quella dell’estetista. In Italia attualmente non è ancora stata istituita nonostante siano stati presentati numerosi progetti di legge sia a livello regionale che nazionale. Oggi infatti rientra ancora nell’attività di estetista.

Ritenuto che:

per avere un impianto normativo ben definito e al passo con i tempi e per contrastare il fenomeno dell’abusivismo (concorrenza sleale per le imprese di estetica, di acconciatura e, in generale del benessere) appare necessaria una riforma della Legge n. 1 (Disciplina dell’attività di estetista) del 4 gennaio 1990.

Considerato che:

  • attualmente la qualifica di onicotecnico presuppone lo svolgimento dell’attività di estetista, la quale è subordinata al possesso della qualificazione professionale di estetista e dell’autorizzazione comunale;
  • per acquisire la qualifica di estetista valida per l’esercizio autonomo della professione è necessario frequentare un percorso solo scolastico che consiste in un corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più un corso di specializzazione di 900 ore, oppure in alternativa: a) corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più 1 anno di inserimento presso un’impresa di estetista, anche con contratto di formazione, più esame finale (per essere ammessi all’esame occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); b) apprendistato più 1 anno di lavoro come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio o coadiuvante), più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); c) 3 anni di lavoro negli ultimi cinque come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio prestatore d’opera o coadiuvante) più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre autorizzazione della Regione Piemonte).

Tenuto conto del fatto che:

  • l’attività di onicotecnico non connessa all’attività estetica (ovunque esercitata, in luogo pubblico o privato, anche a titolo gratuito) dev’essere subordinata al conseguimento di un’ideona qualifica professionale;
  • alcune Regioni, come ad esempio il Lazio, si sono già mosse in questa direzione.

INTERPELLA la Giunta regionale per sapere:

  1. se intenda attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché si possa arrivare in tempi brevi ad una riforma della L. 1/1990, introducendo la professione di onicotecnico e avere così un impianto normativo ben definitivo;
  2. se questa Giunta abbia intenzione di disciplinare, per la qualifica professionale sopra citata e nel rispetto delle competenze della Regione, un apposito corso di formazione professionale.