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Tag: Sanità

L’Unità Spinale di Torino deve tornare operativa a pieno ritmo: sul tema, il mio impegno in Consiglio Regionale

Presenterò un Question Time e un’interpellanza a Palazzo Lascaris, mercoledì 27 ottobre sarò presente alla manifestazione di fronte all’USU.

Che si registrino molti casi di pazienti respinti, anche in fase acuta, dall’Unità Spinale di Torino è un fatto ci preoccupa profondamente. Sul tema presenterò un Question Time e un’interpellanza in Consiglio Regionale del Piemonte. Saremo inoltre presenti, come Moderati, alla manifestazione in calendario per le ore 12.00 di mercoledì 27 ottobre di fronte all’Unità Spinale Unipolare di via Zuretti a Torino. La manifestazione è organizzata da I Do Onlus, di cui condividiamo pienamente le posizioni e le richieste, con la collaborazione della CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà. Le persone che, tra Torino e provincia, fanno riferimento all’Unità Spinale torinese sono centinaia. I posti di degenza disponibili sono al momento solo 18: i pazienti stanno cominciando a rivolgersi a strutture fuori regione o direttamente al privato. Questa Specialistica deve ricominciare a funzionare a pieno ritmo, tornando a essere un’eccellenza a livello europeo. Funziona a regime ridotto anche il reparto di neuro-urologia (un paio appena i posti disponibili), mentre risultano attualmente chiusi (a quando la riapertura?) l’ambulatorio di vulnologia e la piscina per la riabilitazione. Inevitabile viste le premesse, tra le altre conseguenze, l’allungarsi delle liste d’attesa. Pochissimi ex pazienti riescono a usufruire del follow-up. Non è questa la qualità del servizio sanitario che ci aspettiamo per i piemontesi, che hanno diritto alla continuità e alla qualità delle cure. Chiederemo alla Giunta quali siano le progettualità per questa Specialistica e in quali tempistiche si preveda di tornare alla piena efficienza. In particolare, chiederemo la riapertura a 38 posti del secondo piano della struttura, la riapertura dell’ambulatorio di vulnologia, un sostanziale incremento dei posti letto in neuro-urologia e come intenda muoversi la Giunta per garantire una presenza adeguata di personale specializzato.

Tamponi gratuiti saranno effettuati ai Volontari già vaccinati: vittoria dei Moderati

L’Assessore Icardi si è impegnato a inviare una circolare alle Asl piemontesi chiedendo la piena applicazione del Protocollo del Dirmei: sono stati gli stessi Volontari, da mesi in prima linea contro il Covid, a chiedere di poter contare questa forma di screening. Appena discusso in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema.

Lo abbiamo chiesto con un Question Time appena discusso a Palazzo Lascaris e la Giunta si è detta d’accordo: il diritto dei Volontari ai tamponi anti-Covid gratuiti, già previsto teoricamente, sarà finalmente garantito anche nella pratica. Lo stesso Assessore Icardi si è impegnato in prima persona a inviare una circolare alle Asl del territorio chiedendo la piena applicazione del protocollo emesso dal Dirmei lo scorso novembre, testo che prevede esplicitamente che tutto il personale necessario alla gestione del COVID debba essere gratuitamente sottoposto a screening, su base volontaria.

Sono stati i Volontari stessi a chiederci, con diverse segnalazioni, di poter contare su questa forma di sicurezza sanitaria. Stiamo chiedendo ai Volontari di Protezione Civile di esporsi a rischi prestando servizio presso gli hub vaccinali e presso altri presidi di contrasto al Covid ed è giusto garantire loro, pur vaccinati contro il Covid, lo stesso livello di sicurezza sul quale può contare il personale sanitario, correndo entrambi lo stesso tipo di rischio per sé e per le rispettive famiglie.

Il fatto che le vaccinazioni non escludano del tutto il rischio di infezione da Covid-19, l’elevata età media dei Volontari e la loro operatività in condizioni di oggettivo rischio rendono questa misura necessaria oltre che equa. Ci fa piacere che la Giunta si sia detta d’accordo su questo. Ora vigileremo affinché alle promesse seguano i fatti e ci assicureremo che le indicazioni previste dalla circolare siano pienamente e ovunque rispettate. Buon senso e prudenza impongono di dare assoluta precedenza alle persone più esposte.

Sanità piemontese, liste d’attesa a passo d’uomo: quindici mesi per una polisonnografia

Un cittadino torinese, provando a prenotare tramite CUP questo tipo di esame, si è visto proporre come prima data disponibile dicembre 2022, peraltro in una provincia diversa da quella sua di residenza. Appena discusso in Consiglio Regionale il mio Question Time sull’argomento: chiediamo che anche questo tipo di esame, fondamentale per esempio per prevenire conseguenze gravi come i colpi di sonno alla guida, rientri nell’elenco degli esami prioritari, per i quali il rispetto dei tempi d’attesa è garantito e per i quali la Regione ha allocato fondi per lo smaltimento delle liste d’attesa. Sono centinaia i piemontesi che aspettano di sottoporsi a questo esame.

“Ho provato a prenotare tramite CUP una polisonnografia”, racconta un cittadino torinese: “La risposta? L’invito a presentarmi a fine dicembre 2022, peraltro in una clinica di Cuneo, dunque in una provincia diversa dalla mia di residenza”. Tempi di attesa e modalità semplicemente inaccettabili: ho chiesto alla Giunta Regionale, discutendo poco fa il mio Question Time sul tema, di intervenire per ridurre questi tempi d’attesa infiniti.

La risposta è stata ben lungi dal convincerci pienamente: la polisonnografia non è attualmente considerata un intervento prioritario (classe di priorità U o B, o salvavita, o inserito in percorsi di PDTA e follow up a seguito di un intervento acuto) e dunque la sua calendarizzazione non è garantita entro i tempi d’attesa previsti.

Chiediamo con forza che anche la polisonnografia – che rappresenta una modalità di verifica essenziale per verificare tutte le disfunzioni fisiologiche del sonno i cui esiti possono in taluni casi essere gravi o gravissimi, sia per la persona soggetta al disturbo sia per gli altri cittadini, considerando che i disturbi del riposo notturno possono causare, per esempio, colpi di sonno durante la guida – sia inserita negli elenchi degli esami considerati prioritari.

Quindici mesi per vedersi prenotare un esame in un’altra provincia restano un dato imbarazzante: non tutti i piemontesi possono permettersi di aspettare così tanto tempo (e di percorrere così tanti chilometri) per una visita che potrebbe, come altre, beneficiare degli strumenti integrativi, quali accordi con il privato accreditato, per l’abbattimento delle liste di attesa.

Non vogliamo che sia messo a repentaglio il diritto alla salute di nessun piemontese: a partire da coloro per i quali i costi del privato sono proibitivi. Dunque, si agisca in fretta.

Quasi un anno e mezzo per una visita specialistica: in Piemonte la Sanità ha velocità da pachiderma e ritmi da lumaca

“Ho provato a prenotare tramite CUP una polisonnografia”, racconta un cittadino: “La risposta? L’invito a presentarmi a dicembre 2022, peraltro in una provincia diversa dalla mia di residenza”. Tempi di attesa e modalità inaccettabili: la Sanità in questa Regione deve cambiare passo. Domani in Consiglio il mio Question Time sul tema.

Un caso particolare, ma significativo di chissà quanti altri: quello di un cittadino torinese che, nell’urgenza di prenotare una polisonnografia, si è sentito rimandare a dicembre 2022: 15 mesi, un’eternità.

“Le apnee notturne, il disturbo per il quale mi devo sottoporre all’esame”, riferisce il cittadino (residente a Torino), “sono un problema serio, le cui conseguenze possono essere gravi o gravissime”. Eppure, con prenotazioni tramite il CUP i tempi e i modi sono questi: fine dell’anno prossimo, visita al Santa Croce di Cuneo. Inaccettabile.

Domani chiederò alla Giunta Regionale, con un Question Time a Palazzo Lascaris, come si intenda agire affinché i cittadini piemontesi non debbano attendere tempi così inconciliabili con il diritto alla salute, anche alla luce del fatto che non tutti possono permettersi di rivolgersi al privato (presso il quale i tempi sono ben più rapidi) e che i tempi risultano essere lunghi o lunghissimi non soltanto per questa specifica tipologia di esame.

Il tema è fondamentale, anche perché liste d’attesa di queste proporzioni sono un elemento che ostacola il diritto alla salute specialmente dei piemontesi con minori possibilità economiche.

Vaccinati all’estero con siero non riconosciuto in Italia? I tamponi siano gratuiti

E si convochi immediatamente una Commissione ministeriale, con la partecipazione delle Regioni e dei maggiori esperti e virologi, per identificare le modalità per rendere equipollenti i vaccini somministrati negli altri continenti con quelli da noi riconosciuti: una pandemia globale non si può combattere se non con “armi” altrettanto globali. Queste le richieste dei Moderati per risolvere un problema che, rispondendo poco fa al mio Question Time, lo stesso Assessore Icardi ha riconosciuto: quello dei piemontesi che, pur vaccinati, non hanno diritto al Green Pass, se non effettuando un tampone ogni 48 ore.

Piemontesi vaccinati all’estero con sieri non riconosciuti in Italia: l’odissea, in attesa di indicazioni precise da parte del Ministero della Salute, continua. Per queste persone, per le quali la possibilità di ottenere il Green Pass è preclusa, la sola soluzione è al momento effettuare un tampone ogni 48 ore, con relativo esborso e relativi disagi, solo per poter lavorare. 

È chiaro che una soluzione deve essere trovata al più presto. Non stiamo parlando di pericolosi no-vax, né di sostenitori di teorie del complotto, ma di cittadini già vaccinati. Come Moderati, forza politica da sempre promotrice del prezzo calmierato per i tamponi, proponiamo oggi di destinare un’aliquota di tamponi gratuiti, preferibilmente salivari, per questa particolare casistica, oltre che per tutte quelle persone impossibilitate a vaccinarsi per questioni specifiche di salute. Per chi è vaccinato all’estero con un siero non riconosciuto in Italia, anche l’ipotesi di replicare il vaccino è preclusa, come riferito dalla Giunta in risposta al mio Question Time appena discusso, per questioni di sicurezza vista l’incertezza sulle vaccinazioni eterologhe per i soggetti che abbiano ricevuto una o più dosi di vaccini non autorizzati dall’EMA. 

Chiediamo dunque l’immediata convocazione di una Commissione ministeriale, con la partecipazione delle Regioni e dei maggiori esperti e virologi, per identificare le modalità per rendere equipollenti vaccini somministrati negli altri continenti con quelli da noi riconosciuti. Gli strumenti per sconfiggere una pandemia globale non possono essere diversi e incompatibili continente per continente.

IL CASO DI MARIANGELA BORELLO: “LA MIA ODISSEA DI VACCINATA IN MESSICO ORA SENZA GREEN PASS PER INSEGNARE NEL MIO LICEO A TORINO”

Racconta l’insegnante Mariangela Borello, tra i piemontesi che si trovano nella situazione descritta: «Vaccinata in Messico con Convidencia e tornata a Torino dopo anni, mi sono vista negare sia il Green Pass sia la possibilità di replicare il vaccino. Mi hanno “rimbalzata” da ufficio a ufficio: una vera e propria odissea. Replicare il vaccino non mi è concesso. Ora, per poter svolgere il mio ruolo di insegnante presso un Liceo a Torino, sono costretta a fare un tampone ogni 48 ore».