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Tag: Regione Piemonte

Tangenziale Est, non possiamo più aspettare

Dopo l’ennesima notizia relativa a un incidente che ha coinvolto, la scorsa settimana, un mezzo pesante con blocco della circolazione (nello specifico: la strada principale nel Comune di Sciolze), ho presentato un’interrogazione urgente in Consiglio Regionale per chiedere che questa fondamentale infrastruttura sia finalmente realizzata. Si convochi subito un tavolo con i Sindaci dei Comuni interessati, con la Città Metropolitana e con la Regione Piemonte. Dopo anni di dibattito è giunto il momento di arrivare a una progettazione definitiva per quest’opera dal un costo stimato di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Domani la discussione del mio atto a Palazzo Lascaris.

Non c’è più tempo da perdere: dopo decenni di dibattito, si proceda alla realizzazione della Tangenziale Est. Lo chiedono il tessuto imprenditoriale, i residenti, le prospettive stesse di un territorio che deve affrontare tutte le criticità connesse al transito di mezzi pesanti su una rete stradale attualmente non strutturata per quel tipo di traffico. Sarà discussa domani in Consiglio Regionale la mia interrogazione urgente sul tema, appena presentata. I Comuni coinvolti dal passaggio della Tangenziale Est da San Raffaele Cimena a Chieri sono una ventina. L’attuale tangenziale non è adeguata alle esigenze di gran parte della collina, che con la realizzazione della Gronda Est sarebbe invece finalmente connessa con la Torino-Piacenza e con la Torino-Milano, potendo inoltre contare su una direttrice verso Aosta. È notizia dello scorso sabato che un  mezzo pesante è rimasto incastrato lungo la strada principale nel Comune di Sciolze bloccando totalmente la circolazione stradale. L’ennesimo caso. Il nuovo collegamento potrebbe favorire la viabilità dell’area metropolitana e alleviare il carico di traffico su gomma delle provinciali pedecollinari e collinari. Con il mio atto chiedo che sia finalmente colmata, dopo decenni di discussioni, questa grave lacuna infrastrutturale e l’avvio di opportune interlocuzioni con le Istituzioni del territorio per giungere a una progettazione definitiva, mantenendo le priorità già espresse dai rappresentanti del territorio. È urgente la convocazione di un tavolo con la partecipazione dei Sindaci dei Comuni interessati, della Città Metropolitana e della stessa Regione Piemonte. Il percorso della Gronda Est si snoderebbe lungo 22 chilometri, 9 dei quali in galleria. Il costo stimato dell’opera è pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro.

Azzardo: lavorare per sostenere i soggetti fragili, non per smantellare una legge che funziona

Chiediamo un impegno, anche utilizzando i fondi del Recovery Fund, per garantire nuove prospettive professionali a chi attualmente è impegnato nel comparto. Si mantenga alta l’attenzione sulle infiltrazioni del crimine organizzato sia nei luoghi fisici del gioco d’azzardo sia per quanto riguarda il gioco online. Avevamo chiesto e ci saremmo aspettati fondi a bilancio per il sostegno dei soggetti ludopatici: ma non è stato messo un euro. Tra gli imprenditori del settore, chi si è adeguato per tempo non merita il danno e la beffa di una nuova modifica.

La ludopatia è un dramma sociale. Le sue conseguenze sulle persone colpite e sulle loro famiglie sono drammatiche da tutti i punti di vista. L’attuale modello legislativo consente di sostenere e proteggere i cittadini più fragili ed esposti. Tutte queste premesse portano a una conclusione logica: la legge del 2016 deve essere preservata, non smantellata. Condivido pienamente le parole espresse, con una nota congiunta, dalle commissioni regionali Caritas, Pastorale della Salute e Pastorale Sociale e del Lavoro: in una fase di crisi così drammatica urge concentrarsi sulle fasce a rischio e promuovere nuove opportunità professionali affinché chi ha un impiego nel comparto possa essere riassorbito.

Tornare indietro di anni non è la maniera giusta neppure per preservare posti di lavoro: servirebbe, semmai, un impegno in termini di risorse da investire nel reskilling delle professionalità interessate. Anche i fondi del Recovery Fund possono essere, in questo senso, utili. 

Va poi mantenuta alta l’attenzione sul rischio di infiltrazioni del crimine organizzato nel settore, sia nelle sale fisiche sia per quanto riguarda il gioco online. Il Bilancio è appena stato approvato: ci lascia di stucco che, come peraltro da noi richiesto, non un euro sia stato allocato per il sostegno dei soggetti ludopatici. A parole, parte del centrodestra è molto attenta al tema, ma non abbiamo visto, in merito, alcuna proposta di legge. Ancora una volta, rileviamo che le dichiarazioni e i fatti non collimano. Tra gli imprenditori del settore, infine, chi ha investito per adeguarsi non può, ora, subire insieme il danno e la beffa di vedere modificata la legge cinque anni dopo la sua approvazione.

Il Villaggio Olimpico di Bardonecchia rischia di non farcela, ma la Giunta se ne lava le mani

Concedere o meno una sostanziale riduzione del canone che la Società D.O.C. scs (che gestisce la struttura) deve alla concessionaria Parcolimpico Srl non è “una questione tra soggetti privati,” come ha sostenuto l’Assessore Marrone rispondendo al mio Question Time appena discusso. È invece una questione politica: senza un intervento politico da parte della Regione Piemonte questo esempio di come le strutture olimpiche possano essere valorizzate rischia di non sopravvivere al secondo anno di pandemia e a quel punto il danno, in termini occupazionali e turistici, sarebbe gravissimo.

Per salvare il Villaggio Olimpico di Bardonecchia ho chiesto un impegno alla Giunta per arrivare a una riduzione sul canone che grava sulla Società D.O.C. scs: la Giunta ha dato una risposta formale, che in questo caso corrisponde a una dichiarazione di sostanziale disinteresse sul tema. Non si tratta, come abbiamo sentito a verbale, di una “questione tra soggetti privati”: è invece vero e proprio problema politico, con posti di lavoro che rischiano di saltare e un potenziale turistico che rischia di essere drammaticamente ridimensionato. La Regione Piemonte è membro della Fondazione 20 Marzo 2006, che ha concesso gratuitamente con convezione trentennale a Parcolimpico srl la gestione delle strutture olimpiche, tra cui il Villaggio Olimpico di Bardonecchia.

Gli introiti del Villaggio Olimpico sono crollati in quattordici mesi di pandemia, ma le spese fisse sono rimaste le stesse. Il canone pesa per una cifra pari a 1 milione di euro ogni anno. Una riduzione di questo canone era già stata richiesta e non concessa lo scorso anno. Continuare a chiedere, da parte di Parcolimpico a D.O.C., la piena cifra, al secondo anno di crisi e in queste condizioni, è semplicemente assurdo. Oltre tutto, il Villaggio Olimpico non ha mai ricevuto bonus né dal Governo né dalla Regione.

La Società D.O.C. scs, che gestisce il Villaggio dal 2011, è riuscita nonostante tutto, a prezzo di grandi sacrifici, a pagare alla concessionaria Parcolimpico Srl il dovuto per il 2020. Negli anni precedenti, una gestione saggia e oculata aveva rilanciato la struttura, ripianando i precedenti debiti e addirittura contribuendo a superare i tradizionali limiti stagionali invernali del locale turismo. Il Villaggio Olimpico ospita ogni anno tra estate e inverno circa 30.000 turisti e offre lavoro a oltre 100 persone. Questi posti di lavoro, questo capitale di competenze e questo potenziale turistico non devono andare sprecati. La Regione Piemonte deve fare la propria parte per preservarli.

È emergenza patologie psichiatriche, ma il Piemonte non ha ancora costituito la Consulta per la Salute Mentale

Non c’è emergenza pandemica che possa giustificare questo grave ritardo. La risposta in Consiglio alla mia interpellanza sul tema è stata desolante. Per i Moderati la costituzione della Consulta è una priorità, chiediamo un’accelerazione sull’iter affinché sia costituita entro la fine del 2021. L’allarme degli psichiatri dà la dimensione del problema: “800mila nuovi casi di depressione nei prossimi mesi a livello nazionale, non solo tra chi ha contratto il virus“.

Adesso occorre accelerare: chiediamo che la Consulta per la Salute Mentale sia costituita entro la fine dell’anno. Le patologie psichiatriche saranno le malattie del secolo: la loro diffusione aumenta a ritmi preoccupanti e la pandemia da Covid-19, con il senso di incertezza e paura che porta con sé, sta aggravando la situazione. 

Eppure, la Consulta Regionale per la Salute Mentale non è ancora stata costituita, come candidamente confermato dalla Giunta, poco fa in Consiglio Regionale, rispondendo alla mia interpellanza sul tema. “Il percorso riprenderà a fine pandemia” puntualizza la Giunta, ma la Consulta ci serve adesso: non ci sono attenuanti, tanto meno in tempi di riunioni che si tengono in videoconferenza, per un ritardo ormai francamente inaccettabile.

Neppure il Comitato promotore transitorio previsto dall’Azione 1 del Piano di Azione Regionale per la Salute Mentale (PASM) è stato costituito. Quali esattamente saranno i soggetti che faranno parte della Consulta? Neanche questo, ancora, è dato sapere. In compenso, si chiudono i Reparti Psichiatrici di Diagnosi e Cura, vedi Mauriziano di Torino.

Alcuni numeri aiutano a comprendere le dimensioni del problema: secondo gli psichiatri ci saranno nei prossimi mesi 800mila nuovo casi di depressione, tra chi si è contagiato ma non solo, a livello nazionale. La crisi economica provocata dalla pandemia incrementa a sua volta il disagio mentale in tutta la popolazione: il rischio di depressione raddoppia in chi ha un reddito inferiore ai 15.000 euro all’anno e triplica in chi è disoccupato. *

Questo immobilismo è la misura, da parte della Giunta, della sua incapacità di cogliere la gravità di quello che sta accadendo a livello di diffusione delle patologie psichiatriche, di quello che stanno soffrendo le persone colpite da queste patologie e dalle loro famiglie, che si vedono oltretutto abbandonate dalle Istituzioni. 

La Consulta può e deve essere un ambito di lavoro e monitoraggio, può e deve svolgere attività di prevenzione e attenzione su una serie di fenomeni sui quali, diversamente, rischiamo di perdere completamente il controllo. I dati sono in spaventosa crescita, ma da questa Giunta non vedo contromisure. Insieme ai Moderati, a chiedere di accelerare sono tutti i piemontesi che hanno a cuore il contrasto a queste patologie.

Il Consiglio Regionale aveva approvato a gennaio 2019 il “Piano d’azione per la salute mentale del Piemonte”, che recepisce quello nazionale.

  • Fonte di tutti i dati: “Quotidiano Sanità”, gennaio 2021.

Contro il Covid-19, sull’ozonoterapia il Piemonte può e deve puntare

Oltre 100 pazienti sono stati trattati, sul territorio nazionale, con ossigeno-ozonoterapia, facendo registrare percorsi clinici migliori dei non trattati. Questa terapia può efficacemente supportare, pare, l’effetto dei farmaci: diversi studi internazionali confermano gli effetti positivi sui pazienti. Si arrivi in Piemonte a un più esteso e sistematico uso di questa terapia non solo in ambito ospedaliero, ma anche in ambito extraospedaliero, contribuendo così a sgravare gli ospedali stessi. Discussa poco fa la mia interpellanza sul tema in Consiglio Regionale.

Il protocollo sull’ozonoterapia sta portando risultati positivi: vari dati lo confermano. Discutendo, poco fa, la mia interpellanza sul tema ho invitato la Giunta a continuare con questa sperimentazione in un più ampio numero di ospedali sul nostro territorio. Mi auguro che si acceleri su questa strada e si possa utilizzare questa terapia presso tutti gli ospedali Covid e anche in ambito extraospedaliero. Il trattamento è meno oneroso di altri e non causa effetti collaterali. Una ventina di pubblicazioni scientifiche internazionali sull’uso dell’ozonoterapia contro COVID-19 hanno confermato gli effetti positivi. Le nostre strutture ospedaliere sono, come più volte ripetuto dall’Assessore, sotto pressione; terapie che si possono portare avanti in ambito extraospedaliero possono aiutare a scaricare gli ospedali, attualmente sotto pressione come più volte affermato dalla stessa Giunta.

Recenti articoli suggeriscono la possibilità che l’ozonoterapia sistemica sia un efficace supporto in fase precoce di cura del Covid-19, con miglioramento del fenotipo clinico e dell’outcome rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia convenzionale. L’ozonoterapia sembra garantire, inoltre, una riduzione della carica virale. L’ozonoterapia è attualmente sperimentata, sul nostro territorio, presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino e presso l’Ospedale di Vercelli. Un nuovo studio su un campione più vasto di partecipanti è già stato avviato: se gli effetti positivi saranno confermati, si potrà estendere questa terapia sia presso gli Ospedali Covid sia in ambito extraospedaliero su tutto il territorio piemontese.