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Ora è chiaro: questa Amministrazione vuole il suk a prescindere da, e anzi contro, l’interesse e l’opinione dei cittadini

Tutti gli attori coinvolti si sono espressi contro il mercatino dell’illegalità: cittadini, commercianti, Circoscrizioni. Se non è la cittadinanza a volerlo, perché non lo si cancella una volta per tutte?
Dopo l’ennesima presa di posizione della cittadinanza, degli esponenti del commercio e delle Circoscrizioni contro il mercatino del libero scambio, la domanda è più che mai legittima: l’obiettivo di questa Amministrazione qual è? Perché davvero risulta difficile capire le ragioni per mantenere in vita a tutti i costi il bazar – se non un molto malinteso concetto di integrazione.
A maggior ragione dopo i vari interventi in occasione del Diritto di Tribuna di oggi, diventa arduo anche per i più sfacciati sostenere che siano i torinesi a desiderare che il mercatino dell’illegalità resti aperto, in via Monteverdi o altrove.
Qualcuno, nel tentativo di argomentare a favore del suk, arriva a sostenere che si tratta di “un’eccellenza cittadina”. Lo dico per assurdo: se ci crede davvero, questo qualcuno provi a lavorare per collocare il bazar in centro città, magari proprio ai Giardini Reali – come proposto da un gruppo di cittadini. Ma, al contrario, mi sembra evidente che il suk è sempre più spostato verso le periferie perché fa paura, perché non si riesce a contenere e non si riesce a gestire.
Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Banchi montati all’alba in corso Brunelleschi: le promesse non bastano più, intervengano i vigili

Propongo di destinare una pattuglia della Polizia Municipale al presidio del mercato, per impedire agli addetti di cominciare a montare i banchi prima dell’orario consentito dal regolamento (il mercato apre alle ore 7, pertanto le operazioni di allestimento non possono iniziare prima delle 5.30).
La mia prima interpellanza su questo tema risale al luglio 2014. In questi quindici mesi la situazione è, se possibile, peggiorata: il disagio non è minimamente diminuito e in compenso si è aggiunta l’arroganza di alcuni degli addetti al montaggio dei banchi, aggressivi nei confronti di coloro che si permettono anche solo di chiedere spiegazioni. Oltre al danno, la beffa.
Di fronte ai problemi, le generiche promesse di circostanza di questa Giunta non bastano più né ai cittadini né alla risoluzione dei problemi concreti della città: si provi provi pertanto a percorrere la via delle soluzioni concrete.
Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Disabilità non è malattia: assurdo vincolare il diritto al posteggio riservato a un minimo di uscite mensili per finalità mediche

La disabilità è una condizione e non sempre una malattia: le persone disabili si spostano in città anche per ragioni differenti da terapie e visite. Come qualsiasi cittadino, si muovono per le più svariate ragioni: professionali, sociali, culturali e personali. Anche i buoni taxi e altre simili misure sono pensate sulla base della medesima finalità: garantire alle persone disabili una piena fruizione della mobilità cittadina.

A maggior ragione appare assurdo l’articolo della “Nuova disciplina delle riserve di sosta personali per disabili” secondo il quale “per i richiedenti sprovvisti di patente e non abilitati alla guida (esclusi i non vedenti dietro presentazione verbale d’invalidità) occorre documentare mediante la presentazione di un certificato rilasciato dal proprio medico di famiglia lo spostamento di almeno 10 volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”. L’articolo discrimina inoltre i cittadini disabili dal punto di vista del diritto alla mobilità urbana. È positivo che anche la Giunta si avveda dell’urgenza della questione; ora si lavori per superare questa normativa piena di contraddizioni.

Valutiamo inoltre la possibilità di applicare anche a Torino una misura già adottata con successo in altri comuni italiani: consentire agli automobilisti che espongono sul cruscotto il tagliando per il diritto al posteggio negli stalli gialli il posteggio gratuito in zona blu quando i posteggi riservati non risultano liberi.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Suk spostato da corso Novara in via Monteverdi: una cura peggiore del male e una resa di fronte all’illegalità

Questa mattina per la terza volta consecutiva gli abusivi del mercatino dell’illegalità hanno occupato corso Novara e le vie circostanti, a fronte di una reazione di fatto inesistente da parte delle istituzioni. La prossima domenica questa scena desolante si trasferirà in via Monteverdi (contro il parere di tutti gli attori coinvolti), dove i controlli saranno ancora più difficili a causa della conformazione dell’area. Tentare di contenere o regolare il suk è una battaglia persa: questo mercatino deve essere immediatamente abolito.
Dopo venti giorni i cittadini di corso Novara possono tirare un sospiro di sollievo, ma soltanto perché – dalla prossima domenica – sarà un’altra zona della città a doversi preparare all’invasione degli ambulanti dell’illegalità. Nel corso di queste tre domeniche all’espansione dei venditori (che hanno via via colonizzato spazi sempre più estesi del quartiere) ha fatto da contraltare il sostanziale immobilismo dell’Amministrazione. Un’immobilismo che è molto simile a una resa all’illegalità.
Ora saranno i residenti di via Monteverdi e dintorni, a partire dal 25 ottobre, a rischiare di doversi barricare in casa per la presenza degli ambulanti. Nonostante il parere contrario espresso all’unisono da cittadini, commercianti e circoscrizione (a questo punto, sarebbe meglio scorporare il suk per non gravare su un solo quartiere).
Spostare il suk, in via temporanea e sperimentale, in via Monteverdi è una soluzione peggiore del male, dal momento che significa collocare il bazar in uno spazio aperto, nel quale il controllo sarà ancora più difficile. Il mercatino del libero scambio è in gran parte illegale ed è impossibile da regolare o contenere: la sua chiusura immediata è l’unica soluzione percorribile.
Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Spigoli taglienti nel giardino per i più piccoli in piazza Marmolada; ma sono diverse, in città, le aree verdi non fruibili

Tavolini dai bordi acuminati, materiale metallico appuntito e arredi affilati come armi: è la situazione della cosiddetta “Borgata Polo Nord”; ma in tutta la città non mancano altri esempi di aree verdi di fatto non fruibili, per vari motivi, dalla cittadinanza: Torino è sempre meno una “città per bambini”.
Il giardino di piazza Marmolada è nuovo, sia come progetto sia come realizzazione. E ciononostante è, di fatto, inutilizzabile per i più piccoli, ricco com’è di vere e proprie trappole: dai paraspigoli appuntiti ai lati dei tavolini al metallo tagliente del cartello “Borgata Polo Nord”, dai fiocchi di neve taglienti agli sgabelli fissi il cui profilo rischia di ferire piccoli e meno piccoli.
Se in piazza Marmolada il problema è la sicurezza degli arredi, altrove il problema è o è stato, in tempi recenti, la presenza di siringhe e di altri rifiuti (come nel caso del giardino ex Italigas in corso Regina Margherita o delle aree verdi all’angolo tra i corsi Tassoni e Appio Claudio in via Macerata), la vandalizzazione di arredi e giochi (via Roccavione su tutti) o ancora la progettazione stessa dell’area verde (giardino Francesca Laura Morvillo).
A cosa servono le 280 aree verdi della città se poi si lasciano nell’incuria? La questione è annosa: un giardino non fruibile dalla cittadinanza rischia di farne terreno ideale per chi spaccia o delinque, e che quindi ha tutto interesse a trovare aree verdi deserte, mal illuminate e per nulla controllate.
Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)