Skip to main content

Tag: Comune di Torino

Il “carosello”… dell’assurdo: giostre dei parchi chiuse a causa COVID

Queste attività non possono restare attive in quanto “spettacoli itineranti” (rischio di tracollo economico, si stima, per 2mila famiglie in Piemonte): eppure, sono totalmente sicure e sanificabili dopo ogni “giro” (a differenza, per esempio, di altalene e scivoli delle aree gioco, mai sanificate dopo l’uso). In altre Regioni (per esempio in Liguria) l’interpretazione della normativa è differente: adeguiamoci anche noi o diverse famiglie perderanno la loro fonte di reddito. Sul tema, sto presenterò un’interpellanza in Consiglio Comunale.

Sono le giostre “per antonomasia”: i classici caroselli con i cavalli a dondolo o le automobiline che si trovano, da sempre, nei parchi o nelle aree verdi cittadine. Sono, tipicamente, a gestione familiare. Sono una decina sul territorio di Torino. E da mesi non possono “funzionare”: un interpretazione della normativa le incasella, infatti, nella categoria degli “spettacoli itineranti”, chiusi a causa COVID. Questo succede in Piemonte: non in altre Regioni italiane, quali per esempio la Liguria, dove queste attrazioni continuano a lavorare. Questione di interpretazione, dunque. Chiedo di ripensare l’interpretazione della norma: si tratta di attività assolutamente sicure e sanificabili dopo ogni utilizzo (a differenza di altalene, scivoli e palestrine delle aree gioco comunali, regolarmente aperte, utilizzate di continuo e mai sanificate dopo l’uso). Non ha alcun senso che a questi giostrai (una manciata sul nostro territorio) sia impedito di lavorare. Parliamo di poche giostre singole (non certo di luna park), presso le quali il rischio di assembramenti è sostanzialmente nullo e che possono funzionare in assoluta sicurezza. Troviamo il modo di permettere loro di restare aperti o per queste piccole imprese sarà la fine. Sul tema, presenterò un’interpellanza in Sala Rossa.

Ma dalla tragedia di piazza San Carlo non abbiamo imparato nulla?

Si direbbe di no, alla luce del weekend di malamovida appena trascorso in Vanchiglia, tra assembramenti e cocci di bottiglia a terra: da tempo segnalo in tutte le sedi il problema. Le motivazioni della sentenza dello scorso gennaio dovrebbero essere uno stimolo sufficiente a tenere l’allerta molto più alta: abbiamo predisposto un piano per la gestione degli assembramenti e delle eventuali emergenze? Sul tema ho presentato un’interpellanza in Sala Rossa.

Nuovo weekend di malamovida in Vanchiglia: l’ennesimo. Una situazione che, alla luce dei più recenti fatti sanitari, di cronaca e giudiziari, si mostra in tutta la sua gravità. Tutte le norme anti-COVID sono state ignorate, così come sono state calpestate le indicazioni del semplice buon senso, tra assembramenti in strada e vetri per terra. Già prima dell’ora di cena tra piazza Santa Giulia e via Balbo si incontra chi confonde i marciapiedi del quartiere per toilette a cielo aperto e si ha a che fare con abusivismo, spaccio, degrado. Una situazione che segnalo da tempo e che tornerò ad affrontare in Sala Rossa con una nuova interpellanza appena presentata. La gravità della situazione è acuita da due fattori di particolare rilievo: la pandemia e la sentenza di primo grado (27 gennaio 2021) del processo per i tragici fatti avvenuti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo. Per questi ultimi, la Procura ha portato a giudizio tutta la macchina organizzativa. Torniamo a Vanchiglia: soprattutto la domenica mattina, a terra restano i resti (vetro compreso) di una modalità di “divertimento” ormai completamente fuori controllo. Una situazione non solo intollerabile, ma potenzialmente pericolosa. Non si sono riscontrati miglioramenti, negli ultimi mesi, relativamente alla situazione descritta, che è anzi per diversi aspetti ulteriormente peggiorata. Che cosa ha fatto la Giunta in questi cinque anni e in questi ultimi tempi? È stato predisposto – imparando la lezione di quanto avvenuto in piazza San Carlo il 3 giugno 2017 – un piano per gestire gli assembramenti in piazza Santa Giulia (vietati a normativa vigente) che preveda la presenza di un numero contingentato di persone, una corretta gestione del vetro e adeguati piani di deflusso verso le vie di fuga in caso di necessità? Queste e altre domande rivolgerò alla Giunta Comunale con il mio atto.

Esami di guida, ingranata la “marcia avanti”

Sul tema è stato appena approvato all’unanimità il mio Ordine del Giorno in Consiglio Comunale. Attualmente sono oltre 13mila i candidati “in coda” in attesa di sostenere l’esame: chiediamo un intervento dell’Amministrazione Civica per una rapida soluzione. Permettiamo inoltre alla Motorizzazione di assumere personale sulla base dello scorrimento delle graduatorie di altri concorsi.

Buona notizia: il Consiglio Comunale di Torino approva all’unanimità il mio Ordine del Giorno sull’assoluta urgenza di smaltire la “coda” di candidati in attesa di sostenere l’esame di guida: un vero e proprio “ingorgo” di 13.500 persone. Lunghissimi i tempi di attesa, che arrivano ai 7 mesi, con connesso rischio di veder scadere la validità del foglio rosa. L’ordine del giorno approvato in Consiglio chiede che si giunga a un piano organizzativo di emergenza della Motorizzazione Civile per consentire alle Autoscuole di proseguire nell’opera di formazione delle future generazioni di utenti della strada. Al momento, le autoscuole del nostro territorio preparano più candidati di quanti poi sia possibile esaminare. Sostengo senza mezzi termini, inoltre, la proposta di permettere alla Motorizzazione di assumere impiegati sulla base dello scorrimento delle graduatorie di altri concorsi (per esempio, dell’Anagrafe: le graduatorie possono infatti essere considerate da enti diversi). 

La spada di Damocle su piazza Baldissera (e dintorni)

Fra un anno, nuovi e ingenti flussi di traffico si riverseranno in zona dalle autostrade: attualmente, la conformazione urbanistica del quartiere non è attrezzata per assorbirli. Senza interventi, sarà il delirio. Non ci sono altre soluzioni: serve il tunnel.

Primi mesi del 2022: il traffico veicolare proveniente dalle autostrade Torino-Milano, Torino-Aosta e Torino-Caselle potrà incanalarsi su corso Venezia, grazie all’apertura del raccordo con corso Grosseto. Uno stress che piazza Baldissera, pur se semaforizzata, rischia di non essere in grado di assorbire e smaltire. Il rischio è il formarsi di ingorghi tali da bloccare completamente la circolazione. Rischiamo che gli scenari da “girone infernale degli automobilisti” visti alla fine del 2018 (e non solo allora) si ripresentino. Una spada di Damocle incombe su piazza Baldissera e sulle altre intersezioni del quartiere. Tutte le criticità si possono prevenire in un solo modo e in maniera definitiva: con il sottopasso. Le parole dell’Assessore Lapietra, secondo la quale la linea tranviaria lungo il diametro della rotonda e l’introduzione dei semafori garantiranno “la stessa efficacia a un decimo del costo” rispetto al tunnel, rischiano di essere clamorosamente smentite dai fatti già nei prossimi mesi. E non possiamo permettercelo. Piazza Baldissera ha bisogno di essere sgravata dall’afflusso di auto. E questo si ottiene in un modo solo: con il tunnel.

Insediamenti abusivi, intervenire quando i camper sono ancora pochi

Si parte con una manciata di mezzi, spesso utilizzati come punto di osservazione sui vicini appartamenti ATC da occupare: è questo il momento in cui l’Amministrazione deve agire. L’unica soluzione è anticipare i tempi, collocando dissuasori per impedire la sosta prima che la situazione precipiti. Il problema è diffuso in varie zone di Torino (sono oltre cento gli alloggi occupati sul territorio cittadino). Si è appena tenuta in Consiglio Comunale una Commissione sul caso specifico di corso Salvemini.

Oltre cento gli alloggi ATC abusivamente occupati sul territorio cittadini. Un dato che è in parte il risultato di una dinamica ricorrente: si parte con una manciata di mezzi posteggiati per giorni nei pressi dei caseggiati quale punto di osservazione sulle unità abitative. Da questo momento, in molti casi, la situazione precipita, con l’occupazione di alloggi non abitati. Bisogna intervenire prima che questo avvenga: prevenire (per esempio collocando New Jersey o altri dissuasori) è meglio che curare (cosa spesso difficilissima, nell’impossibilità di intervenire se con le famiglie occupanti ci sono minori o persone con fragilità). Ho ribadito, prendendo la parola nel corso della Commissione sull’argomento appena tenutasi in Consiglio Comunale, la necessità di tenere questa linea.Intervenire in questo senso è, in certi casi, necessario, anche a costo di rinunciare ad alcuni posti auto utili per i residenti. La strategia si è dimostrata efficace per esempio presso i giardini Ferruccio Novo, altro tema del quale mi sono occupato in questi anni. Il focus della Commissione è stato sulla situazione di corso Salvemini, area significativa di un’emergenza che in zona è particolarmente grave.