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Esasperati, i cittadini di Vanchiglia chiederanno al Comune il rimborso per i lavori di insonorizzazione delle loro case

Tra le varie possibilità ipotizzate da un gruppo di residenti che non possono dormire a causa del frastuono della movida c’è quella di far pagare alla Pubblica amministrazione i costi sostenuti per l’insonorizzazione dei loro appartamenti.

Frastuono, urla e schiamazzi fino alle prime luci dell’alba: i residenti del nuovo epicentro della movida torinese, che si colloca tra piazza santa Giulia e via Vanchiglia nel quartiere omonimo, non ne possono più. E così si stanno organizzando per prendere contromosse efficaci contro una situazione divenuta intollerabile.

Un gruppo di cittadini, tra questi, ha deciso che valuterà seriamente la possibilità di chiedere al Comune il rimborso dei costi sostenuti per l’insonorizzazione delle loro camere da letto.

“Da mesi aspettiamo un intervento dell’Amministrazione comunale, senza risultato”, dichiara Andrea Cerrato, uno dei promotori dell’iniziativa. “Specialmente in questi mesi estivi, dormire sarebbe stato impossibile senza un’adeguata opera di insonorizzazione delle nostre camere da letto. Ora, se il Comune non troverà il modo di venirci incontro, per esempio concedendo una riduzione della Tasi o sgravi di altro tipo, saremo costretti a presentare al Comune la fattura dei lavori effettuati, chiedendo un rimborso almeno parziale delle uscite sostenute. Abbiamo già provveduto a scrivere alla Segreteria del Sindaco per spiegare la situazione”.

Ritengo che la proposta di questo gruppo di cittadini non sia da accantonare, con condiscendenza, come boutade o provocazione, ma che al contrario vada seriamente considerata come un campanello d’allarme e una spia dell’esasperazione crescente dei residenti del quartiere Vanchiglia.

La movida è una ricchezza per qualsiasi quartiere se porta introiti, se rappresenta un argine alla desertificazione sociale e se disincentiva malavita e degrado. A patto che sia sostenibile e che rispetti le regole. Quando, come nel caso di Vanchiglia, scappa di mano all’Amministrazione civica, diventando di fatto ingestibile, si trasforma, per la zona che la ospita, nella peggiore delle jatture.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Blocchiamo la deliberazione della Regione sui LEA per salvare il sistema-psichiatria

Non possono essere le famiglie (né i Comuni) a finanziare i servizi residenziali in psichiatria.

Con la deliberazione appena emanata sui servizi residenziali in psichiatria, l’Amministrazione regionale ha gettato la maschera su quello che considera il suo modello di Sanità: un modello che scarica sui cittadini (e sui Comuni) i costi dei servizi, che mette al centro della propria strategia non l’individuo ma il mero dato economico e secondo il quale chi potrà pagare avrà i servizi, mentre tutti gli altri rischiano di essere tagliati fuori.

Un modello contro il quale mi batto con fermezza, e che chiedo alla Regione di non mettere in atto.

Se così non sarà, dal 1° gennaio 2016 anche i Gruppi appartamento a 24 e 12 ore saranno considerati assistenziali (non sanitari), e come tali saranno al 60% a carico degli utenti (o dell’Amministrazione comunale per i soggetti indigenti). Un impegno economico, per le asfittiche casse comunali, superiore ai 10 milioni di euro, e dunque insostenibile. Saranno come al solito le famiglie a pagare, anche alla luce delle nuove fasce ISEE.

La Sanità che vorrei è del tutto diversa: è una Sanità che mette al centro l’utente e non il servizio erogato; è una sanità che considera la domiciliarità una forma di cura psicologicamente più umana ed economicamente più sostenibile; che ha ben chiaro il valore e l’importanza del ruolo della sussidiarietà, del non profit e degli operatori; che prima consulta le parti coinvolte e poi decide (non viceversa).

Ricordo per l’ennesima volta che attualmente il comparto pubblico non è in grado, né dal punto di vista delle infrastrutture né da quello economico, di assorbire in struttura i pazienti che dovessero trovarsi privati della possibilità di usufruire di cure domiciliari.

Bloccare questa deliberazione regionale significa salvare il sistema-psichiatria e scongiurare l’interruzione delle cure per i pazienti della nostra città.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Circa mille malati psichici a Torino rischiano di perdere le cure domiciliari

Dal 2016 toccherà a utenti e Comune pagare il 60% delle cure assistenziali a domicilio, ma le casse civiche non possono sostenere la spesa, stimata in oltre 10 milioni di euro. Centinaia di pazienti rischiano così di non poter essere curati. Anche centinaia di posti di lavoro sono messi a repentaglio. Serve la convocazione urgente di un tavolo di confronto ed emendamenti sostanziali al documento approvato dalla Giunta regionale.

Sottoscrivo in toto la mozione liberata per l’aula questa mattina dal Consiglio comunale che esprime una valutazione negativa della deliberazione della Giunta regionale sui servizi residenziali in psichiatria, e che impegna il Sindaco e la Giunta a richiedere alla Regione la convocazione urgente di un tavolo di confronto con le parti e i soggetti coinvolti.

Servono sostanziali emendamenti al testo in questione, senza i quali dal 1° gennaio 2016 anche i Gruppi appartamento a 24 e 12 ore saranno considerati assistenziali (non sanitari), e come tali saranno al 60% a carico degli utenti (o dell’Amministrazione comunale per i soggetti indigenti). Un impegno economico, per le asfittiche casse comunali, superiore ai 10 milioni di euro (e che rischia di gravare moltissimo sui cittadini, alla luce delle nuove ISEE).

Ma i soldi difficilmente si troveranno e dunque centinaia di malati (sono circa un migliaio su tutto il territorio comunale) rischiano di perdere il diritto alle cure domiciliari. Inoltre, sono centinaia i posti di lavoro a rischio.

Senza contare che la minor istituzionalizzazione è una forma di cura molto più umana e rappresenta essa stessa uno strumento di cura, va considerato che l’ospedalizzazione è molto più costosa della residenzialità. Il comparto pubblico in struttura non è attualmente in grado di assorbire tutti quei pazienti eventualmente privati della possibilità di usufruire di cure domiciliari.

Garantire adeguati finanziamenti alla domiciliarità non è solo un modo per garantire una metodologia di cura più umana a tante persone: è anche l’unico modo per evitare il collasso dell’intero sistema sanitario.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Troppi eventi allo Strippaggio, un fardello per la zona di Parco Dora

Festival e concerti, eventi e raduni dal giovedì alla domenica, alcuni dei quali non autorizzati. Un calendario fittissimo, ormai non più sostenibile. Sarebbe ora di cominciare a lavorare per restituire davvero l’area alla cittadinanza.

Il calendario degli eventi al Capannone Strippaggio di Parco Dora è ormai talmente fitto, tra eventi autorizzati e raduni spontanei, da essere totalmente insostenibile dal quartiere, che deve sopportare musica sparata ben oltre i limiti (acustici e temporali) consentiti, frequenze basse da far vibrare i vetri delle finestre, sporcizia e degrado.

La zona non può sostenere quattro giorni a settimana, dal giovedì alla domenica, quando va bene, di raduni all’aperto. Tanto più che Parco Dora è stato pensato, all’origine, come oasi verde di tranquillità nel cuore di Torino: non certo con la vocazione da location per eventi.

I mega eventi a Parco Dora, così come sono al momento, valgono inoltre ad attirare molta gente da altre zone della città, ma rischiano di rendere il quartiere invivibile per quei cittadini che hanno investito e creduto in Parco Dora, sulla base delle promesse, da parte dell’Amministrazione civica, di vedere presto un quartiere completamente diverso.

La stessa Amministrazione dovrebbe lavorare per rendere appetibile e vivibile la zona, in primis per chi la abita. Una volta garantito questo, ben vengano eventi e movida, organizzati e pianificati secondo le regole e rispettando un modello (e un calendario) sostenibile.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Corso Farini e accordi disattesi

Corso Farini

Con questa interpellanza chiedo se la Giunta Comunale intenda procedere al prolungamento dell’area aperta al transito dell’attuale corso Farini fino all’incrocio con Lungo Dora Siena e se ancora preveda lo spostamento del capolinea dell’autobus n. 55, come da accordi originari.

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