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Ospedale di Settimo, spiragli di ottimismo: ma noi chiediamo certezze

L’Assessore Icardi, rispondendo alla mia interpellanza sul tema, afferma che la vendita dell’Ospedale Civico non è nelle intenzioni della Giunta. Bene, ma non basta: territorio e cittadini hanno bisogno di risposte certe e tempi definiti e rapidi. Stiamo ancora aspettando le une e gli altri. Il mio impegno continua perché il nostro territorio non debba rinunciare a un’assoluta eccellenza.

Vendita non dico scongiurata, ma definita dalla stessa Giunta, rispondendo poco fa alla mia interpellanza sul tema, “la meno probabile delle opzioni”.  Bene, anche se per cittadini e territorio serve di più: in particolare, risposte e tempi rapidi e certi. Non ci sono stati: conto che arrivino presto. 

L’Ospedale Civico Città di Settimo Torinese è strategico per un’ampia fetta del territorio piemontese. Mi auguro che la progettualità per il prossimo futuro non preveda soltanto il mantenimento, ma il potenziamento della struttura. L’emergenza da Covid-19 ha reso ancora più urgente un cambio di paradigma relativamente al modello dei nostri ospedali e della nostra Sanità: un potenziamento delle strutture del territorio non è più procrastinabile. Per l’Ospedale di Settimo si potrebbe pensare a un maggior coinvolgimento del privato sociale. In ogni caso, mi auguro che, quale che sia la formula scelta, si tengano in considerazione le esigenze del territorio e dei cittadini. 

Finita la sperimentazione, la struttura è da un anno abbondante in regime di prorogatio. A questo punto, il ventaglio di scelte si articola in tre opzioni: passaggio da regime sperimentale a regime ordinario con scelta del socio privato tramite procedura a evidenza pubblica; chiusura della sperimentazione con gestione diretta da parte dell’Asl; cessione del presidio a soggetti privati. La terza soluzione è, garantisce la Giunta, la meno probabile. Mi auguro che questo terzo scenario sia davvero scongiurato.

Dopo il Question Time discusso lo scorso luglio e l’odierna interpellanza, il mio impegno per garantire il miglior futuro al presidio di Settimo continua. La sperimentazione gestionale, modello innovativo di management delle attività sanitarie pubbliche, ha dato in questi anni risultati di rilievo, per esempio – ma non solo – nei campi della lungodegenza e della riabilitazione. Ora è il momento di rilanciare con ambizione.

Presto alla Tesoriera panchine nuove di zecca

Bel risultato che premia il mio impegno.

La Città di Torino interverrà, come da me richiesto alla Giunta, per ripristinare o sostituire tutte le panchine ammalorate o vandalizzate presso il Parco della Tesoriera. Moltissime delle 120 panchine di pregio presso il parco di corso Francia 186 sono infatti da mesi, di fatto, inutilizzabili. La Giunta, rispondendo poco fa in Consiglio Comunale alla mia interpellanza sul tema, ha garantito che si interverrà nell’ambito di un appalto attualmente in corso per la sostituzione o la manutenzione di tutte le panchine danneggiate. I lavori sono già iniziati e questo mi fa ben sperare su tempistiche ragionevoli. Il Parco della Tesoriera è uno dei luoghi simbolo della Circoscrizione 4 e dell’intera Torino.

Torino, Campo Nomadi diffuso

Corso Salvemini, via Gorizia e strada delle Cacce, ma anche via Bologna e via Aosta: ecco solo alcuni dei luoghi della nostra città da tempo trasformati, di fatto, in accampamenti. Aumenta la preoccupazione dei residenti. Ho portato il tema in Consiglio Comunale con un’interpellanza.

Diverse zone di Torino si stanno trasformando in una sorta di Campo Nomadi diffuso: in particolare a Mirafiori e a Santa Rita, Barriera di Milano e altri quartieri. Cresce, in proporzione, la preoccupazione e il disagio dei residenti, ai quali poco importano le questioni di pura forma, le minuzie, le riflessioni relative al fatto che i camper posteggiati da settimane siano o meno fissati all’asfalto della strada: aspettano, in compenso, di non dover più vedere degrado, bidoni dell’immondizia rovesciati a terra, fontanelle utilizzate per l’igiene personale delle persone accampate e altre talvolta ancora più gravi conseguenze. Questa situazione è il risultato di quindici anni nei quali abbiamo tollerato atteggiamenti invece non accettabili. Resto preoccupato dalla nostra lentezza nell’intervenire e nel trovare soluzioni. Sempre più spesso questi accampamenti improvvisati e totalmente abusivi si formano nei pressi di caseggiati di edilizia popolare. Con le conseguenze che ormai conosciamo: alloggi occupati, fenomeni di microcriminalità, degrado, furti, minori e soggetti fragili utilizzati come “scudi” per evitare lo sgombero, allacciamenti non autorizzati alle utenze. La nostra città è solidale: questo non vuol dire che sia nostro dovere tollerare comportamenti che sono invece intollerabili. Il mio impegno, sia in Sala Rossa sia a Palazzo Lascaris, continua.

Abbattimento barriere architettoniche in case ATC, i fondi non bastano

Dal 2006 la Regione Piemonte non eroga finanziamenti specifici per effettuare gli interventi: le sole economie residue non bastano per coprire tutti i lotti e le richieste che provengono da inquilini con disabilità inferiore al 100% vanno “in coda”. Servono quasi 1,4 milioni per coprire le 154 richieste in attesa dal 2016. Non nascondo la mia preoccupazione e mi impegnerò in Comune e in Regione perché si trovino altre risorse. I dati sono forniti dall’Assessorato in risposta a una mia interpellanza sul tema appena discussa in Consiglio Comunale.

Un quadro allarmante e una significativa sproporzione tra il gran numero di interventi necessari e le scarse risorse: questa la situazione relativa ai necessari abbattimenti di barriere architettoniche nelle nostre case ATC. Sul tema ho appena discusso un’interpellanza in Consiglio Comunale. Se fino al 2006 la Regione Piemonte (presenterò un analogo atto anche a Palazzo Lascaris) destinava finanziamenti specifici per l’eliminazione di barriere architettoniche in edifici di Edilizia Sociale, da quasi quindici anni l’Agenzia può contare sulle sole economie residue, che bastano appena per i casi più urgenti Troppo poco, alla luce di un patrimonio immobiliare che risale, in gran parte, ai decenni passati, quando gli standard erano ben diversi. I tempi, per fortuna, sono cambiati: l’aspettativa di vita è aumentata e le carrozzine motorizzate, molto più ingombranti, sono sempre più diffuse. L’età media dei torinesi si sta a sua volta alzando: sono sempre più numerose le richieste di trasferimento da alloggi non accessibili a unità abitative prive di barriere architettoniche, cosa che, anche quando è concessa, richiede tempi lunghissimi. Le risorse che stiamo mettendo a disposizione per abbattere le barriere non sono sufficienti: al momento l’Agenzia sta dando priorità agli interventi richiesti da persone con disabilità al 100%, senza riuscire a coprire 154 richieste (importo stimato: 1,36 milioni di euro) da parte di inquilini con invalidità parziale. Urgono fondi per finanziare altri lotti di interventi. Spero che il tema sia messo all’ordine del giorno per i prossimi mesi, sia a livello comunale e sia a livello regionale. Una vera e completa accessibilità conviene a tutti e aumenta il valore economico degli appartamenti.

Limitazioni al traffico ora? Follia, rischiamo di aprire una nuova catena di contagio

I mezzi pubblici non sono stati potenziati, non possiamo chiedere a chi si muove con un Euro 5 diesel di scegliere se rinunciare al lavoro o intasare ulteriormente tram e bus. Chi ha preso questa decisione è corresponsabile dei rischi che comporta e dimostra di non aver minimamente capito il momento che il mondo del lavoro sta passando.

Il livello del “semaforo dell’inquinamento” sarà anche arancione, ma sta di fatto che il Piemonte è zona rossa: questo – nel quale invece servirebbe buon senso – è il momento peggiore in assoluto perché, dalle ore 8.00 alle ore 19.00 fino a giovedì, tutti coloro che di solito si recano al lavoro a bordo di un mezzo escluso dalla possibilità di circolare si riversino sui mezzi pubblici. Mezzi pubblici che, ricordo, non sono stati potenziati né sono sufficientemente monitorati. Stiamo obbligando chi ha un mezzo Euro 5 diesel di scegliere: rinunciare a lavorare o salire a bordo di bus e tram, intasandoli ulteriormente. Rischiamo di creare un’altra catena di contagio: chi ha preso questa decisione ne sarebbe corresponsabile. Questa Giunta non ha assolutamente capito – oggi ne abbiamo l’ennesima conferma – della condizione nella quale si trova Torino, del periodo che sta vivendo il mondo del lavoro, di quello che stanno passando le categorie che lavorano. Il lavoro è, evidentemente, una dimensione sconosciuta a questa Amministrazione.