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Riprese le cure odontoiatriche al Valdese di Torino: era ora

Lo scorso 22 ottobre, dopo venti mesi di stop, sono stati ripristinati i servizi odontoiatrici presso la Casa della Salute di via Silvio Pellico. Una buona notizia, per arrivare alla quale sono state necessarie due mie interpellanze, una delle quali appena discussa in Consiglio Regionale, e un mio Question Time. Mi auguro ora che si lavori sulla riduzione delle liste d’attesa, che si garantisca personale adeguato per numero e tutti gli strumenti necessari alla sicurezza del personale stesso.

Da poco più di una settimana sono tornati in attività i servizi odontoiatrici della Casa della Salute Valdese di Torino: una buona notizia, appena riferita dall’Assessore Icardi rispondendo al mio ennesimo atto sul tema. Con la mia interpellanza (presentata lo scorso giugno e discussa solo questa mattina) chiedevo appunto la ripresa delle attività presso il presidio di via Silvio Pellico, interrotte a marzo 2020 e mai più riattivate per 20 mesi.

La Giunta ha provato a motivare il lunghissimo stop facendo riferimento alle particolari procedure di disinfezione necessarie dopo un lungo periodo di chiusura, rivendicando peraltro la continuità dei servizi anche nel Distretto Sud Est grazie alle tre sale del Poliambulatorio di corso Corsica, sempre attive: non posso fare a meno di chiedermi come mai le stesse identiche procedure applicate con successo nella struttura di Lingotto non si siano applicate anche a pochi chilometri di distanza, in San Salvario. 

Mi auguro che ora si risolvano anche i problemi relativi alle liste d’attesa, ulteriormente allungatesi in questi quasi due anni di mancata attività, pensando in primis ai cittadini che, per la loro condizione economica, non possono permettersi di rivolgersi al settore privato. Mi auguro inoltre che al personale, che deve essere adeguato per numero, siano garantiti tutti gli strumenti, a partire dai camici contro il rischio biologico, per svolgere il proprio lavoro in piena sicurezza.

Insieme ai manifestanti per affermare a gran voce: “L’Unità Spinale di Torino non deve essere ridimensionata”

Presente anche io, poco fa, in via Zuretti, per il presidio organizzato da I Do e CPD; in Consiglio Regionale ho chiesto alla Giunta un’informativa sul tema, sul quale ho già pronto un Question Time. Non accetteremo tagli a questa eccellenza, neanche se chiamati con il nome rassicurante di “riorganizzazione”.

“No al ridimensionamento dell’Unità Spinale di Torino”: lo hanno chiesto a gran voce i cittadini e le Associazioni che hanno manifestato, poco fa, di fronte alla USU di via Zuretti a Torino e lo chiedo anche io, senza mezzi termini, alla Giunta Regionale. Dopo aver partecipato, in mattinata, al presidio, ho sollecitato dai banchi di Palazzo Lascaris un’informativa sul tema, sul quale presenterò al più presto anche un Question Time. La Giunta ci dica chiaramente che progetti ha relativamente a questa Specialistica, servizio fondamentale per le persone che hanno subito lesioni midollari e che, con percorsi di riabilitazione e follow up, possono ricominciare, letteralmente, a vivere. Che si registrino molti casi di pazienti respinti, anche in fase acuta, dall’Unità Spinale di Torino è un fatto non accettabile. Ci aspettiamo e pretendiamo un ritorno alla piena efficienza, con la riapertura a 38 posti del secondo piano della struttura, la riapertura dell’ambulatorio di vulnologia e un sostanziale incremento dei posti letto in neuro-urologia. Ci aspettiamo inoltre una presenza adeguata di personale specializzato, senza il quale non è pensabile un funzionamento a pieno regime del reparto. Le necessità di molti pazienti restano attualmente disattese e non manca chi sta pensando di rivolgersi a strutture fuori regione o al privato. Ci opporremo con forza a ogni ipotesi di smantellamento o ridimensionamento dell’Unità Spinale di Torino, da sempre punto di riferimento per tutta la regione e non solo: le persone con lesioni spinali non hanno alternative a questa Specialistica, sulla quale devono poter contare per rimettersi in gioco nel lavoro, nello sport e in tutti gli aspetti della propria vita. Un concetto ben riassunto dallo slogan “l’Unità Spinale è la nostra casa”.

In Piemonte uno studente su 14 ha un DSA, infiniti i tempi d’attesa per certificati e cure

Uno studente su 25 ha inoltre, nella nostra regione, un ADHD. Per chi non può permettersi il privato l’attesa per una certificazione è di mesi e altissimo è il rischio di abbandono scolastico: la mia interpellanza in Consiglio Regionale per chiedere a questa Giunta di incrementare il personale garantendo finalmente livelli di assistenza adeguati.


Mesi per una prima valutazione e tempi ancora più lunghi per i trattamenti del disturbo: la grave, costante carenza di personale e liste d’attesa infinite costringono le famiglie di studenti con un disturbo dell’apprendimento o con un disturbo da deficit di attenzione e iperattività a scegliere se affidarsi al privato, con costi che possono superare i 400 euro per una certificazione, o rassegnarsi a tempi d’attesa ignoti e lunghissimi.

Evidente e inaccettabile è la discriminazione per chi non può permettersi di pagare. Dopo il Question Time discusso, su questo tema, lo scorso luglio, in risposta al quale avevamo ottenuto l’impegno da parte della Giunta di avviare il percorso diagnostico per i DSA o ADHD entro sei mesi, ho presentato un’interpellanza per chiedere misure più efficaci. Un investimento da parte della Regione nell’assunzione di personale specializzato, unica soluzione del problema, non è più rimandabile.

Senza una certificazione (che può costare centinaia di euro nel privato), il rischio di abbandono scolastico è, per gli studenti con DSA e ADHD, altissimo. La tempestività, specialmente nelle fasce d’età più giovani (nella fase della vita, cioè, in cui il processo di crescita è più rapido), è fondamentale: senza un tempestivo intervento, il disturbo diventa progressivamente sempre meno trattabile. I disturbi dell’apprendimento investono non solo la sfera scolastica, ma anche quella personale, incidendo sulla personalità e sul futuro del giovane. Il Piemonte è tra le Regioni nelle quali più alta è la percentuale di studenti con DSA (circa il 7,3% contro un dato nazionale del 4,9%) e il trend è in ulteriore crescita. Circa il 4% sul totale degli studenti piemontesi risulta affetto da ADHD. Ci aspettiamo che la Giunta Regionale dia risposte a migliaia di studenti con DSA e ADHD e alle loro famiglie.

L’Unità Spinale di Torino deve tornare operativa a pieno ritmo: sul tema, il mio impegno in Consiglio Regionale

Presenterò un Question Time e un’interpellanza a Palazzo Lascaris, mercoledì 27 ottobre sarò presente alla manifestazione di fronte all’USU.

Che si registrino molti casi di pazienti respinti, anche in fase acuta, dall’Unità Spinale di Torino è un fatto ci preoccupa profondamente. Sul tema presenterò un Question Time e un’interpellanza in Consiglio Regionale del Piemonte. Saremo inoltre presenti, come Moderati, alla manifestazione in calendario per le ore 12.00 di mercoledì 27 ottobre di fronte all’Unità Spinale Unipolare di via Zuretti a Torino. La manifestazione è organizzata da I Do Onlus, di cui condividiamo pienamente le posizioni e le richieste, con la collaborazione della CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà. Le persone che, tra Torino e provincia, fanno riferimento all’Unità Spinale torinese sono centinaia. I posti di degenza disponibili sono al momento solo 18: i pazienti stanno cominciando a rivolgersi a strutture fuori regione o direttamente al privato. Questa Specialistica deve ricominciare a funzionare a pieno ritmo, tornando a essere un’eccellenza a livello europeo. Funziona a regime ridotto anche il reparto di neuro-urologia (un paio appena i posti disponibili), mentre risultano attualmente chiusi (a quando la riapertura?) l’ambulatorio di vulnologia e la piscina per la riabilitazione. Inevitabile viste le premesse, tra le altre conseguenze, l’allungarsi delle liste d’attesa. Pochissimi ex pazienti riescono a usufruire del follow-up. Non è questa la qualità del servizio sanitario che ci aspettiamo per i piemontesi, che hanno diritto alla continuità e alla qualità delle cure. Chiederemo alla Giunta quali siano le progettualità per questa Specialistica e in quali tempistiche si preveda di tornare alla piena efficienza. In particolare, chiederemo la riapertura a 38 posti del secondo piano della struttura, la riapertura dell’ambulatorio di vulnologia, un sostanziale incremento dei posti letto in neuro-urologia e come intenda muoversi la Giunta per garantire una presenza adeguata di personale specializzato.

Fibrosi da sclerodermia? Si può curare, ma ora i pazienti devono pagarsi il farmaco

Questa complicanza, prima causa di morte per i malati di sclerosi sistemica, si può curare con il Nintedanib, la cui rimborsabilità è stata da un anno revocata dall’AIFA. Ci associamo, come Moderati in Consiglio Regionale, alla richiesta del GILS: sia riconsiderata questa scelta e sia garantito alle persone affette da questa patologia cronica e rara il pieno diritto alla salute. Inaccettabile pensare di interrompere la cura per chi ne ha bisogno.

Sosteniamo con forza e facciamo nostra, come Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte, la richiesta del GILS (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia): l’unico farmaco per la cura della fibrosi polmonare, che colpisce anche, come complicanza, i pazienti affetti da sclerosi sistemica e rappresenta la prima causa di morte tra le persone che hanno contratto questa patologia, deve essere rimborsabile. È assurdo che i pazienti che ne hanno bisogno debbano pagare la cura: fatto che, tra l’altro, esclude dalla possibilità di curarsi coloro che non hanno sufficiente disponibilità economica. Il Nintedanib è un farmaco indispensabile per contrastare la fibrosi polmonare associata alla Sclerosi Sistemica: ci associamo alla richiesta di tutela di tutti coloro che sono affetti da patologie croniche e rare e che hanno necessità di terapie farmacologiche efficaci e gratuite.

La sclerosi sistemica o sclerodermia è una malattia rara e autoimmune. Può causare fibrosi polmonare, causa a sua volta di serie difficoltà respiratorie. Questa complicanza colpisce un terzo dei pazienti ed è la principale causa di mortalità. Costringe a dipendere dall’ossigenoterapia o, nei casi più gravi, a un intervento di trapianto di polmone. Il primo e solo farmaco in grado di contrastare la fibrosi polmonare in sclerosi sistemica è stato approvato lo scorso anno dall’Agenzia Europea del Farmaco. Ma quest’anno l’AIFA ne ha bloccato la rimborsabilità. Il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione. Non possiamo accettare il rischio di un’interruzione delle cure per chi ne ha bisogno.