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Servizio Trasporto Studenti con disabilità, primi segnali preoccupanti

Debutta lunedì 20 settembre il nuovo servizio, ma le famiglie segnalano le prime criticità.

Inizia con i primi campanelli d’allarme il nuovo anno scolastico. Ci giungono da diversi genitori segnalazioni puntuali e circostanziate relative a orari non congrui ed errati. Altre segnalazioni, altrettanto preoccupanti, riguardano il numero di mezzi disponibili: meno della metà dei 70 mezzi necessari sarebbero stati pagati dal Comune.Se tutto ciò fosse confermato sarebbe gravissimo: l’ennesimo attacco al diritto allo studio dei torinesi con disabilità. Comprensibile la preoccupazione delle famiglie, alle quali era stato promesso un inizio del servizio, per lunedì 20, già in piena efficienza e che invece si trovano a segnalare le prime criticità e a riferire difficoltà a farsi accordare le correzioni degli orari segnalati come errati. Chiederemo conto di tutto questo alla Giunta, confidando in risposte convincenti e in un immediato cambio di rotta.

Vaccinati all’estero con siero non riconosciuto in Italia? I tamponi siano gratuiti

E si convochi immediatamente una Commissione ministeriale, con la partecipazione delle Regioni e dei maggiori esperti e virologi, per identificare le modalità per rendere equipollenti i vaccini somministrati negli altri continenti con quelli da noi riconosciuti: una pandemia globale non si può combattere se non con “armi” altrettanto globali. Queste le richieste dei Moderati per risolvere un problema che, rispondendo poco fa al mio Question Time, lo stesso Assessore Icardi ha riconosciuto: quello dei piemontesi che, pur vaccinati, non hanno diritto al Green Pass, se non effettuando un tampone ogni 48 ore.

Piemontesi vaccinati all’estero con sieri non riconosciuti in Italia: l’odissea, in attesa di indicazioni precise da parte del Ministero della Salute, continua. Per queste persone, per le quali la possibilità di ottenere il Green Pass è preclusa, la sola soluzione è al momento effettuare un tampone ogni 48 ore, con relativo esborso e relativi disagi, solo per poter lavorare. 

È chiaro che una soluzione deve essere trovata al più presto. Non stiamo parlando di pericolosi no-vax, né di sostenitori di teorie del complotto, ma di cittadini già vaccinati. Come Moderati, forza politica da sempre promotrice del prezzo calmierato per i tamponi, proponiamo oggi di destinare un’aliquota di tamponi gratuiti, preferibilmente salivari, per questa particolare casistica, oltre che per tutte quelle persone impossibilitate a vaccinarsi per questioni specifiche di salute. Per chi è vaccinato all’estero con un siero non riconosciuto in Italia, anche l’ipotesi di replicare il vaccino è preclusa, come riferito dalla Giunta in risposta al mio Question Time appena discusso, per questioni di sicurezza vista l’incertezza sulle vaccinazioni eterologhe per i soggetti che abbiano ricevuto una o più dosi di vaccini non autorizzati dall’EMA. 

Chiediamo dunque l’immediata convocazione di una Commissione ministeriale, con la partecipazione delle Regioni e dei maggiori esperti e virologi, per identificare le modalità per rendere equipollenti vaccini somministrati negli altri continenti con quelli da noi riconosciuti. Gli strumenti per sconfiggere una pandemia globale non possono essere diversi e incompatibili continente per continente.

IL CASO DI MARIANGELA BORELLO: “LA MIA ODISSEA DI VACCINATA IN MESSICO ORA SENZA GREEN PASS PER INSEGNARE NEL MIO LICEO A TORINO”

Racconta l’insegnante Mariangela Borello, tra i piemontesi che si trovano nella situazione descritta: «Vaccinata in Messico con Convidencia e tornata a Torino dopo anni, mi sono vista negare sia il Green Pass sia la possibilità di replicare il vaccino. Mi hanno “rimbalzata” da ufficio a ufficio: una vera e propria odissea. Replicare il vaccino non mi è concesso. Ora, per poter svolgere il mio ruolo di insegnante presso un Liceo a Torino, sono costretta a fare un tampone ogni 48 ore».

L’odissea dei piemontesi vaccinati all’estero con sieri non riconosciuti in Italia

Racconta l’insegnante Mariangela Borello: «Vaccinata in Messico con Convidencia e tornata a Torino dopo anni, mi sono vista negare sia il Green Pass sia la possibilità di replicare il vaccino. Mi hanno “rimbalzata” da ufficio a ufficio: una vera e propria odissea. Ora, per poter lavorare, sono costretta a fare un tampone ogni 48 ore nell’immobilismo di ogni soggetto a livello locale». Quanti altri piemontesi sono nelle sue condizioni? Perché nessuno, in attesa di indicazioni ministeriali, si prende la responsabilità di prendere una decisione? Si discute domani in Consiglio Regionale, sul tema, il mio Question Time.

Il racconto di Mariangela Borello, torinese rientrata in Italia il 5 luglio scorso dopo aver vissuto per anni in Messico, è significativo: «In Messico sono stata vaccinata con il vaccino Convidencia (monodose) della CansinoBio: un siero che qui in Italia non è riconosciuto e che dunque non dà diritto al Green Pass. Non ho altra scelta che fare un tampone ogni due giorni».

Verosimilmente, sono molti i piemontesi nelle sue stesse condizioni. Mariangela Borello, peraltro, è un’insegnante: non può fare a meno del Certificato Verde. Le serve per svolgere la propria professione.

Continua: «Al mio rientro in Italia sono stata indirizzata dalla Città di Torino all’Ufficio di Igiene di via della Consolata: il vaccino “messicano” mi è stato annotato sul certificato vaccinale, ma sono stata informata che non avrei avuto diritto al Green Pass. Il 1° settembre ho ripreso servizio come insegnante presso il Liceo dove insegno. Il referente Covid dell’Istituto ha contattato l’Ufficio Covid delle Scuole. Sempre il 1° settembre sono stata contattata dall’ASL della Città di Torino e invitata a recarmi all’hub della Lavazza, dove mi avrebbero rilasciato una certificazione che mi esonerava dal Green Pass per il mese di settembre, in attesa di indicazioni ministeriali. Purtroppo un paio d’ore dopo sono stata nuovamente contattata ed è stata annullata la precedente indicazione, in mancanza di esplicita autorizzazione della Regione Piemonte. Mi sono detta disponibile a ripetere il vaccino, ma non mi è stato consentito».

Una situazione inaccettabile, da tutti i punti di vista. Innanzitutto, per l’immobilismo delle Istituzioni locali, Regione in testa, che non prende posizione né si assume la responsabilità di decidere. Poi, per le conseguenze sui cittadini, costretti a pagarsi tamponi ogni 2 giorni, con tutte le implicazioni fisiche, oltre che relative all’organizzazione del proprio tempo, che si possono intuire. Sul tema, discuterò domani un Question Time in Consiglio Regionale per sapere quali linee guida seguire in questo e in tutti gli altri casi analoghi.

Suicidio seconda causa di morte nella fascia d’età 15-24

Anche l’impatto della pandemia sulla salute mentale di bambini e adolescenti si conferma drammatico: i dati sono stati diffusi oggi, in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione dei Suicidi, dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma. I Servizi di Salute Mentale del Piemonte sono strutturati in maniera tale da rispondere efficacemente e tempestivamente a questa situazione? Sono all’altezza? Dopo il Question Time dello scorso martedì, presenterò in Consiglio Regionale anche un’interpellanza su questo tema urgente.

In occasione della Giornata Mondiale della Prevenzione del Suicidio, nuovi, preoccupanti dati emergono relativamente all’impatto della pandemia sulla salute mentale di bambini e adolescenti, ma anche degli adulti. Aumentano le richieste di aiuto per le forme più gravi come autolesionismo e comportamento suicidario, seconda causa di morte nella fascia d’età 15-24. Come Moderati, siamo convinti che quella della salute mentale sia un’emergenza di gravità assoluta e chiediamo una risposta adeguata da parte delle Istituzioni.

Dopo il Question Time della scorsa settimana, presenterò un’interpellanza per sapere con esattezza quante persone (con distinzione tra bambini, adolescenti e adulti) si siano rivolte al servizio pubblico per motivi psicologici o psichiatrici da marzo 2020 a maggio 2021 e se, rispetto al periodo pre-Covid-19, si sia registrato un trend in aumento e quali siano le azioni avviate da questa Giunta per rispondere alla crescente domanda (misure distinte per bambini, adolescenti e adulti).

Chiederò inoltre come questa Giunta intenda potenziare il servizio pubblico di neuropsichiatria infantile e se siano stati effettuati approfondimenti per la riapertura dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Mauriziano.

Porto all’attenzione della Giunta, con questo mio quesito, un tema di assoluta urgenza, dal momento che 18 mesi di pandemia hanno effetti devastanti anche sulla salute mentale della popolazione. Nei primi sei mesi del 2021 quasi tremila persone si sono rivolte al Telefono Amico Italia perché attraversate da pensieri autolesionistici o perché preoccupate dal possibile suicidio di un proprio caro: il dato è triplo rispetto al periodo pre-Covid. “Il Sole 24 Ore” (aprile 2021) stima che il dato relativo ai pazienti presi in carico dal Sistema Sanitario Nazionale per questioni di salute mentale sia aumentato almeno del 30% (1 milione di pazienti in più) dall’inizio della pandemia. A causa della pandemia, nel 2020 è aumentato (+12%) il consumo di ansiolitici. Che la nostra Regione sia carente di neuropsichiatri infantili e di strutture idonee per la cura dei disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti è un dato evidenziato anche da recenti articoli giornalistici.

Di fronte alla “corazzata” dell’emergenza delle malattie mentali, questa Giunta tenta di difendersi con arco e frecce

Appena discusso il mio Question Time sull’urgenza di rimediare alle carenze dei Servizi di Salute Mentale in Piemonte: se il fenomeno è enorme, totalmente inadeguata è stata la risposta. Le risorse previste sono insufficienti, le misure proposte non proporzionate alla portata del problema. Chiederemo al più presto la convocazione straordinaria della Commissione Sanità per un focus su quella che, come Moderati, consideriamo a tutti gli effetti un’emergenza.

“Come porre rimedio alle carenze strutturali e professionali dei Servizi di Salute Mentale del Piemonte?” A questo quesito, da me appena portato in Aula con un Question Time appena discusso, la Giunta risponde in maniera totalmente inadeguata, puntando su cifre e misure del tutto sproporzionate, in negativo, alle dimensioni del problema. Il Piemonte sta provando a difendersi con arco e frecce mentre si vede avanzare contro una corazzata.  

Ci chiediamo se questa Giunta abbia chiara la portata della gravità dell’emergenza relativa alla salute mentale dopo un anno e mezzo di pandemia. Un fenomeno che colpisce trasversalmente tutte le fasce d’età, dalla primissima adolescenza agli adulti.  

Di fronte alle richieste di aiuto al Telefono Amico Italia in tema di suicidi che triplicano nei primi sei mesi dell’anno, di fronte al milione di pazienti in più presi in carico dal Sistema Sanitario Nazionale per questioni di salute mentale dall’inizio della pandemia, di certo non bastano le misure di contrasto a bullismo, cyberbullismo e dipendenze, né l’area di supporto alle famiglie, né il milione di euro allocato per il supporto psicologico presso le scuole, per citare quanto riferito in Aula dalla Giunta. Provare a rispondere in questo modo significa non solo non aver inteso non solo la portata, ma in buona parte neppure la natura del problema. 

Come Moderati consideriamo le malattie mentali uno dei più gravi mali del nostro tempo. Torneremo fortemente sul tema, chiedendo una convocazione straordinaria della IV Commissione affinché finalmente si prenda atto di questo dato devastante, frutto del convergere di elementi dovuti alla pandemia, all’aumento del rischio di povertà, alla crisi economica, al timore per il futuro. La malattia mentale non devasta soltanto la persona che ne è colpita, ma la sua intera famiglia e l’intera cerchia dei suoi affetti.