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Permessi ZTL tagliati della metà per le imprese: La Giunta Fassino colpisce ancora chi produce

Commercianti, artigiani e imprese sono sul piede di guerra: la delibera dell’Assessore Lubatti permette loro di chiedere permessi soltanto per il 50% dei veicoli aziendali. Intanto, pare che permessi speciali siano assegnati a calciatori e VIP assortiti. Perché a pagare sono sempre gli stessi?

A inizio anno la Giunta si è finalmente resa conto (meglio tardi che mai!) che i permessi concessi per l’accesso alla ZTL sono troppi ed elargiti con eccessivo lassismo. Bene: peccato che, per tamponare la situazione, si sia inventata una delibera che taglia del 50% il numero dei permessi stessi a favore delle imprese.

I medici di base, impegnati ogni giorno in visite a domicilio, si vedranno trasformare il loro permesso “Argento” in un “Blu A”? Aziende artigiane e piccole imprese che operano quotidianamente con l’intero parco-mezzi dovranno lasciare la metà dei propri veicoli fuori dal centro storico? “Problemucci” che non riguardano questa Giunta, evidentemente.

Mi disgusta che ancora una volta questa Maggioranza cerchi di raggiungere i propri obiettivi penalizzando – sempre, comunque e soltanto – chi produce.

Sarebbe ora di provare, finalmente, a razionalizzare: sarei molto curioso di conoscere, per esempio, quanti e quali permessi sono stati rilasciati a personaggi di spicco dello sport e dello spettacolo. Inoltre, vorrei capire quanti dei permessi rilasciati non sono stati restituiti una volta diventati obsoleti (esempio tipico: il rappresentante che un anno fa operava in centro e che oggi lavora in una zona più periferica).

Scommettiamo che ne uscirebbero dati interessanti?

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Corso Brescia, le folte chiome dei tigli non nascondono la realtà: microcriminalità e spaccio regnano incontrastati

I cittadini lamentano che le fronde degli alberi stanno ormai invadendo i balconi fino ai quarti piani e soprattutto denunciano che il quartiere è da anni in mano a una criminalità arrogante e violenta. Nell’attesa di verificare se la nuova “potatura a verde” proposta da Lavolta sarà sufficiente a risolvere il problema dell’alberata, resta sconcertante l’approccio alla più grave delle due questioni da parte di questa Amministrazione: “Poiché alla Polizia Municipale non risultano segnalazioni da parte dei cittadini su spaccio o degrado, per noi è tutto tranquillo”.

Aspetto con fiducia che la nuova “potatura a verde” proposta dall’Assessore Lavolta risolva, come un colpo di bacchetta magica, l’annosa questione delle chiome dei tigli di corso Brescia, tanto lussureggianti da invadere letteralmente i balconi dei secondi, dei terzi e talvolta dei quarti piani; nel frattempo un paio di questioni restano ancora senza risposta: questo nuovo tipo di potatura si effettua durante la gemmazione delle piante o durante l’autunno? Perché, tra i sacrosanti diritti dei tigli e quelli almeno altrettanto sacrosanti dei cittadini, a prevalere devono essere sempre e soltanto i primi?

Ma è il secondo e più grave problema che mi angustia di più. E qui i casi sono due: o gli abitanti del quartiere fanno uso abbondante delle sostanze stupefacenti che così facilmente si possono acquistare nella loro zona, oppure residenti ed esponenti di questa Amministrazione vivono in due città diverse.

Di fronte ai ripetuti appelli dei cittadini, stufi di vivere in un quartiere in mano a balordi e spacciatori, in cui inquietanti personaggi bivaccano tra le auto o minacciano i passanti, e in cui anche uscire di casa nelle ore serali diventa un rischio per la propria incolumità, la reazione è all’incirca questa: “Alla Polizia Municipale non risultano segnalazioni o lamentele da parte dei cittadini, e dunque va tutto bene”.

Sono i cittadini a essere vittime di un’allucinazione collettiva? O non sarà piuttosto questa Giunta a non vedere i problemi reali del territorio?

Di una cosa sono sicuro: gli abitanti di corso Brescia, che sono anche elettori, in occasione della prossima tornata elettorale ricorderanno molto bene chi si è dimenticato di loro.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Niente utenze agli immobili occupati, a partire dal Gabrio (dove è ancora presente l’amianto)

Fondamentale impedire alle aziende fornitrici di stipulare contratti di erogazione presso gli stabili abitati abusivamente, anche se a firmare i contratti stessi sono i singoli occupanti.

Gabrio di via Millio: è scandaloso che non si prendano provvedimenti per la presenza di amianto ed è ridicolo che ci si accontenti di generiche promesse per quanto riguarda il disturbo della quiete pubblica.

Il recente caso del Gabrio di via Millio è l’esempio tipico di un meccanismo perverso: un certo stabile è abusivamente occupato, l’Amministrazione pubblica chiede di tagliare le utenze, uno degli occupanti – pare – firma un nuovo contratto a proprio nome ed ecco che in quell’immobile torna la luce elettrica. Funziona così sia nelle occupazioni a fine politico-antagonista sia nelle occupazioni delle case popolari.

Basterebbe una briciola di buon senso per risolvere il problema, vietando alle aziende fornitrici di erogare i loro servizi presso quegli stabili che risultino abusivamente occupati. Sarebbe un obbiettivo facile da raggiungere e garantirebbe la possibilità di affermare: “A Torino non si riattivano le utenze in nessuno degli stabili occupati”.

Tornando al singolo caso di via Millio, sono almeno tre gli elementi inaccettabili.

Primo: è grottesco che l’Amministrazione civica si accontenti di un generico, e autoreferenziale, impegno, da parte degli occupanti, a “limitare il frastuono e mantenere un comportamento accettabile per i residenti”.

Secondo: gli occupanti del Gabrio, forzata la saracinesca posta dalla Smat, utilizzano acqua corrente senza un regolare contratto, e quindi senza pagare. Dubito che la Smat intenda mettere a bilancio il passivo che ne deriva: sono pronto a scommettere che il costo sarà fatto pagare ai cittadini.

Terzo: l’edificio occupato dai militanti del Gabrio è inserito al numero 31 del catasto-amianto della Città. L’amianto è presente anche all’esterno della struttura e non è stato trattato per impedirne la volatilità. È gravissimo che la Città non intervenga per risolvere un problema che è tale, prima di tutto, per la salute dei cittadini. Gli occupanti sanno della presenza dell’amianto e restare lì è una loro libera scelta. Per i residenti le cose sono leggermente differenti.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Ora il suk è in via Monteverdi, altro pasticciaccio brutto della Giunta Fassino

Il mercato del libero scambio passa, come una patata bollente che nessuno riesce a tenere in mano, di quartiere in quartiere: e ovunque vada porta degrado e malumori. Ora, con un gioco di prestigio che sa di beffa, ritorna a Barriera di Milano.

Anche senza voler commentare la gestione perlomeno goffa della vicenda, tra ipotesi, ritardi, mancati permessi e dietrofront precipitosi, è impossibile non spendere almeno una parola su come questa Maggioranza, parlando di suk, sia chirurgicamente riuscita a scontentare tutti i soggetti coinvolti: cittadini, commercianti, circoscrizioni.

L’ultimo “capolavoro” è la decisione di spostare il suk in via Monteverdi. Come uno yo-yo impazzito, il “mercato dell’illegalità” (così lo chiamano molti cittadini) si allontana da Barriera di Milano passando per la porta, ma subito dopo vi ritorna dalla finestra. Non Beverly Hills: Barriera di Milano. Un quartiere già in ginocchio a causa di degrado, microcriminalità e quotidiana emergenza sociale.

Via Monteverdi, l’area che ospiterà il mercato del libero scambio, oltre a essere la sede del capolinea della linea 2 è priva di recinzioni. La domenica è inoltre frequentata da famiglie e sportivi (campi di via Regaldi).
I colleghi della Maggioranza giurano che si tratta di una “soluzione temporanea”, ma ho il forte sospetto che via Monteverdi si terrà il suk per parecchio tempo. Quello che è certo è che nessuno, neanche questa Giunta, può affermare che la merce scambiata (ma spesso, più banalmente, venduta) nel mercato del libero scambio sia sempre e comunque di provenienza chiara e lecita.

Quanto dobbiamo aspettare perché questa Maggioranza prenda ufficialmente le distanze da questa situazione di illegalità, ricettazione e abusivismo diffusi? Una situazione a proposito della quale i nostri concittadini hanno già espresso il loro “no” chiaro e secco.

Sono sicuro che in sede elettorale gli stessi cittadini ricorderanno tutto il bene che questa Amministrazione sta facendo per loro.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

“Parcheggi riservati solo per i disabili che escono un minimo di volte al mese per ragioni terapeutiche?” Concetto delirante, la disabilità non è malattia. Presenterò un’interpellanza

Per dieci anni era rimasta (saggiamente) lettera morta la delibera comunale risalente al 2005 che garantisce alle sole persone con disabilità “che si spostano almeno dieci volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche” il diritto di usufruire di stalli riservati per il parcheggio. Finché, pochi giorni fa, la norma teorica è diventata beffardamente concreta a casa della torinese Maria Cometto, madre di una donna gravemente disabile. Un caso assurdo e offensivo, a riguardo del quale prenderò posizione in Sala Rossa.

Ennesimo esempio di quanto, in questa città, un grammo di burocrazia pesi più di una tonnellata di civiltà: Maria Cometto, madre torinese di una donna con disabilità grave, ha ricevuto, a inizio settembre, la visita di un agente della Polizia Municipale il quale ha chiesto alla donna di provare formalmente, con opportuna documentazione medica, che la figlia “si sposta almeno dieci volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”. In caso contrario, avrebbe perso il diritto al parcheggio riservato.

Tutto giusto dal punto di vista del più bieco, asettico formalismo, per carità: la delibera “Nuova disciplina delle riserve di sosta personali per disabili” include infatti un articolo secondo il quale “per i richiedenti sprovvisti di patente e non abilitati alla guida (esclusi i non vedenti dietro presentazione verbale d’invalidità) occorre documentare mediante la presentazione di un certificato rilasciato dal proprio medico di famiglia lo spostamento di almeno 10 volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”.

Il mondo, in dieci anni, si è evoluto, nel senso che è ormai chiaro a tutti che la persona disabile è persona, prima che disabile, e soprattutto non è un malato quindi si sposta anche per ragioni differenti da terapie e visite. Nel 2005, inoltre, i Servizi erogati dalla Città erano altri: oggi è stato chiesto alle persone disabili di scegliere tra parcheggio numerato e buoni taxi. A chi ha scelto i buoni taxi si riduce il servizio; invece a chi ha scelto il parcheggio si applicano vecchie norme senza senso. Cucù, il servizio non c’è più: qualunque scelta i cittadini abbiano fatto, va a finire che devono arrangiarsi. Solo che i servizi che ora tagliamo sono stati introdotti, a suo tempo, per colmare un gap che nasce dal modo in cui la Città è costruita e gestisce i suoi servizi.

Si vogliono controllare ed eliminare gli abusi? Perfetto, va benissimo, anzi è sacrosanto. Ma lo si faccia andando a fondo di ciascun caso specifico. È un lavoro lungo, ma il Comune ha migliaia di dipendenti che possono farlo, nonché la competenza e la conoscenza proprio dei singoli casi che deriva dall’attività dei servizi sociali.

Presenterò al più presto un’interpellanza sul tema per ricevere risposte puntuali e circostanziate dall’Assessore competente, e soprattutto per arginare questa deriva assurda in cui a pagare sono, come sempre, i cittadini meno fortunati.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)