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Una questione di giustizia: iscrizione e refezione gratuite dal terzo figlio in poi

Esentiamo dal pagamento delle tariffe di iscrizione e di refezione scolastica per le scuole comunali dell’infanzia e gli asili nido comunali i figli dal terzo iscritto in poi per famiglie con almeno tre figli minori a carico.

La mia proposta di mozione che impegna il Sindaco e la Giunta a sancire la gratuità per il terzo figlio e per i successivi per le tariffe di iscrizione e di refezione scolastica per le scuole comunali dell’infanzia e gli asili nido comunali per famiglie con almeno tre figli minori a carico è una dovuta azione politica in difesa delle famiglie, tartassate dalle scelte di questa Amministrazione. La stessa cosa si faceva già, con successo, nel comune di Roma.

È una misura necessaria e una questione di giustizia, soprattutto alla luce del fatto che le spese per i figli sono drasticamente più ingenti nella fascia d’età compresa tra 0 e 6 anni, fatto che dissuade numerose famiglie dal mettere al mondo altri figli oltre il primo.

Già nell’attuale sistema tariffario delle scuole comunali d’infanzia e degli asili nido sono previste riduzioni per i fratelli iscritti al medesimo grado d’istruzione, con riduzioni delle tariffe tra il primo fratello e quelli successivamente iscritti. È inoltre giusto studiare incentivi che premino le famiglie che scelgono di investire sul futuro e di avere due o più figli.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

A Torino si persevera nell’errore: situazioni già segnalate si ripetono puntuali

È il caso del giardino ex-Italgas davanti all’Einaudi, soprattutto è il caso della movida di Vanchiglia, dove la Città sta facendo gli stessi errori di San Salvario

Un anno fa segnalai in Sala Rossa il problema del giardino ex-Italgas, in preda a incuria e degrado. A un anno di distanza, per ragioni diverse, il problema si ripete: gran biglietto da visita per gli Universitari. Tipico di una Città ove i problemi non si risolvono e soprattutto non si prevengono, basta vedere la movida a Vanchiglia che sta ripercorrendo i passi di San Salvario. E la Giunta agisce nello stesso modo, cioè senza far nulla, salvo poi intervenire quando è tardi.

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Se il bilancio non è più “un malato grave”, Torino resta la città più tassata d’Italia

L’Assessore Passoni sbandiera con entusiasmo alcuni dati non negativi del Bilancio di Previsione 2015, ma i cittadini torinesi continuano a pagare le tariffe più salate del Paese.

Migliora il bilancio del Comune di Torino. “E ci mancherebbe ancora”, verrebbe da dire, visti gli 830 milioni di euro che, come tra vasi comunicanti, sono risucchiati tutti gli anni dalle tasche dei torinesi per finire nelle casse del Comune.

Se, da una parte, l’Assessore Passoni si premura di etichettare come leggendaria la vulgata che vuole che Torino sia il Comune con il più alto debito per abitante, dall’altra c’è un altro dato statistico che è impossibile camuffare: i nostri 900 mila concittadini spendono in media, ogni anno, oltre 900 euro pro capite tra Imu, Tasi, Tari/Tares/Tarsu, Addizionale Comunale Irpef, imposte e tasse assortite. Bambini e minorenni compresi nel computo.

In compenso, i torinesi sono – per dirne una – gli italiani che senz’altro spendono di più in riparazioni dell’auto, visto lo stato disastroso delle strade cittadine, che le tante buche non riparate trasformano in percorsi di guerra pieni di trappole.

I margini per aumentare le entrate da altre fonti ci sono: per esempio, risulta che tra le entrate extratributarie le sanzioni per infrazioni dei regolamenti municipali (a partire dai locali che non rispettano le regole…) rappresentano appena l’1% delle entrate, contro il 99% rappresentato dalle contravvenzioni per mancato rispetto del Codice della Strada…

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Esasperati, i cittadini di Vanchiglia chiederanno al Comune il rimborso per i lavori di insonorizzazione delle loro case

Tra le varie possibilità ipotizzate da un gruppo di residenti che non possono dormire a causa del frastuono della movida c’è quella di far pagare alla Pubblica amministrazione i costi sostenuti per l’insonorizzazione dei loro appartamenti.

Frastuono, urla e schiamazzi fino alle prime luci dell’alba: i residenti del nuovo epicentro della movida torinese, che si colloca tra piazza santa Giulia e via Vanchiglia nel quartiere omonimo, non ne possono più. E così si stanno organizzando per prendere contromosse efficaci contro una situazione divenuta intollerabile.

Un gruppo di cittadini, tra questi, ha deciso che valuterà seriamente la possibilità di chiedere al Comune il rimborso dei costi sostenuti per l’insonorizzazione delle loro camere da letto.

“Da mesi aspettiamo un intervento dell’Amministrazione comunale, senza risultato”, dichiara Andrea Cerrato, uno dei promotori dell’iniziativa. “Specialmente in questi mesi estivi, dormire sarebbe stato impossibile senza un’adeguata opera di insonorizzazione delle nostre camere da letto. Ora, se il Comune non troverà il modo di venirci incontro, per esempio concedendo una riduzione della Tasi o sgravi di altro tipo, saremo costretti a presentare al Comune la fattura dei lavori effettuati, chiedendo un rimborso almeno parziale delle uscite sostenute. Abbiamo già provveduto a scrivere alla Segreteria del Sindaco per spiegare la situazione”.

Ritengo che la proposta di questo gruppo di cittadini non sia da accantonare, con condiscendenza, come boutade o provocazione, ma che al contrario vada seriamente considerata come un campanello d’allarme e una spia dell’esasperazione crescente dei residenti del quartiere Vanchiglia.

La movida è una ricchezza per qualsiasi quartiere se porta introiti, se rappresenta un argine alla desertificazione sociale e se disincentiva malavita e degrado. A patto che sia sostenibile e che rispetti le regole. Quando, come nel caso di Vanchiglia, scappa di mano all’Amministrazione civica, diventando di fatto ingestibile, si trasforma, per la zona che la ospita, nella peggiore delle jatture.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)

Blocchiamo la deliberazione della Regione sui LEA per salvare il sistema-psichiatria

Non possono essere le famiglie (né i Comuni) a finanziare i servizi residenziali in psichiatria.

Con la deliberazione appena emanata sui servizi residenziali in psichiatria, l’Amministrazione regionale ha gettato la maschera su quello che considera il suo modello di Sanità: un modello che scarica sui cittadini (e sui Comuni) i costi dei servizi, che mette al centro della propria strategia non l’individuo ma il mero dato economico e secondo il quale chi potrà pagare avrà i servizi, mentre tutti gli altri rischiano di essere tagliati fuori.

Un modello contro il quale mi batto con fermezza, e che chiedo alla Regione di non mettere in atto.

Se così non sarà, dal 1° gennaio 2016 anche i Gruppi appartamento a 24 e 12 ore saranno considerati assistenziali (non sanitari), e come tali saranno al 60% a carico degli utenti (o dell’Amministrazione comunale per i soggetti indigenti). Un impegno economico, per le asfittiche casse comunali, superiore ai 10 milioni di euro, e dunque insostenibile. Saranno come al solito le famiglie a pagare, anche alla luce delle nuove fasce ISEE.

La Sanità che vorrei è del tutto diversa: è una Sanità che mette al centro l’utente e non il servizio erogato; è una sanità che considera la domiciliarità una forma di cura psicologicamente più umana ed economicamente più sostenibile; che ha ben chiaro il valore e l’importanza del ruolo della sussidiarietà, del non profit e degli operatori; che prima consulta le parti coinvolte e poi decide (non viceversa).

Ricordo per l’ennesima volta che attualmente il comparto pubblico non è in grado, né dal punto di vista delle infrastrutture né da quello economico, di assorbire in struttura i pazienti che dovessero trovarsi privati della possibilità di usufruire di cure domiciliari.

Bloccare questa deliberazione regionale significa salvare il sistema-psichiatria e scongiurare l’interruzione delle cure per i pazienti della nostra città.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)