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Niente cure odontoiatriche da cinque mesi: ora è vera emergenza

I servizi odontoiatrici della Casa della Salute Valdese di via Silvio Pellico a Torino, tra le poche opportunità di accedere a questo tipo di prestazione sanitaria per tanti torinesi che non possono permettersi il privato, non hanno ancora ripreso l’attività dopo il lockdown. Ancora non è stata comunicata una data certa per la riapertura. In tanti stanno rinunciando a curarsi, con le conseguenze che si possono intuire. La Regione Piemonte nega il permesso per la riapertura alla luce di alcune criticità oggettive: affronterò il tema a Palazzo Lascaris.

«Buongiorno, vorrei prenotare una visita

«Non abbiamo ancora ripreso l’attività odontoiatrica dopo l’emergenza da COVID-19»

«E quando riaprirete?»

«Non lo sappiamo ancora»

Chiunque abbia provato a fissare un appuntamento odontoiatrico presso la Casa della Salute Valdese (via Silvio Pellico 19 a Torino) si è sentito dare, in queste settimane, risposte simili: da cinque mesi – dall’inizio del lockdown – la struttura infatti è ferma e non ha ancora ripreso l’attività. Nessuna data, nemmeno ipotetica, per la riapertura. Difficile che si riprenda prima dell’autunno. Altre realtà analoghe, quali Pinerolo e Rivoli, funzionano a pieno regime da fine maggio. La Regione nega il permesso per la riapertura: tra gli altri problemi riscontrati, manca una fornitura sufficiente di DPI.

A fare le spese di questa situazione sono le fasce di utenza con minore possibilità economiche. Ci sono persone che da mesi rinunciano a curarsi e a risolvere i propri problemi odontoiatrici: per loro, il privato è infatti economicamente proibitivo. Si rivolgono dunque a strutture come quella di via Silvio Pellico.
Questa situazione, inoltre, avrà ripercussioni gravissime sulle liste d’attesa, già attualmente chilometriche, creando una concentrazione di richieste ingigantita da quasi un semestre di inattività.

Presenterò un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte per affrontare queste criticità e per difendere il diritto alla cura di tutti i cittadini.

Via Bologna 267/5 è nel caos

Spaccio, minacce ai residenti, furti e aggressioni nel complesso ATC: porterò il tema in Sala Rossa con un’interpellanza.

Altro che situazione sotto controllo: nelle case ATC di via Bologna 267/5 le criticità sono esplose. I residenti riferiscono che le persone che, a decine, si sono stabilite in zona a bordo di camper e roulottes, utilizzando abusivamente acqua e luce, hanno un atteggiamento sempre più aggressivo con i residenti (minacciati o rimproverati, semplicemente, per il fatto di passare a bordo della propria auto), fanno il bello e il cattivo tempo, utilizzano le cantine come loro deposito personale, vi collocano pneumatici e altra mercanzia. In zona lo spaccio continua a essere un problema gravissimo. I furti nelle cantine sono all’ordine del giorno. L’illuminazione è carente. Dagli ultimi piani delle palazzine si staccano calcinacci. Presenterò nei prossimi giorni un’interpellanza sul tema.

Solidarietà alle lavoratrici delle mense domani in piazza

Manifesteranno di fronte agli studi RAI di Torino: in cassa integrazione da febbraio, senza prospettive certe per settembre, chiedono un sostegno da parte della politica che è, a questo punto, urgentissimo. Condivido e faccio mie senza mezzi termini le loro richieste.

Condivido le ragioni delle lavoratrici delle mense scolastiche che manifesteranno, domani mattina in via Verdi a Torino, di fronte agli studi RAI. Questa categoria professionale è in cassa integrazione dal 25 febbraio, senza, peraltro, avere alcuna prospettiva certa di ripresa del lavoro a settembre. La politica ha una responsabilità nei loro confronti: le addette alle mense garantiscono lo svolgimento di un servizio necessario e utile per la formazione dei bambini e rappresentano una categoria particolarmente colpita dalla crisi legata all’emergenza da COVID-19, non potendo contare a differenza di altri, per esempio, su alcuna fonte di reddito per tutti i mesi estivi. 

Permettiamo agli ospiti delle strutture per persone con disabilità o autismo di riabbracciare i propri familiari

Appena discusso a Palazzo Lascaris il mio Question Time sul tema. Per queste strutture il Decreto Ministeriale prevede esplicitamente la piena riapertura: la Giunta Regionale si assuma le proprie responsabilità e si adegui. Una normale vita relazionale “da Fase 3” è fondamentale, da tutti i punti di vista, per queste persone. Tantissime le segnalazioni che mi sono pervenute, alcune delle quali di situazioni drammatiche.

Permettiamo agli ospiti delle strutture per persone con disabilità o autismo di entrare a tutti gli effetti, come tutti gli altri, nella Fase 3: questo il mio appello alla Giunta Regionale. Per gli ospiti delle strutture di questo tipo il ritorno a una normalità pur prudente è fondamentale non solo per una qualità della vita accettabile, ma anche per questioni riabilitative e terapeutiche. Molti non abbracciano i propri familiari da mesi.

Sgomberiamo subito il campo da un fraintendimento. L’articolo del DPCM dell’11 giugno scorso che fa riferimento a questo tipo di strutture non è l’1.1bb (quello delle RSA), come considerato dalla Giunta, ma il 9, articolo che non lascia spazio a interpretazioni: tutte le attività di questo tipo sono “riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori”.

Inutile, dunque, che l’Assessore Icardi, rispondendomi in Aula, provi a delegare la responsabilità della scelta alle singole strutture. Gli ospiti delle strutture di questo tipo non sono persone malate, né persone a rischio. Né sono – come invece gli ospiti delle RSA – soggetti fragili. Smetta dunque la Giunta Regionale di comportarsi in maniera pilatesca: cominci a fare politica e a dare risposte alle tante famiglie le stanno aspettando.

Segnalo, per finire, un risultato positivo, il fatto cioè che l’Assessore abbia garantito a verbale che le linee di indirizzo del 30 giugno saranno recepite in un prossimo Decreto di Giunta, superando dunque quelle più restrittive del 16 giugno. L’articolo da seguire dovrà essere, appunto, il 9 del DPCM.

Concedi gratuitamente l’uso di un tuo bene immobile a realtà non profit? Per te, niente IMU

Questa la mia richiesta al Comune di Torino: la legge nazionale lo permette, la Città adegui il proprio regolamento di conseguenza. Presenterò emendamenti perché ciò avvenga, permettendo così la crescita della collaborazione tra profit e non profit, a vantaggio di tutti.

Via l’IMU dai beni immobili concessi in comodato gratuito da realtà profit a realtà non profit: la legge nazionale lo permette, il regolamento del Comune di Torino sia adattato di conseguenza. Dopo aver discusso poco fa un’interpellanza sul tema in Sala Rossa, presenterò emendamenti al regolamento comunale sull’IMU, che ancora non recepisce questa possibilità, garantita dalla legge nazionale, verso le realtà del Terzo Settore. Ne abbiamo urgente bisogno: dalla collaborazione tra realtà profit e Associazioni scaturirebbero vantaggi per tutti. Queste ricadute positive devono essere considerate dalla politica, ma il Comune, finora, accorda questo risparmio soltanto a chi cede un bene a titolo gratuito alla stessa Città. Non basta: chiedo all’Amministrazione un cambio di mentalità. Sono innumerevoli le Associazioni che cercano spazi per la loro attività: la loro attività è svolta a vantaggio della collettività, per il Bene Comune. Con un Regolamento Comunale sull’IMU adeguato alla luce della Legge Nazionale di Bilancio (2019) permetteremo al settore profit di supportare il non profit avendone un risparmio: un volano positivo da innescare.