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Torino perde un altro pezzo della propria storia: la Scuola di Applicazione di Torino diventa biennale

A partire dall’Anno Accademico 2023-24 il triennio, equivalente a una laurea magistrale, perderà un anno a favore del ciclo immediatamente precedente (l’Accademia Militare di Modena). Ridimensionata in proporzione la presenza di studenti e docenti nella nostra città, con relativo indotto.

Un altro piccolo ma importante pezzo di storia abbandona Torino: il corso di laurea della Scuola di Applicazione di via Arsenale passerà da triennale a biennale nel corso di due anni accademici. Inesorabile la necessità di allineare anche la formazione militare alle tempistiche e ai calendari della formazione universitaria, necessità di fronte alla quale l’Amministrazione non è al momento stata in grado di agire per mantenere il triennio nella sua interezza a Torino. Ci resterà dunque il solo biennio necessario al conseguimento della laurea magistrale in Scienze Strategiche. Il tema è stato oggetto di una mia interpellanza appena discussa in Consiglio Comunale.

Vedremo dunque ridimensionata, almeno in senso quantitativo, un’importante sede di formazione per le future generazioni di professionisti della difesa nazionale, nonché un rilevante pezzo della nostra storia e tradizione. Il progetto vedrà il suo avvio a partire dai futuri reclutamenti, che saranno realizzati il prossimo settembre con effetti sulla Scuola di Applicazione tra due anni accademici. Sarà ridimensionata in proporzione anche la presenza di studenti e docenti nella nostra città, con relativo indotto.

NUMERI
La Scuola di Applicazione ha sede presso il Palazzo dell’Arsenale e accoglie circa mille Ufficiali frequentatori ogni anno, un centinaio di studenti civili, 118 professori universitari e 30 docenti militari che insegnano oltre 100 materie universitarie e 28 materie militari di carattere tecnico-professionale.

Infarto Luca Zambelli, il dissuasore non si abbassò all’arrivo dei mezzi di soccorso: ma ancora non c’è un perché

Appena discussa la mia seconda interpellanza sulla tragedia dello scorso gennaio al Valentino, ma di nuovo non ho ricevuto al mio interrogativo una risposta degna di questo nome. È emersa in compenso una gestione della sicurezza indegna di un Paese civile, fatta di ruoli non chiari e totale sciatteria. Mi sono sentito rispondere che azionare i dissuasori in caso di urgenza è compito, quando attiva, della portineria della Facoltà di Architettura e che, testuale, “non risultano richieste” alla Municipale per l’apertura del varco nella domenica della tragedia. Evitata in maniera inaccettabile, facendo appello a un guasto, anche la mia domanda sul numero di telefonate effettuate negli ultimi tre anni da mezzi di soccorso che chiedevano di accedere al parco. Risposte inaccettabili, fossi un runner avrei timore di allenarmi in quel parco in queste condizioni. Seguirà una mia richiesta di accesso agli atti.

Perché, quella maledetta domenica 10 gennaio 2021, il dissuasore non si è abbassato all’arrivo dei mezzi di soccorso che dovevano portare aiuto all’avvocato e runner Luca Zambelli, colto da malore? Nuova interpellanza da parte mia appena discussa, ma una risposta degna di questo nome a tale quesito ancora non c’è stata. Emerge, in compenso, una situazione nella quale le responsabilità si rimpallano, i ruoli non sono chiari e l’intera gestione appare improvvisata. In una parola: attualmente, l’Amministrazione non sta garantendo la sicurezza di chi fa sport presso il parco del Valentino. La gestione dei varchi di sicurezza è attualmente lasciata, da risposta della Giunta, alla portineria dell’adiacente Facoltà di Architettura. Nelle fasce di chiusura della portineria, occorre telefonare alla Municipale, ma alla domanda precisa su quanto successo lo scorso 10 gennaio mi sono sentito dire a verbale che il giorno della morte dell’avvocato e runner Luca Zambelli “non risultano richieste in merito all’apertura del pilomat in questione”. E le ripetute, insistenti chiamate dei Volontari che provavano a entrare nel parco per portare soccorso? Secondo la Municipale, evidentemente, i nostri Volontari se le sono inventate. Neanche la domanda sul numero di telefonate effettuate da mezzi di soccorso negli ultimi tre anni ha ricevuto risposta: la Giunta ha addirittura scelto, pur di non dare riscontro, di appellarsi a un guasto che impedirebbe di consultare tutti i dati relativi al sistema utilizzato fino allo scorso novembre. Di questi dati non esiste un backup? Quanti mesi sono necessari per risolvere il problema? Quando potremo accedere alle informazioni richieste? 

Capire esattamente a chi spetti il compito di azionare i dissuasori appare impossibile, così come impossibile è sentirsi sicuri, in queste condizioni, allenandosi presso il principale parco cittadino. È evidente che l’Amministrazione non sta controllando quell’area in maniera adeguata. Ho dovuto presentare questa seconda interpellanza dopo che il mio precedente quesito, il mese scorso, non aveva ricevuto risposte soddisfacenti. La situazione si è di fatto ripetuta oggi: presenterò dunque un accesso agli atti. Chissà se risposte puntuali mi saranno negate anche così. 

Scuola di Applicazione dell’Esercito a rischio trasferimento?

Torino potrebbe perdere un altro pezzo della propria storia: l’ennesimo. Domani in Consiglio Comunale la mia interpellanza sul tema.

Sembrerebbe intenzione dell’Esercito “trasferire” da Torino a Modena i corsi di laurea triennale della Scuola di Applicazione di via Arsenale. Lo si apprende da fonti giornalistiche. L’Esercito avrebbe manifestato la volontà di stipulare, tramite la Scuola di Applicazione, una nuova convenzione con l’Università degli Studi di Torino per il solo biennio necessario al conseguimento della laurea magistrale in Scienze Strategiche. Torino rischia dunque di perdere un’importante sede di formazione per le future generazioni di professionisti della difesa nazionale, nonché un importante pezzo della propria storia e tradizione. L’ennesimo. La Giunta Comunale è a conoscenza della situazione? Come intende muoversi a riguardo? Lo chiederò domani in Consiglio Comunale, discutendo la mia interpellanza sul tema, verificando in particolare se l’Amministrazione abbia svolto interlocuzioni di approfondimento con i vertici istituzionali delle Forze Armate e del Ministero della Difesa, aprendo al contempo un canale di dialogo con l’Università. Identificare e seguire una strategia comune è fondamentale per mantenere a Torino i corsi di laurea triennale e per evitare ulteriori ricadute negative per il tessuto economico, culturale e sociale della città. Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito ha la responsabilità della gestione unitaria del settore “formazione” per tutto il personale delle Forze Armate. La Scuola ha sede presso il Palazzo dell’Arsenale e accoglie circa 1000 Ufficiali frequentatori ogni anno, un centinaio di studenti civili, 118 professori universitari e 30 docenti militari che insegnano oltre 100 materie universitarie e 28 materie militari di carattere tecnico-professionale. Non possiamo perdere tutto questo.

Subito un Tavolo per garantire la rappresentanza alle Minoranze nelle Unioni Montane

Lo richiede anche il Ministero dell’Interno: ho presentato un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte.

La lettera del Ministero dell’Interno inviata alla Prefettura di Torino conferma che presso i Consigli e le Giunte delle Unioni Montane devono essere rappresentate le Minoranze di tutti i Consigli Comunali: cosa che a oggi non sempre accade – vedi per esempio i casi di Valsusa, Val Sangone e via Lattea – con il risultato di un vero e proprio vuoto di rappresentanza democratica. Ho presentato un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere alla Giunta Cirio di attivarsi tempestivamente per correggere ogni irregolarità e tornare a garantire una piena rappresentanza democratica di tutte le espressioni politiche, fatto particolarmente importante in un momento nel quale il nostro territorio, con la sua economia, sta provando a ripartire dopo quindici mesi di crisi. La Regione convochi subito un Tavolo con i soggetti interessati. Il Ministero precisa inoltre che i Sindaci non possono avere il doppio ruolo di governo e controllo nell’Unione Montana. Le Unioni Montane si sono sempre basate, per comporre Giunte e Consigli, sulle linee guida espresse dall’Uncem. Le Unioni Montane tutelano e promuovono lo sviluppo della montagna; svolgono inoltre, in forma associata, funzioni e servizi comunali. La Regione Piemonte individua nell’Unione Montana la forma organizzativa dei Comuni idonea a rendere effettive, in armonia con le specifiche politiche settoriali regionali, le misure di promozione e sviluppo economico, di tutela e valorizzazione dei territori montani.

Kastamonu riapre a Frossasco, buona notizia? Sì, a patto che siano tutelati salute e territorio

La multinazionale ha presentato in Città Metropolitana un progetto di ripristino degli impianti ex Annovati e poi Trombini (produzione di pannello per l’industria dell’arredamento) sul territorio del Comune in provincia di Torino: destano però preoccupazione l’impatto sul territorio, a vocazione agricola e residenziale, e il progetto di installazione di un nuovo bruciatore di biomasse a poche centinaia di metri da abitazioni e allevamenti. Ho presentato un’interpellanza in Consiglio Regionale e una in Città Metropolitana per assicurarmi che tutte le misure di sicurezza siano prese e che ambiente e salute siano opportunamente difesi.

L’impianto ex Annovati e poi Trombini a Frossasco, ora di proprietà Kastamonu, potrebbe ripartire dopo anni di inattività e dopo l’incendio della primavera del 2019: la multinazionale specializzata nella produzione di pannello per l’industria dell’arredamento ha infatti presentato lo scorso 28 aprile, presso la Città Metropolitana di Torino, un progetto di ripristino dell’impianto di via Piscina 2-6. Una buona notizia per il territorio? Sì, alla luce delle possibili ricadute occupazionali dopo due anni di crisi durissima. A patto che la sicurezza e la salute dei residenti sia garantita e che l’impatto su un territorio a vocazione agricola e residenziale sia ammortizzato. Su entrambi i temi, vogliamo vederci chiaro. In particolare, desta preoccupazione la prospettiva di vedere prossimamente in attività un nuovo Energy Plant (bruciatore da 25 MW) per lo smaltimento di biomasse dal sito produttivo. Ho presentato dunque due interpellanze, una in Consiglio Regionale del Piemonte e una in Consiglio Metropolitano, per avere un aggiornamento sui controlli e sulle misure necessarie per garantire sicurezza e salute, nonché sulle modalità di rilevamento dei dati sulle emissioni. Con i miei due atti chiedo inoltre se siano previsti controlli e rilievi per verificare la salubrità del terreno e del sottosuolo di pertinenza dell’impianto, dal momento che, a sua volta, l’ipotesi di residui inquinanti o tossici presenti nel sottosuolo dell’area produttiva genera preoccupazioni.