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Tag: Commercio

INTERPELLANZA – Attività di onicotecnico

Premesso che:

  • l’onicotecnica è – nel campo dell’estetica e della cura del corpo – la specializzazione nella ricostruzione delle unghie per pura finalità estetica. L’attività comprende ogni prestazione artistica eseguita ad esclusivo scopo decorativo o di miglioramento estetico della superficie di unghie di mani e piedi, tramite l’apposizione di prodotti che consentano l’allungamento/estensione delle unghie naturali;
  • la figura professionale dell’onicotecnico è riconosciuta in tutta Europa e generalmente risulta essere ben distinta da quella dell’estetista. In Italia attualmente non è ancora stata istituita nonostante siano stati presentati numerosi progetti di legge sia a livello regionale che nazionale. Oggi infatti rientra ancora nell’attività di estetista.

Ritenuto che:

per avere un impianto normativo ben definito e al passo con i tempi e per contrastare il fenomeno dell’abusivismo (concorrenza sleale per le imprese di estetica, di acconciatura e, in generale del benessere) appare necessaria una riforma della Legge n. 1 (Disciplina dell’attività di estetista) del 4 gennaio 1990.

Considerato che:

  • attualmente la qualifica di onicotecnico presuppone lo svolgimento dell’attività di estetista, la quale è subordinata al possesso della qualificazione professionale di estetista e dell’autorizzazione comunale;
  • per acquisire la qualifica di estetista valida per l’esercizio autonomo della professione è necessario frequentare un percorso solo scolastico che consiste in un corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più un corso di specializzazione di 900 ore, oppure in alternativa: a) corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più 1 anno di inserimento presso un’impresa di estetista, anche con contratto di formazione, più esame finale (per essere ammessi all’esame occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); b) apprendistato più 1 anno di lavoro come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio o coadiuvante), più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); c) 3 anni di lavoro negli ultimi cinque come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio prestatore d’opera o coadiuvante) più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre autorizzazione della Regione Piemonte).

Tenuto conto del fatto che:

  • l’attività di onicotecnico non connessa all’attività estetica (ovunque esercitata, in luogo pubblico o privato, anche a titolo gratuito) dev’essere subordinata al conseguimento di un’ideona qualifica professionale;
  • alcune Regioni, come ad esempio il Lazio, si sono già mosse in questa direzione.

INTERPELLA la Giunta regionale per sapere:

  1. se intenda attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché si possa arrivare in tempi brevi ad una riforma della L. 1/1990, introducendo la professione di onicotecnico e avere così un impianto normativo ben definitivo;
  2. se questa Giunta abbia intenzione di disciplinare, per la qualifica professionale sopra citata e nel rispetto delle competenze della Regione, un apposito corso di formazione professionale.

La Prefettura ci ripensi: sia consentita l’organizzazione delle Feste di Via

Arriva il “No” della Prefettura di Torino nei confronti di questi eventi all’aperto: le feste di corso Traiano e di Borgo Po, in programma per domenica 16 maggio, sono già state cancellate. Nulla però, nella normativa anti-Covid, impedirebbe manifestazioni di questo tipo, di per sé perfettamente sicure: auspichiamo un ripensamento, privare il commercio di vicinato di una simile opportunità di promozione sarebbe, in questa fase di ripartenza, imperdonabile.

Feste di Via, c’è il “No” della Prefettura. Le feste di corso Traiano di Borgo Po, teoricamente in calendario per domenica 16 maggio, sono già state annullate. 

La normativa anti-Covid non vieta, però, l’organizzazione di questo tipo di eventi. Ci auguriamo dunque che il veto della Prefettura possa essere riconsiderato già dalle prossime ore. Per tutta una serie di buone ragioni.

Il commercio di vicinato e gli esercizi di somministrazione – dai negozi ai bar, dalle boutique ai ristoranti, dalle botteghe artigiane alle pizzerie – hanno assoluta necessità di avvantaggiarsi di questi momenti di promozione in questa fase di ripartenza. Le Feste di Via sono sicure da tutti i punti di vista. Gli organizzatori garantiscono tutti i controlli del caso e tutte le misure necessarie. 

Nessuna normativa vieta le Feste di Via, né lo fa il Decreto attualmente in vigore: è esplicitamente menzionato nelle FAQ del Governo, semmai, il divieto di organizzare sagre, fiere ed eventi commerciali locali. Ma le Feste di Via sono eventi di natura molto diversa, assimilabili, piuttosto, ai mercatini programmati quali Balon e StraMercatino (che infatti non hanno interrotto l’attività). Anzi, rispetto a questi ultimi le Feste di Via, che hanno programmazione semestrale, non prevedono neanche lo spostamento, da parte dei commercianti che partecipano, su spazi terzi. Permettere l’organizzazione di manifestazioni di richiamo in varie zone della città significa anche offrire ai torinesi opzioni diverse rispetto al solo centro storico e ai soli parchi cittadini, contribuendo così a evitare un eccessivo afflusso di pubblico presso questi ultimi.

Una Festa di Via altro non è che la pedonalizzazione domenicale di una via cittadina per 12 ore con coinvolgimento su suolo pubblico all’aperto di negozi in sede fissa, bancarelle e operatori del proprio ingegno. Gli accessi sono controllati e, se necessario, possono essere contingentati. Il Governo stesso, per bocca del Presidente Mario Draghi, ha più volte ribadito che le attività all’aperto sono assolutamente sicure. Privare il commercio cittadino di una simile opportunità dopo mesi di fatica e sacrifici sarebbe imperdonabile. Auspichiamo un ripensamento da parte della Prefettura, affinché le Feste di Via si possano organizzare già dalle prossime settimane.

Sostegno alle Agenzie di Viaggi, la Sala Rossa dice sì

Approvato il mio Ordine del Giorno: chiediamo, tra le altre misure, aiuto economico, l’apertura di un tavolo di crisi permanente presso il Ministero del Turismo, l’apertura di corridoi turistici in attesa dell’introduzione del passaporto vaccinale, 18 mesi fiscali “bianchi” per gli operatori di un settore strategico per il quale non c’è possibilità di riconversione o di attività in delivery e che ha già visto chiusure a ripetizione.

Il Consiglio Comunale approva il mio Ordine del Giorno per sostenere un comparto, quello del turismo, devastato da tredici mesi di pandemia. In particolare, la Giunta Comunale è impegnata dal mio atto a richiedere a ogni livello istituzionale un sostegno economico adeguato e immediato a favore delle agenzie di viaggi, dei titolari di partita IVA, dei consulenti e delle start up per tutto il periodo di fermo. 

Chiederà inoltre di aprire un tavolo di crisi permanente presso il Ministero del Turismo e l’apertura di corridoi turistici, nonché di stabilire un anno fiscale bianco per il 2020 e un primo semestre bianco per il periodo gennaio-giugno 2021, insieme a un credito di imposta per gli affitti fino a giugno 2021.

Si calcola che il turismo organizzato rappresenti il 13% del PIL italiano. Il settore del turismo – del quale gli Agenti di Viaggio sono la colonna portante – è trainante nella nostra economia. La pandemia e la conseguente crisi economica hanno messo in ginocchio molte realtà (si registra la chiusura di un’Agenzia su cinque) di un settore che lavora sul medio-lungo termine, con una programmazione di almeno nove mesi. In questo settore non sono possibili né l’operatività in delivery né alcun tipo di riconversione. Le richieste contenute nell’Ordine del Giorno dei Moderati riprendono e sostengono parte delle richieste fatte su tutti i tavoli istituzionali dalle realtà rappresentative del comparto, quali per esempio il M.A.A.V.I. (Movimento Autonomo Agenzie di Viaggio Italiane).

Moderati di parola, sventato il rischio di vedere un discount all’ex Cinema Arlecchino

In un’assemblea pubblica avevamo assicurato che mai ci saremmo prestati alla realizzazione di nuove piattaforme commerciali di tale tipologia in Borgo San Secondo e oggi abbiamo contribuito, con il voto in Consiglio Comunale, a scongiurare una simile ipotesi.

Il commercio di vicinato non si supporta certo aprendo nuovi minimarket e nuovi discount. Tanto meno in una zona urbana che già attualmente vede diversi supermercati attivi nel raggio di poche centinaia di metri, alcuni dei quali, a pochi isolati di distanza, fattore e ricettacolo di degrado. 

Sostegno al commercio, la Regione si “scorda” delle trasformazioni urbanistiche

Brutta sorpresa: nel Bilancio di Previsione 2021-23 la Giunta non ha più previsto fondi a supporto delle zone commerciali cittadine penalizzate dai cantieri stradali (per esempio, via Nizza e corso Grosseto a Torino). Ancora una volta, queste imprese dovranno contare soltanto sulle proprie forze. Mi auguro che alle vaghe promesse dell’Assessore Poggio di un futuro cambio di rotta facciano seguito i fatti. I disagi dovuti ai cantieri non vanno in quarantena. I disagi dovuti ai cantieri non vanno in quarantena a causa del COVID e anzi si sommano agli effetti della crisi.

I commercianti e le aziende delle zone interessate da cantieri si mettano l’anima in pace: faranno a meno, almeno sul medio periodo, del sostegno finanziario della Regione. La Giunta si è infatti “dimenticata” delle trasformazioni urbanistiche cittadine e non ha più previsto risorse per questo capitolo di spesa nel Bilancio di Previsione 2021-23. L’Assessore Poggio si è limitata, poco fa in III Commissione, a una generica promessa per il futuro (“Potremmo introdurre misure a sostegno dei distretti urbani del commercio, ci attiveremo per identificare risorse”). Ma i commercianti e le aziende dei nostri quartieri interessati da cantieri, che magari durano da anni, con le sole promesse non possono pagare le spese. Ancora una volta dovranno contare soltanto sulle proprie forze, umane ed economiche. Una moria di esercizi commerciali, con conseguente desertificazione commerciale di ampie porzioni urbane, avrebbe conseguenze drammatiche dal punto di vista sociale, economico e relativo alla sicurezza. In un anno come questo, nel quale ai disagi dei cantieri si somma la crisi pandemica, un supporto economico sarebbe stato ancora più importante.