Skip to main content

Tag: Regione Piemonte

Assistenza domiciliare integrata: una popolazione sempre più anziana ne avrebbe assoluto bisogno, ma la nostra Regione è drammaticamente indietro

Scadono tra un mese, come da intesa Stato-Regioni dello scorso 4 agosto, i termini per attivare il sistema di autorizzazione e di accreditamento delle organizzazioni pubbliche e private per l’erogazione di cure domiciliari, ma al Piemonte mancano ancora una serie di passaggi necessari e urgenti per raggiungere questa finalità. In altre Regioni il sistema di compartecipazione pubblico e privato è invece già attivo e i cittadini sono già attualmente seguiti nel contesto delle loro abitazioni: la Giunta si dia da fare per recuperare il tempo perso. Il Piemonte, dalla popolazione sempre più anziana, è ad oggi tra le Regioni con le più basse percentuali di over 65 assistiti in ADI.

Chiediamo cure domiciliari all’altezza delle esigenze di una popolazione regionale sempre più anziana: a che punto è il Piemonte in termini di recepimento dell’intesa della Conferenza Stato-Regioni del 4 agosto scorso sull’autorizzazione e sull’accreditamento degli erogatori ADI pubblici e privati? L’ho chiesto poco fa alla Giunta con un’interpellanza e la risposta è stata preoccupante: siamo, a un mese dalla scadenza, in preoccupante ritardo. Ci importa poco identificare le colpe, né ci interessano rimpalli di responsabilità tra piazza Castello e Roma: ci interessa il bene dei piemontesi e ci auguriamo che la Giunta si attivi per recuperare il tempo perso.

In una delle Regioni più anziane d’Italia (attualmente sono 1 milione e 200mila i piemontesi over 64) sarà, per i prossimi decenni, fondamentale garantire alle fasce di popolazione più anziane una buona qualità della vita: la domiciliarità è o dovrebbe essere, in questo senso, strategica.

Lo scorso agosto la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sul percorso di autorizzazione e accreditamento per gli enti erogatori di cure domiciliari. I trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi integrati con servizi socio-assistenziali dell’Assistenza Domiciliare Integrata rappresentano un bene fondamentale per i pazienti, soprattutto cronici e anziani, che necessitano di prestazioni di media-alta complessità e che spesso presentano anche fragilità sociali. Eppure l’Assistenza Domiciliare agli anziani continua a essere sottodimensionata rispetto ai bisogni di una popolazione che invecchia, con un conseguente aumento dei casi di cronicità, disabilità e non autosufficienza. Oggi il nostro Servizio Sanitario non è in grado di curare tutte queste persone negli ospedali. Per costruire un sistema sanitario più sostenibile è necessario aggiornare e potenziare il modello organizzativo e strutturale del Sistema Sanitario in modo da renderlo più vicino alle persone e ai nuovi bisogni di salute.

Legge sul Trasporto, basta parole: subito la riforma per un sistema davvero efficiente, capillare e accessibile

Chiediamo che la Giunta, che ha appena risposto alla nostra interpellanza sul tema e che ha più volte rivendicato una propria sensibilità sull’argomento, riferisca in Commissione su come e in quali tempistiche intenda agire: ci servono strumenti di legge in grado di garantire un sistema di trasporto che risponda davvero alle istanze di accessibilità e funzionalità da parte dei cittadini piemontesi.

La Legge Regionale numero 1 del 4 gennaio 2000 impone che “una quota non inferiore al 3 per cento delle risorse attribuite agli enti locali per l’esercizio del trasporto pubblico locale sia destinata a garantire accessibilità, fruizione e sicurezza dei mezzi adibiti al trasporto pubblico locale in tutti i suoi aspetti”. Anche stazioni, terminal e fermate dovrebbero essere pensate per i passeggeri con mobilità ridotta.

Aspettiamo la riforma del TPL da tempo. Abbiamo saputo da questa Giunta che non sono state previste risorse economiche da investire sulla fruibilità e sulla accessibilità del TPL, con la giustificazione che le competenze sono passate dal 2015 all’Agenzia della Mobilità Piemontese. Ma come può la Regione Piemonte non assumersi le responsabilità politiche di non far rispettare allora all’Agenzia (un consorzio nel quale anche la Regione Piemonte è presente in quanto soggetto aderente) delle disposizioni normative previste dalla legge?

Poco fa, rispondendo alla nostra interpellanza sul tema, l’Assessore Gabusi si è detto sensibile alla problematica.

La Giunta riferisca dunque al più presto in Commissione su come intenda attivarsi per far rispettare l’assunto delle previsioni normative ed eventualmente riformare la Legge Regionale sui Trasporti in modo che possa davvero rispondere alle esigenze di efficienza, capillarità e accessibilità, parametri ai quali dovrebbe adeguarsi il nuovo testo di una Legge che, pionieristica ai tempi della sua approvazione, necessita ora urgenti e sostanziali modifiche. Investire sull’accessibilità del trasporto pubblico non significa solo garantire i diritti delle persone con disabilità e degli anziani, ma risparmiare sul fronte del trasporto individuale.

Dramma siccità, servono nuovi invasi

Domani il mio Question Time in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta misure urgenti e un aggiornamento sui nuovi progetti, in particolare sull’ipotesi di costruzione di un invaso all’imbocco di Traves/Germagnano del ramo della Stura di Viù.

Qualche esempio per descrivere la gravità del problema: già a fine inverno, al lago Maggiore mancavano i due terzi dell’acqua. Nell’anno tipo i metri cubi di neve normalmente accumulati sulle nostre montagne sono 1.600: quest’anno la stima non supera i 620. La portata del Po è dimezzata. Agricoltura, allevamento e industria stanno pagando un prezzo altissimo per questa situazione. Con un Question Time che, sul tema, sarà discusso domani in Consiglio Regionale del Piemonte, chiediamo quali misure intenda mettere in atto la Giunta. Chiediamo in particolare un aggiornamento sull’ipotesi di costruire cinque nuovi invasi artificiali a scopo multiplo sul territorio piemontese e un focus specifico sul nuovo invaso all’imbocco di Traves/Germagnano del ramo della Stura di Viù.

Ci è ben chiara la necessità di una migliore pianificazione e gestione della risorsa idrica sull’intero territorio regionale per affrontare questa situazione di crisi. Auspichiamo un confronto tecnico coordinato dalla Regione con Smat, Città Metropolitana, Unioni Montane e Comuni interessati dalle opere.

Sono di competenza regionale le dighe inferiori ai 15 metri di altezza e con un invaso inferiore al milione di metri cubi. Attualmente gli sbarramenti idrici di competenza regionale, censiti nell’apposito catasto, sono circa 700, di varie dimensioni e utilizzati principalmente per l’irrigazione o la produzione di energia idroelettrica, ma anche per numerosi altri scopi.

TSO e disagio mentale, ci preoccupano i dati in crescita

La lezione della tragedia di Andrea Soldi non sia dimenticata.

La crescita, già evidente a metà anno nel numero di TSO effettuati a Torino è un dato che va nella stessa direzione di diversi altri indicatori, confermandoli. Ci preoccupano i dati resi noti dalla Giunta Comunale di Torino e condividiamo la parola “emergenza” usata dall’Assessore. Da tempo ci battiamo in Consiglio Regionale, come Moderati, affinché i Reparti di Psichiatria e di Neuropsichiatria Infantile siano adeguatamente potenziati sul territorio regionale per far fronte alla drammatica situazione fotografata dai dati. Al momento, l’investimento (in impegno e in risorse economiche) da noi auspicato non si è stato adeguato. “Il Sole 24 Ore” riporta che, se nel 2019 quasi un miliardo di persone – di cui il 14% adolescenti – viveva con un disturbo mentale, già dopo il primo anno di pandemia queste patologie sono aumentate rispettivamente del 26% e 28% e i dati sono in ulteriore crescita. Mi auguro che la lezione impartita dalla tragedia di Andrea Soldi, morto durante un TSO nell’estate del 2015, sia finalmente appresa nella sua interezza, portando la politica a un sostanziale ripensamento del modello della psichiatria regionale e all’impegno per cambiare quanto, in questo ambito, ancora non funziona. Un risultato che non si potrà raggiungere senza che su questo settore si mettano finalmente risorse finanziarie adeguate. Le condizioni oggettive rendono questo cambio di rotta più che mai urgente.

Arranca la telemedicina piemontese e senza l’aiuto delle Fondazioni di Origine Bancaria saremmo ancora più indietro

Ringraziamo oggi Compagnia di San Paolo per aver reso possibile una sperimentazione di telemedicina, appena lanciata, in quattro ASL e su 4.800 malati cronici. Facciamo contemporaneamente notare la pessima gestione – su un fronte che non solo rappresenta il futuro del comparto sanitario, ma dovrebbe già costituire una buona parte del suo presente – da parte della Giunta negli ultimi due anni di pandemia. Sull’argomento della telemedicina avevamo presentato, come Moderati, un’interpellanza a Palazzo Lascaris lo scorso gennaio: ancora attendiamo una risposta.

In una regione dall’età media sempre più alta, la telemedicina può avere un ruolo decisivo nel dare risposte alle condizioni di fragilità e di cronicità dei cittadini. Il Piemonte è, attualmente, drammaticamente attardato e da tempo chiediamo iniziative e progetti su un fronte che non solo rappresenta il futuro del comparto sanitario, ma dovrebbe già costituire una buona parte del suo presente.

Oggi il nostro grazie va alla Compagnia di San Paolo, che ha reso possibile il lancio del progetto di telemedicina finanziato con 1 milione di euro e che coinvolge le quattro ASL Città di Torino, Cuneo 1, Cuneo 2 e Alessandria.

Il fatto che passi avanti si facciano soltanto grazie alle Fondazioni Bancarie è la misura di un’assenza totale di programmazione politica da parte di questa Giunta. Dallo scorso gennaio attendiamo, con un’interpellanza protocollata sei mesi fa e mai discussa, che l’Assessore Icardi renda conto in Aula in merito allo stato dell’arte della telemedicina in Piemonte, clamorosamente indietro, come peraltro altri dossier cruciali quali per esempio il Fascicolo Sanitario Elettronico.

Ci aspettiamo che la Giunta, il cui Presidente Cirio ha nei mesi scorsi definito “inaccettabile” che i sistemi di diversi ospedali o strutture non siano attualmente in grado di scambiarsi dati e informazioni ribadendo la necessità di “lavorare su questo”, faccia seguito a questo condivisibile proposito.