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Tag: Assistenza

La Giunta sacrifica libertà di educazione, non autosufficienza e diritto allo studio sull’altare del Bilancio

Ci preoccupano i tagli di un milione di euro sulla Scuola (350mila euro in meno per il voucher iscrizione e frequenza) e di 5 milioni di euro per le prestazioni domiciliari destinate ai soggetti fragili: ma per esigenze varie e diverse, evidentemente considerate prioritarie, la Giunta è riuscita a trovare 14 milioni di euro. Tagli e scelte inaccettabili, così come tutt’altro che convincente è l’idea della Giunta di recuperare le risorse mancanti in tema di non autosufficienza pescando dal FSE.

In Commissione si discute il Bilancio e tanti sono gli elementi che non ci soddisfano: quello che si sta delineando è un Bilancio davvero non all’altezza delle aspettative e delle necessità dei piemontesi.

In particolare, ci preoccupano i tagli ai fondi, già non adeguati lo scorso anno, destinati al diritto allo studio, alla parità scolastica e alla non autosufficienza: tagli che consideriamo inaccettabili soprattutto alla luce dei 14 milioni invece trovati e destinati a esigenze varie e diverse, che evidentemente il centrodestra alla guida della Regione considera prioritarie rispetto a Scuola e Assistenza.

Sulla Scuola, tra voucher per “libri, materiale e trasporti” e voucher “iscrizione e frequenza”, faremo a meno di un milione di euro rispetto allo scorso anno (tagliati i 350mila euro per i voucher di iscrizione e frequenza alle Scuole Paritarie ottenuti lo scorso anno dai Moderati), mentre la non autosufficienza rinuncerà a 5 milioni. Rispetto a quest’ultimo punto, la Giunta promette di recuperare le risorse mancanti grazie al FSE (Fondo Sociale Europeo), ma è una soluzione che non ci convince assolutamente. Esprimiamo come Moderati forte preoccupazione anche rispetto ai tagli alle risorse destinate ai progetti di Vita Indipendente, alla disabilità e alla salute mentale.
Ci chiediamo come sarà possibile far scorrere le graduatorie con risorse ulteriormente tagliate: sul tema daremo battaglia in Aula.   Chiediamo che siano immediatamente ripristinate le cifre tagliate. Se così non sarà, ancora una volta saranno le persone più fragili e con meno disponibilità economica a subire il danno peggiore.

Cure Domiciliari, il Piemonte è fanalino di coda

Siamo l’ultima Regione del Nord (Val d’Aosta esclusa) per percentuale di over 65 e over 75 assistiti in ADI e davanti solo a Lazio, Puglia e Calabria a livello nazionale per quanto riguarda gli over 75: con un’interpellanza, chiederò alla Giunta di iniziare a puntare seriamente su una modalità di cura strategica soprattutto nella drammatica fase che stiamo vivendo.

Tutte le Regioni d’Italia, o quasi, stanno facendo meglio del Piemonte in termini di Cure Domiciliari, modalità che sarebbe invece strategica, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo attraversando. Il dato che emerge dai dati del Ministero della Salute (2020) non lascia dubbi: siamo fanalino di coda nel Nord Italia, se si esclude la Val d’Aosta, per percentuale di popolazione over 65 (appena il 2,3% del totale) e over 75 (solo il 3,98% del totale) assistita in ADI e davanti a tre sole regioni a livello nazionale per quanto riguarda la fascia over 75. Quel 10% indicato dal PNRR come obiettivo da raggiungere entro il 2026 è drammaticamente lontano. Questi dati diventano ancora più drammatici alla luce del fatto che la popolazione piemontese è tra le più anziane d’Italia. L’emergenza da Covid-19 ha messo in evidenza quanto il sistema di assistenza territoriale abbia necessità di essere rafforzato. Ho dunque presentato un’interpellanza in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere alla Giunta un immediato cambio di passo. Un’intesa tra il Governo e le Regioni impone l’attivazione del sistema di autorizzazioni e di accreditamento delle organizzazioni pubbliche e private per l’erogazione delle cure domiciliari: con quali modalità e criteri la Giunta intende recepire questo indirizzo? Chiederò inoltre se si ritenga opportuna l’istituzione e la convocazione di un tavolo di lavoro con i rappresentanti delle organizzazioni per discutere delle modalità di presa in carico. Le Cure Domiciliari rappresentano un bene fondamentale per i pazienti, soprattutto cronici e anziani, che necessitano di prestazioni di media-alta complessità e che spesso presentano anche fragilità sociali. L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), prevista dai LEA, consiste in un insieme di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi integrati con servizi socio-assistenziali.

Sostegno agli infermieri, ora la Giunta mantenga le promesse

L’Assessore Icardi, rispondendo poco fa al mio Question Time, ha confermato esplicitamente, come da noi richiesto, l’intenzione di garantire un contributo anche economico a questa categoria professionale: ora ci assicureremo che alle parole seguano i fatti e che i fondi siano adeguati per quantità e tempistiche. In due anni di pandemia, infermiere e infermieri hanno profuso uno sforzo incredibile, in termini di fatica e di rischi: i loro stipendi restano, tuttavia, tra i più bassi d’Europa; la loro categoria è tra le pochissime a non avere mai ricevuto un sostegno economico dai Governi.

Ci fa piacere l’apertura della Giunta in merito alla possibilità di sostenere anche economicamente infermiere e infermieri: una richiesta che i Moderati hanno espresso con un Question Time appena discusso in Consiglio Regionale del Piemonte. L’Assessore Icardi intende erogare un contributo una tantum: ci assicureremo che alle parole seguano i fatti e che questi fondi siano congrui ed erogati in tempi brevi.

Da due anni in prima linea nella battaglia contro la pandemia, il personale infermieristico chiede a gran voce supporto e sostegno: abbiamo raccolto, come Moderati in Consiglio Regionale, queste richieste di aiuto, considerandole più che giustificate dai fatti. In questi 24 mesi, all’aumento dei carichi di lavoro, della pressione e dell’orario non è corrisposto un aumento delle paghe sul territorio italiano, che restano tra le più basse a livello continentale. Con il mio Question Time ho chiesto alla Giunta come intenda sostenere la professione infermieristica, sia in relazione al compenso spettante ai lavoratori del comparto sia in riferimento alle attuali condizioni di lavoro.

I Moderati da sempre sostengono il comparto infermieristico ed esprimono gratitudine per il grande sforzo profuso dalle infermiere e dagli infermieri durante l’emergenza pandemica, ringraziando questi lavoratori sia con l’impegno nelle Aule istituzionali sia, per esempio, con una recente campagna di affissioni.

Autismo, si potenzino i programmi cognitivo-comportamentali per garantire a tutti terapie davvero efficaci

Lo chiedo alla Giunta Regionale con un’interpellanza: servono più risorse economiche e un incremento del personale per ottenere livelli di assistenza finalmente adeguati alle esigenze delle famiglie piemontesi.

Disturbo dello spettro autistico: le tecniche cognitivo-comportamentali sono unanimemente riconosciute, alla luce di chiare evidenze scientifiche, come le più efficaci; le stesse linee guida adottate dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità le raccomandano. Da numerose segnalazioni, tuttavia, sembrerebbe emergere che, sul territorio piemontese, questa tipologia di terapia sia raramente fornita dalle ASL. Altre generiche terapie psicomotorie e di logopedia erogate, per poche ore settimanali, in sostituzione delle tecniche cognitivo-comportamentali garantiscono un’efficacia decisamente ridotta rispetto a queste ultime. Una situazione penalizzante per tutti, soprattutto per le famiglie che dispongono di più limitate risorse economiche e che dunque non possono rivolgersi ai costosi centri privati. Chiederò alla Giunta Cirio, con un’interpellanza, se vi sia l’intenzione di investire per incrementare il personale necessario a garantire livelli di assistenza adeguati in favore dei soggetti con disturbo dello spettro autistico e di incrementare le risorse economiche trasferite alle ASL per l’erogazione di programmi cognitivo-comportamentali. La tempestività dell’intervento è fondamentale, alla luce dei tempi rapidissimi di crescita nei primi anni di vita: più il tempo passa, meno trattabile risulta il disturbo e meno efficaci gli interventi.

QUESTION TIME – Come sgravare i Pronto Soccorso del territorio regionale dall’eccesso di funzione di supplenza sociale, valorizzando così la loro principale e naturale funzione di reparti d’emergenza?

Premesso che:

  • il Pronto Soccorso è un’unità operativa dell’ ospedale  dedicata ai casi di emergenza-urgenza;
  • presso il Pronto Soccorso si effettuano le operazioni di diagnosi e cura e si garantisce la prima valutazione dei pazienti;
  • presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino è attivo uno dei principali Pronto Soccorso di Torino e del Piemonte.

Rilevato che:

  • è recentemente assurto agli onori delle cronache cittadine il caso della donna rimasta per 15 giorni presso il Pronto Soccorso del Mauriziano di Torino, quando avrebbe potuto essere dimessa in 48 ore;
  • in un articolo pubblicato sull’edizione di “Repubblica” di domenica 1° agosto (“Disabile ‘parcheggiata’ due settimane al pronto soccorso per colpa della burocrazia“) si racconta nel dettaglio la vicenda occorsa a una cinquantenne con tetraplegia accolta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino per una gastrostomia percutanea endoscopica urgente e poi trattenuta presso il DEA per due settimane, nell’impossibilità della RSA presso la quale la donna risiedeva prima del ricovero di accoglierla nuovamente dopo l’intervento, non avendo la struttura nel proprio organico infermieri in grado di garantirle adeguata assistenza;
  • sono state necessarie due settimane per trovare una sistemazione alternativa adatta;
  • il fatto che il Mauriziano sia un’Azienda Ospedaliera – senza, dunque, i contatti diretti di una ASL – ha reso ulteriormente complessa l’operazione;
  • nello stesso articolo si afferma che “la vicenda della donna tetraplegica può essere considerata un caso emblematico di come i Pronto Soccorso si siano progressivamente trasformati in luoghi chiamati a risolvere problemi sociali dopo aver superato quelli sanitari”.

Considerato che:

  • le lungaggini burocratiche si ripercuotono anche sui conti della nostra Sanità;
  • l’eccessiva permanenza in ospedale è un fattore che pesa sui bilanci;
  • un letto in Pronto Soccorso ha un costo che può superare gli 800 euro al giorno;
  • un ricovero in lungodegenza o in struttura ha, evidentemente, costi molto più bassi.

Considerato soprattutto che:

  • i posti letto presso i Pronto Soccorso dovrebbero essere riservati a pazienti in fase acuta.

Sottolineato che:

  • la funzione di supplenza sociale svolta dai Pronto Soccorso è una delle ragioni per le quali spesso i reparti di emergenza entrano in affanno.

INTERROGA l’Assessore competente per sapere quali misure intenda mettere in atto la Giunta Regionale per permettere ai Pronto Soccorso del territorio piemontese di svolgere pienamente e principalmente la propria funzione peculiare e precipua di reparti di emergenza, sgravandoli da quel ruolo di supplenza sociale che spetta a strutture di altra tipologia e natura.