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“Parcheggi riservati solo per i disabili che escono un minimo di volte al mese per ragioni terapeutiche?” Concetto delirante, la disabilità non è malattia. Presenterò un’interpellanza

Per dieci anni era rimasta (saggiamente) lettera morta la delibera comunale risalente al 2005 che garantisce alle sole persone con disabilità “che si spostano almeno dieci volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche” il diritto di usufruire di stalli riservati per il parcheggio. Finché, pochi giorni fa, la norma teorica è diventata beffardamente concreta a casa della torinese Maria Cometto, madre di una donna gravemente disabile. Un caso assurdo e offensivo, a riguardo del quale prenderò posizione in Sala Rossa.

Ennesimo esempio di quanto, in questa città, un grammo di burocrazia pesi più di una tonnellata di civiltà: Maria Cometto, madre torinese di una donna con disabilità grave, ha ricevuto, a inizio settembre, la visita di un agente della Polizia Municipale il quale ha chiesto alla donna di provare formalmente, con opportuna documentazione medica, che la figlia “si sposta almeno dieci volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”. In caso contrario, avrebbe perso il diritto al parcheggio riservato.

Tutto giusto dal punto di vista del più bieco, asettico formalismo, per carità: la delibera “Nuova disciplina delle riserve di sosta personali per disabili” include infatti un articolo secondo il quale “per i richiedenti sprovvisti di patente e non abilitati alla guida (esclusi i non vedenti dietro presentazione verbale d’invalidità) occorre documentare mediante la presentazione di un certificato rilasciato dal proprio medico di famiglia lo spostamento di almeno 10 volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”.

Il mondo, in dieci anni, si è evoluto, nel senso che è ormai chiaro a tutti che la persona disabile è persona, prima che disabile, e soprattutto non è un malato quindi si sposta anche per ragioni differenti da terapie e visite. Nel 2005, inoltre, i Servizi erogati dalla Città erano altri: oggi è stato chiesto alle persone disabili di scegliere tra parcheggio numerato e buoni taxi. A chi ha scelto i buoni taxi si riduce il servizio; invece a chi ha scelto il parcheggio si applicano vecchie norme senza senso. Cucù, il servizio non c’è più: qualunque scelta i cittadini abbiano fatto, va a finire che devono arrangiarsi. Solo che i servizi che ora tagliamo sono stati introdotti, a suo tempo, per colmare un gap che nasce dal modo in cui la Città è costruita e gestisce i suoi servizi.

Si vogliono controllare ed eliminare gli abusi? Perfetto, va benissimo, anzi è sacrosanto. Ma lo si faccia andando a fondo di ciascun caso specifico. È un lavoro lungo, ma il Comune ha migliaia di dipendenti che possono farlo, nonché la competenza e la conoscenza proprio dei singoli casi che deriva dall’attività dei servizi sociali.

Presenterò al più presto un’interpellanza sul tema per ricevere risposte puntuali e circostanziate dall’Assessore competente, e soprattutto per arginare questa deriva assurda in cui a pagare sono, come sempre, i cittadini meno fortunati.

Silvio Magliano – Consigliere Comunale (Moderati)