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Problemi di piazza Baldissera? Risolti definitivamente solo aprendo il sottopasso

I problemi di piazza Baldissera si risolvono in un solo modo: con il sottopasso. Alle parole dell’Assessore Lapietra, secondo la quale la linea tranviaria lungo il diametro della rotonda e l’introduzione dei semafori garantiranno “la stessa efficacia a un decimo del costo” rispetto al tunnel, crederemo soltanto dopo la prova dei fatti.

Fino ad allora, continueremo a credere – con buona pace di modelli e proiezioni anche autorevoli – al buon senso nostro e di tutti i torinesi, ai quali è chiaro che piazza Baldissera ha bisogno di essere sgravata dall’afflusso di auto. E questo si ottiene in un modo solo: con il tunnel. I Moderati lo chiedono da anni e lo stesso fanno i cittadini, che raccolsero oltre 2mila firme raccolte esattamente due anni fa. Oggi abbiamo avuto almeno la soddisfazione di vedere questa ipotesi al centro del dibattito, dopo che per mesi sembravamo noi i soli visionari a credere a questa  soluzione urbanistica.

Rifiuti radioattivi, tutte le informazioni siano messe a disposizione dei piemontesi

Riportiamo sui territori, a sostegno dei Sindaci e dei cittadini, le modalità di dibattito viste oggi in occasione della seduta del Consiglio Regionale aperto: solo permettendo a tutti di accedere ai dati eviteremo che la preoccupazione si trasformi in paura. Irresponsabile cercare consenso esasperando le posizioni: teniamo piuttosto una linea scientifica e informata. Il cambiamento va gestito e non subito.

Rifiuti radioattivi, mettiamo in campo tutti gli strumenti perché – a sostegno dei cittadini e degli Amministratori locali – i dati e le informazioni relative alle eventuali ricadute dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi siano accessibili a tutti. Anche questa è responsabilità democratica. Il cambiamento va gestito, non subito: questo si può fare soltanto tenendo una posizione rigorosamente scientifica e informata. La modalità di dibattito che oggi abbiamo visto tra Istituzioni in occasione di questo Consiglio Regionale aperto dovrebbero essere dunque riproposte sui territori. Non è materia sulla quale fare tifo da stadio: polarizzarsi acriticamente da una parte o dall’altra, magari per riscuoterne un vantaggio in termini di posizionamento e consenso, non è un atteggiamento degno di una classe dirigente che oggi si trova invece nelle condizioni di dover gestire la questione. Il deposito delle scorie è necessario se si vuole proseguire con lo smantellamento delle ex centrali. Non si può procedere finché non si sa dove mettere le parti attivate. Ogni giorno che passa è, in questo senso, un giorno perso.

“Riapertura o sostegno economico”: le Scuole di Lingue chiedono, Cirio risponda

Trenta Istituti scrivono al Presidente per chiedere di poter tornare a lavorare in presenza o, in alternativa, gli aiuti economici necessari al settore: sostengo convintamente le loro ragioni, delle quali mi farò portavoce in Consiglio Regionale (dove già ottenni per il comparto, lo scorso maggio, 1.000 euro di bonus a fondo perduto). L’alternativa è la chiusura di un numero imprecisato di aziende: sono in gioco 1.200 posti di lavoro sul territorio regionale.

Consentiteci di riaprire, sempre in piena sicurezza, oppure garantiteci i ristori

Faccio mio il grido di aiuto delle Scuole di Lingue piemontesi, che danno lavoro a 1.200 persone. Oggi trenta Scuole di Lingue chiedono alla Giunta Regionale di chiarire quali siano, sul nostro territorio, gli effetti del DPCM dello scorso 16 gennaio, in particolare in merito all’articolo 10-S, che di fatto impedisce a queste realtà di aprire in quanto svolgono un’attività che si può portare avanti, in teoria, in videoconferenza. Solo in teoria, però: perché, al lato pratico, la strada della didattica a distanza non è quasi mai percorribile ed è vista con sempre maggiore diffidenza dai potenziali clienti. Il comparto identificato dal codice Ateco 85.59.30 è chiuso dallo scorso marzo; come rivelato da un recente sondaggio, per più di una scuola su due sarà molto difficile restare in attività. Pochissimi i nuovi clienti; molti, di contro, i contratti non rinnovati. Tornerò a farmi sentire in Consiglio Regionale, chiedendo alla Giunta Cirio un atto di coraggio e di giustizia nei confronti di 1.200 famiglie piemontesi, dopo aver ottenuto, lo scorso maggio, il riconoscimento di un bonus a fondo perduto pari a mille euro per questo settore. 

Mirafiori Nord in un “cono d’ombra”, la Giunta prende atto del problema

La mia interpellanza sulla scarsa illuminazione presso le vie Pertinace, Don Grazioli, Dandolo e Fatebenefratelli ottiene almeno un risultato: l’Amministrazione ha riconosciuto l’urgenza di sostituire l’attuale sistema di illuminazione, che è palesemente inadeguato, e ha promesso che l’intervento per l’installazione dei led (progetto “Led per Torino”) inizierà entro l’anno in corso, per un investimento fino a 380mila euro. Seguiranno i fatti?

Illuminazione a Mirafiori Nord, problema almeno a parole preso in carico dall’Amministrazione: la Giunta ha riconosciuto, rispondendo poco fa alla mia interpellanza sull’argomento, che l’attuale sistema presso le vie Pertinace, Don Grazioli, Dandolo e Fatebenefratelli è inadeguato e va cambiato, garantendo che i lavori per l’installazione dei nuovi led (progetto “Led per Torino”) inizieranno entro l’anno in corso. Bene: non possiamo accettare una Torino a doppia velocità dal punto di vista del diritto a una pubblica illuminazione adeguata. Del tema i Moderati si occupano da tempo, in Comune e in Circoscrizione. Un quartiere ben illuminato è un quartiere sicuro. Mi auguro che alle parole seguano i fatti e che la promessa sia mantenuta: si parla di un investimento fino a 380mila euro per l’area della quale stiamo parlando. I cittadini aspettano da tempo un intervento risolutivo. Ascoltare e poi non agire scredita la politica e le Istituzioni: mi auguro davvero che questo non avvenga. 

Museo dell’Artiglieria, la grande occasione (fin qui) sprecata del turismo torinese

Questa realtà ha un potenziale (culturale, turistico, economico) enorme e inespresso: in altre nazioni sarebbe al centro di progettualità ambiziose, noi quasi ne proviamo vergogna. Appena discussa in Consiglio Comunale la mia più recente interpellanza sul tema: il ritorno del Museo alla Cittadella pare ancora un obiettivo lontano.

Immobilismo totale: quasi ci vergognassimo, come Città, della nostra storia. Eppure il Museo dell’Artiglieria è, o meglio sarebbe, un’assoluta eccellenza, sulla quale sarebbe possibile, e politicamente doveroso, basare una progettualità a tutto tondo in grado di generare un indotto turistico di rilievo. Ma le priorità, negli ultimi anni e ancora di più con questa Giunta, sembrano essere sempre altre: una sensazione che la risposta che ho appena ricevuto a verbale alla mia più recente interpellanza sull’argomento non ha dissipato. La questione è politica e di certo la Giunta Appendino non ha accelerato i tempi. Tutt’altro. Né abbiamo mai cercato, come Città, di dare forza e gambe a un progetto unitario. Mi auguro, ora, che questa lenta agonia si interrompa: dopo anni di esilio, il Museo deve tornare al Mastio della Cittadella, per tornare a far parte a pieno titolo del patrimonio culturale e dell’offerta turistica torinese.