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Sostegno alle Scuole di Musica dopo un anno di Covid? Non più rimandabile

Ho appena ribadito questa richiesta in Consiglio Regionale con un’interrogazione urgente: finora, abbiamo garantito bonus a quasi tutti, ma non ad attività (peraltro assolutamente sicure) di questo tipo, che in dodici mesi hanno visto crollare i propri iscritti quasi della metà. La Giunta si dice consapevole e disponibile: noi aspettiamo interventi concreti.

Un dato su tutti per riassumere una crisi tremenda: iscritti crollati del 45% in un anno di pandemia. Parliamo delle Scuole di Musica, tra le pochissime realtà a non aver mai ricevuto neanche la promessa di un bonus. Il codice ATECO 85 59 90 è infatti sempre stato escluso da ogni tipo di sostegno economico. Appena discussa in Consiglio Regionale del Piemonte la mia interrogazione urgente (“urgente” evidentemente solo di nome, essendo stata portata in Aula oltre due mesi dopo essere stata da me presentata…): l’Assessore Poggio si è detta consapevole della drammatica crisi di questo settore e si dichiara possibilista in merito a un futuro sostegno economico, con la possibilità di integrare la Legge Quadro regionale e auspicando il sostegno del Governo. Bene: la Giunta stessa, tuttavia, riconosce esplicitamente che al momento non sono previsti, a bilancio, nuovi bonus. Da parte mia ho sottolineato che anche in questo caso sostenere queste realtà serve anche a evitare fenomeni di abusivismo o perlomeno di improvvisazione. Un sostegno è fondamentale per evitare chiusure a ripetizione e perdita di posti di lavoro. Le Scuole di Musica garantiscono, per loro stessa natura e tipologia organizzativa, una modalità didattica perfettamente sicura dal punto di vista sanitario.

Ma dalla tragedia di piazza San Carlo non abbiamo imparato nulla?

Si direbbe di no, alla luce del weekend di malamovida appena trascorso in Vanchiglia, tra assembramenti e cocci di bottiglia a terra: da tempo segnalo in tutte le sedi il problema. Le motivazioni della sentenza dello scorso gennaio dovrebbero essere uno stimolo sufficiente a tenere l’allerta molto più alta: abbiamo predisposto un piano per la gestione degli assembramenti e delle eventuali emergenze? Sul tema ho presentato un’interpellanza in Sala Rossa.

Nuovo weekend di malamovida in Vanchiglia: l’ennesimo. Una situazione che, alla luce dei più recenti fatti sanitari, di cronaca e giudiziari, si mostra in tutta la sua gravità. Tutte le norme anti-COVID sono state ignorate, così come sono state calpestate le indicazioni del semplice buon senso, tra assembramenti in strada e vetri per terra. Già prima dell’ora di cena tra piazza Santa Giulia e via Balbo si incontra chi confonde i marciapiedi del quartiere per toilette a cielo aperto e si ha a che fare con abusivismo, spaccio, degrado. Una situazione che segnalo da tempo e che tornerò ad affrontare in Sala Rossa con una nuova interpellanza appena presentata. La gravità della situazione è acuita da due fattori di particolare rilievo: la pandemia e la sentenza di primo grado (27 gennaio 2021) del processo per i tragici fatti avvenuti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo. Per questi ultimi, la Procura ha portato a giudizio tutta la macchina organizzativa. Torniamo a Vanchiglia: soprattutto la domenica mattina, a terra restano i resti (vetro compreso) di una modalità di “divertimento” ormai completamente fuori controllo. Una situazione non solo intollerabile, ma potenzialmente pericolosa. Non si sono riscontrati miglioramenti, negli ultimi mesi, relativamente alla situazione descritta, che è anzi per diversi aspetti ulteriormente peggiorata. Che cosa ha fatto la Giunta in questi cinque anni e in questi ultimi tempi? È stato predisposto – imparando la lezione di quanto avvenuto in piazza San Carlo il 3 giugno 2017 – un piano per gestire gli assembramenti in piazza Santa Giulia (vietati a normativa vigente) che preveda la presenza di un numero contingentato di persone, una corretta gestione del vetro e adeguati piani di deflusso verso le vie di fuga in caso di necessità? Queste e altre domande rivolgerò alla Giunta Comunale con il mio atto.

Esami di guida, ingranata la “marcia avanti”

Sul tema è stato appena approvato all’unanimità il mio Ordine del Giorno in Consiglio Comunale. Attualmente sono oltre 13mila i candidati “in coda” in attesa di sostenere l’esame: chiediamo un intervento dell’Amministrazione Civica per una rapida soluzione. Permettiamo inoltre alla Motorizzazione di assumere personale sulla base dello scorrimento delle graduatorie di altri concorsi.

Buona notizia: il Consiglio Comunale di Torino approva all’unanimità il mio Ordine del Giorno sull’assoluta urgenza di smaltire la “coda” di candidati in attesa di sostenere l’esame di guida: un vero e proprio “ingorgo” di 13.500 persone. Lunghissimi i tempi di attesa, che arrivano ai 7 mesi, con connesso rischio di veder scadere la validità del foglio rosa. L’ordine del giorno approvato in Consiglio chiede che si giunga a un piano organizzativo di emergenza della Motorizzazione Civile per consentire alle Autoscuole di proseguire nell’opera di formazione delle future generazioni di utenti della strada. Al momento, le autoscuole del nostro territorio preparano più candidati di quanti poi sia possibile esaminare. Sostengo senza mezzi termini, inoltre, la proposta di permettere alla Motorizzazione di assumere impiegati sulla base dello scorrimento delle graduatorie di altri concorsi (per esempio, dell’Anagrafe: le graduatorie possono infatti essere considerate da enti diversi). 

Sgravare la Circoscrizione 7 dal peso del Libero Scambio

Modalità a rotazione o altre formule, purché la 7 (ma anche la 6) sia finalmente liberata da questo fardello. Quali i progetti dell’Amministrazione Appendino alla luce dell’intenzione della Giunta Regionale di chiudere l’esperienza del Barattolo? Domani si discute in Consiglio Comunale la mia nuova interpellanza sul tema.

Parlando di Libero Scambio, vorremmo meno slogan e più soluzioni. Ne suggeriamo una da anni: gestione diretta da parte della Città e rotazione tra le varie Circoscrizioni cittadine. La 7 e, nel recente passato, la 6 hanno già “dato”. Siamo disponibilissimi a valutare anche altre ipotesi, purché sensate, sostenibili e condivise con i territori. L’Assessore regionale alla Sicurezza ha recentemente annunciato l’intenzione di chiudere l’esperienza del Libero Scambio. Un ordine del giorno presentato e approvato dalla Maggioranza a Palazzo Lascaris ad agosto 2019 e una deliberazione di Giunta dello scorso novembre vanno nella stessa direzione. La stessa Amministrazione Civica ha recentemente approvato misure per una nuova regolamentazione del mercato di Libero Scambio. In via Carcano sono stati recentemente effettuati rilevanti interventi di adeguamento e miglioramento al fine di ospitarvi il Barattolo anche nella giornata del sabato. Alla luce di tutto questo, chiederò domani in Consiglio Comunale, con un’interpellanza, se e come l’Amministrazione stia operando per farsi trovare pronta qualora dovesse mutare lo scenario legislativo regionale in tema di mercatini e Libero Scambio, per sapere se l’Amministrazione intenda introdurre una periodica rotazione su tutte le Circoscrizioni cittadine del Barattolo e per essere aggiornato su quali altre eventuali modalità si stiano valutando.

La spada di Damocle su piazza Baldissera (e dintorni)

Fra un anno, nuovi e ingenti flussi di traffico si riverseranno in zona dalle autostrade: attualmente, la conformazione urbanistica del quartiere non è attrezzata per assorbirli. Senza interventi, sarà il delirio. Non ci sono altre soluzioni: serve il tunnel.

Primi mesi del 2022: il traffico veicolare proveniente dalle autostrade Torino-Milano, Torino-Aosta e Torino-Caselle potrà incanalarsi su corso Venezia, grazie all’apertura del raccordo con corso Grosseto. Uno stress che piazza Baldissera, pur se semaforizzata, rischia di non essere in grado di assorbire e smaltire. Il rischio è il formarsi di ingorghi tali da bloccare completamente la circolazione. Rischiamo che gli scenari da “girone infernale degli automobilisti” visti alla fine del 2018 (e non solo allora) si ripresentino. Una spada di Damocle incombe su piazza Baldissera e sulle altre intersezioni del quartiere. Tutte le criticità si possono prevenire in un solo modo e in maniera definitiva: con il sottopasso. Le parole dell’Assessore Lapietra, secondo la quale la linea tranviaria lungo il diametro della rotonda e l’introduzione dei semafori garantiranno “la stessa efficacia a un decimo del costo” rispetto al tunnel, rischiano di essere clamorosamente smentite dai fatti già nei prossimi mesi. E non possiamo permettercelo. Piazza Baldissera ha bisogno di essere sgravata dall’afflusso di auto. E questo si ottiene in un modo solo: con il tunnel.