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A Sanremo, con i soldi dei cittadini, si è offesa la Fede, la nostra storia e gli italiani stremati dalla crisi

Achille Lauro ridicolizza duemila anni di tradizione e storia cristiane, Fiorello indossa una corona di spine: non è questo il compito del servizio pubblico, non è così che vorrei vedere spesi milioni di euro mentre i nuovi poveri superano, nel nostro Paese, i 600mila in un anno di pandemia. Non siamo di fronte a libera espressione artistica: deturpare i simboli del Cristianesimo è solo volgarità e violenza. Vorrei sentire anche in questo caso lo stesso sdegno che si alza per una desinenza maschile o femminile o per uscite giudicate sessiste, omofobiche, lesive della sensibilità di altre religioni (o della suscettibilità di chi si sente offeso dalla presenza di un crocifisso o di un presepe). Per la sensibilità dei cristiani, invece, che fino a prova contraria sono la realtà religiosa maggioritaria nel nostro Paese, il rispetto non deve più valere? Sarei curioso di vedere i contratti che hanno remunerato, coi soldi del canone, questi “prodotti artistici” sanremesi. Amadeus, che sul palco si fa il segno della Croce, e Fiorello hanno in mente uno “spettacolo” simile anche per il prossimo anno? Sappiano che ne facciamo volentieri a meno. Grazie a Monsignor Suetta, Vescovo della Diocesi Ventimiglia Sanremo, per la sua presa di posizione, che condivido in pieno. Un cambio di rotta culturale è necessario e urgente.

Mettere alla berlina, come abbiamo visto nelle serate sanremesi, due millenni di storia, di cultura e di tradizione, oltre che di Fede, non è né originale né anticonformista né artistico: è semplicemente volgare, è semplicemente offensivo. “Uscite” come quelle di Achille Lauro o Fiorello sul palco dell’Ariston offendono la sensibilità di chi crede, naturalmente; ma offendono anche un intero popolo, quello italiano, che da un anno si trova ad affrontare una crisi – sanitaria ed economica – mai vista prima. Nel nostro paese sono oltre 600mila i nuovi poveri dallo scoppio della pandemia; altri 8 milioni di italiani hanno visto precipitare il proprio tenore di vita, come confermato dal Censis: per tutte queste persone stremate dalla crisi vedere come sono stati utilizzati sul palco sanremese milioni di euro è un vero e proprio schiaffo in faccia. Eppure – laddove molte sensibilità si sentono legittimamente ferite per una desinenza declinata al maschile o al femminile e laddove per uscite scorrette si chiedono a gran voce dimissioni anche importanti – le voci che si stanno alzando per esprimere il proprio sdegno per lo sfregio nei confronti di duemila anni di Cristianesimo (che resta la Fede più diffusa nel nostro Paese), di cultura e di storia sono poche e isolate. A queste poche voci aggiungo la mia. Deturpare le immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi è un atto di violenza: non c’è altro modo di chiamarlo. L’arte e la satira non c’entrano nulla. Sarebbe interessante vedere i contratti che hanno remunerato, coi soldi del canone, questi “prodotti artistici” sanremesi. Se Amadeus, con i suoi segni della Croce sul palco, e Fiorello pensano di replicare lo stesso “spettacolo” anche per il prossimo anno, sappiano che ne facciamo volentieri a meno. Ringrazio Monsignor Suetta, Vescovo della Diocesi di Ventimiglia Sanremo, per aver preso posizione con puntualità e chiarezza.

Impianti sportivi, sconto sul canone se alla potatura degli alberi provvede il gestore

Passa all’unanimità la mia mozione in Sala Rossa: in caso di ritardo del Comune (al quale il compito spetta per regolamento), il concessionario potrà procedere in autonomia alla potatura delle alberate di pertinenza, rientrando poi della spesa grazie a sgravi sull’affitto o sui tributi locali. Soddisfazione per il risultato, anche perché, in caso di danni a terzi a causa della ritardata manutenzione, la responsabilità è di chi gestisce l’impianto dato in affitto dal Comune. Il mio atto impegna la Giunta a modificare i regolamenti per consentire quanto richiesto.

Il Consiglio Comunale approva all’unanimità (31 voti favorevoli su 31) la mia mozione: i concessionari degli impianti sportivi comunali potranno provvedere in autonomia alla potatura degli alberi di pertinenza dell’impianto in caso di ritardo nell’intervento da parte della Città di Torino. Proprio al Comune spetta infatti, da regolamento, questo compito: può tuttavia capitare che il Comune non rispetti le scadenze degli interventi. La mia mozione chiede che sia facoltà del gestore, in simili casi, intervenire autonomamente, anticipando la somma necessaria. Il gestore si vedrà poi riconoscere un equivalente importo in termini di sconto sul canone o sui tributi locali. Il concessionario dovrà fornire il dettaglio scritto degli interventi effettuati. Una simile misura è necessaria e urgente alla luce del fatto che alberate non potate e non manutenute rischiano di rovinare le strutture degli impianti (per esempio, gonfiabili e tensostrutture) e, soprattutto, alla luce del fatto che, in caso di danni a terzi riconducibili alla mancata potatura, la responsabilità grava sul gestore. Il mio atto impegna la Giunta a modificare i regolamenti per consentire quanto richiesto.

In Santa Giulia serve il presidio fisso interforze

Bene ogni intervento sporadico (come quello dell’ultimo weekend di febbraio, peraltro arrivato dopo un mese nel quale in zona era successo letteralmente di tutto), ma solo una presenza costante delle Forze dell’Ordine può garantire risultati duraturi. Evitare malamovida e assembramenti è questione di rispetto del riposo dei residenti, di contrasto all’emergenza pandemica e di sicurezza (vedi cocci di bottiglia a terra e scarsità di vie di fuga in caso di emergenza).

Ribadiamo la nostra soddisfazione per l’importante intervento con gruppi interforze, in Santa Giulia, l’ultimo weekend di febbraio; restiamo altrettanto convinti che solo una presenza fissa delle Forze dell’Ordine possa garantire, in zona, risultati duraturi. L’intervento di dieci giorni fa è arrivato dopo settimane di assoluta mancanza di controllo, nelle quali è successo letteralmente di tutto. 

A Torino non possono e non devono esserci terre di nessuno. I residenti di Vanchiglia hanno diritto al riposo, è fondamentale evitare occasioni di possibile contagio, in caso di emergenza la presenza di vetri rotti a terra e la scarsità di vie di fuga potrebbero creare situazioni di assoluto pericolo.

Dal punto di vista della pulizia, chiedo maggiore attenzione soprattutto per quanto riguarda il tratto pedonale delle Cancellate in via Balbo, con pavimentazione in moquette che, prima o poi, dovremo deciderci a sostituire.

Borgata Lesna dice addio al capolinea del 15, ennesima beffa ai danni delle periferie da parte di questa Giunta

L’Assessore Lapietra lo ammette candidamente rispondendo alla mia interpellanza sul tema: la partenza del tram sarà spostata da via Brissogne a via Tofane, a un chilometro di distanza. Una scelta pensata? O ci è semplicemente sfuggito che i nuovi tram Hitachi sono di 6 metri più lunghi rispetto a quelli impiegati attualmente e dunque non possono sostare incolonnati presso l’attuale fermata?

Borgata Lesna e i quartieri Pronda e Aeronautica dovranno dire addio al capolinea del 15 in via Brissogne: l’Assessore Lapietra, rispondendo poco fa alla mia interpellanza sul tema, conferma convintamente e candidamente la decisione. La partenza della linea 15 si sposterà, dunque, in via Tofane, presso l’ospedale Martini, a circa un chilometro di distanza. Non proprio due passi, specialmente per i cittadini con disabilità motoria o ridotta mobilità, le cui esigenze sono per l’ennesima volta ignorate dall’Amministrazione Appendino.

Scelta strategica consapevole? O, semplicemente, non ci siamo resi conto che i nuovi tram ordinati sono lunghi 28 metri e non 22 e dunque non possono sostare incolonnati in via Brissogne? Non lo sapremo mai. Quello che è certo, invece, è che migliaia di cittadini saranno penalizzati e dovranno rinunciare a un servizio fondamentale. Non esattamente la maniera più efficace di convincere i torinesi a utilizzare i mezzi pubblici per la mobilità urbana.

Oltre al danno, la beffa: su un documento consultabile sul sito web GTT, la linea 15 risulta elencata tra quelle che non subiranno modifiche. Per l’ennesima volta, un territorio delle nostre periferie subisce un danno da questa Giunta.

Materne chiuse, chiediamo ristori adeguati e certi

Si dica subito come saranno sostenute le Scuole dell’Infanzia, che di certo non possono continuare la propria attività in regime di didattica a distanza, per queste settimane di mancata attività. Il Governo stesso, che ha chiesto la chiusura, immagini nuove forme di supporto economico. Difendiamo la libertà di educazione e tanti posti di lavoro.

Servono ristori e contributi per le Scuole dell’Infanzia che si apprestano ad affrontare settimane di chiusura. Lo scorso anno la Regione destinò 15 milioni per sostenere le Scuole Paritarie di fascia 0-6: quest’anno non abbiamo ancora visto misure analoghe. Non nascondo la mia preoccupazione. Mi auguro che  il Governo stesso possa immaginare nuove forme di ristoro alla luce del fatto sta chiedendo alle Materne di restare chiuse. È fondamentale che non solo questi fondi siano allocati, ma che siano erogati in tempi rapidi e certi. In queste settimane di mancata attività, le Materne non possono ricorrere alla didattica a distanza. 

Le Scuole Paritarie si sono organizzate e hanno risolto le diverse questioni necessarie per garantire anche in tempo di pandemia un’attività in presenza in assoluta sicurezza, talvolta dimostrando una flessibilità che non sempre si è riscontrata in altre scuole, statali o comunali. 

Permettere a queste scuole di sopravvivere in una fase di crisi mai vista prima significa difendere la libertà di educazione e di scelta per le famiglie piemontesi, a loro volta in grave difficoltà da tutti i punti di vista.