Skip to main content

Cinque mesi per una visita rinnovo patente, ma per la Giunta Cirio va tutto bene

Appena discusso a Palazzo Lascaris il mio Question Time sui ritardi nelle prenotazioni delle visite mediche per il rinnovo della patente a Torino e a Collegno: l’Assessore Icardi prova a ridimensionare un problema grave, parlando di lievi ritardi rispetto ai tempi pre-COVID. Ma la realtà è molto diversa, ci sono utenti che non hanno mai ricevuto una risposta alle proprie richieste di prenotazione o che si vedono rimandati a tempi biblici, nell’ordine dei cinque mesi e più. Che il sistema di prenotazione via email non funzioni in maniera efficiente è un fatto evidente: eppure, non una parola ci è stata riferita sui tempi previsti per la riapertura degli sportelli.

Prenotazione degli esami medici per il rinnovo delle patenti a Torino e a Collegno: sappiamo che ci sono utenti che da mesi attendono una risposta e altri la cui visita è stata fissata a settembre e oltre, ma per la Giunta i ritardi rispetto ai tempi pre-pandemia sono minimi. Questa la risposta che mi sono sentito dare, poco fa, discutendo a Palazzo Lascaris il mio Question Time sull’argomento: una Giunta attentissima a difendere d’ufficio l’operato svolto (e talvolta non svolto) dalle Commissioni Mediche Locali di Torino e di Collegno nega di fatto che il disservizio ci sia. Chissà che cosa ne pensano coloro che, dovendo rinnovare il documento di guida per questioni anagrafiche, mediche o per una revisione della patente (guida in stato di ebbrezza o altre ragioni) si trovano di fatto a non poter guidare. Ci saremmo aspettati informazioni sulle misure prese per ridurre i ritardi e dunque i disagi. Né la Giunta ha creduto di dover comunicare una data, anche indicativa, di riapertura degli sportelli, più che mai necessaria dal momento che la modalità di prenotazione via email ha dimostrato di non funzionare. 
Da quando gli sportelli in presenza sono stati sostituiti, causa pandemia, dal servizio via email, i tempi per coloro che devono sostenere la visita per il rinnovo del documento di guida sono diventati eterni: diversi cittadini attendono ancora una risposta dalla CML di Torino di via Farinelli 25; altri utenti si sono visti fissare dalla CML di Collegno in via Martiri XXX Aprile 30 un appuntamento a distanza di cinque mesi (prime disponibilità a settembre).

NUMERI
Nel 2019 gli accessi presso la CML sono stati 9.580, nel 2020 sono stati 6.998, nei primi mesi del 2021 sono stati 3.540.

Cinque mesi (quando va bene) per prenotare una visita medica per il rinnovo della patente a Torino e a Collegno

Da quando gli sportelli in presenza sono stati sostituiti, causa pandemia, dal servizio via email, i tempi per coloro che devono sostenere la visita per il rinnovo del documento di guida sono diventati, presso le Commissioni Mediche Locali di Torino e di Collegno, infiniti: gli utenti o non ricevono risposta alle email o si vedono fissare l’appuntamento a distanza di mesi. Gravissimi i disagi per i cittadini, decine le segnalazioni. La riapertura degli sportelli in presenza non è più rimandabile. Domani si discute in Consiglio Regionale del Piemonte il mio Question Time sul tema.

I tempi di attesa per fissare un appuntamento presso la Commissione Medica Locale Patenti di Torino e presso quella di Collegno si sono allungati in maniera insostenibile: se prima della pandemia la prenotazione della visita medica per i rinnovi, per i rilasci e per le revisioni delle patenti avveniva in tempi accettabili tramite gli sportelli in presenza, adesso, in remoto, le tempistiche si sono dilatate in maniera insostenibile e inaccettabile. Anche solo per ricevere risposta all’email (l’unica modalità accettata per prenotare) passano, secondo le segnalazioni di decine di cittadini, mesi e mesi. Quando va bene: in altri casi, infatti, non arriva alcuna risposta. E i cittadini restano, nel frattempo, appiedati: il disagio è gravissimo per tutti, in particolare per chi non ha alternative all’uso dell’automobile per questioni di lavoro, di famiglia o di altro tipo. Ci sono utenti che hanno provato a prenotare una visita presso la CML di Torino (via Farinelli 25) e da mesi aspettano risposta: ad altri utenti la CML di Collegno (via Martiri XXX Aprile 30) ha fissato un appuntamento a distanza di cinque mesi (prime disponibilità a settembre). La riapertura degli sportelli in presenza non è più rimandabile. Domani in Consiglio Regionale chiederò con un Question Time se questa Giunta abbia intenzione di intervenire nei confronti delle CML di Torino e Collegno per cambiare la situazione. Evitare disagi per tutti coloro che si sottopongono alla visita per rinnovare il documento di guida per questioni anagrafiche o mediche o per una revisione della patente (guida in stato di ebbrezza, detenzione e uso di sostanze stupefacenti, segnalazioni per invalidità, segnalazioni per verifica della persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica per la guida) è urgente e necessario. 

Giù le mani dal Museo Lombroso

Apprendiamo della boutade di un Parlamentare che, evidentemente in cerca di visibilità personale, ne chiede la chiusura, parlando di “razzismo scientifico”. Caro Senatore De Bonis, compito di questo Museo (e di qualsiasi altro Museo) non è celebrare una qualsivoglia teoria (in questo caso, peraltro, non più considerata valida da nessuno), ma testimoniare una fase della nostra storia giuridica.

Il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso non si chiude. Per una ragione molto semplice: l’esposizione di via Pietro Giuria 1 a Torino non serve “ad avvalorare una teoria”, come scrive il Senatore De Bonis nel suo atto presentato al Ministro della Cultura, ma a testimoniare una fase della nostra storia giuridica. Il Senatore De Bonis cerchi altre modalità più utili e meno stucchevoli per ottenere quella visibilità di cui sente, evidentemente, così tanto bisogno. Le teorie di Lombroso sono ormai unanimemente considerate pseudoscientifiche: compito dell’istituzione-museo non è certo promuovere una teoria che la stessa storia, oltre alla comunità scientifica, ha da tempo smascherato come priva di qualsiasi fondamento, ma narrare in maniera concentrata e fruibile un pezzo della nostra storia giuridica. Raccontare e sostenere sono, per fortuna, concetti molto diversi.

La Prefettura ci ripensi: sia consentita l’organizzazione delle Feste di Via

Arriva il “No” della Prefettura di Torino nei confronti di questi eventi all’aperto: le feste di corso Traiano e di Borgo Po, in programma per domenica 16 maggio, sono già state cancellate. Nulla però, nella normativa anti-Covid, impedirebbe manifestazioni di questo tipo, di per sé perfettamente sicure: auspichiamo un ripensamento, privare il commercio di vicinato di una simile opportunità di promozione sarebbe, in questa fase di ripartenza, imperdonabile.

Feste di Via, c’è il “No” della Prefettura. Le feste di corso Traiano di Borgo Po, teoricamente in calendario per domenica 16 maggio, sono già state annullate. 

La normativa anti-Covid non vieta, però, l’organizzazione di questo tipo di eventi. Ci auguriamo dunque che il veto della Prefettura possa essere riconsiderato già dalle prossime ore. Per tutta una serie di buone ragioni.

Il commercio di vicinato e gli esercizi di somministrazione – dai negozi ai bar, dalle boutique ai ristoranti, dalle botteghe artigiane alle pizzerie – hanno assoluta necessità di avvantaggiarsi di questi momenti di promozione in questa fase di ripartenza. Le Feste di Via sono sicure da tutti i punti di vista. Gli organizzatori garantiscono tutti i controlli del caso e tutte le misure necessarie. 

Nessuna normativa vieta le Feste di Via, né lo fa il Decreto attualmente in vigore: è esplicitamente menzionato nelle FAQ del Governo, semmai, il divieto di organizzare sagre, fiere ed eventi commerciali locali. Ma le Feste di Via sono eventi di natura molto diversa, assimilabili, piuttosto, ai mercatini programmati quali Balon e StraMercatino (che infatti non hanno interrotto l’attività). Anzi, rispetto a questi ultimi le Feste di Via, che hanno programmazione semestrale, non prevedono neanche lo spostamento, da parte dei commercianti che partecipano, su spazi terzi. Permettere l’organizzazione di manifestazioni di richiamo in varie zone della città significa anche offrire ai torinesi opzioni diverse rispetto al solo centro storico e ai soli parchi cittadini, contribuendo così a evitare un eccessivo afflusso di pubblico presso questi ultimi.

Una Festa di Via altro non è che la pedonalizzazione domenicale di una via cittadina per 12 ore con coinvolgimento su suolo pubblico all’aperto di negozi in sede fissa, bancarelle e operatori del proprio ingegno. Gli accessi sono controllati e, se necessario, possono essere contingentati. Il Governo stesso, per bocca del Presidente Mario Draghi, ha più volte ribadito che le attività all’aperto sono assolutamente sicure. Privare il commercio cittadino di una simile opportunità dopo mesi di fatica e sacrifici sarebbe imperdonabile. Auspichiamo un ripensamento da parte della Prefettura, affinché le Feste di Via si possano organizzare già dalle prossime settimane.

Myanmar verso la catastrofe umanitaria, anche il Piemonte faccia sentire la propria voce

Oltre cento giorni di crisi durissima, violenza e repressione, quasi 800 morti dal golpe dello scorso 1° febbraio, la prospettiva di un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita per la popolazione, con milioni di persone che rischiano di essere ridotte alla fame: di fronte a tutto questo, anche le Istituzioni locali dei Paesi europei devono far sentire la propria voce. Il Piemonte non faccia eccezione: con un Ordine del Giorno, chiedo al Consiglio Regionale di prendere una ferma posizione di condanna.

È necessaria una condanna globale nei confronti di quanto sta accadendo in Myanmar/Birmania dallo scorso 1° febbraio, data del golpe da parte dell’esercito. Questa condanna deve coinvolgere anche le Istituzioni locali dei Paesi europei. A partire dalla Regione Piemonte: ho presentato in Consiglio Regionale un Ordine del Giorno per chiedere da parte della Giunta e del Presidente Cirio non solo una ferma condanna nei confronti del colpo di stato, ma anche l’esplicita richiesta di fermare ogni forma di repressione contro i cittadini, di rilasciare i manifestanti arrestati, di revocare ogni forma di blocco delle comunicazioni e delle connettività e di garantire il pieno accesso al Myanmar/Birmania per gli osservatori internazionali.

Lo scorso 1° febbraio in Birmania/Myanmar si sarebbe dovuto insediare il Parlamento eletto con le elezioni generali dell’8 novembre 2020, vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia (LND, 83,6% dei seggi). La mattina stessa il Tatmadaw (esercito birmano), guidato dal comandante in capo generale Min Aung Hlaing, ha estromesso, con un colpo di Stato, il Governo, proclamando lo stato di emergenza per un anno. Il Parlamento, la magistratura e le istituzioni civili sono state sottoposte a un controllo militare diretto. Da quel momento, sono iniziate per il Myanmar/Birmania settimane di violenza e crisi terribili. Si allunga quotidianamente la lista dei cittadini, dei manifestanti, degli intellettuali uccisi, imprigionati o torturati. Sono quasi 800 i civili uccisi in oltre 100 giorni di crisi: nonostante la violenza, le proteste continuano. 

Interi settori dell’economia sono paralizzati. Le tensioni e gli scontri tra esercito e diversi gruppi etnici si sono intensificati. In molte zone del Paese manca tutto: lavoro, medicine, cibo. Il rischio è l’esplosione di una terribile crisi alimentare, nelle prossime settimane, nelle zone più vulnerabili e povere del Paese. A rischiare la fame sarebbero milioni di persone. L’inflazione cresce a ritmi preoccupanti. L’interruzione dei flussi bancari ha accresciuto il pericolo per la popolazione di sprofondare nella miseria: le rimesse inviate dalla diaspora di 4 milioni di birmani all’estero costituiscono infatti un introito irrinunciabile per milioni di persone. Il golpe potrebbe condurre rapidamente verso il collasso dello Stato birmano. Nel frattempo, il Tatmadaw sta bombardando territori abitati da popolazioni Kachin e Karen. Di fronte a tutto questo, la Regione Piemonte deve far sentire la propria voce e prendere esplicitamente e ufficialmente posizione. Auspico dunque che i colleghi Consiglieri votino a favore del mio atto.