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Ora basta, via le gradinate dal ponte Carpanini

Ennesimo weekend di assembramenti e risse: è impossibile non capire che il primo ricettacolo di degrado e microcriminalità del Lungo Dora sono proprio gli spalti. La Città provveda a rimuoverli se non è in grado, nonostante un patto siglato con i residenti e con i commercianti per la pulizia delle sponde del torrente, di garantire decoro e sicurezza. Presenterò in Sala Rossa una nuova interpellanza sul tema. L’area non può essere terra di nessuno.

Adesso basta. La misura è colma: i commercianti e i residenti di Lungo Dora Napoli non ne possono più. Noi con loro. Inaccettabile vedere, tutti i weekend o quasi, scene di guerriglia urbana attorno al Ponte Carpanini. A maggior ragione se con gli esercenti e i cittadini la Città ha siglato un accordo per la cura del Lungo Dora e del viale. Da troppo tempo vediamo, da una parte (quella dei cittadini) dedizione e impegno, dall’altra (quella della Città) la totale incapacità di garantire condizioni di sicurezza accettabili. Il Lungo Dora è da tempo terra di nessuno. Risse, spaccio e degrado (gli ultimi episodi sono delle scorse ore) sono incompatibili con una piena riqualificazione della zona e mortificano l’impegno e l’amore che, a differenza della Città, cittadini ed esercenti stanno dimostrando per il loro quartiere. Di quale prova abbiamo ancora bisogno per capire, dopo anni, che le gradinate del Ponte Carpanini sono ricettacolo di degrado e spaccio e che dunque, nell’incapacità conclamata da parte della Giunta di garantire la sicurezza, devono essere rimosse? Ho presentato, sul tema, una nuova interpellanza, che sarà prossimamente discussa in Sala Rossa. Sperando che la Giunta apra finalmente gli occhi.

Materne Paritarie, puntualità dei contributi necessaria alla tenuta del sistema: che cosa ne pensa l’Amministrazione?

Lo chiederò alla Giunta lunedì con un’interpellanza: Istituti a rischio se i contributi dovuti non saranno erogati nei tempi previsti. Dopo un 2020 terribile, le ultime settimane di attività a singhiozzo sono state un ulteriore forte colpo subito. 

Lunedì in Consiglio Comunale chiederò alla Giunta Appendino, con un’interpellanza, quando l’Amministrazione abbia intenzione di versare il contributo comunale 2020 alle Materne Paritarie. La puntualità nell’erogazione dei fondi comunali a sostegno delle Scuole Paritarie FISM (Federazione delle Materne) è ancora più determinante alla luce della crisi pandemica e delle passate settimane di Zona Rossa, che hanno fatto sentire pesantemente i propri effetti negativi. Dopo un 2020 tremendo, gli ultimi mesi di attività a singhiozzo hanno inferto un nuovo, tremendo colpo alle Scuole. Chiederò inoltre se l’Amministrazione abbia individuato altre modalità per sostenere gli istituti scolastici paritari aderenti alla FISM in questa delicatissima fase, dal momento che la sola puntualità, pur necessaria, potrebbe non essere sufficiente. Il ruolo delle Materne è fondamentale inoltre per garantire alle mamme e ai papà la possibilità di conciliare famiglia e lavoro e i rispettivi tempi nel corso della giornata e della settimana. Le Materne Paritarie aderenti alla FISM ospitano oltre 5.500 bambini e danno lavoro a più di 500 persone. Molto spesso i versamenti del Comune sono erogati con forti e gravi ritardi, fatto che, come Moderati, abbiamo più volte portato all’attenzione dell’Amministrazione con atti consiliari presentati in questi anni. Non possiamo permetterci che il sistema delle Scuole Paritarie crolli: in gioco c’è la libertà di educazione, diritto costituzionalmente sancito, e il futuro di tante Scuole Paritarie (messe in gravissima difficoltà dagli ultimi mesi di emergenza); ma si tratta anche di difendere centinaia di posti di lavoro e, in ultima analisi, la tenuta dell’intero sistema pubblico, che non avrebbe la possibilità strutturale, organizzativa e didattica di assorbire un improvviso e cospicuo surplus di alunni. 

Azzardo: lavorare per sostenere i soggetti fragili, non per smantellare una legge che funziona

Chiediamo un impegno, anche utilizzando i fondi del Recovery Fund, per garantire nuove prospettive professionali a chi attualmente è impegnato nel comparto. Si mantenga alta l’attenzione sulle infiltrazioni del crimine organizzato sia nei luoghi fisici del gioco d’azzardo sia per quanto riguarda il gioco online. Avevamo chiesto e ci saremmo aspettati fondi a bilancio per il sostegno dei soggetti ludopatici: ma non è stato messo un euro. Tra gli imprenditori del settore, chi si è adeguato per tempo non merita il danno e la beffa di una nuova modifica.

La ludopatia è un dramma sociale. Le sue conseguenze sulle persone colpite e sulle loro famiglie sono drammatiche da tutti i punti di vista. L’attuale modello legislativo consente di sostenere e proteggere i cittadini più fragili ed esposti. Tutte queste premesse portano a una conclusione logica: la legge del 2016 deve essere preservata, non smantellata. Condivido pienamente le parole espresse, con una nota congiunta, dalle commissioni regionali Caritas, Pastorale della Salute e Pastorale Sociale e del Lavoro: in una fase di crisi così drammatica urge concentrarsi sulle fasce a rischio e promuovere nuove opportunità professionali affinché chi ha un impiego nel comparto possa essere riassorbito.

Tornare indietro di anni non è la maniera giusta neppure per preservare posti di lavoro: servirebbe, semmai, un impegno in termini di risorse da investire nel reskilling delle professionalità interessate. Anche i fondi del Recovery Fund possono essere, in questo senso, utili. 

Va poi mantenuta alta l’attenzione sul rischio di infiltrazioni del crimine organizzato nel settore, sia nelle sale fisiche sia per quanto riguarda il gioco online. Il Bilancio è appena stato approvato: ci lascia di stucco che, come peraltro da noi richiesto, non un euro sia stato allocato per il sostegno dei soggetti ludopatici. A parole, parte del centrodestra è molto attenta al tema, ma non abbiamo visto, in merito, alcuna proposta di legge. Ancora una volta, rileviamo che le dichiarazioni e i fatti non collimano. Tra gli imprenditori del settore, infine, chi ha investito per adeguarsi non può, ora, subire insieme il danno e la beffa di vedere modificata la legge cinque anni dopo la sua approvazione.

Saranno finalmente sostituiti i dissuasori lungo la ciclabile di corso Francia: vittoria dei Moderati

Dopo anni di promesse non mantenute, la sostituzione dei manufatti con paletti flessibili in gomma è stata inserita nei progetti di mobilità da finanziare con risorse React-EU. Chiedevamo questo intervento da anni, accogliamo il risultato con soddisfazione: meglio tardi che mai. Il piano è stato appena presentato nella seduta della II Commissione del Consiglio Comunale. La Giunta garantisce tempi brevi: ci assicureremo che sia proprio così.

Dopo cinque anni di promesse a vuoto saranno finalmente sostituiti i dissuasori in materiale metallico lungo la pista ciclabile di corso Francia: una storica battaglia dei Moderati portata avanti in tutti questi anni con impegno costante e numerose interpellanze giunge così a un risultato positivo. Nuovi paletti flessibili in gomma saranno collocati “il prima possibile” lungo la posta: l’intervento è stato inserito nei progetti di mobilità da finanziare con risorse React-EU (primo lotto). Il piano è stato appena presentato in Commissione. Vigileremo sui tempi e sui modi. Gli attuali manufatti a spigolo vivo sono pericolosissimi per forma, collocazione e materiale. Dopo anni di disattenzione e rinvii, finalmente la Giunta dimostra un minimo di interesse per la sicurezza degli utenti di questa porzione di città. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno 2015 Mattia Maggiora, Consigliere ventisettenne della Circoscrizione 3, perse la vita in seguito a un incidente in moto proprio a causa del violento impatto contro uno dei dissuasori. Simili tragedie non devono verificarsi mai più.

Il Villaggio Olimpico di Bardonecchia rischia di non farcela, ma la Giunta se ne lava le mani

Concedere o meno una sostanziale riduzione del canone che la Società D.O.C. scs (che gestisce la struttura) deve alla concessionaria Parcolimpico Srl non è “una questione tra soggetti privati,” come ha sostenuto l’Assessore Marrone rispondendo al mio Question Time appena discusso. È invece una questione politica: senza un intervento politico da parte della Regione Piemonte questo esempio di come le strutture olimpiche possano essere valorizzate rischia di non sopravvivere al secondo anno di pandemia e a quel punto il danno, in termini occupazionali e turistici, sarebbe gravissimo.

Per salvare il Villaggio Olimpico di Bardonecchia ho chiesto un impegno alla Giunta per arrivare a una riduzione sul canone che grava sulla Società D.O.C. scs: la Giunta ha dato una risposta formale, che in questo caso corrisponde a una dichiarazione di sostanziale disinteresse sul tema. Non si tratta, come abbiamo sentito a verbale, di una “questione tra soggetti privati”: è invece vero e proprio problema politico, con posti di lavoro che rischiano di saltare e un potenziale turistico che rischia di essere drammaticamente ridimensionato. La Regione Piemonte è membro della Fondazione 20 Marzo 2006, che ha concesso gratuitamente con convezione trentennale a Parcolimpico srl la gestione delle strutture olimpiche, tra cui il Villaggio Olimpico di Bardonecchia.

Gli introiti del Villaggio Olimpico sono crollati in quattordici mesi di pandemia, ma le spese fisse sono rimaste le stesse. Il canone pesa per una cifra pari a 1 milione di euro ogni anno. Una riduzione di questo canone era già stata richiesta e non concessa lo scorso anno. Continuare a chiedere, da parte di Parcolimpico a D.O.C., la piena cifra, al secondo anno di crisi e in queste condizioni, è semplicemente assurdo. Oltre tutto, il Villaggio Olimpico non ha mai ricevuto bonus né dal Governo né dalla Regione.

La Società D.O.C. scs, che gestisce il Villaggio dal 2011, è riuscita nonostante tutto, a prezzo di grandi sacrifici, a pagare alla concessionaria Parcolimpico Srl il dovuto per il 2020. Negli anni precedenti, una gestione saggia e oculata aveva rilanciato la struttura, ripianando i precedenti debiti e addirittura contribuendo a superare i tradizionali limiti stagionali invernali del locale turismo. Il Villaggio Olimpico ospita ogni anno tra estate e inverno circa 30.000 turisti e offre lavoro a oltre 100 persone. Questi posti di lavoro, questo capitale di competenze e questo potenziale turistico non devono andare sprecati. La Regione Piemonte deve fare la propria parte per preservarli.