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Autore: Redazione sito

Servizio Trasporto Persone con Disabilità, è arrivato il momento di cambiare modello

Le criticità ancora irrisolte (che riguardano ora anche i Centri Diurni, oltre al Servizio Studenti e ai Buoni Taxi) e la necessità di un nuovo ricorso all’Articolo 30 da parte dell’Amministrazione sono segnali inequivocabili: serve un altro tipo di organizzazione, magari mettendo in campo GTT o introducendo procedure di accreditamento affinché i Centri stessi possano gestire autonomamente il servizio.

Se un’Amministrazione deve ricorrere più volte in pochi anni all’Articolo 30, significa che c’è un problema: esattamente questo è il caso del Servizio Comunale Trasporto Persone con Disabilità gestito da Tundo. Le criticità sono sotto gli occhi di tutti, tra stipendi non pagati o pagati in ritardo, TFR che non arrivano e disservizi per utenti e famiglie. Per quanto la Città stia provando a fare la sua parte (tutti gli stipendi arretrati saranno versati entro fine mese), dobbiamo pensare a un nuovo modello perché questo – come ormai sotto gli occhi di tutti – non funziona. 

Rilancio ancora una volta l’ipotesi di mettere in campo la società di trasporto pubblico GTT, garantendo così un servizio privo di intoppi operativi e di natura finanziaria. Per quanto riguarda i Centri Diurni, servizio che a sua volta sta cominciando a far registrare disservizi, è ora di provare a immaginare, per esempio, nuove procedure di accreditamento o modalità che permettano ai Centri di gestire direttamente il servizio di trasporto, magari dotandosi di personale aggiuntivo, Guardiamo in questo senso alle esperienze virtuose di comuni come Genova.

Soltanto in questi ultimi giorni, con un minor numero di persone da trasportare a causa del lockdown, è in parte rientrata l’emergenza disservizi. Pur nell’attenzione alla materia dimostrata dall’Assessorato, non nascondo la mia preoccupazione e mi auguro che, dove mancante, la ditta riceva le dovute sanzioni.

Nella mia interpellanza appena discussa in Consiglio Comunale, ho toccato anche altre criticità, quali il numero ridotto di mezzi utilizzato (37, contro i 40 su strada indicati nel capitolato), la copertura assicurativa dei mezzi, la regolarità della licenza per l’esercizio del servizio di trasporto, la sanificazione dei mezzi, le visite mediche di controllo e le condizioni dell’uso del posteggio in piazzale Caio Mario. Mi auguro che la Città abbia la forza di controllare singolarmente tutti i vari casi, senza doversi basare sulle sole autocertificazioni da parte dell’azienda.

La “lezione” delle Scuole di Lingua non è stata appresa

Dopo la “dimenticanza” della scorsa primavera, neppure per questo secondo lockdown sono stati previsti ristori per le Scuole di Lingua e per le Scuole di Italiano per Stranieri: occorre porre rimedio al più presto o le realtà di questo importante comparto culturale saranno decimate. Garantisco il mio impegno in Consiglio Regionale.

Ci risiamo: eccoci di nuovo a tentare una corsa contro il tempo per salvare il settore delle Scuole di Lingue e delle Scuole di Italiano per Stranieri dal collasso finanziario. Il codice Ateco 855930 (Scuole e Corsi di Lingua) è rimasto escluso dal Decreto Ristori bis: la lezione, evidentemente, non è stata imparata. Tale mancato inserimento nell’elenco dei beneficiari dei ristori rischia di avere risvolti drammatici: ancora una volta le realtà del settore della formazione linguistica in Italia e in particolare del settore dell’organizzazione dei soggiorni linguistici rischiano di essere decimate. Non basta la considerazione che queste attività possono proseguire online la loro attività. Queste attività hanno subito drammatiche perdite di fatturato negli ultimi dieci mesi e oggi hanno bisogno di un sostegno reale e immediato. Mi farò portavoce di questa esigenza in Consiglio Regionale: alla GIunta Cirio chiedo un atto di coraggio a tutela di realtà private che si sostengono con le quote versate dagli studenti stessi. Per queste Scuole la didattica a distanza non è, di fatto, un’alternativa praticabile, dal momento che il pubblico di riferimento concepisce corsi di questo tipo quasi esclusivamente in presenza. Almeno la Giunta Regionale ne tenga conto.

I malati cronici, le persone affette da malattie rare e i pazienti che necessitano di un trattamento del dolore cronico sono le vittime indirette del COVID-19

Ambulatori e poliambulatori chiudono o riducono l’attività e chi ha bisogno di cure e prestazioni rischia di rimanere senza assistenza: subito soluzioni per porre rimedio a questa non meno urgente emergenza.

Con il picco della seconda ondata pandemica, torniamo ad assistere alla progressiva chiusura degli ambulatori, dei poliambulatori, dei day hospital, dei day service e talvolta di interi reparti. Un gran numero di specialisti degli ambulatori, inoltre, è destinato ad altre attività relative all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Le conseguenze sui pazienti con patologie diverse dal COVID-19 sono immediate e drammatiche. Chiedo con forza l’attivazione di tutti i servizi legati alla telemedicina, la garanzia di permessi speciali per i caregiver e naturalmente, in tutti i casi in cui sia possibile, il ripristino dei presidi ambulatoriali e dei reparti specialistici. C’è un’ampia fetta di popolazione, oggi, preoccupata non soltanto di contrarre il COVID-19, ma anche di non poter proseguire le cure richieste dalla propria situazione medica di partenza

Purtroppo, infatti, la grave emergenza da Coronavirus non ha cancellato le altre patologie, alcune delle quali richiedono cure continuative di alto livello. Tra queste, le varie patologie croniche e rare, le patologie su base autoimmune, le più gravi forme di patologia reumatica e le patologie che necessitano di un trattamento del dolore cronico.

Per i pazienti affetti da tali patologie, l’interruzione della continuità delle cure può risolversi in una recrudescenza della malattia stessa. Le sole patologie di tipo reumatologico sono oltre 120, ciascuna con bisogni differenti e talvolta ultraspecialistici.

La gestione dell’attuale emergenza non può tradursi nella negazione dei bisogni di centinaia di migliaia di altri malati sul solo territorio piemontese. Chiedo dunque che siano garantite cure sicure a tutti i pazienti.

Ex Astanteria Martini, il degrado non va in lockdown

Ancora irrisolti, dopo cinque anni di Giunta Cinque Stelle, i problemi relativi alla struttura di largo Cigna 74 a Torino, inutilizzata da quasi 18 anni, ricettacolo di degrado e oggetto di probabili occupazioni abusive: domani su questo argomento la mia interpellanza in Consiglio Comunale, presto la discussione di un mio analogo atto anche in Consiglio Regionale del Piemonte.

I cinque anni di Amministrazione Appendino sono quasi terminati e i problemi legati all’ex Astanteria Martini sono ancora là, irrisolti, nel cuore del quartiere Aurora, in via Cigna 74. Domani proverò nuovamente a smuovere l’immobilismo dell’Amministrazione Comunale tornando a proporre una nuova interpellanza sul tema (tema che, insieme al Capogruppo dei Moderati in Circoscrizione 7 Pino La Mendola, seguo da sempre). La Giunta dovrà rispondere a verbale ai miei quesiti sull’argomento. Chiederò conto, anzitutto, delle diverse segnalazioni di soggetti che accedono negli spazi abbandonati e vi soggiornano. Chiederò inoltre quali siano – se vi sono – i progetti di rifunzionalizzazione dell’intero compendio: faccio miei gli auspici di chi si augura la realizzazione di un poliambulatorio. L’edificio è inutilizzato dal 2003 e la situazione di degrado coinvolge il territorio urbano circostante: è necessario e urgente effettuare interventi di manutenzione strutturale e del verde. L’Amministrazione ha avviato le opportune interlocuzioni con la Giunta Regionale per una soluzione definitiva e sensata? Discuterò presto un analogo atto, da me già presentato, anche in Consiglio Regionale del Piemonte (l’ex Astanteria Martini è di proprietà dell’Asl).

INTERPELLANZA – Ex Astanteria Martini: un vecchio problema che questa Amministrazione lascerà in eredità alla prossima?

PREMESSO CHE

  • presso l’indirizzo di largo Cigna 74 ha sede un compendio immobiliare da tempo comunemente noto come ex Astanteria Martini;
  • come riportato dal sito www.museotorino.it “L’edificio viene progettato nel 1920 dall’ingegnere Carlo Sgarbi, autore di centinaia di edifici a partire dal 1906, su un terreno di proprietà del professor Enrico Martini posto tra le vie Cigna e Cuneo, con un arioso parco sul retro; i disegni prevedono che il prospetto sulla piazza comprenda tre piani fuori terra, dei quali l’ultimo adibito a dormitorio, e le ali laterali due piani. L’ospedale viene inaugurato il 5 maggio del 1923, quando Enrico Martini istituisce l’ente ospedaliero con denominazione Astanteria Municipale Martini, con lo “scopo di provvedere ai soccorsi di urgenza della regione Nord e di ricoverare i malati gravi d’ambo i sessi nei letti fissati dal Municipio”. In una zona ricca di fabbriche si vuole agevolare le operazioni di pronto soccorso e curare i malati più gravi in attesa di essere trasferiti all’ospedale San Giovanni Vecchio. La struttura viene ampliata nel 1929, a opera dell’ingegnere Francesco Manca, con la costruzione di una cappella al secondo piano e di nuovi padiglioni adibiti a infermerie lungo le vie Cigna e Dogliani. Nel 1937 lo stabile diventa proprietà del Comune, che ne trasferisce l’amministrazione all’Ospedale Maggiore San Giovanni Battista. Nel 1954 il Comune cede l’edificio e il terreno circostante all’Ospedale Giovanni Bosco, a patto che l’ente si impegni a costruire un nuovo ospedale. L’impresa viene realizzata negli anni successivi; la Nuova Astanteria Martini in Largo Gottardo è inaugurata nel 1961. Nel 1984 l’Ospedale Einaudi diventa sede del reparto pneumologico, precedentemente ospitato presso l’ospedale Amedeo di Savoia. L’ospedale viene chiuso nel 1997 e i reparti via via trasferiti all’Ospedale Maggiore Giovanni Bosco.”;

CONSIDERATO CHE

  • dal 2003 l’edificio è inutilizzato;
  • come indicato dallo scrivente in un’interpellanza presentata il 30 novembre 2018, “l’ex Astanteria Martini risulterebbe essere abitata nottetempo da non aventi titolo (viene riferito di luci accese e di rumori provenienti dallo storico edificio)”;
  • la circostanza veniva confermata da successive dichiarazioni, rese da soggetti individuati come Anarchici e riprese da alcuni organi di informazione, aventi ad oggetto l’intenzione di occupare l’ex Astanteria Martini (Cronaca Qui del 15 febbraio 2020);
  • al di là della attuale, saltuaria, abituale e/o accertata occupazione indebita del compendio, è certo che nel corso di tutti questi anni esso sia stato abitato da senza tetto e da altri soggetti ed è arduo non ammettere che degrado e abbandono siano tratti caratterizzanti dell’immobile;
  • con la deliberazione del Consiglio Comunale n. 43 del 20 luglio 2020 (mecc. 2020 01476) la maggioranza pentastellata ha approvato l’adozione della “Proposta tecnica del progetto preliminare della revisione del Piano Regolatore Generale”: si auspica che con l’aggiornamento del principale strumento di sviluppo urbanistico si possa realizzare una rigenerazione dell’area in oggetto;
  • come evidenziato dal riscontro ricevuto a formale richiesta di informazioni proposta il 12 ottobre 2017, confermata da successiva visura catastale del 9 luglio 2019, l’ex Astanteria Martini risulta essere di proprietà della Regione (ASL) e “a seguito delle verifiche effettuate non ci risultano richieste di pratiche né all’Edilizia Privata né all’Urbanistica” (mail da staff ex Vice Sindaca del 23 ottobre 2017);

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

  1. se negli ultimi tempi l’Amministrazione comunale abbia accertato l’eventuale occupazione indebita dell’ex Astanteria Martini;
  2. se l’Amministrazione possieda un progetto per la rifunzionalizzazione/rivitalizzazione del compendio ospitante l’ex Astanteria Martini e se possano avere concreta soddisfazione gli auspici dei residenti in merito alla realizzazione di un poliambulatorio;
  3. se l’Amministrazione comunale abbia avviato le opportune interlocuzioni con l’Amministrazione regionale al fine di individuare una soluzione per restituire alla città una porzione di territorio urbano da troppo tempo dimenticato e abbandonato;
  4. se l’Amministrazione sia in grado di eseguire un intervento per la manutenzione del verde e per mettere in sicurezza l’immobile dal punto di vista strutturale (è stato riferito di pluviali distaccati e pericolanti);
  5. se con la proposta tecnica del progetto preliminare di revisione del PRGC, approvato a luglio, si sia individuata una nuova progettualità per l’ex Astanteria Martini o comunque si ritenga possa essere indicata entro la prossima primavera.

Silvio Magliano