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Tag: Sanità

Scendono in piazza gli imprenditori delle palestre (e hanno ragione)

Chi fa impresa in questo comparto è stato di fatto tagliato fuori dai ristori regionali, ha ricevuto le briciole dallo Stato e considera urgente una riforma del settore: sostengo convintamente queste istanze e me ne farò portavoce a Palazzo Lascaris. Flash mob programmato per lunedì 18 gennaio alle ore 15.30 in piazza Castello a Torino, mentre ipotizza una chiusura del settore almeno fino a marzo: il timore è che molte realtà non riaprano più.

Condivido senza mezzi termini le ragioni degli imprenditori e dei lavoratori del comparto delle palestre, del fitness e delle scuole di danza: la loro manifestazione è in programma in piazza Castello a Torino lunedì prossimo, 18 gennaio, alle ore 15.30, di fronte alla Regione Piemonte.

Le attività di questo tipo non sono mai davvero rientrate nei ristori regionali destinati allo sport (non tutte le palestre sono affiliate al CONI e dunque iscritte al registro delle Associazioni Sportive: urge una riforma nazionale del comparto). Irrilevanti sono i ristori statali ricevuti: “Non ci paghiamo neanche la tredicesima”, lamenta chi è impiegato nel settore. La maggior parte degli introiti si fanno nel periodo invernale: ecco perché una chiusura prolungata (fino a marzo e oltre) sarebbe semplicemente devastante.

Chi fa impresa in questo settore è stato oggettivamente e quasi completamente dimenticato dalle Istituzioni. Il Governo trovi una soluzione per sbloccare la situazione e pensi a una riforma dell’intero comparto sportivo. Il tema del diritto al lavoro o a un adeguato sostegno economico è alla base della giusta e pacifica manifestazione del prossimo lunedì. Alcune di queste attività sono fondamentali per chi deve seguire, per ragioni di salute, percorsi di riabilitazione. Non si escludono effetti anche vistosi di una così prolungata inattività fisica da parte di così ampie porzioni di popolazione. Mi farò portavoce in Consiglio Regionale delle istanze del settore: la Giunta non si scordi, di nuovo, delle palestre. 

Vaccino anti-COVID appena possibile per gli addetti alle vendite

Misura doverosa verso chi, fin dal primo lockdown, è in prima linea dietro alla cassa di un supermercato o a un bancone, assumendosi il massimo del rischio per permettere a tutti noi di condurre una vita quasi normale: porterò in Consiglio Regionale le ragioni di chi mi sta facendo pervenire, in questi giorni, decine di segnalazioni e richieste.

Sempre in prima linea – dietro a un bancone, alla cassa di un supermercato o in un magazzino – fin dalla scorsa primavera, tempo del primo lockdown (quando anche mascherine e guanti non si trovavano per tutti): cassiere, addetti alle vendite, magazzinieri e altre figure professionali hanno continuato a lavorare tutti i giorni, esponendosi in prima persona a tutti i rischi del caso, per permetterci di contare su una disponibilità costante di generi di prima necessità. L’impegno di queste persone sta continuando, con relativi rischi, in queste ultime settimane di zona gialla, arancione o rossa: permettere loro di fare il proprio lavoro in totale sicurezza è doveroso. La mia richiesta in Consiglio Regionale è che, subito dopo il personale impegnato a fronteggiare l’emergenza pandemica e subito dopo i soggetti più fragili, si proceda alla vaccinazione di chi lavora a contatto con il pubblico nelle strutture di vendita. Sarebbe un gesto degno di un Paese civile: mi farò portavoce a Palazzo Lascaris delle decine di segnalazioni che sto ricevendo. La Regione si muova e si faccia sentire per esempio presso il gruppo di lavoro permanente coordinato dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.

Grazie, piemontesi, per la vostra generosità; ora la Regione garantisca trasparenza

Oltre 21 milioni di euro raccolti: chiediamo che le modalità di spesa dei fondi raccolti siano rendicontate con la massima limpidezza, per rispetto dei cittadini, sul sito (dove ancora non esiste ancora una pagina dedicata) e sugli altri altri canali istituzionali. Ci assicureremo inoltre che tutte le operazioni di acquisto siano state effettuate per cifre adeguate e livelli qualitativi congrui. Quasi un terzo dei fondi sono ancora in fase di assegnazione: anche qui, vigileremo sui tempi e sulle modalità. Ai piemontesi va tutta la nostra gratitudine e il nostro grazie per la grande generosità dimostrata. 

Donazioni nella prima fase di emergenza COVID: i piemontesi confermano la loro grande generosità. Oltre 21 milioni di euro sono stati raccolti sul conto corrente dedicato. A questa cifra si devono sommare le donazioni erogate direttamente ai destinatari. Ora ci aspettiamo che la Regione garantisca massima trasparenza riportando sul proprio sito (manca ancora, ed è grave, una pagina dedicata alla raccolta fondi) ed eventualmente su altri canali istituzionali, con chiarezza e nel dettaglio, le informazioni relative a come i fondi raccolti siano stati impiegati. Rispondendo, poco fa, alla mia interpellanza, la Giunta Regionale ha chiarito come questi fondi siano stati impiegati: mi assicurerò ora che queste risorse siano sempre state impiegate secondo i principi di efficacia ed efficienza, acquistando beni di qualità adeguata e a prezzi sensati. Le condizioni del mercato, a causa di varie e inaccettabili operazioni speculative, sono state difficilissime per settimane. Valuteremo attentamente tutti i parametri, facendo, sul tema, le verifiche del caso. Ci sono ancora fondi pari a 7,3 milioni di euro, un terzo del totale, in fase di assegnazione (1,5 milioni per le ASR e 5,8 milioni per l’acquisto di attrezzature): anche in questo caso, terremo alta l’attenzione su tempistiche e modalità.

INTERPELLANZA – Quanto raccolto? Quanto ancora da spendere? Facciamo il punto della situazione sulle donazioni durante la prima fase dell’emergenza da COVID-19

Premesso che:

• durante il periodo di emergenza tutti – dalle grandi alle piccole aziende, alle Fondazioni, ai privati cittadini – hanno dimostrando la loro grande generosità, con donazioni grandi e piccole a favore di Ospedali, Croce Rossa, Asl e istituti di ricerca impegnati sia nel curare malati che nel contrastare il
diffondersi del contagio da Covid-19.

Rilevato che:

• per Decreto tutte le Pubbliche Amministrazioni beneficiarie, durante la prima fase dell’emergenza della scorsa primavera, di donazioni dovevano aprire un c/c dedicato, garantendo la completa tracciabilità di quanto ricevuto in donazione;
• devono inoltre pubblicare sul proprio sito web le destinazioni delle liberalità entro la fine dell’emergenza stessa;
• il Decreto impone alle Regioni di rendicontare online l’utilizzo dei fondi raccolti;
• il Decreto Cura Italia, trasformato in Legge, impone di tenere tali fondi separati dal bilancio regionale e impedisce di utilizzarli per fini diversi dall’emergenza Covid-19.

Constatato che:

• la Regione Piemonte ha dedicato un apposito Conto Corrente, presso UniCredit Group, alla raccolta delle donazioni a sostegno del Sistema Sanitario Piemontese;
• l’obiettivo era raccogliere fondi per acquistare dispositivi medici, sostenere le strutture sanitarie e il personale che, in quel periodo, stava combattendo una durissima battaglia contro il Covid-19 per curare i cittadini piemontesi.

Considerato che:

• da fonti giornaliste si è appreso che il Piemonte ha raccolto € 21.289.500, di questi risultano non spesi € 6.789.500.

Interpella la Giunta regionale per sapere:

  • se l’ammontare delle donazioni corrisponde a quanto scritto dai giornali;
  • ad oggi come siano state spese le donazioni raccolte;
  • quale sia lo stato dell’arte in termini di tracciabilità e rendicontazione dei fondi donati e impiegati;
  • come questa Giunta intenda investire i fondi eventualmente rimasti.

Vaccinazioni pediatriche, le falle del sistema sono sotto gli occhi di tutti: solo la Giunta non le vede

Appena discussa in Consiglio la mia interrogazione sul tema: Icardi, quasi sorpreso, si è detto “dispiaciuto” per i casi di mancata convocazione di famiglie piemontesi per le vaccinazioni e dal fatto che talvolta i genitori siano costretti a mettersi in coda davanti alle ASL per far vaccinare i propri figli. Anche in tempo di COVID-19 l’efficienza del sistema delle vaccinazioni infantili deve essere garantita. Presenterò un nuovo atto per capire dove si inceppi l’ingranaggio.

Vaccinazioni pediatriche, il ritardo è strutturale: ma di fronte ai fatti la Giunta Regionale cade dal pero. L’Assessore Icardi ha sostanzialmente ammesso, rispondendo poco fa alla mia interrogazione a risposta immediata sul tema, di non aver compreso le proporzioni del fenomeno. “I fatti capitati mi dispiacciono”, riconosce. Inefficienze e ritardi, testimoniati anche da articoli di giornale, mi preoccupano. La scorsa settimana aveva per esempio trovato spazio sui media quanto occorso alla torinese Chiara da Bellonio, madre di una bimba di due mesi e mezzo, mai contattata per le vaccinazioni obbligatorie e “rinviata” ad aprile 2021 al momento di tentare la via della prenotazione: alla fine, è stata costretta a presentarsi di persona all’ASL, mettendosi in coda, insieme ad altri genitori nelle stesse condizioni, per ottenere il vaccino per la figlia neonata. È grave che le famiglie piemontesi non sempre ricevano a casa la convocazione per presentarsi, in una data precisa e compresa nei termini di legge, per far vaccinare i propri figli. È preoccupante il mancato controllo e la mancata supervisione da parte della Regione. Anche in tempo di COVID-19 (emergenza che, capiamo bene, assorbe gran parte delle energie del nostro sistema sanitario), le vaccinazioni per la prima infanzia restano un fattore importantissimo. Non possiamo accettare che le famiglie piemontesi debbano mettersi in coda la mattina presto, bimbi in braccio, per ottenere, non avendo mai ricevuto alcuna convocazione, quanto dovuto e imposto dalla legge. Oltretutto, non è certo questo il momento migliore per creare assembramenti. Tornerò a portare il tema in Consiglio Regionale con un’interpellanza: voglio capire dove si trovi il punto di inceppamento del sistema.