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Tag: Regione Piemonte

Riconoscimento della cefalea come malattia sociale: passo avanti con l’approvazione del mio Ordine del Giorno

Il mio atto passa all’unanimità in Consiglio Regionale e impegna la Giunta a sollecitare presso il Governo l’emanazione dei decreti attuativi della Legge sulle “Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale”.

Piccola ma importante buona notizia per i 6 milioni di italiane e italiani che soffrono di cefalea: la Giunta Regionale, impegnata dal mio Ordine del Giorno appena approvato all’unanimità a Palazzo Lascaris, solleciterà l’emanazione dei Decreti attuativi relativi alla Legge 81 del 14 luglio 2020. Il testo di legge sul “Riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale” prevede, tra gli altri elementi, progetti finalizzati e nuovi metodi di presa in carico delle persone che soffrono di cefalea. Quasi un italiano su due, tra quelli che soffrono di questa patologia, attende oltre 5 anni prima di ricevere un trattamento efficace: conseguenza immediata è un significativo peggioramento della qualità della vita di queste persone, con inevitabili ripercussioni sociali, lavorative e familiari. L’applicazione del Disegno di Legge per il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale invalidante sarebbe un primo e importante passo: siano emanati al più presto i decreti attuativi.

Torino e dintorni: la “Guardia Medica” visiterebbe poco a domicilio, Pronto Soccorso ingolfati

Nei tre giorni a cavallo dell’Epifania, solo 3 visite su 100 sarebbero state – secondo fonti giornalistiche – effettuate a domicilio dai medici del servizio di Continuità Assistenziale di Torino e provincia: un dato decisamente inferiore rispetto alla media del resto della regione. Nel corso dell’intero periodo natalizio il servizio avrebbe inoltre faticato a rispondere adeguatamente alle richieste dei cittadini, che si sono rivolti ai Pronto Soccorso del territorio. Domani in Consiglio Regionale il mio Question Time per chiedere risposte alla Giunta.

Davvero troppo poche le visite a domicilio della “Guardia Medica” a Torino e zone limitrofe: il 3% appena a cavallo dell’Epifania, secondo alcuni articoli pubblicati dai media della nostra regione, per un dato che si collocherebbe di gran lunga al di sotto della media regionale. Le conseguenze hanno coinvolto gli stessi Pronto Soccorso del territorio, che – garantendo un’attività continuativa in tutte le fasce orarie – si sono trovati a dover assorbire anche gli accessi dei cittadini non assistiti dalla Continuità Assistenziale. Il risultato è stata una crescente pressione proprio sui Pronto Soccorso. La situazione è stata particolarmente grave, pare, a Torino e dintorni, nei giorni a cavallo dell’Epifania, con oltre 5mila cittadini assistiti solo telefonicamente e altri 3mila visitati presso gli ambulatori della Medicina di Continuità. Inevitabili le code presso gli Ambulatori dell’ex Guardia Medica, con attese di oltre 2 ore per esempio in via Farinelli a Torino alle ore 17.00 del 5 gennaio. Interventi strutturali per migliorare il servizio sono urgenti: lo dicono i numeri. Domani discuterò in Consiglio Regionale un Question Time appena presentato per sapere quali misure intenda mettere in atto la Giunta per garantire ai cittadini un servizio di Continuità Assistenziale a pieno titolo efficiente. Il servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), assicurato dal Servizio Sanitario della Regione Piemonte, garantisce gratuitamente, in caso di assenza del medico di famiglia, l’assistenza medica di base per situazioni non urgenti, ma non differibili: si occupa o dovrebbe occuparsi, cioè, di tutti quei casi che richiedono l’intervento del medico e non possono essere rinviati all’orario di presa in carico del medico curante (i casi di urgenza ed emergenza sono invece competenza del 118). I medici del servizio, allertati dalla Centrale Unica Armonizzata, tra gli altri servizi, eseguono visite mediche, prescrivono farmaci per terapie d’urgenza e rilasciano certificati di malattia.

Un suicidio ogni 5 giorni tra chi indossa una divisa

Dati drammatici emergono dall’audizione, poco fa in Commissione, dei rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali di Polizia: tra Forze dell’Ordine e Forze Armate si sfiorano i 70 suicidi l’anno (dato nazionale), tre volte tanto rispetto al resto della popolazione. Anche le Istituzioni possono e anzi devono fare la loro parte di fronte a questa situazione: sostengo convintamente la richiesta, avanzata dagli auditi stessi, di un nuovo percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale promosso dalla Regione Piemonte per questo tema specifico.

Creare un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale specifico per chi, lavorando in divisa, vive una situazione di disagio psicologico grave non è solo possibile, ma è la richiesta stessa dei rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali di Polizia appena auditi in IV Commissione (Sanità e Assistenza) del Consiglio Regionale del Piemonte. Dopo un biennio di effimera riduzione del fenomeno in corrispondenza della fase più drammatica della pandemia (con relativa introduzione dello smart working), i dati relativi ai suicidi di lavoratori in divisa sono tornati nel 2022 a far registrare 70 casi a livello nazionale (6 suicidi ogni mese). Non solo lo stress lavoro-correlato a questa professione, ma il timore di perdere il lavoro in caso di avvenuta certificazione medica di una situazione di fragilità rendono necessari protocolli specifici promossi dalle Istituzioni, in grado di rappresentare un’alternativa a quanto messo a disposizione dai Corpi. L’assoluta mancanza di dati ufficiali (quelli riportati in Commissione derivano dall’analisi delle fonti giornalistiche e dal meritorio lavoro di realtà quali l’Associazione Cerchio Blu) inducono a pensare che il dato possa essere sottostimato. La possibilità di potersi affidare a percorsi indipendenti rispetto all’Amministrazione interna del proprio Corpo sarebbe fondamentale per garantire misure gratuite e percepite come “sicure” (cioè prive del rischio di perdere il lavoro) di risposta al disagio. Faccio convintamente mia la richiesta avanzata dagli auditi di questa mattina a Palazzo Lascaris, in particolare da parte del Segretario Generale Provinciale del Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri Simone Sansoni.

Libertà di educazione, coperte tutte le domande di Voucher: premiato l’impegno dei Moderati

Siamo da sempre per la libertà di educazione: alla Giunta, che ringraziamo, riconosciamo il merito di aver rispettato il nostro Ordine del Giorno dello scorso aprile.

«Le 4.603 domande per il Voucher di iscrizione alle Scuole Paritarie saranno soddisfatte»

Buone notizie in arrivo sul fronte della libertà di educazione. Con l’incremento di 3,2 milioni di euro per i Voucher scuola la Giunta rispetta gli impegni presi coprendo il 100% delle domande legate al Voucher “iscrizione e frequenza”. Un ottimo risultato, che premia la costanza delle nostre battaglie in Aula e che rappresenta una risposta al grande aumento di richieste e alla crisi economica in atto. Notizie positive anche dal fronte del Diritto allo Studio, con la copertura di tutte le richieste di Voucher per materiale didattico e trasporti fino a un ISEE pari a 6.464 euro. L’approvazione, lo scorso aprile, del nostro Ordine del Giorno collegato al Bilancio aveva impegnato la Giunta Cirio a reperire 3 ulteriori milioni di euro per il triennio in corso per garantire una reale parità scolastica: è stato così possibile aumentare il numero di studenti beneficiari di Assegni di Iscrizione e Frequenza di diverse centinaia.

Fibromialgia, “salvi” i 375mila euro in arrivo dal Ministero: ma sono una goccia nel mare

Con l’identificazione, da parte della Giunta, delle cinque Aziende beneficiarie, arriveranno in Piemonte, per la cura della patologia, risorse pari al 7.35% dei 5 milioni totali messi a disposizione dal Ministero della Salute per lo studio, la diagnosi e la cura della fibromialgia. Appena discusso in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema: dobbiamo puntualizzare ancora una volta che mancano una vera presa in carico e una vera tutela dei pazienti; che urge l’apertura del Tavolo di Lavoro, richiesto più di un anno fa e mai convocato; e che una Legge regionale su questo tema serve ora più che mai.

Con l’identificazione delle cinque Aziende beneficiarie il Piemonte riceverà dal Ministero della Salute 375mila euro per lo studio, la diagnosi e la cura della fibromialgia: fondi utili, ma che rappresentano poco più di una goccia in quel metaforico mare rappresentato dalle migliaia di piemontesi che soffrono di questa sindrome diffusa e invalidante. Restano criticità annose, a partire dalla sostanziale mancanza di tutele e presa in carico dei pazienti, al di là delle più o meno convincenti rassicurazioni da parte della Politica. La Giunta ha appena risposto, sul tema, al mio Question Time: le cinque strutture identificate – A.O.U. “Città della Salute e della Scienza di Torino”, A.O. “S. Croce e Carle” di Cuneo, A.O. “S.S. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo” di Alessandria, San Giovanni Bosco di Torino e ASL di Alessandria – hanno sì un  servizio di reumatologia, ma non una particolare e specifica vocazione alla cura della sindrome fibromialgica. Il loro inserimento in lista è comunque una buona notizia, essendo condizione necessaria per ricevere le risorse ministeriali. Nel frattempo, continuano però a giungere testimonianze di pazienti che lamentano di non essere tutelati e per i quali la “presa in carico” si riduce, spesso, a un’unica, sporadica e troppo rapida visita, peraltro attesa molti mesi. Ancora non si è diffuso quell’approccio multidisciplinare e quella continuità di controlli che sarebbero invece fondamentali nell’ottica di un piano diagnostico-teraputico-assistenziale. Troppo spesso i pazienti sono costretti a rivolgersi al privato. Per tutti gli altri il vuoto è desolante.. Continuiamo ad attendere che si apra il Tavolo di confronto più volte richiesto. Serve più che mai la Legge Regionale per il riconoscimento della fibromialgia quale sindrome invalidante, per l’istituzione di un Tavolo di Lavoro con la partecipazione delle Associazioni, per la creazione di programmi di formazione e aggiornamento per il personale medico e per il lancio di campagne di sensibilizzazione presso i cittadini, nonché per l’istituzione del Registro Regionale della Fibromialgia.