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Tag: Regione Piemonte

Bonus della Regione Piemonte: criteri confusi e ratio lobbistica

Interi comparti esclusi, nessuna diversificazione ragionata all’interno dei singoli settori beneficiati; solo grazie alle Opposizioni in Consiglio i tempi saranno celeri. Ascoltato pienamente solo chi si è fatto sentire prima e con più forza. A tutti gli altri, la Giunta dovrà dare spiegazioni. Ho presentato emendamenti perché siano riconosciuti 1.500 euro a fondo perduto anche ad attività quali mense, Nidi, Materne, assistenza sociale, cura per animali, certe attività commerciali e certe attività artigianali. 

Bisognava “fare in fretta” e relativamente in fretta si farà: ma soltanto grazie all’ennesima prova di maturità politica delle Minoranze in Consiglio Regionale. E così chi riceverà i fondi del bonus avrà in effetti presto un po’ di respiro, ma le criticità restano evidenti. 
Scelta tutta politica quella della formula del bonus e tutta lobbistica la ratio utilizzata: chi prima ha chiesto o più forte ha urlato ha trovato ascolto. Tutti gli altri, restano fuori: intere categorie di commercianti e artigiani, una buona parte del Terzo Settore, i comparti della formazione e dell’educazione, il tutoraggio e la consulenza. Se è vero che il capitale umano è l’unica vera “materia prima” del nostro Paese, è difficile affermare che tale “materia prima” sia stata valorizzata dalle misure regionali. Alcune categorie, in un primo momento escluse, sono state fatte rientrare: di nuovo, per esclusivo merito delle Minoranze. Ho presentato emendamenti affinché sia riconosciuto un contributo a fondo perduto di 1.500 euro anche alle seguenti attività: mense, corsi di formazione e aggiornamento professionale, Nidi e Materne, assistenza diurna per minori con disabilità, assistenza sociale non residenziale, servizi di cura per animali, riprese fotografiche, fabbricazione di oggetti in metallo, commercio al dettaglio di mobili per la casa, di strumenti musicali e spartiti, di orologi, gioielleria e argenteria, di fiori e piante. Già accolta la mia richiesta di bonus per scuole e corsi di lingua.
La Giunta avrebbe dovuto valutare meglio i criteri, trovando il tempo per gli approfondimenti tecnici necessari a una diversificazione ragionata: ha preferito invece dare a tutti – anzi, solo a qualcuno – la stessa cifra, a prescindere da parametri fondamentali quali tipologia di attività, periodi di chiusura più o meno dilatati, investimenti necessari per la sanificazione più o meno gravosi. Ci sono settori che in questa fase avrebbero avuto la stessa dignità di quelli coinvolti nel bonus: eppure, resteranno fuori. Spetterà a questa Giunta spiegare le ragioni dell’esclusione a chi non riceverà un euro. 

Rimborso o congelamento abbonamenti non utilizzati durante il lockdown: sì all’unanimità

I colleghi in Sala Rossa approvano la mia proposta di mozione: i titoli di viaggio acquistati e non utilizzati causa COVID-19 vedranno estesa la propria validità o saranno rimborsati. Sono soddisfatto: giusto segnale di sostegno ai cittadini e di valorizzazione del trasporto pubblico.

La Sala Rossa, convocata in videoconferenza, dice sì all’unanimità: passa la mia mozione che impegna la Giunta a interloquire con la Regione Piemonte, con AMP, con i gestori del trasporto pubblico e con GTT perché siano rimborsati o congelati (con estensione per un pari numero di giorni) gli abbonamenti non utilizzati da studenti e lavoratori in questi due mesi di lockdown. Coloro che avevano scelto di utilizzare il trasporto pubblico per recarsi al lavoro o a scuola non hanno poi di fatto utilizzato, durante l’emergenza da COVID-19, quanto acquistato. Soprattutto le famiglie numerose hanno dovuto affrontare esborsi importanti. Sono soddisfatto del fatto che anche i colleghi si siano dimostrati sensibili a questa esigenza. Anche questo è un modo per dimostrare solidarietà, in maniera concreta e utile, alle famiglie e ai lavoratori, e per dare valore al trasporto pubblico. I Moderati hanno portato avanti questa proposta con assoluta convinzione alla luce delle difficoltà nelle quali diverse famiglie si troveranno quando l’emergenza sarà completamente rientrata e della necessità di promuovere l’uso dei mezzi pubblici.

Nidi e Materne, ora la Regione acceleri e trovi le risorse

Il Comune di Torino ha fatto il suo, adesso tocca alla Giunta Cirio: gestori e famiglie non possono aspettare oltre. Mi batterò perché i fondi, al momento appena sufficienti per un mese su quattro, aumentino: la parte mancante non può arrivare soltanto dalle famiglie.

Nidi e Materne stanno raschiando il fondo della cassa: cruda ma reale descrizione della realtà del settore 0-6. Se il Comune di Torino, comunicando per tempo lo scorso 15 aprile i dati relativi al numero dei bambini frequentanti, ha fatto per tempo la sua parte, adesso tocca alla Giunta Cirio accelerare e trovare le risorse. I mesi di saldo sono oltre quattro e l’attuale misura regionale da 15 milioni porterà risorse equivalenti ad appena 240 euro a bambino per le Materne e ad appena 400 euro a bambino per i Nidi. In altre parole: poco più della retta di un mese per le Materne e poco meno della retta di un mese per i Nidi. Parliamo di realtà con ridotta liquidità disponibile, difficilmente bancabili e ancora in attesa della Cassa Integrazione in deroga. Il Comune ha fatto il suo dovere in tempi celeri, come emerso dalla discussione in Consiglio nel pomeriggio di oggi:  ora tocca alla Regione fare in fretta. Se davvero questa Giunta ha a cuore la fascia 0-6, come più volte rivendicato, agisca di conseguenza. Mi batterò perché i fondi aumentino. Gestori e famiglie non possono attendere oltre.

ORDINE DEL GIORNO – Tutela dei consumatori: si agisca per calmierare i prezzi delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione personale

Il Consiglio Regionale,

Premesso che

  • l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;
  • con successiva dichiarazione dell’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in considerazione dei livelli di diffusività e gravità raggiunti a livello globale, ha inquadrato l’epidemia da COVID-19 come “pandemia”;
  • il Governo Italiano – preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi e dei decessi notificati all’Organizzazione Mondiale della Sanità nonché ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 – ha adottato il Decreto Legge 23 febbraio 2020, n. 6 (recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”) al fine di contrastare e contenere la diffusione del virus su tutto il territorio nazionale;
  • con successivi provvedimenti (aventi prevalentemente veste giuridica di Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, di Ordinanze del Ministro della Salute e Decreti del Ministro dello Sviluppo Economico) sono state precisate, dettagliate e implementate le prescrizioni adottate;
  • con l’ultimo D.P.C.M. del 10 aprile 2020 sono state prorogate fino al 3 maggio 2020 tutte le misure di contenimento e contrasto alla diffusione epidemiologica del COVID-19.

Rilevato che

  • sulla scorta dei provvedimenti del Governo, molte Regioni hanno adottato numerose Ordinanze al fine di delineare le misure di contrasto all’emergenza epidemiologica adattandole con preciso riferimento al proprio ambito territoriale;
  • alcune Regioni (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Alto Adige) hanno prescritto l’obbligo di indossare la mascherina o qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca nei luoghi pubblici e all’interno degli esercizi commerciali;
  • altre Regioni (Toscana ed Emilia Romagna), considerando di renderne successivamente obbligatorio l’utilizzo in ogni ambito della vita pubblica, stanno provvedendo ad acquistare e distribuire ai propri cittadini mascherine lavabili e riutilizzabili;
  • da strumenti inizialmente indicati dalla comunità scientifica solo per gli individui contagiati dal COVID-19, le mascherine e gli altri dispositivi di protezione sono divenuti beni preziosi per la tutela preventiva della propria salute.

Evidenziato che

  • la pandemia in atto ha profondamente modificato la vita di relazione e le consuetudini sociali, facendo divenire abitudine necessaria, almeno fino alla predisposizione di un adeguato vaccino, il mantenimento delle distanze interpersonali, così come indossare la mascherina e gli altri dispositivi di protezione;
  • come dichiarato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Avv. Giuseppe Conte, in sede di informativa al Senato del 21 aprile 2020, dal 4 maggio inizierà la cosiddetta “Fase 2”, il Paese tenterà la ripartenza pur permanendo una serie di prescrizioni tra cui l’obbligo di indossare mascherine e altri dispositivi di protezione personale.

 Considerato che

  • come ampiamente riportato dagli organi di informazione, molti cittadini hanno lamentato nelle ultime settimane serie difficoltà nell’approvvigionamento personale di mascherine e di altri dispositivi di protezione;
  • altrettanto diffusamente sono state trattate dai media le notizie relative a speculazioni a danno dei consumatori, su tutto il territorio nazionale, consistenti in incrementi ingiustificati dei prezzi al consumo delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione;
  • difficoltà di reperimento e aumento dei prezzi sono tanto più gravi proprio in vista di una “Fase 2” in cui è quasi certo che mascherine e dispositivi di protezione diverranno “abiti” obbligatori per la vita fuori casa;

Impegna il Presidente e la Giunta Regionale

  • ad avviare interlocuzioni sia in sede di Conferenza Stato-Regioni sia con il Ministero dell’Economia e delle Finanze in tema di imposizione a fini IVA delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione personale affinché, ormai divenuti beni di primaria necessità a causa dell’emergenza sanitaria in atto, possano godere di un regime di tassazione più favorevole per il consumatore finale, passando dall’aliquota del 22% a quella del 4%;
  • a garantire che le mascherine e gli altri dispositivi di protezione personale siano tempestivamente consegnati a tutti quei cittadini che per ragioni di senescenza e/o di invalidità non hanno la possibilità di recarsi presso i punti vendita e/o i centri di distribuzione, coordinandone la consegna presso ciascun Comune del territorio piemontese;
  • ad avviare un confronto con produttori, distributori, rivenditori di mascherine e altri dispositivi di protezione, e con le Istituzioni e le organizzazioni rappresentative delle categorie interessate, al fine di limitare i costi intermedi e di calmierare i prezzi finali delle mascherine e di tutti gli altri dispositivi di protezione personale.