Piscina Carrara: come volevasi dimostrare, tutto da rifare
L’indegno guazzabuglio della Pellerina approderà in Sala Rossa che dovrà votare la revoca della concessione: dopo quattro anni di attesa, il Comune si muove, ma la partita è tutt’altro che chiusa. A Torino ormai tutto funziona così, in modo approssimativo, e i problemi vengono affrontati soltanto quando diventano emergenze.
Dopo anni di immobile attesa e di risposte interlocutorie, l’ultima alla mia interpellanza in Comune discussa a novembre, il Comune pare abbia deciso di revocare la concessione per la Piscina del parco Carrara, la Pellerina, alla Esl nuoto, società che avrebbe dovuto gestire l’impianto e realizzare i lavori di adeguamento. La scelta dovrà essere ratificata in Sala Rossa, ma comunque sia si prevede battaglia, il Concessionario ha già promesso che si batterà perché imputa al Comune, in particolare alla mancanza di fidejussioni per l’avvio dei lavori, lo stop alla realizzazione della copertura, opera necessaria per l’apertura invernale. Anche se in realtà neppure i primi lotti, per cui la fidejussione esiste, sono stati debitamente completati.
Alla fine chi ci rimette è la Città, come sempre: la fidejussione concessa, del valore di circa 800mila euro, impone che, in caso di revoca della concessione, sia il Comune a dover sborsare la somma garantita; la Piscina resterà chiusa non solo d’inverno, come desolatamente è da 7 anni, ma anche d’estate, come già annunciato dal Concessionario. Il Comune dovrà emettere un nuovo bando ed eventualmente concedere nuove garanzie, ma visto che finora non l’ha potuto fare, per ragioni di bilancio, con Esl, non si capisce come potrà farlo con il nuovo concessionario, che dovrà provvedere autonomamente al reperimento dei fondi per effettuare i lavori… Insomma, un pasticcio del quale non si intravvedono le soluzioni, ma soprattutto una situazione emblematica di come le problematiche di questa città vengano affrontate dall’amministrazione solo quando diventano emergenze, senza programmazione e senza alcun tipo di visione e strategia. La gestione della cosa pubblica, da anni alla mercé di esigenze particolari e di rappezzi e rattoppi, sta arrivando al collasso: la manutenzione delle strade, lo sappiamo, è inesistente, i trasporti pubblici sempre più ridotti e meno funzionali, a fronte del costo del biglietto, gli impianti sportivi chiusi oppure fatiscenti o ancora gestiti secondo criteri poco comprensibili.
Basterà a fare aprire gli occhi ai torinesi?