Le Scuole Paritarie fanno da banca all’Amministrazione Civica
Micidiale il combinato disposto tra tagli progressivi e ritardi accumulati nell’erogazione dei fondi: diversi Istituti verso la chiusura, a rischio l’intero sistema.
La verità è brutale: con i fondi ormai risicati al minimo e a causa del cronico ritardo (di quattordici mesi) nella loro erogazione, molte Scuole Paritarie torinesi rischiano di non farcela. Molti Istituti faranno fatica a pagare gli stipendi di luglio e di agosto. Altri faranno fatica a proseguire la propria attività all’inizio del prossimo anno scolastico. È questo il risultato di un circolo vizioso iniziato nel 2013 e che nell’ultimo periodo ha subito una formidabile accelerazione.
I fondi per le Paritarie (3 milioni e 250mila euro nel 2013: non un’enormità) sono stati limati anno dopo anno da quella data nelle ultime due consiliature. Ma questa è la prima Amministrazione che taglia i fondi di 500mila euro rispetto all’anno precedente. I fondi sono inoltre, come detto, erogati in clamoroso ritardo.
Il risultato è che le Paritarie, che al contrario della Pubblica Amministrazione devono pagare dipendenti e fornitori mese per mese, stanno di fatto facendo da banca alla Città di Torino. Molte di esse si stanno sovraindebitando per far fronte a tutte le uscite.
L’Assessore Patti riferisce cifre preoccupanti rispondendo, oggi in Aula, a una mia interpellanza sul tema: siamo a giugno del 2017 e la Città di Torino sta ancora erogando, in ritardo di due mesi, i fondi del 2016. Gli interessi gravano sulle casse delle Paritarie. A fronte di questa tragica situazione, mi sarei aspettato che si cercasse almeno di accelerare l’erogazione dei fondi. Invece, niente.
I contributi di quest’anno quando arriveranno? Siamo sicuri che entro l’anno arriveranno tutti i fondi? Dobbiamo alle Scuole, nelle more del rinnovo della convenzione, risposte chiare a queste domande. Ho chiesto di andare in Commissione per poter dare una risposta chiara a ciascun interrogativo.
A rischio, in questo gioco pericoloso, sono gli anelli deboli della catena: i bambini, le famiglie, il personale delle Scuole. E, in ultima analisi, la tenuta stessa dell’intero sistema scolastico cittadino.