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INTERPELLANZA – Sarà il capolinea la prossima stazione in cui l’Amministrazione ha intenzione di condurre il Museo Ferroviario?

PREMESSO CHE

– la nascita del Museo Ferroviario Piemontese risale al 26 luglio 1978, quando la Legge Regionale numero 45 ne sancì il debutto nel panorama museale, sotto forma di associazione di cui fanno parte la Regione, altri enti locali piemontesi, istituti, associazioni e privati cittadini;

– sin da subito si pose il problema di reperire una sede in cui collocare i primi pezzi della collezione; inizialmente la SATTI permise di ricoverare i mezzi sul piazzale di Rivarolo Canavese, mentre per la locomotiva 422.009 vennero concessi alcuni metri di binario della stazione di Torino Ponte Mosca;

– nel 1985 il Museo ottenne il permesso di utilizzare un capannone di questa stazione per la manutenzione dei propri mezzi: nel frattempo alla 422 si sono aggiunsero anche la 880.045 e la 640.122, entrambe a vapore e funzionanti;

– negli anni Novanta emerse la prima concreta possibilità per il Museo di assicurarsi una sede in cui ricoverare ed esporre i rotabili che si stavano aggiungendo alla collezione;

– la Città di Savigliano si propose come città ospite, concedendo gratuitamente il terreno e garantendo attraverso banche ed enti locali un contributo economico alla prima fase della costruzione della sede espositiva;

– il comprensorio espositivo del Museo sorge su un’area di oltre 30.000 mq situata alla confluenza delle linee Torino-Savona e Savigliano-Saluzzo-Cuneo, che comprende l’edificio polifunzionale ed il parco dei mezzi in esposizione;

– il Museo ha una sede anche nella nostra Città (Torino Porta Milano) che è situata nel cuore del quartiere Borgo Dora, a poca distanza dal centro cittadino;

RILEVATO CHE

– Torino Porta Milano è la vecchia stazione capolinea della Ferrovia Torino-Ceres, ha servito la ferrovia delle Valli di Lanzo dal 1869 al 1987, anno in cui iniziarono i lavori di ammodernamento della linea che prevedevano un nuovo capolinea affiancato alla stazione FS di Torino Dora;

– da allora, la vecchia e gloriosa stazione ha cessato di svolgere un servizio pubblico;

– a testimoniare il passato è rimasto il complesso delle Officine per le riparazioni dei veicoli ferroviari, una parte del quale ospita da anni le attività di restauro dei mezzi storici del Museo Ferroviario Piemontese, condotte pressoché interamente da volontari;

– attualmente il futuro di questa struttura, dopo alterne vicende non sempre felici (come l’alluvione dell’ottobre 2000, che ha danneggiato gravemente le officine ed i mezzi ivi ospitati) oscilla dal possibile allestimento di un Museo del Trasporto Ferroviario di Torino alla radicale rimozione delle strutture ferroviarie, per far posto ad attività varie e tuttora non ben definite, che sembrano non trovare posto altrove nel popolare quartiere;

– questa seconda ipotesi svilirebbe in modo irrevocabile l’antica stazione, dandole una destinazione impropria e per la quale non sarà mai adatta (pensiamo alla bella semirotonda coperta, dotata di piattaforma girevole, per ricoverare le piccole locomotive della Torino-Ceres; all’ampio piazzale, su cui sono ancora in gran parte posati i binari d’origine; alle strutture coperte – alcune delle quali ottocentesche e quindi soggette per legge a vincoli di conservazione – in grado di ricoverare mezzi ferroviari ed ospitare permanentemente una officina di restauro e manutenzione);

– molti torinesi apprezzano il valore museale di questa stazione, avendola visitata in occasione di manifestazioni come “Torino non a caso” e “Viaggio nella perdita dei Diritti Umani” o grazie alle visite guidate curate dal Gruppo Amici del Treno di Torino, che hanno riscosso un buon successo;

CONSIDERATO CHE

– il Museo Ferroviario, come già in precedenza riferito, vive (o sopravvive?) in buona parte grazie all’impegno e alla passione dei volontari che dedicano il loro tempo libero alla riparazione e alla cura delle locomotive e dei beni che costituiscono il prezioso patrimonio storico e culturale del Museo;

– il Museo non riceve il versamento della quota associativa del Comune di Torino da 12 anni;

– il Museo ha un debito con la Città relativo al pagamento del tributo per i rifiuti ma è in perfetta regola con il pagamento di tutte le utenze;

– i rifiuti prodotti dal Museo sono assolutamente limitati e in quantità inversamente proporzionale rispetto all’ampiezza della superficie occupata dal Museo stesso;

– ai fini TARI non rileva la denominazione dell’occupante ma l’attività da esso effettivamente svolta;

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

  1. chi sia il proprietario dell’area ove sorge il Museo Ferroviario;
  2. se corrisponda al vero l’omesso versamento della quota associata annuale da parte del Comune al Museo Ferroviario e quante siano le annualità mancanti;
  3. a quante e quali annualità ammonti il debito TARI del Museo verso la Città;
  4. per quali motivazioni la Città abbia omesso di versare la quota annuale al Museo in data antecedente rispetto al sorgere del debito TARI in capo al Museo;
  5. se sia prevedibile un meccanismo di compensazione nei rapporti economici tra Museo e Città;
  6. se l’Amministrazione intenda riprendere a liquidare ex nunc i versamenti annuali al Museo;
  7. se la Civica Amministrazione, ai fini del calcolo del quantum TARI, abbia predisposto un sopralluogo sul posto da parte dei competenti uffici (della Direzione Tributi) e/o reparti (del Corpo di Polizia Municipale) per effettuare una misurazione delle superfici occupate dal Museo e delle attività effettivamente svolte, in modo tale da rilevare e delineare in maniera rigorosa le fattispecie di rifiuti prodotte;
  8. qualora non siano ancora stati effettuati i sopralluoghi di cui al punto precedente, se non si corra il rischio di ravvisare un serio ostacolo alla prosecuzione delle attività del Museo riconducibile proprio al comportamento omissivo della Civica Amministrazione;
  9. se la Civica Amministrazione, in doverosa collaborazione istituzionale con la Regione Piemonte, intenda assumere decisioni e impegni che consentano al Museo di sopravvivere e di proseguire nella sua importante attività culturale con rinnovato slancio e vigore.

Silvio Magliano