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Carenza di infermieri, la Giunta sta provando a fare la sua parte: ma il problema deve essere affrontato dal Governo

La scarsità di queste figure professionali è un fenomeno di portata nazionale e deve essere contrastato allo stesso livello istituzionale. Urge inoltre un ragionamento sui gettonisti, modalità di esternalizzazione dei servizi che spesso si traduce in maggiori costi per la nostra Sanità. Ci sono Regioni che hanno ridotto al minimo questo fenomeno: il Piemonte può fare lo stesso. Con un Question Time appena discusso in Aula, ho portato questi temi all’attenzione dell’Assessore.

Numeri che parlano da soli: solo presso la Città della Salute di Torino, si quantifica in 500 unità la carenza di infermiere e infermiere. Considerando l’intera regione, il dato va aumentato di un ordine di grandezza o quasi, come già evidenziato da Nursind e Nursing Up. Riconosciamo alla Giunta e l’impegno e il tentativo – consistente, per quanto perfettibile – di mitigare la criticità in Piemonte, con misure organizzative (esaurimento delle graduatorie disponibili, nuove procedure concorsuali centralizzate, processi di reinternalizzazione), con le politiche di nuove assunzioni, con la stabilizzazione dei precari e con l’impiego a questo fine di parte 175 milioni di euro del progetto “Rilancio della Sanità Pubblica”. Valuteremo l’efficacia della Governance delle Risorse Umane in Sanità. Ma serve di più (ci sono Ospedali in particolare difficoltà dai tempi della pandemia) e ci aspettiamo che il Governo stesso provi a dare risposte. Occorre inoltre affrontare il fenomeno, in crescita, delle dimissioni dalle Aziende Sanitarie e dai presidi ospedalieri della Sanità Regionale di un numero crescente di infermieri altamente specializzati, che poi in molti casi riprendono l’attività quali liberi professionisti “gettonisti”, presso quelle stesse agenzie esterne chiamate a lavorare in appalto proprio presso le ASL e presso gli Ospedali, con costi decisamente maggiori per la Sanità della Regione. Ci sono alcune Regione che hanno ridotto al minimo l’impiego dei gettonisti ed è una strada che, pensiamo, anche il Piemonte dovrebbe seguire. Una misura sensata potrebbe essere l’innalzamento dell’età pensionabile su base volontaria.

Blocco Euro 5 diesel, occorre prepararsi fin da ora

Un Ordine del Giorno per chiedere esenzioni per il Volontariato.

Il tempo guadagnato con i due anni di proroga è fondamentale, non metterlo a frutto per prepararci al 2025 sarebbe imperdonabile: urgenti sono per esempio misure per garantire l’operatività dei mezzi di Associazioni ed Enti del Terzo Settore. Non vogliamo che i piemontesi più fragili siano i più penalizzati dai blocchi del traffico, presenti e futuri. Ho chiesto e ottenuto l’inserimento all’ordine del giorno della seduta in corso del Consiglio Regionale del mio atto che chiede apposite deroghe, alla luce di risorse sempre più scarse per il rinnovamento dei parchi auto.

Non possiamo permettere che le realtà che giorno dopo giorno garantiscono assistenza agli anziani, alle persone con disabilità e ai malati – o che sono impegnate in altri fondamentali ambiti: dal trasporto di persone alla prevenzione, dal trasporto di derrate alimentari a quello di medicinali – si trovino nelle condizioni di dover interrompere la propria attività a causa dei blocchi della circolazione. I due anni di proroga al blocco rappresentano l’occasione per immaginare per tempo le misure necessarie. Chiediamo dunque specifiche esenzioni per il Volontariato al fine di garantire la continuità dei servizi, senza la quale gravissime sarebbero le ricadute negative su decine di migliaia di piemontesi. Anche le Associazioni che hanno ancora mezzi Euro 5 che non possono permettersi, al momento, di sostituire devono essere messe nelle condizioni di proseguire la propria azione. I bandi e dunque le risorse disponibili per il rinnovo del parco auto sono sempre meno e chiediamo, sulla base di un preciso elenco stilato sulla base del Codice del Terzo Settore, di poter prevedere altrettante esenzioni.

Più risorse in conto capitale per sostenere la cultura

Alla Giunta chiediamo un ulteriore sforzo (e lo facciamo con buone ragioni).

Attualmente i programmi strategici possono contare, per il triennio 2023-25, su 20 milioni di euro di fondi FESR, 45 milioni di euro dal PNRR, 7,3 milioni di FSC, a fronte di 3,6 milioni di euro di fondi regionali: fare di più è probabilmente possibile, ci auguriamo in ogni caso – e lo verificheremo – che le risorse siano impiegate al meglio. Appena discussa, sul tema, la mia interpellanza: la cultura, da sempre al centro dell’impegno politico dei Moderati, è un investimento per il futuro.

Cultura significa futuro, per la cui programmazione e costruzione, per fortuna, possiamo contare sugli ingenti fondi della programmazione europea e su quelli per lo Sviluppo e la Coesione: più contenuti quelli regionali, che non raggiungono i 4 milioni di euro per il triennio 2023-25. Per chiedere alla Giunta, per questo obiettivo, più risorse in conto capitale (e riconoscendo invece lo sforzo effettuato per quanto riguarda la spesa corrente) ho presentato e discusso poco fa un’interpellanza: chiediamo risorse per finanziare investimenti su beni che poi restano a disposizione dei piemontesi. Ci auguriamo che tutte le risorse a disposizione siano impiegate al meglio e che poi si possa aumentare il contributo in conto capitale, a maggior ragione per le piccole realtà delle aree interne, che spesso sono testimonianze straordinarie della storia del Piemonte. Progetti lanciati con la spesa in conto capitale trovano poi spesso, a medio termine, una propria autonoma sostenibilità, con ricadute positive da tutti i punti di vista.

Investire sul futuro dei cinema significa investire sul territorio

Riconosciamo, come Moderati, l’impegno della Giunta, pur restando convinti che si possa sempre fare di più e meglio. Garantiamo impegno e attenzione massimi su un tema, oggetto dell’interpellanza appena discussa, per noi fondamentale.

I cinema sono sempre un luogo di aggregazione e cultura, ma in alcuni casi assumono un’importanza particolare e un ruolo di presidio: per esempio nelle periferie, nei piccoli comuni, nelle aree interne. Investire sul futuro delle sale cinematografiche significa investire sulla sicurezza e sul futuro del territorio. Le sale devono continuare a essere un punto di riferimento per i cittadini: la mia interpellanza appena discussa è stata presentata sulla base di questa convinzione. La storia dice che il Piemonte è particolarmente legato a questo settore, dai tempi del primo film proiettato a Torino nel 1896, un anno dopo appena dell’invenzione dei fratelli Lumière. Riconosciamo, sul tema, l’impegno della Giunta (dai Tavoli al Programma Triennale per la Cultura, dai 260mila euro annui del Bando Triennale 2022-24 ai 350mila euro annui destinati, nello stesso triennio, al sostegno delle sale cinematografiche), sempre nella convinzione che fare più e meglio sia possibile. Serve un patto di leale collaborazione tra istituzioni e soggetti che gestiscono e promuovono i cinema, che sono una preziosa ricchezza per il Piemonte (nel quale sono attive 165 sale per 353 schermi in 99 comuni, con 3,45 milioni di ingressi nel 2022). Sul tema, il nostro impegno e la nostra attenzione sono e resteranno massime.

Sì al coinvolgimento del Piemonte nelle Olimpiadi 2026 per il bob

Soluzione sensata e vantaggiosa per tutti.

Lo diciamo da sempre, lo ribadiamo ora: un coinvolgimento del Piemonte nelle Olimpiadi Invernali 2026 sarebbe uno scenario vantaggioso per tutti. L’esperienza del passato insegna che la valorizzazione delle strutture esistenti è la strada giusta da percorrere. Le strutture non solo possono essere utilizzate in maniera utile anche dopo l’evento olimpico, ma possono diventare un volano di sviluppo. Austria, Germania e Lettonia lo dimostrano, avendo costruito attorno a una struttura o una pista non soltanto un movimento sportivo, ma un punto di riferimento per la vita turistica di una comunità, tra manifestazioni culturali e appuntamenti. Ci fa piacere che il Presidente Cirio si sia detto possibilista. Ogni decisione dovrà dipendere dalla valutazione della sostenibilità strategica ed economica e dall’interlocuzione con le Amministrazioni locali, ma di certo una soluzione già pronta all’interno dei confini nazionali sarebbe ragionevole e sensata.