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Autore: Redazione sito

Via Bologna 267/5 è nel caos

Spaccio, minacce ai residenti, furti e aggressioni nel complesso ATC: porterò il tema in Sala Rossa con un’interpellanza.

Altro che situazione sotto controllo: nelle case ATC di via Bologna 267/5 le criticità sono esplose. I residenti riferiscono che le persone che, a decine, si sono stabilite in zona a bordo di camper e roulottes, utilizzando abusivamente acqua e luce, hanno un atteggiamento sempre più aggressivo con i residenti (minacciati o rimproverati, semplicemente, per il fatto di passare a bordo della propria auto), fanno il bello e il cattivo tempo, utilizzano le cantine come loro deposito personale, vi collocano pneumatici e altra mercanzia. In zona lo spaccio continua a essere un problema gravissimo. I furti nelle cantine sono all’ordine del giorno. L’illuminazione è carente. Dagli ultimi piani delle palazzine si staccano calcinacci. Presenterò nei prossimi giorni un’interpellanza sul tema.

Solidarietà alle lavoratrici delle mense domani in piazza

Manifesteranno di fronte agli studi RAI di Torino: in cassa integrazione da febbraio, senza prospettive certe per settembre, chiedono un sostegno da parte della politica che è, a questo punto, urgentissimo. Condivido e faccio mie senza mezzi termini le loro richieste.

Condivido le ragioni delle lavoratrici delle mense scolastiche che manifesteranno, domani mattina in via Verdi a Torino, di fronte agli studi RAI. Questa categoria professionale è in cassa integrazione dal 25 febbraio, senza, peraltro, avere alcuna prospettiva certa di ripresa del lavoro a settembre. La politica ha una responsabilità nei loro confronti: le addette alle mense garantiscono lo svolgimento di un servizio necessario e utile per la formazione dei bambini e rappresentano una categoria particolarmente colpita dalla crisi legata all’emergenza da COVID-19, non potendo contare a differenza di altri, per esempio, su alcuna fonte di reddito per tutti i mesi estivi. 

Permettiamo agli ospiti delle strutture per persone con disabilità o autismo di riabbracciare i propri familiari

Appena discusso a Palazzo Lascaris il mio Question Time sul tema. Per queste strutture il Decreto Ministeriale prevede esplicitamente la piena riapertura: la Giunta Regionale si assuma le proprie responsabilità e si adegui. Una normale vita relazionale “da Fase 3” è fondamentale, da tutti i punti di vista, per queste persone. Tantissime le segnalazioni che mi sono pervenute, alcune delle quali di situazioni drammatiche.

Permettiamo agli ospiti delle strutture per persone con disabilità o autismo di entrare a tutti gli effetti, come tutti gli altri, nella Fase 3: questo il mio appello alla Giunta Regionale. Per gli ospiti delle strutture di questo tipo il ritorno a una normalità pur prudente è fondamentale non solo per una qualità della vita accettabile, ma anche per questioni riabilitative e terapeutiche. Molti non abbracciano i propri familiari da mesi.

Sgomberiamo subito il campo da un fraintendimento. L’articolo del DPCM dell’11 giugno scorso che fa riferimento a questo tipo di strutture non è l’1.1bb (quello delle RSA), come considerato dalla Giunta, ma il 9, articolo che non lascia spazio a interpretazioni: tutte le attività di questo tipo sono “riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori”.

Inutile, dunque, che l’Assessore Icardi, rispondendomi in Aula, provi a delegare la responsabilità della scelta alle singole strutture. Gli ospiti delle strutture di questo tipo non sono persone malate, né persone a rischio. Né sono – come invece gli ospiti delle RSA – soggetti fragili. Smetta dunque la Giunta Regionale di comportarsi in maniera pilatesca: cominci a fare politica e a dare risposte alle tante famiglie le stanno aspettando.

Segnalo, per finire, un risultato positivo, il fatto cioè che l’Assessore abbia garantito a verbale che le linee di indirizzo del 30 giugno saranno recepite in un prossimo Decreto di Giunta, superando dunque quelle più restrittive del 16 giugno. L’articolo da seguire dovrà essere, appunto, il 9 del DPCM.

QUESTION TIME – Ripresa delle normali attività e la frequentazione dei familiari nelle Strutture di accoglienza per persone con disabilità

Premesso che:

  • nonostante sembri ormai quasi completamente rientrata e sotto controllo la situazione di contagio e/o di sintomatologia da Covid-19 e nonostante sia il Piemonte già da tempo passato alla fase 3, ad oggi le persone con disabilità intellettiva/autismo inserite presso Comunità Alloggio o strutture equivalenti continuano, di fatto, a non poter riabbracciare i propri familiari, a non poter far ritorno a casa neanche per poche ore e a non poter svolgere le normali attività esterne;
  • il mancato rientro – da ben 4 mesi – nell’ambiente familiare, la mancanza di relazioni affettive e lo svolgimento di attività sociali, abilitative/educative all’esterno continua a compromettere la salute psicofisica delle persone ospiti delle strutture di accoglienza succitate;
  • l’ipotesi di restrizione della loro libertà appare non giustificata e discriminante a fronte del fatto che il resto della società civile si è nuovamente aperta alle attività e alle relazioni sociali.

Considerato che:

  • in data 30 giugno 2020 la Direzione regionale Sanità e Welfare ha emanato le“Linee di indirizzo per le strutture di accoglienza, servizi destinati ai minori e per i servizi di prevenzione e contrasto alla violenza” concernenti anche le comunità di accoglienza per persone con disabilità ai fini della ripresa delle loro attività sul territorio Regionale;
  • queste “Linee di indirizzo” permettono, tra le altre disposizioni, il ritorno in famiglia e rientro in comunità nello stesso giorno, attraverso una normale sottoscrizione di un questionario atto a certificare la buona salute propria e del nucleo familiare e previa garanzia di una scrupolosa osservanza di tutte le misure necessarie per la prevenzione del contagio da Covid-19.

Rilevato che:

  • in data 24 giugno alcune famiglie hanno scritto una lettera al Direttore generale Dott. Flavio Boraso, nella quale chiedevano sia la possibilità di poter far visita a parenti che il rientro a casa dei ragazzi con disabilità ospiti in Strutture di accoglienza;
  • in data 14 luglio il Direttore generale Dott. Flavio Boraso ha risposto all’appello delle famiglie scriventi, e p.c. all’Assessore alla sanità del Piemonte, evidenziando che «riteniamo sia possibile adottare soluzioni sul modello di quelle previste per le Strutture di accoglienza (…) del 30 giugno 2020 (…) pertanto sono al vaglio con i competenti organi regionali apposite modalità per consentire il rientro in famiglia degli ospiti (…) mediante l’applicazione delle misure previste per le comunità di assistenza (questionario alla famiglia, “patto” del rispetto delle regole e verifiche al rientro) …»”.

Constatato che:

  • ad oggi le Asl e gli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali nonché i gestori dei servizi applicano ancora le “Linee di indirizzo per la graduale ripresa delle attività in strutture residenziali extraospedaliere” del 16 giugno 2020, anch’esse emanate da Regione Piemonte Direzione Sanità e Welfare, ma molto più restrittive rispetto a quelle del 30 giugno, impedendo di fatto il ritorno in famiglia della persona con disabilità;
  • questa situazione è stata ripresa, negli ultimi giorni, da diversi organi di stampa.

INTERROGA

l’Assessore competente per sapere come mai la Giunta Regionale, al fine di riprendere le normali attività e la frequentazione dei familiari nelle Strutture di accoglienza per persone con disabilità, non intervenga subito affinché siano applicate le “Linee di indirizzo per le strutture di accoglienza, servizi destinati ai minori e per i servizi di prevenzione e contrasto alla violenza” emanate lo scorso 30 giugno.

Concedi gratuitamente l’uso di un tuo bene immobile a realtà non profit? Per te, niente IMU

Questa la mia richiesta al Comune di Torino: la legge nazionale lo permette, la Città adegui il proprio regolamento di conseguenza. Presenterò emendamenti perché ciò avvenga, permettendo così la crescita della collaborazione tra profit e non profit, a vantaggio di tutti.

Via l’IMU dai beni immobili concessi in comodato gratuito da realtà profit a realtà non profit: la legge nazionale lo permette, il regolamento del Comune di Torino sia adattato di conseguenza. Dopo aver discusso poco fa un’interpellanza sul tema in Sala Rossa, presenterò emendamenti al regolamento comunale sull’IMU, che ancora non recepisce questa possibilità, garantita dalla legge nazionale, verso le realtà del Terzo Settore. Ne abbiamo urgente bisogno: dalla collaborazione tra realtà profit e Associazioni scaturirebbero vantaggi per tutti. Queste ricadute positive devono essere considerate dalla politica, ma il Comune, finora, accorda questo risparmio soltanto a chi cede un bene a titolo gratuito alla stessa Città. Non basta: chiedo all’Amministrazione un cambio di mentalità. Sono innumerevoli le Associazioni che cercano spazi per la loro attività: la loro attività è svolta a vantaggio della collettività, per il Bene Comune. Con un Regolamento Comunale sull’IMU adeguato alla luce della Legge Nazionale di Bilancio (2019) permetteremo al settore profit di supportare il non profit avendone un risparmio: un volano positivo da innescare.