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Autore: Redazione sito

Buone notizie per i piemontesi che soffrono di insufficienza pancreatica e che assumono Creon 10.000: continuità terapeutica garantita nonostante la carenza del farmaco

La Giunta dà garanzie: Aziende Sanitarie regionali autorizzate, in caso di esaurimento delle scorte, ad acquistare un medicinale analogo commercializzato all’estero. Premiato l’impegno dei Moderati, appena discusso in Consiglio Regionale il mio Question Time sul tema.

Ottima notizia: nonostante la penuria del Creon 10.000, la continuità terapeutica è garantita ai piemontesi che soffrono di patologie del pancreas. Ci siamo fatti carico, come Moderati, della preoccupazione dei pazienti, oncologici e non solo, che non possono alimentarsi senza assumere questo medicinale salvavita per l’insufficienza pancreatica: i positivi aggiornamenti sono stati riferiti dalla stessa Giunta in risposta al nostro quesito.

Questa la procedura: nel caso in cui il farmaco risultasse irreperibile presso le farmacie aperte al pubblico, le Aziende Sanitarie Regionali sono state invitate, su richiesta dell’assistito, a erogare direttamente al paziente il farmaco prescritto, se necessario attivando la procedura di importazione di un medicinale analogo commercializzato all’estero. La continuità terapeutica sarà dunque garantita, nonostante il Creon 10.000, sia nel dosaggio da 10.000 UI (unità internazionali) che da 25.000 UI, sia attualmente e fino al 31 dicembre prossimo in distribuzione contingentata.

Esprimo soddisfazione e mi assicurerò che non si presentino criticità o, localmente o a livello regionale, ulteriori situazioni di penuria. Possiamo soltanto immaginare l’angoscia di coloro che, senza assumere quotidianamente la dose del medicinale loro prescritta, sanno che non potranno alimentarsi senza avere effetti collaterali gravi o gravissimi e comunque incompatibili con una qualità della vita accettabile (il Creon 10.000 surroga le funzioni di un pancreas asportato o ridotto).

«Ora dovremo pagare centinaia di migliaia di euro?» Il mio Ordine del Giorno affinché le ex Onlus ora iscritte al Runts conservino il diritto alle agevolazioni Irap

Ho chiesto e ottenuto l’inserimento del mio atto nell’ordine del giorno della seduta in corso del Consiglio Regionale del Piemonte.

Paradosso: le ex Onlus diventate “Enti del Terzo Settore” hanno perso il diritto alle agevolazioni Irap, pur svolgendo la stessa attività di prima. Ciò avviene causa di una svista nella normativa alla quale le Regioni devono porre rimedio. Piemonte compreso: ecco perché, con un Ordine del Giorno, chiedo immediate contromisure, per evitare che i costi economici di questa dimenticanza possano essere ingenti per le realtà del territorio. In generale, riteniamo che questa imposta, per sua stessa natura, non dovrebbe gravare sulle realtà non profit.

Se approvato dai colleghi Consiglieri il mio OdG, il cui inserimento nell’ordine del giorno della seduta in corso del Consiglio Regionale del Piemonte ho appena chiesto e ottenuto, impegnerà la Giunta definire, in maniera autonoma o seguendo le strategie già messe in atto da altre Regioni, ogni misura utile all’azzeramento dell’aliquota dell’Imposta regionale sulle Attività Produttive (Irap) anche per le realtà iscritte al Runts. L’allarme tra le Associazioni è forte e il timore è dover sborsare somme ingenti, pari anche decine o centinaia di migliaia di euro per realtà medie o grandi. Sull’Imposta Regionale sulle Attività Produttive le Regioni prevedono spesso esenzioni o sconti per le Onlus, per le APS, per le ODV, per le ex Ipab e per i CSV: non risulta ancora coperta, invece, la natura di Ente del Terzo Settore. Particolarmente penalizzati sarebbero, naturalmente, gli Enti del Terzo Settore che possono contare su più personale (questo il parametro utilizzato per le realtà che non svolgono attività commerciale). Garantire la continuità delle esenzioni anche per le realtà iscritte al Runts è fondamentale.

Grave penuria in Piemonte di Creon 10.000: i Moderati presentano un Question Time in Consiglio Regionale

Ci facciamo carico della preoccupazione dei pazienti, oncologici e non solo, che non possono alimentarsi senza assumere questo medicinale salvavita per l’insufficienza pancreatica: domani la discussione in Aula, chiederemo alla Giunta interventi per risolvere la situazione.

Il Creon 10.000 è, da un mese e mezzo, praticamente introvabile in Piemonte: una carenza che mette in gravissima difficoltà le migliaia di piemontesi che soffrono di insufficienza pancreatica, neoplasie o tumori del pancreas. Facciamo nostra la loro preoccupazione: con un Question Time già presentato chiediamo alla Regione Piemonte di farsi parte attiva nell’identificazione e nel superamento delle cause di questa penuria. Possiamo soltanto immaginare l’angoscia di coloro che, senza assumere quotidianamente la dose del medicinale loro prescritta, sanno che non potranno alimentarsi senza avere effetti collaterali gravi o gravissimi e comunque incompatibili con una qualità della vita accettabile (il Creon 10.000 surroga le funzioni di un pancreas asportato o ridotto). Il mio interrogativo sarà discusso nella seduta di domani, martedì 12 settembre, del Consiglio Regionale. L’accesso alle cure deve essere garantito ai piemontesi che soffrono di queste patologie. Sappiamo di pazienti che stanno vivendo vere e proprie odissee alla ricerca delle introvabili confezioni e di pazienti che non hanno trovato altra soluzione che rifornirsi all’estero, dall’Inghilterra alla Svizzera, dove i costi sono anche quadruplicati rispetto ai 17 euro circa del mercato italiano. Il farmaco è stato incluso nell’elenco di medicinali carenti stilato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e non esistono, al momento, farmaci alternativi o generici con il quale sostituirlo. L’Assessorato alla Sanità intervenga e applichi tutte le misure necessarie, compresa la possibilità di accedere alle farmacie ospedaliere presso le quali il farmaco sia eventualmente disponibile, per garantire il diritto alla salute.

Il Duomo sia accessibile per tutti dall’ingresso principale

Sottoscriviamo le richieste della CPD, si trovi una soluzione al più presto.

Che il principale luogo di culto di Torino, la cattedrale di San Giovanni Battista, non sia accessibile dall’ingresso principale è un fatto che non possiamo più accettare. Facciamo convintamente nostre tutte le richieste della CPD. Ci sorprende che, da anni, il dibattito sia fermo allo stesso punto, come se chiedere il diritto di tutti a entrare in chiesa fosse una pretesa assurda. Il Duomo di Torino esiste dal XV Secolo: da oltre cinquecento anni l’accesso alle persone con disabilità motoria non è di fatto consentito dalla scalinata che si affaccia sulla piazza. Da qui – e non da ingressi laterali – ci auguriamo di vedere finalmente entrare tutti i fedeli, senza eccezioni. Non possiamo immaginare funzioni, battesimi o matrimoni ai quali non tutti (magari gli sposi stessi o i genitori del battezzando) possano accedere dall’ingresso principale. A maggior ragione alla luce delle nuove tecnologie in fatto di materiali capaci di garantire soluzioni non impattanti, progetti in grado di coniugare accessibilità e rispetto dei parametri estetici di un edificio rinascimentale sono assolutamente percorribili. Si trovi al più presto una soluzione. Lo dobbiamo a tutti i cittadini e in particolare ai tanti che hanno portato avanti questa battaglia, a partire dal compianto Presidente della CPD Paolo Osiride Ferrero. Una città la cui cattedrale non è accessibile non può e non potrà mai definirsi una città accessibile in senso assoluto.

Preoccupante l’esordio della Metropolitana dopo lo stop per lavori

Urgente ripristinare scale mobili e ascensori, fondamentale procedere alla copertura degli impianti esterni esposti alle intemperie.

Diciotto scale mobili non funzionanti e undici ascensori fermi dopo quattro settimane di interruzione del servizio per interventi di aggiornamento sono un risultato difficilmente comprensibile e difficilmente accettabile. Ancora una volta l’accessibilità del servizio, lungi dall’essere considerata una priorità, è stata tralasciata e il risultato è che – almeno dal punto di vista della fruibilità del servizio – ci troviamo sostanzialmente nelle condizioni dello scorso luglio, quando 29 scale mobili sulle 142 disponibili (20%) risultavano non funzionanti. Ribadiamo l’urgenza, per poter finalmente garantire un servizio accessibile e fruibile adeguato alle esigenze di residenti e turisti, di coprire gli impianti esterni per proteggerli dalle intemperie. L’accessibilità dovrebbe essere il primo obiettivo anche di GTT: torneremo in Aula, se necessario, con nuovi atti, finché il risultato non sarà raggiunto.