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Autore: Alberto Manzo

Carceri: giusto investire in nuove strutture e personale, ma non si dimentichi il lavoro come strumento di prevenzione della recidiva

La relazione del Garante delle persone private della libertà, on. Bruno Mellano, costruisce una cornice istituzionale alle cronache delle ultime settimane. E’ innegabile che la situazione attuale, in Piemonte come in altre regioni italiane, necessiti di interventi non più rinviabili.

In primo luogo ritengo sia necessario implementare, aggiornare e rinnovare le strutture sanitarie all’interno delle carceri, al fine di effettuare all’interno visite specialistiche e ambulatoriali evitando rischi, oneri e impegno di personale per il trasferimento nelle strutture sanitarie del territorio.

In secondo luogo è fondamentale lavorare su due direttrici. Da una parte, bene ha fatto l’Esecutivo nazionale a stanziare risorse per nuove strutture carcerarie, anche perché l’Italia è fuori da ogni norma comunitaria sui metri quadri da destinare a ciascuna persona reclusa; dall’altra è necessario intervenire in modo più costruttivo, ricordando che il reato commesso non è la persona che lo commette. Quindi è indispensabile investire in educazione, al fine di ridurre il tasso di delinquenza tra i giovani, ma anche in progetti di formazione lavoro per favorire il reinserimento attivo nella società. Per evitare la recidiva e sviluppare quel percorso di redenzione che è poi il fine ultimo della pena, è fondamentale attivare percorsi occupazionali, tanto in regime di semilibertà diurna quanto perseguendo un inserimento lavorativo stabile anche una volta terminato il periodo di reclusione, sfruttando opportunamente i benefici derivanti dalla Legge Smuraglia.

In questo senso esistono delle esperienze positive che potrebbero essere replicate anche nel nostro territorio, ad esempio quelle di Bollate o Padova.

Gli strumenti giuridici e normativi per conseguire risultati di questo tipo esistono, magari applicando la co-progettazione e co-, coinvolgendo istituzioni, enti locali, direzioni carcerarie ed Enti del Terzo Settore, da sempre attivi in quest’ambito, imprese e imprese sociali, come previsto dal nuovo Codice del Terzo Settore.

Ius scholae, sì a un dibattito serio e approfondito, no alle strumentalizzazioni e ai colpi di mano

Riporto di seguito il comunicato stampa del nostro Gruppo in Consiglio Regionale.

Il Gruppo Consiliare Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale questa mattina ha votato convintamente contro l’Ordine del Giorno proposto dalla Capogruppo Pentenero in Consiglio Regionale per l’introduzione dello “ius scholae”, la possibilità, in sintesi, di concedere la cittadinanza italiana ai giovani che abbiano frequentato un ciclo scolastico di cinque anni nella scuola italiana.

Abbiamo votato perché riteniamo che il progetto dello ius scholae debba essere attuato dopo un confronto politico, nelle sedi politiche, tra le diverse componenti della maggioranza, un confronto nel quale possano emergere sensibilità differnti, che non sono certamente un problema, ma una ricchezza, all’interno di una maggioranza di governo. Lo “ius scholae”, così come tutti i provvedimenti e le norme che riguardano il futuro delle persone e quello della nostra comunità, non è un argomento per colpi di mano, ma deve attuarsi attraverso una discussione approfondita.

Siamo sicuramente disponibili a questa discussione sia all’interno della maggioranza sia con tutti coloro che vorranno partecipare. Abbiamo già espresso in altre occasioni la nostra posizione favorevole alla concessione della cittadinanza al completamento del ciclo della scuola dell’obbligo, dieci anni, una posizione che differisce profondamente dai cinque anni proposti nell’Ordine del Giorno odierno, ma da cui si può partire per un dibattito serio, approfondito e non strumentale.

Silvio Magliano, Capogruppo
Sergio Bartoli
Mario Salvatore Castello
Elena Rocchi
Daniele Sobrero

Casa di Comunità a San Mauro: un’opportunità, se si pone l’attenzione sul personale

A San Mauro si è tenuta questa mattina la cerimonia per la posa della prima pietra della nuova Casa di Comunità, un presidio sanitario fondamentale per la nostra città e per il territorio che renderà il sistema sanitario più vicino ai cittadini.

Sono lieto di aver potuto presenziare a un momento così significativo che segna l’inizio ufficiale dei lavori finanziati con fondi Pnrr e inseriti nell’ambito della programmazione regionale, volta a rendere più capillare la presenza della medicina di territorio e incrementare la qualità e la prossimità dei servizi.

Proprio in quest’ottica è necessario porre attenzione, al di là dell’edificazione o del rinnovamento delle strutture, anche al reperimento di personale medico, infermieristico e sanitario qualificato e motivato, vera colonna portante di qualsiasi sistema socio-sanitario. Senza  medici, infermieri, oss, non è possibile garantire ai nostri cittadini le cure di cui necessitano, né intervenire sulle liste d’attesa.

Sono dunque felice della posa di questa prima pietra e auspico che sia, appunto, una prima pietra, anche in senso più lato, di un sistema della medicina territoriale che sia sempre più a misura di utente e sempre più a fianco dei cittadini del nostro territorio.

Giornata Europea della Cultura Ebraica: riflessione significativa sulla famiglia e sull’educazione dei giovani

Questa mattina alla Sinagoga di Torino, ho partecipato, in rappresentanza del Consiglio Regionale, all’apertura della XXV edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.

Un’edizione speciale perché cade nel 600° anniversario dell’ammissione ufficiale della comunità ebraica a Torino.

Ritengo particolarmente significativo il tema scelto per questa edizione, la famiglia, stimolante proprio nel contesto attuale in cui educare i giovani alla fede, alla cultura, alle radici permette loro di avere una chiave di lettura per vivere pienamente il loro ruolo nella società e i cambiamenti che le nostre comunità devono affrontare.

Solo conoscendo approfonditamente la propria identità si è in grado di avere un confronto costruttivo e vero con altre culture e altre storie.

Per questo ringrazio moltissimo la Comunità ebraica torinese per l’invito, per la giornata di racconto della propria identità e della propria cultura, anche in relazione con altre confessioni, ma soprattutto per la ricchezza che la sua presenza e la sua ricerca del confronto portano alla nostra società e al nostro Piemonte.

Istituto dei Sordi di Torino: luogo in cui si rompe la barriera del silenzio. La sua crescita è occasione per tutta la comunità

Oggi ho partecipato agli eventi organizzati dall’Istituto dei Sordi di Torino con sede a Pianezza per i 210 anni di attività, culminati con l’inaugurazione del nuovo padiglione “Academy”.

L’Istituto dei Sordi è un luogo di formazione e di incontro, un luogo in cui la sordità, che è una disabilità invisibile e per questo ancora più difficile da vivere, “emerge” e si ridimensiona, diventa parte della quotidianità, una quotidianità fatta anche di altre cose.

Se la disabilità non è più elemento caratterizzante di una persona, allora un primo passo è stato compiuto: da 210 anni l’Istituto dei Sordi di Torino lavora per l’integrazione delle persone sorde, per la costruzione di una società inclusiva e per la diffusione di una lingua, quella dei segni, che è lingua ufficiale dello Stato e deve come tale diventare un veicolo di inclusione, non una particolarità da osservare.

Con il nuovo padiglione per l’Istituto dei Sordi sarà possibile aumentare le proprie attività formative, aprendosi ulteriormente al mondo degli udenti per conseguire l’obiettivo, certamente difficile ma non utopistico, di rompere la barriera del silenzio, da sempre la più difficile da abbattere, sia perché la sordità riduce le possibilità di comunicazione, sia perché la disabilità è, in generale, un argomento con cui la società a volte non si confronta agevolmente. L’apertura del padiglione Academy che da oggi è a disposizione della città rappresenta una grande opportunità per la contaminazione tra le persone, udenti e non udenti, e contribuirà senz’altro alla costruzione di una comunità unita e coesa.

Sono da molti anni testimone del lavoro entusiastico ed entusiasmante della Presidenza, del Consiglio della Fondazione, degli operatori e delle famiglie che operano in questo luogo meraviglioso e credo che assistere alla crescita dell’Istituto dei Sordi di Torino rappresenti un grande momento per tutta la nostra comunità piemontese. Oggi ho avuto la fortuna e il privilegio di assistere a un ulteriore momento di crescita di questa realtà, nel segno di Padre Loreti, storico direttore dell’Istituto e vero “padre” di tante persone che l’hanno frequentato durante i 40 anni della sua attività a Pianezza.