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Tag: DAD

“La scuola torni in presenza”: giusto l’appello degli psicologi

Si riaprano le Aule, almeno per gli alunni più piccoli. Lo chiedono anche i Moderati. Nessun rischio sanitario negli spazi scolastici, come dimostrato da un recente studio: il principio di precauzione obbliga ora a limitare i danni psicofisici causati da un anno di didattica a singhiozzo. È grave che, di fronte a questa situazione, la Giunta Cirio non abbia voluto mettere fondi, come richiesto dai Moderati, sulla psichiatria infantile: la situazione di oggi avrà conseguenze domani, dovremo gestirle e avremo bisogno di risorse.

Scuole aperte subito. Questo l’appello dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, al quale ci associamo come Moderati. Gli psicologi mettono esplicitamente in guardia contro il disagio psicofisico sempre più diffuso tra i ragazzi e sulle conseguenze della DAD sul medio-lungo periodo. Ci troveremo, in un futuro prossimo, a gestire le conseguenze di questo presente: ma, di fronte a questa situazione, la Giunta Cirio ha respinto tutte le proposte emendative dei Moderati, che chiedevano ulteriori 2,25 milioni a Bilancio sulla psichiatria infantile.

Non ci sono più ragioni per non tornare in presenza almeno dai Nidi alla Scuola Secondaria di primo grado. Anzi, non ci sono mai state: uno studio appena pubblicato dimostra che con c’è correlazione tra aumento dei contagi e didattica in presenza. Scuola, dunque, totalmente scagionata. Inequivocabile il risultato emerso dallo studio: la chiusura delle scuole non influisce minimamente sugli indici Kd ed Rt. A suggerire la riapertura delle scuole è dunque lo stesso principio di precauzione, che impone di agire affinché i danni psicofisici e gli effetti negativi del prolungamento della DAD in termini di apprendimento siano contenuti. Senza contare, naturalmente, la necessità di alleggerire la pressione sulle famiglie, da mesi alle prese con un quadro drammatico fatto di continue incertezze, con l’aggravante che per molte mamme lavoratrici e papà lavoratori ferie e permessi sono esauriti da un pezzo.

Di nuovo in presenza, subito: la scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire

Nessun rischio epidemiologico negli spazi scolastici: uno studio lo conferma. Chiediamo l’immediata riapertura almeno dai Nidi fino alla Scuola Primaria. Il principio di precauzione obbliga ora a limitare i danni psicofisici causati da un anno di didattica a singhiozzo. Il Presidente Cirio faccia sentire la propria voce in Conferenza Stato-Regioni in difesa di alunni e famiglie.

Scuole aperte, subito. Lo chiediamo a gran voce come Moderati, lo chieda il Presidente Cirio in sede di Conferenza Stato-Regioni. Non ci sono più ragioni per non tornare in presenza almeno dai Nidi alla Scuola Primaria. Anzi, non ci sono mai state: uno studio appena pubblicato dimostra che con c’è correlazione tra aumento dei contagi e didattica in presenza. Scuola, dunque, totalmente scagionata. Inequivocabile il risultato emerso dallo studio: la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto al rischio di contagio. La chiusura delle scuole non influisce minimamente sugli indici Kd ed Rt. Se il rischio epidemiologico è scongiurato, ben diverso è il discorso per quanto riguarda i danni, che temiamo gravi, sulla salute psicofisica dei ragazzi, che da un anno fanno i conti con una didattica a singhiozzo che oscilla tra presenza (poca) e DAD (molta). A suggerire la riapertura delle scuole è dunque lo stesso principio di precauzione, che impone di agire affinché questi danni siano contenuti. Senza contare, naturalmente, la necessità di alleggerire la pressione sulle famiglie, da mesi alle prese con un quadro drammatico fatto di continue incertezze, con l’aggravante che per molte mamme lavoratrici e papà lavoratori ferie e permessi sono esauriti da un pezzo.

Scuola sempre la prima a chiudere? Cartina tornasole di un problema culturale

Il futuro del nostro Paese dipende dalla nostra capacità di garantire una formazione basata sul rapporto diretto, in presenza, con gli insegnanti: la DAD non può e non deve diventare la nuova “normalità”. Gli ambienti scolastici sono controllati e garantiti: serve un rinnovato e forte patto educativo tra Istituzioni e famiglie per assicurare comportamenti consoni anche fuori dall’orario e dagli spazi della scuola. Preoccupazione per la prospettiva di una DAD che rischia di prolungarsi fin dopo Pasqua e oltre. Chiusura di Nidi e Materne: ulteriore elemento negativo. La situazione ha un impatto devastante sulle famiglie e comporta ulteriori disagi per gli studenti in difficoltà economiche.

Il fatto che la scuola sia sempre la prima a chiudere è la cartina tornasole di un rilevante problema culturale: una DAD che si prolunga per mesi e mesi è una grave interruzione del percorso di formazione dei nostri ragazzi e studenti, dai quali dipende il futuro del nostro Paese. I danni – in termini di apprendimento, ma anche di tipo psicofisico – del prolungarsi della DAD stanno cominciando a emergere con evidenza. Non abbiamo nessuna evidenza scientifica che il contagio avvenga tra le mura della scuola. Diverso il discorso, semmai, rispetto a quanto avviene nel tempo extrascolastico. La mia prima richiesta è che si faccia chiarezza, dati alla mano, sui luoghi nei quali avviene il contagio. La seconda è un maggior controllo da parte delle Istituzioni – ristabilendo un forte patto educativo con i genitori – su quanto avviene fuori dall’orario scolastico. Fino a prova contraria, gli ambienti scolastici sono garantiti e sicuri.

Temiamo che il blocco delle lezioni in presenza si prolunghi ben oltre le due settimane ipotizzate in un primo momento: rischiamo che prosegua fin dopo Pasqua e, magari, fino a fine anno scolastico. Sarebbe il secondo anno consecutivo. Si allargherà ancora la forbice tra le famiglie in grado di procurarsi dispositivi e connessione sufficienti e famiglie che non possono permetterselo. La chiusura di Nidi e Materne ha a sua volta un impatto fortissimo sulle famiglie. L’incertezza sui bonus e l’impossibilità, per molti genitori, di chiedere ulteriori permessi completano un quadro drammatico.

Stop alla frequenza scolastica per 15 giorni? Siano davvero 15 giorni, non uno di più

La DAD non può diventare la nuova normalità, non scarichiamo sulla scuola i fallimenti della politica. Nessuna evidenza porta a ritenere che la scuola sia un luogo di contagio: lo sono piuttosto gli assembramenti in strade, piazze e parchi cittadini. Tutti gli studenti, soprattutto quelli delle Superiori e quelli che sosterranno gli esami a fine anno, hanno bisogno di tornare in presenza. La politica affronti il problema delle conseguenze psicofisiche che stanno cominciando a emergere in tutta la loro gravità negli studenti. Faccio mie le richieste degli studenti che stanno manifestando.

Agli studenti piemontesi è stato imposto l’ennesimo sacrificio: ma adesso pretendiamo che questi 15 giorni di didattica a distanza siano davvero “soltanto” 15 e non uno di più. La scuola, in particolare il ciclo della Secondaria di secondo grado, non può continuare a pagare il prezzo delle mancanze della politica. Non esistono evidenze di alcun tipo sul fatto che la scuola possa essere luogo di contagio: anzi, è proprio la scuola, in questa fase, il contesto più sicuro, nel quale la corretta applicazione di tutte le misure di sicurezza può essere garantita e controllata per la salute di ragazzi, docenti e personale ATA. Le Istituzioni si preoccupino piuttosto di prevenire situazioni a rischio nelle fasce orarie non scolastiche. Il compito spetta alla Regione, ai Comuni, alle Forze dell’Ordine e, naturalmente, alle stesse famiglie. Non è impedendo la normale didattica in presenza (per la quale gli spazi non mancano) che si limita il contagio. Mi associo alle richieste che gli stessi studenti, con prese di posizione e manifestazioni anche sul nostro territorio, stanno portando avanti. I danni della didattica a distanza stanno cominciando a manifestarsi nei nostri ragazzi, sia in termini di apprendimento sia a livello psicofisico. Anche queste sono criticità in merito alle quali spetta alla politica, anzitutto regionale, dare risposte. 

Dalla parte di chi manifesta perché la scuola torni in presenza

Poco fa davanti a Palazzo Civico il sit-in di “Dalla parte dei ragazzi” e di “A scuola” per chiedere il rientro in classe anche degli studenti delle Superiori: condivido le ragioni della manifestazione, prolungare ulteriormente la DAD rischia di risolversi in danni ancora più gravi per i nostri ragazzi.

Ancora per questa settimana, niente riapertura delle Scuole Secondarie di secondo grado. E chissà che cosa ci attende per il futuro. Mi associo alle richieste di “Dalla parte dei ragazzi” e di “A scuola”, che hanno manifestato di fronte a Palazzo Civico, poco fa, per chiedere un pronto ritorno a scuola in presenza e in massima sicurezza. Tornare a una socialità quotidiana e a un rapporto diretto con insegnanti e compagni di studi è ormai un’urgenza assoluta, in particolar modo per gli studenti adolescenti. I danni, psicologici e fisici, del prolungarsi della modalità a distanza della didattica sono ormai un fatto pacifico e riconosciuto dagli esperti: non solo mal di testa e bruciore agli occhi, ma anche elementi preoccupanti di malessere e disturbi psicologici, con riduzione della capacità di apprendimento. Se oggi le scuole sono ancora in parte chiuse è anche per colpa del tempo perso e delle occasioni mancate dalla politica. Gli studenti dai 14 ai 18 anni pagano il prezzo più alto, così come le loro famiglie, di questa situazione. Da convinto sostenitore della didattica in presenza, continuo a parlare di occasione persa. L’unica cosa che mi interessa è il futuro dei nostri giovani, vero e unico capitale del nostro Paese.