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Buoni spesa del Comune, il calcolo economico prevale sulla solidarietà

L’affidamento alla UpDay, effettuato in deroga al codice, è legittimo dal punto di vista formale e amministrativo, ma le perplessità restano: la provvigione al 5% e l’ampliamento del proprio network saranno, per la società, vantaggi di primaria importanza. L’operazione lascia molti dubbi e mette in evidenza l’incapacità dell’Amministrazione di trattare in maniera efficace: occasione persa per essere davvero solidali.

Con una deroga al codice degli appalti, i buoni spesa finanziati dal Governo sono affidati da questa Amministrazione alla UpDay. La stessa società privata che gestisce i buoni pasto dei dipendenti della Città di Torino. Tutto formalmente legittimo, certo. Ma ci saremmo aspettati un risultato e un atteggiamento ben diversi. Tante realtà dell’imprenditoria privata stanno dimostrando assoluta generosità in queste settimane di emergenza: in un momento nel quale tante aziende donano servizi e liquidità, uno sconto dello 0,25% appena ci lascia perplessi e amareggiati. Dall’Amministrazione avremmo preteso un ben più efficace e virile modo di trattare. Alla UpDay andrà il 5% di ogni ticket: una cifra rilevante, dal momento che la cifra totale spettante a Torino è pari a 3,5 milioni di euro. Questa società privata si avvantaggerà inoltre in maniera strategica di un rilevante ampliamento del proprio network (gli esercizi dovranno convenzionarsi a questo gestore per partecipare all’iniziativa). Occasione persa: il calcolo economico ha avuto la meglio sulla solidarietà.

Buoni spesa, Città di Torino, solidarietà, UpDay